Ugo Foscolo

Riassunto · Con riferimento a studi filologici e critici accreditati, recenti o meno, si ripercorre la vicenda, editoriale e teatrale, del Tieste foscoliano, contestualizzando la tra-gedia e i suoi temi nella discussione politico-culturale del tempo, in particolare a Venezia. Si propongono alcune originali osservazioni critico-filologiche per sostenere la tesi del « giacobinismo » ideologico sotteso al Tieste e se ne reclama l'inclusione stabile nel canone delle opere teatrali di ascendenza giacobina. Parole chiave : Tieste, Ugo Foscolo, teatro giacobino italiano, teatro settecentesco.
Abstract · Tieste by Ugo Foscolo. Critical-philological notes for a permanent inclusion in the canon of Italian Jacobean theatre · The author, following several of the most important phlilological and critical studies, runs over the editorial and theatrical events relating to Tieste, the first Foscolo's tragedy. This drama is set in his own politic and cultural context (Venetian milieu, in particular). The author suggests same original critical remarks to support his thesis, that is Tieste as a jacobin job. Finally, he proposes the inclusion of the tragedy in revolutionary theatrical canon.

L’intervento, presentato nell'ambito del panel "Testualità, le forme del controllo e del conflitto -A" del convegno annuale della MOD 2021, si propone di ricostruire l’origine e i caratteri della figura di Didimo Chierico, con l’obbiettivo di metterne in risalto la carica polemica ed eversiva. In assenza di un corpus di riferimento per gli scritti didimei, l’analisi dei testi effettivamente attribuiti da Foscolo al suo personaggio si rivela il punto di partenza obbligato per una rilettura del valori etici ed estetici incarnati dal «profeta minimo»: l’interpretazione invalsa di un «Ortis sopravvissuto» sorridente e disincantato, promossa soprattutto dagli studi di Varese, lascerebbe così il posto a un nuovo ritratto di Didimo, più affine alle intuizioni di Bruni e radicato nelle clima delle guerre di penna milanesi. In particolare, il traduttore di Sterne sembrerebbe esprimere l’aperta contrapposizione di Foscolo a un servilismo tanto politico quanto artistico e letterario – secondo una prospettiva già riscontrabile nell’Orazione inaugurale del 1809. La libertà di Yorick rispetto ai limiti e alle convenzioni della letteratura si carica così di un significato etico più profondo, affine nei toni e nelle intenzioni a certe prove di scrittura risorgimentali come Il manoscritto di un prigioniero di Carlo Bini.

Il presente contributo si propone di analizzare in che modo G. B. Niccolini abbia fatto uso delle fonti storiche a sua disposizione nel Giovanni da Procida, tragedia messa in scena per la prima volta il 29 gennaio 1830 al Teatro del Cocomero di Firenze. Si intende sottolineare come le dichiarazioni dell’autore di fedeltà assoluta alla verità storica dei fatti rappresentino una legittimazione della trama marcatamente antifrancese dell’opera. L’attenzione è posta dunque su due luoghi del testo in cui Niccolini lascia spazio all’invenzione drammatica, guidato nel primo caso da ragioni di autocensura, nell’altro dalla volontà di introdurre una riflessione sulla funzione civile della letteratura. Infine, si mette in evidenza l’influenza che il carme Dei sepolcri dell’amico Ugo Foscolo ebbe sull’elaborazione della concezione storica alla base del dramma.

Da  una  delusione  storica  all’altra,  dalla  caduta  della  Repubblica  di  Venezia  al  Congresso di Vienna, Ugo Foscolo affina sempre di più i suoi strumenti di analisi nel campo della  riflessione  politica.  Greco,  filelleno,  patriota  transnazionale,  durante  l’esilio  londinese (1816-1827) l’autore si dedica alla causa della libertà della Grecia e, in particolare, delle Isole Ioniche  dopo  la  creazione  degli  Stati  uniti  delle  Isole  Ioniche  sotto  protettorato  britannico  nel 1817. Nello scritto intitolato Stato politico delle Isole Ionie, dello stesso anno, Foscolo mostra grande  padronanza  nell’individuazione  degli  aspetti  critici  della  situazione  politica  presente  e nella capacità di proporre strategie e misure per trattare con il nuovo «protettore» inglese. Sullo sfondo del filellenismo del xix secolo, l’articolo intende mettere in luce l’importanza e la rilevanza atemporale di alcuni temi discussi in questo testo in relazione alla risorgenza politica e culturale della Grecia moderna: la lingua e gli inganni della Realpolitik, le cause e i rimedi della discordia civile, l’istruzione dei cittadini.

