Conference Presentations by Luca Gendolavigna

Forse perché il turismo di massa ha fatto del viaggio un'esperienza quasi banale o forse perché l... more Forse perché il turismo di massa ha fatto del viaggio un'esperienza quasi banale o forse perché la civiltà dell'immagine ha reso familiari le genti e i paesi più lontani, oggi si parla molto del viaggio, quello che, almeno agli occhi del grande pubblico, conserva ancora il fascino dell'avventura, dell'incontro, della scoperta della diversità. Non solo ne trattano con insolito interesse i mass-media, ma il tema del viaggio è diventato una moda anche per la cultura. Se ne occupano infatti studiosi di diversa formazione, con ricerche, dibattiti, convegni, e questo perché senza l'esperienza del viaggio la storia dell'umanità si svuoterebbe di contenuto. Migrazioni, campagne militari, missioni diplomatiche e religiose, viaggi commerciali formano l'ossatura di quel grande processo che nel corso dei tempi storici ha portato i popoli che in precedenza si erano semplicemente distribuiti sulle terre emerse seguendo le loro prede a riconoscersi, a identificarsi e a instaurare rapporti di convivenza civile. Attraverso i resoconti di viaggio le grandi civiltà del passato hanno preso coscienza di sé e dell'esistenza di altre genti, hanno modellato ognuna la propria immagine del globo e dell'ecumene, integrando di continuo le proprie concezioni cosmografiche e geografiche con i dati delle esperienze odeporiche. Nella prefazione a uno studio sui viaggi, missioni e spedizioni esploratrici, Eric J. Leed introduce una distinzione tra il viaggio dei nostri tempi, che "è libertà, è un metodo per sviluppare se stessi razionalmente" e quello del passato, che a suo parere gli "antenati preindustriali" interpretavano "in termini di fato e necessità". Tuttavia, come tutte le distinzioni troppo nette, anche questa ha un fondamento di verità ma anche un limite pericoloso. È vero, infatti, che la quasi totalità di coloro che partivano per una spedizione militare o per l'esilio o erano deportati, se avessero potuto scegliere, non l'avrebbero fatto. In tal senso si può parlare di "viaggi non voluti", anche se non per questo vissuti sempre come ineluttabili fatalità. Ma è piuttosto curioso ridurre le motivazioni di altri viaggi, come ad esempio quelli di Colombo o dei missionari cristiani medievali, al desiderio di rendere un servizio al proprio Dio, in nome del quale essi sarebbero stati disposti a sacrificarsi e a subire ogni sorta di patimento, accettando la fatalità del proprio destino. D'altra parte, anche in passato vi è stato chi viaggiava per diletto, per "investigare qualche particella di questo nostro terreno giro", come dichiara Lodovico de Vartema, uno dei più simpatici giramondo dell'età moderna, nella dedica del suo Itinerario, mentre i nostri giorni hanno visto e vedono imprese di tipo esplorativo che non hanno affatto lo scopo di "riconoscere se stessi e trovare una libertà interiore", ma che rappresentano invece l'eterna sfida al limite delle possibilità dell'uomo nell'esplorare luoghi ancora poco conosciuti, raggiungere le vette delle grandi montagne, compiere insomma imprese odeporiche di tipo tradizionale, nello spirito e con la coscienza di contribuire a migliorare la conoscenza del nostro pianeta. Per sgombrare il campo da ogni equivoco, sarebbe opportuno semmai includere in una categoria tutta particolare, sconosciuta al passato meno recente, i viaggi turistici, resi possibili dall'avvento dei mezzi di comunicazione moderni. Questi viaggi sono un fenomeno di massa senza alcuna relazione, se non raramente di dipendenza con il sapere geografico. Certamente, ciò che accomuna il viaggio di oggi con quello del passato è la definizione intrinseca del viaggiatore: egli è, cioè, colui che costituisce, spostandosi, una distanza. Postulando che egli abbia una dimora, un luogo di stato abituale, egli se ne allontana, si pone in uno stato distante da quello di partenza. La costituzione di questa distanza spaziale ha inoltre una sua durata (e postula una attesa di riavvicinamento). Il viaggio è lontananza anche nel tempo (passato e futuro) dal proprio, dal noto, dal familiare; confronto con l'altro e il diverso, e, attraverso questo confronto, conquista dell'identità, visione di sé. E la lettera di viaggio, intesa nel senso più generale di ragguaglio

