Albumina: definizione e significato medico | Corriere Salute

Albumina

1Che cos'è l'albumina

L’albumina rappresenta la più abbondante proteina reperibile nel plasma: costituisce da sola la metà del contenuto proteico totale sanguigno.

Formata da una singola catena polipeptidica di 585 amminoacidi, viene sintetizzata dalle cellule del fegato e rapidamente riversata nel torrente circolatorio al ritmo di 10-15 grammi al giorno. Il gene che contiene le istruzioni per la sintesi di questa cruciale proteina si trova sul cromosoma numero 4.

2A che cosa serve

Il ruolo dell'albumina è fondamentalmente quello di modulare la cosiddetta pressione colloido-osmotica (od oncotica) del plasma circolante: la presenza delle proteine nel fluido sanguigno genera in pratica una “forza” che trattiene nei tubi vascolari le molecole di acqua. La maggior parte dell’effetto osmotico dell'albumina viene attribuita al suo notevole peso molecolare e all’elevata concentrazione; la restante quota deriva dalla carica negativa: quest'ultimo fattore consente alla proteina di attrarre molecole caricate positivamente, come il sodio, e, in definitiva, di trattenere acqua nel compartimento intravascolare.

Ma l'albumina funziona anche come “trasportatore” di sostanze endogene (ossia corporee, come bilirubina, colesterolo, acidi grassi, tiroxina) ed esogene (per esempio, farmaci: propranololo, tiopentale, furosemide, warfarin, metotrexato, alfentanil, salicilati, penicilline e parecchi altri). Non soltanto: l'albumina interviene anche nella modulazione delle risposte immunitarie e infiammatorie, contribuisce a minimizzare gli effetti, potenzialmente dannosi, della riduzione del pH e sa svolgere pure un'azione antitrombotica e anticoagulante.

♦ Lo studio dell’albumina, come test di laboratorio, consente di studiare la funzionalità epatica e anche per valutare lo stato nutrizionale di un paziente.

3Quando diminuisce

Una riduzione dei suoi valori abituali (condizione chiamata ipoalbuminemia) possono insorgere:

per una diminuita sintesi proteica da parte del fegato (in seguito a svariate affezioni epatiche, acute o croniche – la cirrosi è la causa più comune –, e anche nelle sindromi da malassorbimento, dovute a una inadeguata “assimilazione” delle sostanze nutritive);

♦ per le aumentate perdite della proteina (avviene tipicamente nella sindrome nefrosica, un disordine che coinvolge la capacità filtrante dei glomeruli renali, ma anche nelle ustioni estese e in quella situazione chiamata enteropatia proteino-disperdente, nella quale l'assorbimento proteico è compromesso per un processo infiammatorio che interessa la parete intestinale);

♦ per l’aumentato catabolismo in presenza di neoplasie metastatizzate.

4Gli impieghi in medicina

L’albumina, come strumento terapeutico, può dunque essere impiegata in due gruppi di circostanze cliniche: quelle acute, in cui è necessario ripristinare il volume ematico e la portata cardiaca (compromessi in seguito a emorragie, ustioni, interventi chirurgici impegnativi) e nelle condizioni croniche, come nella cirrosi epatica in fase avanzata, nella citata sindrome nefrosica e negli stati di malnutrizione. Il ricorso terapeutico all’albumina punta a ristabilire una corretta pressione oncotica, a espandere il volume plasmatico e anche a regolare l’equilibrio acido-base.

5I valori normali

I normali valori di riferimento dell’albumina nei maschi e nella donna variano da 3,6 a 5,5 g/dL (grammi per decilitro).

 

23 marzo 2022 (modifica il 25 giugno 2024 | 13:20)

CON LA CONSULENZA DI
dottor Erminio Torresani
Direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio e del Laboratorio di Patologia Clinica, Microbiologia e Virologia, IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano.
A CURA DI
dottor Edoardo Rosati
giornalista medico-scientifico

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