L'autore analizza il carteggio fra Foscolo e Pindemonte, incentrato sulla disputa fra Nettuno e Minerva per dare il nome alla città di Atene, riuscendo a  identificare il dipinto, di analogo soggetto,  che Foscolo asserisce di aver visto genericamente a Venezia. Dipinto realmente esistente, poi venduto nel corso dell'Ottocento e  oggi conservato a Parigi.

Il saggio prende in esame le Poesie (i dodici sonetti e le due odi) e i Sepolcri, mostrando come tra le due opere esistano forti somiglianze per quanto riguarda la forma del contenuto (ad es., il ruolo fondamentale svolto dall’antitesi, che è insieme figura retorica e forma linguistico-letteraria in cui si cala il pensiero foscoliano), ma anche una continuità e uno sviluppo che fanno della prima una tappa di avvicinamento alla seconda. Nei Sepolcri, infatti, Foscolo porta a compimento quella idea di lirica come poesia che «canta con entusiasmo le lodi de’ numi e degli eroi» che si poteva già cogliere nelle Poesie, ma frammista a molte ‘impurità’ tipiche della «melica» (e ciò specialmente nei sonetti). Tra le caratteristiche di questa concezione originale della lirica (originale non tanto perché ‘nuova’, ma perché la restituisce alle sue origini) fa parte la tensione verso il sublime, che nei Sepolcri si coglie in almeno due scelte stilistiche: la forte valorizzazione semantica delle parti grammaticali del discorso e il continuo ricorso all’antitesi, in particolare con l’assegnazione allo stesso vocabolo di significati opposti. Sono accorgimenti grazie ai quali l’autore realizza l’effetto principale del sublime sul lettore: dar molto da pensare.

The essay focuses on the relations between the Poesie (the twelve sonnets and the two odes) and the Sepolcri by Ugo Foscolo, emphasising their strong similarities on the form of the content (see, for instance, the crucial role of the antithesis both as a rhetoric figure and as a linguistic and literary form of Foscolo’s thought) and on a line of development along which the first works represent a preparatory stage for the second. Indeed, it is in the Sepolcri that Foscolo fully expresses his idea of lyric as a poetry which «canta con entusiasmo le lodi de’ numi e degli eroi». This idea could also be found in the Poesie, but, specially in the sonnets, it still coexisted with other characteristics of the «melica». The features of this original conception of the lyric (where ‘original’ does not mean new but indicates its similarity to the one of the origins) include a tension toward the sublime, expressed in the Sepolcri by means of two stylistic choices at least: the strong semantic value of the grammatical elements of the discourse and the utilization of the antithesis, by assigning opposite meanings to the same word. Thanks to these techniques, the author accomplish the effect that the sublime should have on the readers: make them strongly think. 

Già pubblicato in «Otto/Novecento», XXXII, 1, gennaio-aprile 2008, pp. 5-22

louis fournel (Paris VIII), alfred noe (Universität Wien), franCisCo riCo (Universidad autónoma de Barcelona), maria antonietta terzoli (Universität Basel). redazione enriCo mattioda (segretario), lorenzo BoCCa Il «Giornale storico della letteratura italiana», fondato nel 1883 da Arturo Graf, Francesco Novati e Rodolfo Renier, e da allora pubblicato a Torino dalla Loescher, è punto di riferimento per gli studi di Italianistica. È presente nelle più importanti biblioteche internazionali ed è sempre valutato al livello più alto nelle classifiche delle riviste umanistiche. Si avvale della consulenza di lettori anonimi (peer review) per la valutazione dei contributi proposti per la pubblicazione. Contributi proposti per la pubblicazione e libri da recensire debbono essere inviati a: «Giornale storico della letteratura italiana» Coloro che desiderano sottoporre un contributo dovranno fare riferimento alle norme per la compilazione che sono scaricabili, in formato PDF, dal sito internet www.loescher.it/riviste Nel medesimo sito sono consultabili i sommari dei fascicoli delle ultime annate, gli abstract degli articoli pubblicati, le informazioni su abbonamenti, ristampe anastatiche, fascicoli arretrati e prezzi Le annate del «Giornale storico della letteratura italiana» dal 1883 al 1995 sono inoltre consultabili on-line, previo abbonamento, nella banca dati Periodicals Archive Online Modalità di pagamento 2017 (4 fascicoli annuali) E 97,50 (Italia) -E 131,50 (estero) Prezzo del singolo fascicolo: E 33

