La copertura della navata centrale, a due falde impostate su capriate lignee che sostengono due ordini di travetti, é stata oggetto di interventi negli ultimi decenni. Sulla doppia orditura lignea poggiano tavelle di laterizio intonacate all’intradosso, sulle quali é stato posato il manto di copertura in coppi, ancora laterizi. Figura 1. La pieve di Santa Maria in Acquedotto prima dell’intervento di restauro (foto N. Santopuoli 2009 La copertura della navata centrale della pieve poggia su una struttura costituita da undici capriate lignee di recente realizzazione, disposte in direzione ortogonale ai muri longitudinali. La messa in opera dei ponteggi ha permesso di analizzarle a distanza rawvicinata: é stato rilevato che, nella prevalenza delle capriate presenti, il monaco insiste sulla catena, accentuandone l’inflessione [5]. Figura 2. Fotoconfronto tra le condizioni dell’abside rilevate prima dei lavori (foto A. Alvisi, 2011) e la situazione documentata alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso (foto N. Santopuoli 2009) Tale configurazione é il risultato del progressivo abbassamento delle falde probabilmente imputabile al cedimento di alcuni nodi delle capriate. Questo fenomeno, a sua volta, sembra legato alla mancanzz di impermeabilizzazione della copertura e alla conseguente impregnazione degli elementi lignei dellz struttura. La tesi viene confermata da un’indagine effettuata mediante percussione su alcune delle caten« lignee in prossimita dell’attacco murario, che ha restituito un suono vuoto, in ragione della probabile marcescenza delle teste. Si é inoltre rilevato che le mensole modanate su cui sembrano poggiare le capriate stesse, non funzionano come vere e proprie mensole: non essendo inserite nel muro ma solamente fissate alPintradosso delle catene mediante staffe metalliche, costituiscono un espediente puramente decorativo La luce effettiva delle capriate ai fini statici corrisponde, quindi, alla distanza fra i due muri longitudinali pari a circa 6,20 m, dal momento che le finte mensole non contribuiscono in alcun modo ad accorciare tale luce. Su alcuni degli elementi lignei sono stati individuati piccoli fori tondeggianti che hanno fatto ipotizzare la presenza di insetti xilofagi, ragione che ha portato al coinvolgimento di un biologo esperto di patologie dei beni culturali [6]. Un’ispezione del coperto dal campanile ha permesso, infine, di verificare la presenza di coppi rotti e/o spostati, vegetazione infestante e l’assenza sia di strato isolante che di guainz impermeabilizzante. Figura 3. Nelle capriate lignee della pieve il monaco insiste sulla catena, diversamente dal corretto schema statico illustrato a fianco; le mensole, che dovrebbero svolgere la funzione di ridurre la luce libera della catena, costituiscono espedienti puramente estetici, privi di alcuna funzione strutturale (foto e schizzi A. Alvisi, 2011). Figura 4. Alcune fasi dell’acquisizione dati mediante rilievo con laser scanner 3D (foto A. Alvisi 2009 Le indagini diagnostiche svolte con l’impiego di una macchina termografica (nel nostro caso é stato utilizzato il sistema FLIR SYSTEMS “Thermacam P20”, il cui campo spettrale va da 7.5 a 13 micron) [12] sono state condotte sia all’interno che all’esterno della pieve: particolare attenzione é stata dedicata allo studio della copertura e delle murature. Figura 5. Immagini esemplificative dei dati raccolti con la macchina termografica all’esterno e all’interno della pieve: i diversi colori indicano le differenti temperature dei manufatti o di parti di essi. Le prospezioni geofisiche [13] sono state effettuate allo scopo di individuare la presenza di strutture antropiche sepolte, nonché di risalita d’acqua al di sotto della pavimentazione. L« analisi sono state svolte sia all’esterno che all’interno della pieve [14] e, attraverso l’elaborazione dei dati acquisiti, hanno fornito informazioni sulla possibile presenza di strutture di nature antropica alla profondita di 60 cm, di fronte alla facciata della pieve. All interno sono state evidenziate discontinuita e presenza di anomalie in diverse zone dell’edificio, in prossimita delle murature perimetrali, dei pilastri e nell’abside. Figura 6. Prospezioni GPR effettuate internamente ed esternamente alla pieve (foto N. Santopuoli 2011 Figura 7. Da sinistra: esecuzione di una prova penetrometrica statica (CPT); la “carota” relativa ai primi 5 m di profondita ottenuta mediante sondaggio meccanico a carotaggio continuo (foto A. Alvisi 2011)