Graduate Conference 2020, 2020
La città che cambia: rappresentazioni, metafore, memoria Napoli, 21, 22 e 23 ottobre 2020 Palazzo... more La città che cambia: rappresentazioni, metafore, memoria Napoli, 21, 22 e 23 ottobre 2020 Palazzo Du Mesnil, Via Chiatamone 61/62 Call for Papers "Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie." (Renzo Piano, 2000) Le città, nelle parole dell'architetto Renzo Piano, sono un luogo in eterno divenire, un contenitore mutevole di storie. Raccontano di tempi passati, angoli di storia, tradizioni e memorie che convivono accanto alle più impellenti urgenze espressive della modernità; e, allo stesso tempo, si proiettano verso il futuro. Sullo sfondo delle città, oggi come allora, si scrivono romanzi, opere cinematografiche e teatrali, si profilano personaggi, si immagina l'inimmaginabile, si generano discorsi che stabiliscono pratiche identitarie inclusive ed esclusive. Come testimonia Charles Baudelaire nella dedica dell'opera Lo spleen di Parigi (1869), è soprattutto la frequentazione di "città enormi" a far nascere il desiderio di nuove forme di scrittura. Caratterizzate da una profonda disomogeneità spaziale e politica, che regola l'entropia su cui l'immenso sistema si regge, le città si offrono inoltre come spazi aperti alla traduzione e alla contaminazione, dove i significati linguistici, culturali e sociali vengono di volta in volta rimediati, negoziati e ridefiniti. Ascoltare la città significa comprenderne le sue innumerevoli lingue, in quello spazio pubblico che è paesaggio calpestabile e, al contempo, leggibile e analizzabile, definito da Rodrigue Landry e Richard Y. Bourhis come Linguistic Landscape (1997). A partire dalle considerazioni esposte, nell'ambito della sesta edizione della Graduate Conference dell'Università degli studi di Napoli "L'Orientale", invitiamo a proporre contributi che, tenendo presente lo spazio urbano come categoria critica, gravitino attorno alla rappresentazione dell'esperienza caleidoscopica della città. I temi che si intersecano sono molteplici, e, mirando ad un confronto interdisciplinare, tra le varie possibili, si propongono le seguenti linee: La città multilingue La città tradotta La città narrata La città mediata La città immaginata
Papers by Luca Gendolavigna
Carmela Giordano, Giuliano Marmora (a cura di) - Rifrazioni. La vita del testo fra forme antiche e nuove espressioni
Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore (). Tutti i diritti, in particolare quel... more Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore (). Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qualsiasi forma, all'uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmissione radiofonica o televisiva, alla registrazione analogica o digitale, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet sono riservati. La riproduzione di questa opera, anche se parziale o in copia digitale, fatte salve le eccezioni di legge, è vietata senza l'autorizzazione scritta dell'Editore. Il regolamento per l'uso dei contenuti e dei servizi presenti sul sito della Casa editrice Liguori è disponibile all'indirizzo
Dystopian Worlds Beyond Storytelling - Representations of Dehumanized Societies in Literature, Media, and Political Discourses: Multidisciplinary Perspectives, 2024
Borta i tankar di Alejandro Leiva Wenger: un viaggio turbolento nella mente di Felipe, 2022
Borta i tankar(2001) è una delle novelle dell’opera d’esordio Till vår ära di Alejandro Leiva Wen... more Borta i tankar(2001) è una delle novelle dell’opera d’esordio Till vår ära di Alejandro Leiva Wenger. Il testo ritrae un autore che, attraverso diverse forme sperimentali, mette in relazione eventi apparentemente estranei tra loro attraverso espedienti narrativi colleganti passato e presente. Nell’esposizione di eventi che vedremo intersecarsi nella narrazione, il protagonista Felipe sembra distaccarsi dalle proprie azioni a seconda dei tempi e dei contesti in cui avvengono. Cercheremo quindi di fare luce su
come l’autore scavi nella memoria di Felipe, provando a mettere insieme i tasselli in un testo di rotture formali e contenutistiche.