L’ed. nidobeatina della Commedia (Milano 1478) fu riscoperta verso la fine del Settecento da Baldassarre Lombardi, che da essa attinse numerose lezioni per correggere la vulgata della Crusca e allestire la propria fortunata ed. del poema dantesco, nota con il nome di Lombardina (Roma 1791-92). Sempre alla Nidobeatina ricorse più volte Ugo Foscolo, prima negli anni giovanili per postillare due copie della Commedia in suo possesso, poi durante l’esilio in Inghilterra, quando si dedicò al progetto di una nuova ed. della Commedia, di cui riuscì a completare solo l’Inferno (Londra 1842-43).
La prima parte del presente studio indaga i rapporti tra Nidobeatina e Lombardina, chiarendo l’entità dell’apporto dato dalla stampa quattrocentesca e le modalità del suo utilizzo da parte di Lombardi. La seconda parte si sofferma invece sui rapporti tra Foscolo e la Nidobeatina per dimostrare che Foscolo fece un uso solo indiretto dell’incunabolo milanese: per le chiose giovanili, infatti, egli ricavò le lezioni nidobeatine dalla Lombardina, mentre per l’ed. dell’Inferno si servì della ristampa della Lombardina fatta dalla tipografia della Minerva (Padova 1822).

MIMESIS / I SENSI DEL TESTO MIMESIS
I contributi raccolti in questo volume pre-sentano la vicenda umana e letteraria di Ugo Foscolo, conteso tra mondi plurimi, in un'Europa in piena ridefinizione politica e culturale. Le due identità nazionali del Fo-scolo, quella italiana e quella greca, sono messe in relazione secondo un approccio interdisciplinare volto a illuminare la con-dizione interculturale di questo protago-nista-uomo d'azione e di cultura, intel-lettuale migrante ed esule politico-delle rivoluzioni nazionali che scossero l'Europa ottocentesca. La sezione Ricezioni incrociate esamina le contaminazioni tra la tradizione lette-raria italiana e la nascente letteratura in lingua neogreca. La sezione Foscolo e la Grecia classica indaga i significati attri-buiti alla letteratura della Grecia classica nella vita e nell'opera del Foscolo. La se-zione dedicata a Foscolo filelleno, infine, esamina il ruolo che l'intellettuale ebbe nel quadro della lotta per l'indipendenza nazionale della Grecia. "Legittimati dal gioco di specchi, visi, pseudonimi, alter ego, caro e insieme necessario al Foscolo, [...] affidiamo ai contributi di questo volume il compito di recuperare quella parte di Foscolo messa in ombra da altre letture e altre narrazioni, ma pur desti-nata a essere scritta in quello 'scartafaccio del fato' che per Fo-scolo non era ancora 'leggibile', ma tutt'altro che impensabile."
F. I. SENSINI-C. DEL VENTO (A CURA DI)

L'autobiografismo di Foscolo è precoce e subito assume una delle forme che lo caratterizzeranno con più costanza: l'autoritratto. 1 In un'elegia del 1794, intitolata appunto Il ritratto, e che fa parte di una silloge inviata in quell'anno a Costantino Naranzi, Foscolo si rivolge a un'amica e le chiede:

L'articolo, scritto in collaborazione con Alberto Brambilla, è stato poi riedito in Pierantonio Frare, Forma canzoniere e istituzione metrica. I sonetti del Foscolo, Napoli, ESI, 1995. In esso si dimostra come una equilibratissima struttura formale conviva con una ambiguità semantica di fondo del sonetto, e contribuisca anzi a rafforzarla: lungi dal veder prevalere le ragioni della sera o quelle della morte, l'io poetico rimane in bilico tra le suggestioni dell'una e dell'altra istanza, sicché la parola emblematica del sonetto si rivela quel Forse con cui si apre.
Ripubblicato nel volume L'ordine e il verso. La forma canzoniere e l'istituzione  metrica  nei sonetti del Foscolo, Edizioni  scientifiche  italiane, Napoli 1995.

