Storia e Storie al tempo del Coronavirus by Giornale di Storia

Una storia al presente, 2020
Stiamo davvero vivendo un tempo “speciale”, un passaggio d’epoca, una condizione che per la sua s... more Stiamo davvero vivendo un tempo “speciale”, un passaggio d’epoca, una condizione che per la sua straordinarietà verrà – come si suol dire – ricordata nei libri di storia?
Cos’è un’epidemia? Che forme hanno lo spazio e il tempo in una condizione di “quarantena”, di “clausura”?
Come si vive, si lavora, si studia e si scrive, come ci si muove entro confini imposti?
Come cambia la percezione dei bisogni e della necessità, della salute e della malattia, delle libertà individuali e della responsabilità collettiva di fronte al rischio – alla paura – del contagio e alla consapevolezza della eccezionalità?
In questo spazio, in un momento così particolare, per una volta, vorremmo fare una cosa forse insolita per una rivista di storia: osservare il tempo attuale e i fenomeni che lo segnano attraverso sguardi obliqui e non per forza convergenti, allontanando e ravvicinando il punto di osservazione, condividendo interpretazioni, letture, esperienze e questioni di metodo che possano contribuire a riportare le inquietudini e le sollecitazioni del presente sul piano del confronto delle idee.
23/2017 - MISCELLANEA by Giornale di Storia
GIORNALE DI STORIA, 2017
La notizia che una preziosa mappa acquerellata del 1730 raffigurante il lago di Santa Maria nella... more La notizia che una preziosa mappa acquerellata del 1730 raffigurante il lago di Santa Maria nella zona pontina del Lazio – trafugata all’Archivio di Stato di Roma da ignoti quasi dieci anni fa – è stata recentemente ritrovata dal nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, grazie ad un attento e certosino lavoro di indagine, è lo spunto per una intervista gentilmente concessa in esclusiva al Giornale di Storia dal direttore dell’istituto di conservazione, dott. Paolo Buonora.
Emergono alcuni particolari tralasciati dalla stampa divulgativa ma di sicuro interesse scientifico; e anche un piccolo scoop.

GIORNALE DI STORIA, 2017
The city of Tiānjīn (天津, port of heaven) was at the end of the 19th century one of the main locat... more The city of Tiānjīn (天津, port of heaven) was at the end of the 19th century one of the main locations for commercial trade between Europe and China. For its geographical position at the end of the Grand Canal on the Pei-ho river, Tiānjīnwas considered the Beijing port (about 120 km from the capital) and was open to the trade with the West, as treaty port, in 1860. The British, the French and the American settlements were the first to be established in the city. Tiānjīnsoon became the place witnessing the deepest process of westernization and socio-cultural transformation of urban and social life in China. At the same time, the foreign presence allowed the port to develop and become one of the most important in Asia. Between 1895 and 1902, new settlements within the territory of the treaty port were also assigned to Japan, Germany and Russia, and finally to Belgium, Austria-Hungary and Italy.

GIORNALE DI STORIA, 2017
Questo articolo descrive la nascita del cimitero musulmano di Marsiglia e alcuni esempi di relazi... more Questo articolo descrive la nascita del cimitero musulmano di Marsiglia e alcuni esempi di relazioni tra i “turchi” e le autorità locali. In particolare, dalla storia di questo luogo di inumazione è possibile seguire l’evoluzione della componente musulmana cittadina. Formata prevalentemente da schiavi, arricchitasi in seguito all’arrivo sempre maggiore di mercanti, viaggiatori e diplomatici, essa fu in grado di interfacciarsi a livelli diversi con i centri del potere.
All’interno del filone di studi sulla presenza musulmana nei territori europei in Età moderna, è essenziale la ricerca di luoghi di culto per la fede islamica, in parte riconosciuti e tutelati dalle autorità locali. I luoghi di inumazione, per via della volontà di tenerli separati dalla comunità cristiana anche tramite l’innalzamento di muri perimetrali, costituirono veri e propri rifugi per i fedeli. “Santuari” che permettevano allo straniero di praticare i propri riti anche lontano da casa, il tutto avveniva in continua contrattazione con le autorità locali.
