Candidato Mirco Stella 1508630 Relatore Correlatore Giovanni Ruocco Paolo Armellini A/A 2013/2014... more Candidato Mirco Stella 1508630 Relatore Correlatore Giovanni Ruocco Paolo Armellini A/A 2013/2014 2 … E LUCE FU I "soldati di trincea" tornavano dalla "grande" guerra. Avevano ritrovato il loro villaggio tale e quale come lo avevano lasciato, in ritardo di cent'anni nei confronti dei luoghi che avevano visti. E la sera, durante la veglia, mentre la lampada fumosa palpitava, i più arditi dicevano: "E dire che abbiamo là la grande sorgente che nasce nel cuore del villaggio, dove fa girare il mulino di Andrea, e che con quell'acqua sarebbe così facile fare l'elettricità." E gli ideatori di piani, gli estensori di progetti e i disputanti ripetevano: "Sarebbe pur facile!". "Il nostro villaggio ne verrebbe ben trasformato!". Ma gli scettici, che conoscevano il risultato di quelle inutili velleità concludevano: "Noi abbiamo sempre vissuto così, col nostro legno grasso e la lampada fumosa…. Dal dire al fare, c'è di mezzo il mare!..." Matteo, un giorno parlò per due; fondò un sindacato, fece preparare un progetto e versare i fondi. Ebbe contro, naturalmente, le autorità, l'amministrazione e la prefettura. E i "novatori" di tutte le correnti, e i progettatori di piani si fecero premura di molestare con il loro scetticismo l'impresa temeraria di colui che pretendeva di realizzare i sogni di quelli che, a suo tempo, avevano discusso tanto. E una sera la corrente illumina il villaggio!... La luce fu… La gioventù del villaggio danza attorno alle lampade sistemate lungo le vie per festeggiare il miracolo finalmente realizzato. L'illuminazione era diventata ormai una cosa pubblica, evidente e definitiva. Allora i "novatori", gli ideatori di piani e i disputanti, ne vantarono i benefici. Abili nell'arte di sfruttare il lavoro altrui, formarono un comitato, informarono i giornali e, all'inaugurazione ufficiale, furono invitate quelle stesse persone, prefetto in testa, che avevano osteggiato il progetto audace. Ma fu dimenticato Matteo, che prese la sua vanga e se ne andò nei campi a sognare del futuro raccolto. Egli, d'altra parte, aveva già avuto la sua ricompensa, poiché aveva fatto brillare la luce!
A snowy school courtyard, busy with children playing, talking, waving to their parents, as they p... more A snowy school courtyard, busy with children playing, talking, waving to their parents, as they prepare to commence a new day of learning, a fresh day at school. A candid shot. The purity of the white snow, the safety of an enclosed space, hopes and curiosity, the contagious laughter and smiles of children, the serenity and comfort of the parents as they drop-off their children. The opening scene of "Monsieur Lahzar", is a perfect depiction of the presumed innocence of education, the notion of schools as a haven, that mask the very inherent violence to the psyche, the demand for alteration, that the process of "learning to become" implies for the self. A process which is well documented by Sharon Todd, throughout her book "Learning from the Other".
Lee Maracle’s Memory Serves, practices of classroom correspondence between Brazil and Italy, squa... more Lee Maracle’s Memory Serves, practices of classroom correspondence between Brazil and Italy, squatting experiences in Rome. What do they all have in common? The paper wishes to argue they are examples of border thinking, which push for a grounded and critical reworking of a cosmopolitan framework. Practices arising from pluriversal cosmologies, that enable us, even for a limited time, to inhabit a space on the edge, next to the window, a subtle space that allows for connection – unlike a wall or a door that acts like a gatekeeper- allowing us to rethink attitudes.
What is the sound of a place? Can we picture a place solely through its sounds? These questions m... more What is the sound of a place? Can we picture a place solely through its sounds? These questions may sound awkward at first, yet are perfectly sound to ask. Sounds have a physical dimension, places have an audible dimension. Indeed, sounds are implicated in the creation of places, as well as in our relationship to those places. What is the sound of a classroom? What is the sound of a rainforest? What would it mean for a classroom to sound like a rainforest an d vice versa? Would it change the way we relate to the specific place? We discipline sounds according to the dominant narration of the space: what is its main purpose, who does it belong to, who and what is welcome within it? In turn those soundscapes discipline, colonize or normalize people’s behaviours in spaces, people’s relationship with the space, reproducing and reinforcing those same dominant narrations. Sound has a political economy (Attali, 1985), which works to label, reproduce, and reinforce, to alienate and exclude. Sound. Noise. Music. Voice. Silence. How to we determine what to include and exclude in each, and what are the implications of this very political act?