Il saggio verte sull’influenza del pensiero di Niccolò Machiavelli nella riflessione politica, religiosa e letteraria di Ugo Foscolo. Se la presenza di Machiavelli nelle opere di Foscolo è facilmente rintracciabile nella necessità di una riforma della Chiesa, nella teorizzazione di un legame forte e rinnovato tra il governo e una Chiesa prettamente italiana, e nella polemica contro i letterati asserviti al potere, è tuttavia nell’intreccio tra letteratura, politica e religione che l’adesione di Foscolo al pensiero di Machiavelli si fa più profonda. Il discorso prende spunto dalla concezione religiosa di Machiavelli come vincolo politico e connettivo sociale, e dall’idea che l’arte della parola sia alle fondamenta dell’educazione politica. A partire dalle riflessioni sulla Chioma di Berenice fino a giungere ai versi delle Grazie, Foscolo elabora un genere di poesia legato al sacro e al politico, strumento di educazione ai principi morali e sociali che improntano il vivere civile. Ne deriva un ritratto inedito di Foscolo: Ugo Foscolo lettore ideale di Machiavelli, all’insegna dell’elogio del potere civilizzatore della parola e nel sogno di un’umanità tollerante.

The present essay points out the influences of Niccolò Machiavelli thoughts in the political, religious and literary ideas of Ugo Foscolo. One could easily trace Machiavelli’s presence on Foscolo’s works regarding either the necessity of a Church renovation; the theorization of a stronger and renovated connection between the state and a merely Italian Church, or the dispute against the pushover literates. However Foscolo was more deeply influenced by Machiavelli’s concepts of religion as a political and social bond as well as of the belief that eloquence is fundamental for a correct political education. Indeed, from Chioma di Berenice to Le Grazie, Foscolo developed a new genre of poetry linked with the sacred and the political, conceived as a tool to learn the moral and civil values which characterized social life. Consequently, the result is an original portrait of Foscolo: Ugo Foscolo as the ideal reader of Machiavelli’s works as a symbol of praising the civilizing power of literature and in the dream of a tolerant humanity.

Here, a specific episode of Foscolo’s study of Dante is set in a historical context : his first contact with « il padre nostro Allighieri », our father Alighieri, as told by Foscolo himself in the first lines of the fragment known as Della poesia lucreziana. The autobiographical reading that is usually provided of such passage fails to capture the full wealth of its implications. Inspired by some of Carlo Dionisotti’s methodological guidelines, completed by Giuseppe Indizio’s and Carlo Ginzburg’s ones,
the paper provides new documents about Foscolo’s Dalmatian years, with a focus on his mentor, Francesco Gianuizzi. The fragment acts as a tool to fruitfully investigate a broader area, halfway between biography and literary culture, than Foscolo’s words may suggest. Their ultimate meaning goes back to Vittorio Alfieri’s lesson, both in the image
that Foscolo wants to give of himself and in the choice of Dante’s appellation, ‘father’. Echoes of Alfieri’s appellation can be found in two of Foscolo’s texts, the ode A Dante and a passage from the Ortis, if read in parallel with sonnet liii from Alfieri’s Rime.

Il contributo propone uno studio linguistico-stilistico dell’Epistolario di Ugo Foscolo, per tentare di illustrarne con criteri il più possibile oggettivi il valore letterario. In particolare, sono stati analizzati alcuni dei più significativi fenomeni sintattici, stilistici e retorici riscontrati nelle lettere foscoliane, ricondotti alla dimensione letteraria e tradizionale o viceversa al livello più colloquiale e informale della lingua, all’interno di una scrittura legata per sua stessa natura alla dimensione orale e a registri di tipo confidenziale e conversativo, ma allo stesso tempo sempre redatta con un certo grado di cura stilistica e retorica, e che di conseguenza non esaurisce il suo valore nella funzione pratica e contingente della comunicazione epistolare.