Parmi la multitude des nouveaux ordres religieux nés dans le sillage du concile de Trente, les an... more Parmi la multitude des nouveaux ordres religieux nés dans le sillage du concile de Trente, les annonciades célestes 1 (dites aussi Monache della Santissima Annunziata ou Monache Turchine) demeurent relativement peu connues, y compris des historiens du monachisme occidental. Fondées à Gênes en 1604 par Vittoria Fornari (1562-1617), 2 ces chanoinesses régulières de Saint-Augustin sont pourtant particulièrement représentatives particulièrement représentatives des congrégations féminines apparues dans le contexte de la Réforme catholique. Strictement cloîtrées tout en étant implantées au coeur des villes, ces femmes doivent sans cesse relever le défi de concilier esprit de retraite et insertion dans le monde.
22/2016 - RELIGIONI E VIOLENZA by Giornale di Storia
Sturzo, martedì 7 giugno 2016 di Giovanni Filoramo
1. La religiosità precede la religione, così come il linguaggio orale precede ogni scrittura. Una... more 1. La religiosità precede la religione, così come il linguaggio orale precede ogni scrittura. Una traduzione alternativa della Genesi potrebbe suonare così "al principio…lo Spirito di Dio covava le acque". Addirittura in un silenzio totale, rotto solo dai suoni degli elementi appena emersi dal caos, la relazione primordiale fra il Creatore e l'universo viene paragonata a una potenziale maternità.
Il libro che oggi viene premiato, "Cattolici e violenza politica" a prima vista sembra richiamare... more Il libro che oggi viene premiato, "Cattolici e violenza politica" a prima vista sembra richiamare l'attenzione sulla realtà assai triste dei nostri giorni, che spinge ad indagare la connessione fra violenza e religioni monoteistiche; nella fattispecie fra violenza e religione cattolica.
La fine di un pontificato costituisce sempre un nodo cruciale sia per il mondo cattolico che per ... more La fine di un pontificato costituisce sempre un nodo cruciale sia per il mondo cattolico che per la società civile. Incertezze e preoccupazioni si fondono ad aspettative e speranze circa la scelta del futuro papa e, quindi, dell'avvenire di Santa Romana Chiesa.

L'autore della relazione del 7 novembre 1605 qui pubblicata integralmente è Antonio Grimani, espo... more L'autore della relazione del 7 novembre 1605 qui pubblicata integralmente è Antonio Grimani, esponente dell'alto patriziato veneto. Figlio di Fulvio e nipote di Giovanni patriarca di Aquileia, Antonio Grimani, nominato vescovo di Torcello nel 1587, era giunto alla guida della nunziatura del Granducato nell'estate del 1605. Al momento dell'incarico, Grimani aveva già avuto precedenti esperienze diplomatiche in veste di ambasciatore di Venezia in Francia e in Belgio. A tali precedenti si era aggiunta poida ecclesiastico -la partecipazione alla legazione guidata dal cardinale Alessandro de' Medici ancora in terra francese nel 1596. 1 Senza dubbio l'esperienza vissuta al seguito di Alessandro de' Medici, insieme ai preesistenti rapporti amichevoli sviluppati con Ferdinando, avevano reso la sua designazione alla nunziatura gradita a Firenze. 2 Nel contempo, la nomina di Grimani si inscriveva nella ritrovata sintonia di rapporti tra Roma e Firenze, prodotta dall'avvento al pontificato di Paolo V, rispetto ai non pochi momenti di frizione, che si erano verificati nel corso del papato di Clemente VIII. 3 L'elezione del nuovo pontefice era stata il risultato di una mediazione, che aveva frustrato le candidature avanzate da Pietro Aldobrandini e la linea fortemente personalistica da lui portata avanti nel corso del conclave, fermamente contrastata da parte fiorentina. 4 La lunga lettera relazione del 7 novembre 1605 prende le mosse dai «sospetti che corrono» tra Spagna e Firenze. In una precedente missiva inviata al cardinal Borghese, segretario di Stato, il 24 ottobre, Grimani aveva segnalato che «si mandano da Napoli a Portolongone sei galere con sei compagnie di fanti», riferendo come il granduca «duole assai questo sospetto di Spagnuoli». 5
21/2016 - CINEMA E INQUISIZIONE by Giornale di Storia
Il cinema ha trattato l’Inquisizione fin dalle origini, con pellicole grondanti torture e sesso, ... more Il cinema ha trattato l’Inquisizione fin dalle origini, con pellicole grondanti torture e sesso, che nella realtà poco o nulla ebbero luogo. Alcuni film hanno rispettato invece le procedure di un’istituzione che ha processato, oltre a poche personalità, soprattutto gente del popolo, con lo scopo di controllare le coscienze ed eliminare il dissenso.