Echo, N. 4 (2022) - Metafore del viaggio: testi, identità, generi in movimento, 2022
Nel romanzo Kan du säga Schibbolet? (2008) (Sai dire Shibboleth?), Marjaneh Bakhtiari pone al cen... more Nel romanzo Kan du säga Schibbolet? (2008) (Sai dire Shibboleth?), Marjaneh Bakhtiari pone al centro il tema del viaggio creando un ponte tra Svezia e Iran. Attraverso l'esperienza a Teheran delle sorelle Baran e Parisa, nate a Malmö da esiliati iraniani, l'autrice intreccia esperienze intergenerazionali e racconta il viaggio come metafora di dislocazione e scoperta identitaria, sia individuale che familiare e collettiva (Ciaravolo 2017, p. 51). Il viaggio delle due sorelle indica il superamento di una soglia narrativo-discorsiva predisposta dai genitori, che ricordano con terrore l'oppressione teocratica dell'Iran post-rivoluzionario. Scoprendo l'Iran odierno, le sorelle si inoltrano al di là dei pregiudizi e delle paure genitoriali verso una patria ormai persa e soltanto immaginata (Rushie 1991), tornando in Svezia con prospettive nuove e inaspettate sull'Iran. Questo studio si propone di evidenziare come Baran e Parisa, attraverso l'esperienza conoscitiva del viaggio, osservino la difficile convivenza e la silente opposizione culturale delle giovani generazioni al regime teocratico. Inoltre, si mostrerà come Bakhtiari, attraverso lo shift prospettico intergenerazionale, testimoniato da vecchie fotografie, permetta di esaminare e ricostruire il passato aprendo nuovi spazi di negoziazione identitaria, sia alle generazioni della diaspora che a quelle postmigranti. Metodologicamente, il contributo si avvale del concetto di postmemoria di Marianne Hirsch, cercando di rispondere alla domanda "does the distance open any other doors?" (Rushdie 1991, p. 13). Analizzando l'esperienza di ri-scoperta e ri-radicamento, sia nel sistema di riferimento svedese che in quello iraniano, si giungerà infine alla risposta che Baran, Parisa e i genitori siano autentiche soggettività destinerranti (Derrida 1997) che, nel passaggio dalla Svezia all'Iran e viceversa, confermano "the notion that something can also be gained" (Rushdie 1991, p. 17).

A magic potion in present-day Sweden. Elixir by Alejandro Leiva Wenger, 2022
In this article, I will investigate the short story Elixir in Alejandro Leiva Wenger’s debut coll... more In this article, I will investigate the short story Elixir in Alejandro Leiva Wenger’s debut collection Till vår ära (In Our Honour, 2001), where a magic drink with transformative effects converts dark-skinned characters with foreign background into racially typical Nordic individuals. Since the story relates to both physical and behavioural changes, the transracial metamorphosis becomes a central trope to discuss and contest racial and social stratification in ways that the Swedish predominant colour-blind and antiracist discourse does not allow. Critical attention will be devoted to the reaction developed by the characters against the transformation. The main argument is that Leiva Wenger resorts to a supernatural event to question asymmetrical relations between immigrants and Swedes, where whiteness is the norm and non-whiteness is deviance. Developing Hübinette’s critical thought concerning race and whiteness in “non-white Swedish literature” (2019), this theoretic analysis of Elixir investigates the intersections between race/whiteness from postcolonial and postmigrant perspectives, in the attempt to figure out what is the allegorical meaning of the elixir and how it relates to a folkhem (people’s home) in crisis. This approach aims to highlight the (im)possibility for the postmigrant subject to locate itself in a Third space of identity.
[Alejandro Leiva Wenger; elixir; whiteness; postmigration; mellanförskap]
L'articolo indaga il romanzo svedese Ett öga rött di Jonas Hassen Khemiri, con attenzione sul... more L'articolo indaga il romanzo svedese Ett öga rött di Jonas Hassen Khemiri, con attenzione sull'insistente ricerca del protagonista Halim di una Heimat araba situata in delle "geografie immaginarie", da cui poi si distacca acquisendo coscienza di essere un soggetto postmigrante che vive con "agio della presenza" nella società svedese.