Significato • La parola romantic compare per la prima volta in Inghilterra verso la metà del Seicento, in senso dispregiativo, per indicare quel mondo fantastico e falso degli antichi romanzi cavallereschi che erano ormai considerati inutili. • Nel Settecento viene riconosciuta l'importanza della fantasia nell'arte e il termine connotò l'atto di dilettare l'immaginazione oltre che i paesaggi selvaggi, solitari e malinconici (simili a quelli che si trovano negli antichi romanzi). • A fine Settecento il termine venne usato da scrittori e filosofi tedeschi per definirsi e separarsi dai classici: la visione classica era infatti contrassegnata da armonia e pienezza, mentre quella moderna era caratterizzata da una mancanza e un vuoto prodotto dal cristianesimo che ha introdotto il senso del distacco da una totalità originaria, separando l'umano dal divino, il bene dal male, il finito dall'infinito. • In conclusione, il movimento romantico viene tutt'oggi definito come uno stato d'anima di nostalgia per ciò che è lontano, indefinito e sconosciuto (Sehnsucht). • Romanticismo può essere considerato anche come periodo storico complessivo che va dalla fine del Settecento alla metà circa dell'Ottocento, che condiziona e ingloba in sé anche quelle tendenza che vi si oppongono (come i classicismi) e coinvolge la letteratura, le arti figurative, la musica, la filosofia e la mentalità generale. Storia • È opinione diffusa che, nonostante si dica che il Romanticismo sia nato a causa della delusione del razionalismo illuministico e delle speranze della Rivoluzione Francese, il movimento aveva già preso il via molto prima, con lo Sturm und Drang, con il wertherismo, con Rousseau, con l'ossianismo e la letteratura gotica inglese. Insomma, con tutto ciò che viene definito Preromanticismo e Neoromanticismo. In una visione totale, il Romanticismo esprime l'inquieta percezione che il vecchio mondo sia crollato per sempre, oltre ad essere la reazione al grande moto di trasformazione avvenuto in quel periodo storico. • A seguito della Rivoluzione Francese e quella Americana, crolla la monarchia assoluta e si afferma il principio che la fonte della sovranità è il popolo, che conquista attraverso le idee di libertà e uguaglianza. • Un altro cambiamento importante di questo periodo ma meno sentito dalla coscienza comune è la rivoluzione economica, determinata dalla Rivoluzione Industriale. I nuovi ceti (come quelli medio-borghesi), prima disprezzati, ora giocano un ruolo importante; delle macchine aumentano la produzione di prodotti e il mercato è investito da merci prima impensabili; sorgono nuove città industriali dove masse di contadini si trasferiscono per lavorare da operai; entra in crisi l'artigianato e tutte quelle attività personalizzate; i trasporti incrementano (viene inventato il treno e il battello a vapore) e si fanno sempre più veloci, così come i rapporti tra i vari paesi, lo scambio di merci e di idee. • Nonostante il primo boom del mercato, questo non può assorbire tutti i prodotti e ciò causò crisi cicliche. Inoltre, sia i prezzi delle merci che quelli delle azioni subiscono degli alti e bassi causati da " forze irrazionali e misteriose " , intimorendo così gli investitori, che si sentono insicuri e impotenti. • La massa di operai sfruttati si contrappone al sistema sociale attraverso violenze e scioperi, ma anche semplicemente opponendosi allo stile di vita dei borghesi (con divertimenti e piaceri) e adottandone uno molto più rigido (puritanesimo). • La Natura è considerata contaminata dai veleni dell'industria, perciò le persone si sentono in colpa per aver abbattuto gli istituti politici e sociali tradizionali e aver violato la sacralità della Natura (tristezza e maliconia); inoltre, hanno nostalgia dei vecchi tempi. L'intellettuale • A seguito della Rivoluzione Francese, gli artisti e gli intellettuali che si esibivano e lavoravano a corte perdono la loro professione e la loro importanza. Sono quindi costretti a cercare un impiego spesso poco retribuito, come l'insegnante, il precettore privato, il bibliotecario e il giornalista. • L'intellettuale viene posto ai margini della società suscitando in lui rabbia, frustrazione e risentimento verso la società; avendo una nuova collocazione sociale immersa completamente nella realtà, diversamente da prima quando viveva in una dimensione estraniata, questa gli permette di avere un atteggiamento più critico. • Un tipo di intellettuale, e cioè l'artista, è ormai circondato da una società focalizzata sull'utile, il calcolo razionale e la produttività, perciò egli ricerca la bellezza disinteressata, considerata inutile dalla società appena descritta. Quest'ultima definisce quindi l'artista come inutile e improduttivo, generando il lui un senso di umiliazione che aumenta il suo risentimento. Questo spesso sfocia in una ribellione morale e ad un anticonformismo esagerato, a volte per ripudio dei valori della società che non lo accetta essendo egli " diverso " , altre volte invece come forma di bisogno di attenzione e di sconvolgere le persone. • Nonostante alcuni artisti si adattino a questo nuovo ruolo e seguano i gusti del pubblico, questo atteggiamento di compromesso non esclude però che l'artista covi un segreto rancore verso la società. Dunque segue l'evasione, attraverso sentimenti e passioni in campi dove la ragione non esiste.-La fuga può avvenire nella propria interiorità, all'interno del proprio io, dove il mondo esterno non esiste ma è una proiezione o creazione dell'io stesso (soggettivismo e filosofia idealistica).