Il regista Alberto Fasulo racconta i motivi che lo hanno spinto a scegliere la figura di Domenico... more Il regista Alberto Fasulo racconta i motivi che lo hanno spinto a scegliere la figura di Domenico Scandella quale protagonista del suo prossimo film e parla della profonda modernità che la vicenda racchiude.
Testo desunto redazionalmente dall'intervento di Alberto Fasulo del 10 novembre 2016.
Nadia Trevisan, produttrice della casa cinematografica indipendente Nefertiti Film, racconta il p... more Nadia Trevisan, produttrice della casa cinematografica indipendente Nefertiti Film, racconta il processo creativo e "amministrativo-economico" che sta dietro la realizzazione di un film. Partendo dall'idea di Alberto Fasulo e dal desiderio di realizzarla per il cinema, Nadia ci guida nei corridoi dei ministeri e negli incontri con i possibili finanziatori, dove la scelta delle parole giuste può determinare l'effettivo finanziamento del film. Il destinatario finale è il pubblico che è sempre presente.
Testo desunto redazionalmente dall'intervento di Nadia Trevisan del 10 novembre 2016.
20/2016 - MISCELLANEA by Giornale di Storia
L’articolo ripercorre le fasi dell’ambasciata d’obbedienza genovese a Paolo V attraverso il resoc... more L’articolo ripercorre le fasi dell’ambasciata d’obbedienza genovese a Paolo V attraverso il resoconto di uno dei membri di quell’ambasceria, Manfredo Ravaschiero. Incaricato dal cugino Sinibaldo Doria di relazionare sulla missione, Ravaschiero confeziona un documento che unisce finalità ed esigenze pubbliche e private. Scrupoloso nell’annotare le fasi politico-cerimoniali dell’ambasciata, ravaschiero è altrettanto puntiglioso nella descrizione dei luoghi più evocativi di roma per solleticare la curiosità del cugino committente. Al report diplomatico s’accompagna così un reportage “turistico” su Roma: scenario cerimoniale della politica degli stati cattolici, e luogo di strabilianti mirabilia.
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Storia e Storie al tempo del Coronavirus by Giornale di Storia
Cos’è un’epidemia? Che forme hanno lo spazio e il tempo in una condizione di “quarantena”, di “clausura”?
Come si vive, si lavora, si studia e si scrive, come ci si muove entro confini imposti?
Come cambia la percezione dei bisogni e della necessità, della salute e della malattia, delle libertà individuali e della responsabilità collettiva di fronte al rischio – alla paura – del contagio e alla consapevolezza della eccezionalità?
In questo spazio, in un momento così particolare, per una volta, vorremmo fare una cosa forse insolita per una rivista di storia: osservare il tempo attuale e i fenomeni che lo segnano attraverso sguardi obliqui e non per forza convergenti, allontanando e ravvicinando il punto di osservazione, condividendo interpretazioni, letture, esperienze e questioni di metodo che possano contribuire a riportare le inquietudini e le sollecitazioni del presente sul piano del confronto delle idee.
23/2017 - MISCELLANEA by Giornale di Storia
Emergono alcuni particolari tralasciati dalla stampa divulgativa ma di sicuro interesse scientifico; e anche un piccolo scoop.