PEOPLE: International Journal of Social Sciences, 2021
Urban literary studies have become an important issue in contemporary multicultural Sweden, espec... more Urban literary studies have become an important issue in contemporary multicultural Sweden, especially after the 70s, when the public housing project Miljonprogram ("Million Programme") was completed (1974). Nowadays, these areas are partly regarded as a political failure since they have become places of social and even racial segregation. A central cultural consequence of multiculturalism in Sweden is the so-called Invandrarlitteratur ("immigrants' literature"), mainly represented by second-generation authors. In this article, I will try to provide a concise but exhaustive understanding of how this kind of literature can reshape the Miljonprogram areas and define what Sweden is today. The aim is to show how these suburban spaces, through a chosen collection of three works, are narrated by immigrant authors not as sites, i.e. spaces as such, but rather as places, i.e. spaces whose meaning is provided by the (literary) subjectivities who live and act therein . Using the concept of heterotopia ) and its defining criteria, I will investigate how these works perform a total reassertion of space, emphasizing the space described as rhizomatic (Deleuze & Guattari 2011) peripheries, i.e. the result of a sensitive relationship between self and space. This investigation is designed to reflect on how the perception of suburbs has changed from first to second-generation immigrant writers and it hopes to open a new research line in which stigmatizing dystopias can be replaced by heterotopias.

Massive immigration waves to Sweden generated noticeable political, social and linguistic changes... more Massive immigration waves to Sweden generated noticeable political, social and linguistic changes during the last forty years. Multilingual styles are a result of this incoming mobility. It profoundly characterizes Swedish social life and has since the 1980s attracted linguists, sociologists, critics and media, who have studied and discussed this language form and its implications from different points of view. In this article, I will focus on the different ways in which multi-ethnic linguistic phenomena have been publicly categorised, trying to expose which language ideological problems they bring up to light through languaging language processes. The establishment of this variety has even led some scholars to define it a dialect, a sign that this speech form has reached high diffusion. Therefore, I will try to involve in the article a discussion about why and why not it is possible to define (at present) these forms as a dialect and, as a whole, a youth language.
NuBE, Vol. 2 (2021), 2021
The contribution investigates the Swedish novel Ett öga rött (One Eye Red) by Jonas Hassen Khemir... more The contribution investigates the Swedish novel Ett öga rött (One Eye Red) by Jonas Hassen Khemiri, focusing on the protagonist Halim’s insistent search for an Arab Heimat located in “imaginary geographies”, from which he finally detaches himself acquiring the consciousness of being a post-migrant subject who lives with “ease of presence” in Swedish society.
Keywords: Postmigration, Imaginary Geographies, Orientalism, Filiation, Roots

El articulo se focaliza en la literatura del exilio chileno en Suecia. Enparticular, se centra en... more El articulo se focaliza en la literatura del exilio chileno en Suecia. Enparticular, se centra en el cuento “Cancion para mi padre” de Alejandro Leiva Wengercontenido en la coleccion Till var ara (2001). A traves del analisis de extractos textualestomados del cuento, el estudio se centra en la condicion del exilio concebido como una“invencion de un espacio transnacional” a medio camino entre las identidades chilena y lasueca, contribuyendo a la tematizacion de una “identidad multiple”, que se basa en culturasdistintas. A partir del concepto de posmemoria (2012) de Marianne Hirsch, nuestro objetivoes mostrar que la historia de Leiva Wenger es un ejemplo de “historia enredada” (Werner,Zimmermann, 2002), en la que el plano personal del protagonista se entrelaza con —y estacondicionado por— un plano publico, relacionado con la situacion politica de Chile en elmomento del golpe de Pinochet.

Impossibilia. Revista Internacional de Estudios Literarios. ISSN 2174-2464. No. 21 (mayo 2021). Monográfico. Páginas 156-185., 2021
The article focuses on the literature of the Chilean exile in Sweden. In
particular, it takes int... more The article focuses on the literature of the Chilean exile in Sweden. In
particular, it takes into account a short story contained in Alejandro Leiva Wenger’s collection Till vår ära (2001), “Song for my father”. Through the analysis of textual excerpts from the story, the study focuses on exile as the “invention of a transnational space” in which Chilean and Swedish identity meet and merge, contributing to the thematization of a ‘multiple identity’, which draws on different cultures. By drawing on Marianne Hirsch’s concept of postmemory (2012), our aim is to show that Leiva Wenger’s story is an example of entangled history (Werner, Zimmermann, 2002), in which the protagonist’s personal sphere intertwines and is conditioned by a public sphere related to Chile at the time of Pinochet’s golpe.