I propose a translation of Ugo Foscolo's masterpiece, the Sepolcri, as a way of rediscovering its central message, which arose from a meditation of Catullus 101. I also provide the translation of 3 sonnets which anticipate some themes of the major poem. The Appendix provides a translation of Leopardi's A Silvia, which shares the materialistic basis of the Sepolcri but, I argue, rejects its central message.

in Impressione e verità nella pittura tra De Nittis, Patini e i Palizzi. Dalla Puglia a Parigi attraverso la Via degli Abruzzi, catalogo della mostra (Pescara, Fondazione Museo Paparella-Treccia Devlet, 10 marzo-2 settembre 2018), a cura di Floriana Conte, Pescara, Collana Fondazione Pescarabruzzo diretta da Enrico Mattoscio - Fondazione Paparella, Edizioni Menabò, 2018, pp. 11-50 – ISBN: 9788895535999.

The thesis , or final dissertation , was made to unveil the secret and unwritten history of the art  collection made in XIX century by the engraver Joseph Maria Longhi  ( 1768 - 1831 ) , of his passion of collector and how was possible that his  great array get dispersed in less than hundred years . Here there is the result of a research started in 2002 and finally ended with a great investigation held between 2009 and 2012 and the  challenging writing of the final dissertation. This work has an European, or best,  international  perspective and tries to deal with matters not only connected to the Museology, but also with the Iconography . This volume, the second one, is a sort of catalogue of all the rebuilt collection , completed by a section of bibliographical instruments and sources of information. The text is fully written in italian.

Πρόκειται για επεξεργασμένη και ανεπτυγμένη μορφή της ομιλίας που αναγνώστηκε, με τίτλο «Επτανήσιοι μεταφραστές του Φόσκολο μεταξύ Ζακύνθου, Κέρκυρας και Αθήνας», στην εκδήλωση «Ούγκο Φόσκολο (1778-1827). 190 χρόνια μετά…» (Ζάκυνθος, Μουσείο Σολωμού, 27 Μαΐου 2017). Το κείμενο δημοσιεύεται στην ελληνική γλώσσα και, στη συνέχεια, στην ιταλική, σε μετάφραση της Κωνσταντίνας Ευαγγέλου. Η μελέτη εστιάζεται σε δύο επτανήσιους μεταφραστές ποιημάτων του Ugo Foscolo, τον Στέφανο Μαρτζώκη και τον Γεράσιμο Σπαταλά. Αρχικά γίνεται αναδρομή στην ελληνική τύχη του Foscolo, ειδικότερα στα Επτάνησα, η οποία συναρτήθηκε σε μεγάλο βαθμό ή και εξαρτήθηκε, στη διάρκεια του 19ου αιώνα και μέχρι τις πρώτες δεκαετίες του 20ού αιώνα, με ό,τι αναγνωρίστηκε ως η «ελληνική ψυχή» του ιταλοέλληνα ποιητή. Λαμβάνοντας υπόψη την ερευνητική συγκομιδή που απέφερε τις δύο δεκαετίες ύστερα από το 2000 η ενασχόληση ελλήνων ιταλιστών, φιλόλογων και ιστορικών, με το έργο του Foscolo, μπορεί να γίνει η ασφαλής διαπίστωση ότι το χρονικό σημείο όπου κορυφώθηκε η ελληνική τύχη του έργου του είναι το 1927, επειδή αυτό το έτος γιορτάστηκε, ιδίως στη Ζάκυνθο, η εκατονταετηρίδα από τον θάνατό του. Στο κυρίως μέρος της μελέτης εξετάζονται οι μεταφράσεις ποιημάτων του Foscolo και ειδικότερα των περισσότερων από τα  φοσκολιανά σονέτα, που έκαναν δύο επτανήσιοι ποιητές και μεταφραστές, πρώτα ο Ζακυνθινός Στέφανος Μαρτζώκης (1855-1913) και στη συνέχεια ο Κερκυραίος Γεράσιμος Σπαταλάς (1887-1971). Οι μεταφράσεις τους συνεξετάζονται για τρεις λόγους: α) αμφότεροι οι μεταφραστές απέδωσαν στην ελληνική γλώσσα σχεδόν αποκλειστικά τα σονέτα του Foscolo. β) Ο νεότερος, ο Σπαταλάς, ουσιαστικά μετέφρασε φοσκολιανά σονέτα που δεν μετέφρασε ο Μαρτζώκης· έτσι λοιπόν φαίνεται ότι ο νεότερος μεταφραστής ήρθε να συνεχίσει και να συμπληρώσει  τον παλαιότερο, τον Μαρτζώκη. γ) Οι μεταφράσεις τους, συνδεδεμένες με το συνολικό λογοτεχνικό και συγγραφικό έργο τους, λειτουργούν ως δείκτες μιας γενικότερης πολιτισμικής αλλαγής που σημάδεψε τον επτανησιακό πολιτισμό, όχι μόνο τον λογοτεχνικό. Πρόκειται για τη μετατόπιση του κέντρου της λογοτεχνικής και γενικότερα της πολιτισμικής ζωής από τα Επτάνησα στην Αθήνα. Και ο Μαρτζώκης και ο Σπαταλάς βίωσαν αυτή τη μετατόπιση και οι μεταφράσεις τους, συνεπώς, λειτουργούν μέσα στο πλαίσιο της υποστήριξης της λογοτεχνικής επτανησιακότητάς τους. Τα κείμενα των φοσκολιανών μεταφράσεων του Μαρτζώκη και του Σπαταλά εξετάζονται αναλυτικά και παρατίθενται παράλληλα με το ιταλικό πρωτότυπο κείμενο. Ακολουθεί εκδοτικό υπόμνημα με αναλυτικές πληροφορίες για τις δημοσιεύσεις των μεταφράσεων.