All’interno del filone di studi sulla presenza musulmana nei territori europei in Età moderna, è essenziale la ricerca di luoghi di culto per la fede islamica, in parte riconosciuti e tutelati dalle autorità locali. I luoghi di inumazione, per via della volontà di tenerli separati dalla comunità cristiana anche tramite l’innalzamento di muri perimetrali, costituirono veri e propri rifugi per i fedeli. “Santuari” che permettevano allo straniero di praticare i propri riti anche lontano da casa, il tutto avveniva in continua contrattazione con le autorità locali.
22/2016 - RELIGIONI E VIOLENZA by Giornale di Storia
21/2016 - CINEMA E INQUISIZIONE by Giornale di Storia
20/2016 - MISCELLANEA by Giornale di Storia
Cos’è un’epidemia? Che forme hanno lo spazio e il tempo in una condizione di “quarantena”, di “clausura”?
Come si vive, si lavora, si studia e si scrive, come ci si muove entro confini imposti?
Come cambia la percezione dei bisogni e della necessità, della salute e della malattia, delle libertà individuali e della responsabilità collettiva di fronte al rischio – alla paura – del contagio e alla consapevolezza della eccezionalità?
In questo spazio, in un momento così particolare, per una volta, vorremmo fare una cosa forse insolita per una rivista di storia: osservare il tempo attuale e i fenomeni che lo segnano attraverso sguardi obliqui e non per forza convergenti, allontanando e ravvicinando il punto di osservazione, condividendo interpretazioni, letture, esperienze e questioni di metodo che possano contribuire a riportare le inquietudini e le sollecitazioni del presente sul piano del confronto delle idee.
Emergono alcuni particolari tralasciati dalla stampa divulgativa ma di sicuro interesse scientifico; e anche un piccolo scoop.
All’interno del filone di studi sulla presenza musulmana nei territori europei in Età moderna, è essenziale la ricerca di luoghi di culto per la fede islamica, in parte riconosciuti e tutelati dalle autorità locali. I luoghi di inumazione, per via della volontà di tenerli separati dalla comunità cristiana anche tramite l’innalzamento di muri perimetrali, costituirono veri e propri rifugi per i fedeli. “Santuari” che permettevano allo straniero di praticare i propri riti anche lontano da casa, il tutto avveniva in continua contrattazione con le autorità locali.
La ricerca parte da queste tre domande. Le fonti utilizzate per approfondire la questione sono gli atti parlamentari sui lavori preparatori delle tre leggi che hanno riformato il carcere italiano negli ultimi quarant’anni: la legge 26 luglio 1975 n. 354 che riforma l’Ordinamento penitenziario, la legge 10 ottobre 1986 n. 663 (meglio conosciuta come legge Gozzini), la legge 15 dicembre 1990 n. 395 che istituisce il Corpo della polizia penitenziaria. L’utilizzo degli atti parlamentari come strumento di ricerca privilegiato ci restituisce un’idea dell’andamento delle discussioni politiche e serve a comprendere le posizioni dei partiti sulla questione.
L’evento ideato da Giuseppe Veltri e promosso da diversi enti tedeschi (Verband der Judaisten in Deutschland, Vereinigung für Jüdische Studien, School of Jewish Theology – Universität Potsdam, Zentrum Jüdische Studien Berlin-Brandeburg, Abraham Geiger Kolleg) ha raccolto gli interventi di relatori provenienti da Italia, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti e Israele, suscitando l’interesse del pubblico accorso, tra cui numerosi dottorandi provenienti dalla Germania.
Another important objective of the project is to standardize the usability of the materials to the standards of other important European institutions, promoting the quality of service to the public.