Swedish suburbs as Heterotopias: Towards a multicultural literature of places, 2020
Urban literary studies have become an important issue in contemporary multicultural Sweden, espec... more Urban literary studies have become an important issue in contemporary multicultural Sweden, especially after the 70s, when the public housing project Miljonprogram ("Million Programme") was completed (1974). Nowadays, these areas are partly regarded as a political failure since they have become places of social and even racial segregation. A central cultural consequence of multiculturalism in Sweden is the so-called Invandrarlitteratur ("immigrants' literature"), mainly represented by second-generation authors. In this article, I will try to provide a concise but exhaustive understanding of how this kind of literature can reshape the Miljonprogram areas and define what Sweden is today. The aim is to show how these suburban spaces, through a chosen collection of three works, are narrated by immigrant authors not as sites, i.e. spaces as such, but rather as places, i.e. spaces whose meaning is provided by the (literary) subjectivities who live and act therein (Prieto 2013). Using the concept of heterotopia (Foucault 1986) and its defining criteria, I will investigate how these works perform a total reassertion of space, emphasizing the space described as rhizomatic (Deleuze & Guattari 2011) peripheries, i.e. the result of a sensitive relationship between self and space. This investigation is designed to reflect on how the perception of suburbs has changed from first to second-generation immigrant writers and it hopes to open a new research line in which stigmatizing dystopias can be replaced by heterotopias.
Books by Luca Gendolavigna
Storie di identità - La Svezia postmigrante, 2023
L’opera guarda la Svezia non solo come paese d’immigrazione, ma anche di postmigrazione, indagand... more L’opera guarda la Svezia non solo come paese d’immigrazione, ma anche di postmigrazione, indagando la invandrarlitteratur (letteratura degli immigrati), fenomeno letterario contemporaneo. Attraverso l’indagine degli esordi di Alejandro Leiva Wenger, Jonas Hassen Khemiri, Marjaneh Bakhtiari e Hassan Loo Sattarvandi, l’obiettivo è dimostrare come le opere considerate costituiscano una critica dell’identità svedese (svenskhet). Sullo sfondo degli eventi cruciali che hanno fatto della Svezia una società multiculturale, si proverà a capire come la letteratura negozi e ridefinisca il mutamento di concetti come identità, appartenenza, integrazione, razza e distinzione binaria tra sé e alterità.
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Conference Presentations by Luca Gendolavigna
Papers by Luca Gendolavigna
come l’autore scavi nella memoria di Felipe, provando a mettere insieme i tasselli in un testo di rotture formali e contenutistiche.
[Alejandro Leiva Wenger; elixir; whiteness; postmigration; mellanförskap]
Keywords: Postmigration, Imaginary Geographies, Orientalism, Filiation, Roots
particular, it takes into account a short story contained in Alejandro Leiva Wenger’s collection Till vår ära (2001), “Song for my father”. Through the analysis of textual excerpts from the story, the study focuses on exile as the “invention of a transnational space” in which Chilean and Swedish identity meet and merge, contributing to the thematization of a ‘multiple identity’, which draws on different cultures. By drawing on Marianne Hirsch’s concept of postmemory (2012), our aim is to show that Leiva Wenger’s story is an example of entangled history (Werner, Zimmermann, 2002), in which the protagonist’s personal sphere intertwines and is conditioned by a public sphere related to Chile at the time of Pinochet’s golpe.
Books by Luca Gendolavigna
come l’autore scavi nella memoria di Felipe, provando a mettere insieme i tasselli in un testo di rotture formali e contenutistiche.
[Alejandro Leiva Wenger; elixir; whiteness; postmigration; mellanförskap]
Keywords: Postmigration, Imaginary Geographies, Orientalism, Filiation, Roots
particular, it takes into account a short story contained in Alejandro Leiva Wenger’s collection Till vår ära (2001), “Song for my father”. Through the analysis of textual excerpts from the story, the study focuses on exile as the “invention of a transnational space” in which Chilean and Swedish identity meet and merge, contributing to the thematization of a ‘multiple identity’, which draws on different cultures. By drawing on Marianne Hirsch’s concept of postmemory (2012), our aim is to show that Leiva Wenger’s story is an example of entangled history (Werner, Zimmermann, 2002), in which the protagonist’s personal sphere intertwines and is conditioned by a public sphere related to Chile at the time of Pinochet’s golpe.