e poi soprattutto nell'opera capitale di BURKE Edmund, A Philosophical Enquiry into the Origin of our Ideas of the Sublime and Beautiful (1756, 1760). 2. Verter Opera originale tedesca del celebre signor Goethe trasportata in italiano dal D. M. S., Venezia, Giuseppe Rosa, 1788 e 1796. IL FIUME OCEANO E I DIVERSI VOLTI DEL MARE NELLA POESIA DI UGO FOSCOLO N UOVE CONCEZIONI E RAPPRESENTAZIONI della natura fioriscono nel Settecento.

Ugo Foscolo è riconosciuto uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo italiano nella sua fase finale, quella dell'epoca napoleonica, quando con l'età delle rivoluzioni tramontava anche Gandini 390 proliferavano le traduzioni in italiano dei poemi omerici. Non mancò di cimentarsi in questa impresa anche Foscolo, che, in virtù delle sue origini, rivendicava una dimestichezza tanto con la cultura quanto con la lingua di Omero superiore a quella che potessero vantare tanti dotti del suo tempo 6 . Nel 1807 vide la luce un Esperimento di traduzione dalla Iliade di Omero di Ugo 6 Incerta è, in verità, l'effettiva conoscenza del greco antico da parte di Foscolo. A Zante, egli ebbe modo di frequentare buone scuole ma, in seguito al trasferimento in Italia, non è nei rapporti con la madrepatria che va cercata traccia dei suoi studi di greco. Ciò vale, in particolare, per il contatto con il più giovane poeta conterraneo A. Kalvos (1792-1869), segretario di Foscolo dal 1812 e fino ai primi anni dell'esilio inglese. Kalvos era giunto in Italia bambino e il suo apprendistato poetico si compì in italiano e sotto l'egida di Foscolo, dalla cui poesia indirettamente trae i riferimenti ai classici, specie greci, presenti nella sua opera. Significativo ciò che questi scrive del giovane allievo a un corrispondente poco dopo l'inizio della loro collaborazione: «questo Calbo scrive di elegante carattere, sa un po' di francese e di greco, ma moltissimo di italiano (corsivo mio)» (lettera a M. Ciciliani del 1° ottobre 1813, EN XVII 377-378). Quando Kalvos invia a Foscolo la prima composizione poetica in greco, l'Ode agli Ioni, si vede rispondere di lasciar perdere «il sonnettare, e inneggiare, e rimare» se non vuole scadere nella mediocrità; piuttosto, prima di scrivere altri versi, dovrebbe dedicarsi a uno studio più accurato dei classici. Ancora nelle opere successive, tuttavia, a differenza di quanto si è a lungo creduto, Kalvos continuerà a mostrare scarsa conoscenza della lingua e della letteratura greca antica, una forte influenza linguistica dell'italiano e assai poca competenza in materia di filologia e cultura classica. Vd. Paschalis (2017) e, più diffusamente, Paschalis (2013) 87-199, 263-286. Foscolo potrebbe, piuttosto, avere approfondito la propria conoscenza del greco nei collegi che frequentò a Venezia e, negli anni successivi, da autodidatta. Tra i libri in suo possesso a Firenze si trovavano diverse edizioni di classici, anche greci, ma la maggior parte è in traduzione italiana o francese, o reca almeno un testo latino a fronte. Assai più complessa la ricostruzione della biblioteca personale di Foscolo a Milano e, soprattutto, delle sue letture negli anni londinesi, ancora in buona parte un desideratum. Cf. Piola Caselli , .