Inizia così il racconto appassionante dell'occupazione piemontese nell'Italia meridionale: filo conduttore di questa narrazione è il personaggio di Nicola Cardone, all'epoca sotto-ufficiale del Reggimento degli Ussari della Guardia Reale, a capo dei gruppi lealisti e fedeli ai Borbone. Attraverso la sua storia sono documentati e narrati fatti lasciati molto spesso a latere dalla storia ufficiale: l'arrivo delle truppe piemontesi nel Meridione, infatti, non fu affatto indolore e implicò stragi e soprusi per la popolazione, considerata involuta e al tempo stesso ostile, poiché fedele ai Borboni.
In attesa della presentazione ufficiale del volume prevista a Roma per il prossimo 17 marzo (Archivio di Stato di Roma, Sala Alessandrina) solo per i nostri lettori un'esclusiva recensione di Augusto Ciuffetti.
Fervono i preparativi per l'uscita del primo numero speciale del Giornale di Storia. Il numero 1/2016 prevede la consueta uscita in web su questo sito internet e, per la prima volta dalla nascita della rivista, un'edizione cartacea.
In attesa di potere sfogliare il volume e di gustarne il contenuto, gli arcani dei tarocchi, letti eccezionalmente da Francesco Le Mat, ci portano per mano verso l'interpretazione di un messaggio che solo alcune delle copie dell'edizione cartacea conterranno.
Un libro, dei frammenti di vita e dei messaggeri d'eccezione.
Gli arcani maggiori secondo Francesco Le Mat.
Il filo conduttore di questa edizione sarà "Ordine e Caos" e ogni artista sarà libero di declinarlo nel modo che ritiene opportuno.
Quest'anno Eliseo Sonnino, artista romano che per la prima volta partecipa alla manifestazione, ha deciso di affrontare un tema storico e la sua opera alla fine della manifestazione sarà donata al Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Un tipo di collaborazione questo, tra Artista, Paratissima e MUDI, che non ha precedenti.
Sonnino, che nell'intervista che segue parlerà in dettaglio dell'installazione che realizzerà, è un artista attivo ormai da diversi anni. La sua è una ricerca prevalentemente astratta, uno studio di forme e colori che cerca di comporre tanto in contrapposizione che in relazione armonica cercando sempre di creare forme nuove e personali. Oltre alla pittura canonica a pennello, l'artista nella sua attività si è confrontato anche con altre tecniche, tra le quali l'incisione, l'acquerello, il disegno, la fotografia.
L'iniziativa è stata ideata e curata dalla storica Micol Ferrara.
Nell'ambito di questo progetto nazionale, grazie a un finanziamento della Compagnia di San Paolo, la Soprintendenza Archivistica per il Piemonte e la Valle d'Aosta e il Centro di Ricerca hanno avviato nel 2010 un censimento sistematico nel territorio piemontese, attraverso ricognizioni negli archivi diocesani, la schedatura della documentazione conservata presso il Trinity College di Dublino (della quale era stata realizzata una copia in microfilm conservata presso l'Archivio di Stato di Alessandria, ora digitalizzata) e il riversamento nel SIUSA (Sistema Informativo Unificato delle Soprintendenze Archivistiche) delle descrizioni degli archivi del Sant'Uffizio, dell'Indice e dell'Inquisizione senese. Queste descrizioni, insieme ai risultati del censimento e delle schedature avviate, saranno disponibili on line sul sito www.siusa.archivi.beniculturali.it a conclusione del progetto.
The systematic analysis of the proceedings opened by fra Giulio, of the correspondence with the other "powers", of documents and notes preserved in the Archives in Udine provide a preliminary glance on how the Holy Office operated in a peripheral area in the mid 17th Century: how the Inquisition was organized in that area; what the relations were with the Venetian Republic and the Roman Congregation; what procedures were adopted; what crimes were committed against the faith, and what sentences were passed. The paper also offers a comparison of similar studies on the same aspects, but in previous periods.
La risposta a queste ultime da parte dell'autrice del volume, è intesa a fornire nuovi elementi al dibattito storiografico e si sofferma, in particolare, sulle critiche alla presunta forzatura nella lettura di due parole abbreviate - il gruppo signu- fusteu- (o fusten-) - presenti nel documento che contiene l'interrogatorio condotto sui Templari imprigionati a Carcassonne.