Candidato Mirco Stella 1508630 Relatore Correlatore Giovanni Ruocco Paolo Armellini A/A 2013/2014... more Candidato Mirco Stella 1508630 Relatore Correlatore Giovanni Ruocco Paolo Armellini A/A 2013/2014 2 … E LUCE FU I "soldati di trincea" tornavano dalla "grande" guerra. Avevano ritrovato il loro villaggio tale e quale come lo avevano lasciato, in ritardo di cent'anni nei confronti dei luoghi che avevano visti. E la sera, durante la veglia, mentre la lampada fumosa palpitava, i più arditi dicevano: "E dire che abbiamo là la grande sorgente che nasce nel cuore del villaggio, dove fa girare il mulino di Andrea, e che con quell'acqua sarebbe così facile fare l'elettricità." E gli ideatori di piani, gli estensori di progetti e i disputanti ripetevano: "Sarebbe pur facile!". "Il nostro villaggio ne verrebbe ben trasformato!". Ma gli scettici, che conoscevano il risultato di quelle inutili velleità concludevano: "Noi abbiamo sempre vissuto così, col nostro legno grasso e la lampada fumosa…. Dal dire al fare, c'è di mezzo il mare!..." Matteo, un giorno parlò per due; fondò un sindacato, fece preparare un progetto e versare i fondi. Ebbe contro, naturalmente, le autorità, l'amministrazione e la prefettura. E i "novatori" di tutte le correnti, e i progettatori di piani si fecero premura di molestare con il loro scetticismo l'impresa temeraria di colui che pretendeva di realizzare i sogni di quelli che, a suo tempo, avevano discusso tanto. E una sera la corrente illumina il villaggio!... La luce fu… La gioventù del villaggio danza attorno alle lampade sistemate lungo le vie per festeggiare il miracolo finalmente realizzato. L'illuminazione era diventata ormai una cosa pubblica, evidente e definitiva. Allora i "novatori", gli ideatori di piani e i disputanti, ne vantarono i benefici. Abili nell'arte di sfruttare il lavoro altrui, formarono un comitato, informarono i giornali e, all'inaugurazione ufficiale, furono invitate quelle stesse persone, prefetto in testa, che avevano osteggiato il progetto audace. Ma fu dimenticato Matteo, che prese la sua vanga e se ne andò nei campi a sognare del futuro raccolto. Egli, d'altra parte, aveva già avuto la sua ricompensa, poiché aveva fatto brillare la luce!
A snowy school courtyard, busy with children playing, talking, waving to their parents, as they p... more A snowy school courtyard, busy with children playing, talking, waving to their parents, as they prepare to commence a new day of learning, a fresh day at school. A candid shot. The purity of the white snow, the safety of an enclosed space, hopes and curiosity, the contagious laughter and smiles of children, the serenity and comfort of the parents as they drop-off their children. The opening scene of "Monsieur Lahzar", is a perfect depiction of the presumed innocence of education, the notion of schools as a haven, that mask the very inherent violence to the psyche, the demand for alteration, that the process of "learning to become" implies for the self. A process which is well documented by Sharon Todd, throughout her book "Learning from the Other".
Lee Maracle’s Memory Serves, practices of classroom correspondence between Brazil and Italy, squa... more Lee Maracle’s Memory Serves, practices of classroom correspondence between Brazil and Italy, squatting experiences in Rome. What do they all have in common? The paper wishes to argue they are examples of border thinking, which push for a grounded and critical reworking of a cosmopolitan framework. Practices arising from pluriversal cosmologies, that enable us, even for a limited time, to inhabit a space on the edge, next to the window, a subtle space that allows for connection – unlike a wall or a door that acts like a gatekeeper- allowing us to rethink attitudes.
What is the sound of a place? Can we picture a place solely through its sounds? These questions m... more What is the sound of a place? Can we picture a place solely through its sounds? These questions may sound awkward at first, yet are perfectly sound to ask. Sounds have a physical dimension, places have an audible dimension. Indeed, sounds are implicated in the creation of places, as well as in our relationship to those places. What is the sound of a classroom? What is the sound of a rainforest? What would it mean for a classroom to sound like a rainforest an d vice versa? Would it change the way we relate to the specific place? We discipline sounds according to the dominant narration of the space: what is its main purpose, who does it belong to, who and what is welcome within it? In turn those soundscapes discipline, colonize or normalize people’s behaviours in spaces, people’s relationship with the space, reproducing and reinforcing those same dominant narrations. Sound has a political economy (Attali, 1985), which works to label, reproduce, and reinforce, to alienate and exclude. Sound. Noise. Music. Voice. Silence. How to we determine what to include and exclude in each, and what are the implications of this very political act?
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