La ricostruzione dei molteplici episodi di massacro e delle strategie di “guerra ai civili” ha inoltre condotto a porre al centro dell’analisi le politiche di punizione che nel dopoguerra hanno perseguito i responsabili dei crimini fascisti e dei crimini di guerra. Ad una prima fase di ricerca sui massacri è seguito l’avvio di una seconda fase di lavoro sulle indagini e sui processi a carico dei responsabili di quelle violenze, in particolare sulle ragioni interne ed internazionali che impedirono una “Norimberga italiana”, termine con il quale si è tentato di definire i mancati processi contro le alte gerarchie militari tedesche in Italia per il modo di condurre la guerra nazionalsocialista, le stragi, le violenze e i crimini di guerra perpetrati contro le popolazioni civili.
Il film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna” riporta alla luce la storia del massacro di Sant’Anna di Stazzema (2 agosto 1944) rimasta fino a qualche anno fa pressoché dimenticata, cancellata dalla memoria nazionale e relegata, insieme alla sua comunità superstite, in un oblio intoccabile.
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Tedeschi himself experienced exile as a child, having moved from Italy, to Yale after the promulgation of the racial laws. And the theme of exile is the common thread running through all of this collection of 19 essays. The book opens with a warm and illuminating introduction by the two editors Stefania Pastore and Giorgio Caravale. In the Presentation that follows, Tedeschi remembers his own growing interest in the history of early modern Italy and explains his shift of focus towards the intellectual exodus of 20th century Jewish emigrants.
The first part of the volume is devoted to the Roman Inquisition, its procedures and organization. During his research, Tedeschi questioned – without providing an apology for – some of the long-established stereotypes surrounding the Holy Office, and provided a broader and deeper understanding of the strategy of that Tribunal. The second section follow the stories of Italian religious exiles escaping the Roman Inquisition and show the part they played in enriching the cultural life of Northern Europe through the Italian Renaissance literature and art that they brought with them. In the last part Tedeschi examines the legacy of scholars like Kristeller and Cantimori, meditating on the complex relationship between autobiography and scholarship.
Inoltre, i riformatori italiani erano inspirati da una prospettiva profetica e credevano in una radicale riforma politica e religiosa della società del loro tempo. Proprio in virtù di questa istanze profetiche essi svilupparono una attitudine di aperta discussione e di scambio culturale con il mondo ebraico. Mentre, al contrario, le chiese istituionali condannarono tale pratica, adottando un orientamento antigiudaico. Pertanto, l'apertura verso la cultura ebraica divenne sinonimo di eresia come documentato dall'accusa di giudaismo ed eresia formulata a carico di Fausto Sozzini dall'Inquisione Romana.
In questi trent'anni di storia dell'Alfa Romeo è possibile individuare momenti importanti che vanno certo al di là di una specifica esperienza industriale. L'analisi delle premesse che hanno reso possibile il primato di un'azienda statale che sembrava destinata alla chiusura nell'immediato secondo dopoguerra (e che invece è stata capace di lasciare un'impronta indelebile) meriterebbe di essere vagliata a fondo. Al contrario, questa storia è stata scritta solo in maniera frammentaria o relegata ad una ricca pubblicistica per appassionati del prodotto Alfa Romeo, delle sue splendide vetture ancora oggi nel cuore di generazioni di italiani, ma nulla di più.
La vicenda dell'Alfa non è solo una questione di auto: è la cartina tornasole con la quale misurare le ragioni di un'ascesa e i motivi del declino dell'intero sistema Italia.
I tribunali ecclesiastici – vescovili e metropolitani, delle nunziature apostoliche, fino alle congregazioni cardinalizie, dei quali si è occupato nello specifico Marco Cavarzere – furono gli strumenti fondamentali attraverso cui i vertici romani cercarono di riformare la societas christiana, correggendone le devianze. Questi tribunali formavano una rete estremamente complessa e articolata che si estendeva a tutta la Penisola italiana ed erano dotati di competenze vastissime, dal momento che assai labile o del tutto inesistente era il confine che separava i crimini dai peccati.
Eugenio Gaudio, Magnifico Rettore di Sapienza Università di Roma
Noemi Di Segni, Presidente dell'UCEI
Gilberto Corbellini, Sapienza Università di Roma
Marina Caffiero, Sapienza Università di Roma
Paul Weindling, University of Oxford
Marcello Barbanera, Sapienza Università di Roma
Mario Toscano, Sapienza Università di Roma
Nel corso del convegno verrà presentato il volume curato da Silvia Marinozzi, "Medicina eugenica e Shoah. Ricordare il male e promuovere la bioetica", Sapienza Università Editrice, Roma, 2017
Presentazione della collana "La memoria restituita. Fonti per la storia delle donne", "Sapienza" Università di Roma, Sala degli Organi collegiali (Palazzo del Rettorato)
Introducono: Eike D. Schmidt, Giovanni Ascarelli, Alessandra Di Castro. Intervengono: Alberto Boralevi, Marina Caffiero, Daniela Degl'Innocenti, Dora Liscia Bemporad.
Appuntamento alla Biblioteca degli Uffizi, Loggiato degli Uffizi, Firenze per giovedì 15 dicembre, ore 17.
Intervengono: Federico Barbierato, Nicola Cusumano, Serena Di Nepi. Coordina: Marina Caffiero. Saranno presenti gli autori.
The establishment of the first documented collections is due to the seventeenth century by missionary orders (especially the Jesuits), with the consequent formation of the Kircher Museum (1650), the first in Rome to bring together a group of Islamic antiquities. To achieve a real collector circuit of these objects still have to wait for the post-Enlightenment Modern Age, where there will be more aware of an interest for Oriental art. After a few brief references to the Middle Ages, our interest will focus on the early modern period and then the period when, from 700, the cultural approach of the West with the Islamic world takes a stronger characterization. The European expansion in the Near and Middle East made it possible for a transposition of the reference values, thus far focused on the enthusiasm for classical Greek and Latin, widening the admiration of all that was perceived as "East", namely "different". Consequently, the interest in material culture "other" will make available the artifact actually collecting inside the Islamic West.
Since the 40s and 60s of the 16th century, several of his various and very rare pamphlets were printed in Anversa, Worms, Kracow, Wien, Rome, Lion and Paris, illustrated and variously packed, in order to meet his audience and fulfill his own personal and political expedience.
According to the not always reliable biographical pieces of information, provided by Georgijević, after passing nine hard years in the Turk jails (1526-1535), he became a pilgrim, travelling towards Jerusalem, Saint James of Compostela and Rome where he arrived the eve of the election of Giulio III Del Monte (1550), toghether with the German cardinal Otto Truchsess' cortege.
The essay shows for the first time the last work of the author, the letter addressed to Massimiliano II the day before the Lepanto battle; the writing has been illustrated and printed by Giovanni Battista Cavalieri, engraver in Rome. The contents and the tones of the propaganda appear completely different then his previous prophetic pamphlets. With the Peace of Adrianopoli (17th February 1568), Massimilano, against the expectation of the Pope Pio V, accorded a eight-year truce to Selim II, through the payment of a tax. The message dated 1569 is characterized by a new propagandistic language, with the use of stereotypes over the Turk which take their root in the ancient prophetic language of Johannes Lichtenberger (†1503).
As long as the alsatian astrologer did, also Georgevijć was waiting for an Emperor (Massimilano I or his son Filippo) who could reform the Church and overcome the Turks. Even though inspired by the Lichtenbergher writing, Georgevijć was not so optimist.
From this point of view, in which the freudian realism is brought to a difficult living togheter with the kantian apriorism (where morality is a pure 'Sollen') no idea of the ethics as easy solidarity is admitted, and is radically refused the trick of putting the solution of the human goodness before the problem of the evil: by this way no problem for an ethical will to become winner is anymore a serious one. The possibility of an ethic must live togheter with the risk of its impossibiliy. By this way human beings can learn the difficulty to get the good, given their radical otherness.