Gian Pietro Lucini, poeta e scrittore lombardo vissuto tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, svolse un'intensa attività di teorico e critico della letteratura. Egli si confrontò infatti con le più importanti esperienze artistiche di inizio secolo, dal Futurismo al dibattito sulla liberazione dalla metrica tradizionale che portò all'affermazione del verso libero, secondo lui unico metro in grado di adattarsi al mutato contesto storico-culturale e alla diversa sensibilità dei poeti novecenteschi. Lucini fece anche i conti con la tradizione letteraria più prossima (Dossi e D'Annunzio), e con quella ottocentesca, (Foscolo didimeo). Inoltre le sue numerose recensioni ad autori contemporanei fanno luce sulle questioni letterarie più dibattute in quegli anni e sui poeti che meglio incarnavano la nuova temperie culturale, facendo di Lucini uno sperimentatore di tutte le direzioni decisive della cultura del suo tempo, quelle che poi decideranno del Novecento in quanto tale.

Il saggio prende in esame le Poesie (i dodici sonetti e le due odi) e i Sepolcri, mostrando come tra le due opere esistano forti somiglianze per quanto riguarda la forma del contenuto (ad es., il ruolo fondamentale svolto dall’antitesi, che è insieme figura retorica e forma linguistico-letteraria in cui si cala il pensiero foscoliano), ma anche una continuità e uno sviluppo che fanno della prima una tappa di avvicinamento alla seconda. Nei Sepolcri, infatti, Foscolo porta a compimento quella idea di lirica come poesia che «canta con entusiasmo le lodi de’ numi e degli eroi» che si poteva già cogliere nelle Poesie, ma frammista a molte ‘impurità’ tipiche della «melica» (e ciò specialmente nei sonetti). Tra le caratteristiche di questa concezione originale della lirica (originale non tanto perché ‘nuova’, ma perché la restituisce alle sue origini) fa parte la tensione verso il sublime, che nei Sepolcri si coglie in almeno due scelte stilistiche: la forte valorizzazione semantica delle parti grammaticali del discorso e il continuo ricorso all’antitesi, in particolare con l’assegnazione allo stesso vocabolo di significati opposti. Sono accorgimenti grazie ai quali l’autore realizza l’effetto principale del sublime sul lettore: dar molto da pensare.

The essay focuses on the relations between the Poesie (the twelve sonnets and the two odes) and the Sepolcri by Ugo Foscolo, emphasising their strong similarities on the form of the content (see, for instance, the crucial role of the antithesis both as a rhetoric figure and as a linguistic and literary form of Foscolo’s thought) and on a line of development along which the first works represent a preparatory stage for the second. Indeed, it is in the Sepolcri that Foscolo fully expresses his idea of lyric as a poetry which «canta con entusiasmo le lodi de’ numi e degli eroi». This idea could also be found in the Poesie, but, specially in the sonnets, it still coexisted with other characteristics of the «melica». The features of this original conception of the lyric (where ‘original’ does not mean new but indicates its similarity to the one of the origins) include a tension toward the sublime, expressed in the Sepolcri by means of two stylistic choices at least: the strong semantic value of the grammatical elements of the discourse and the utilization of the antithesis, by assigning opposite meanings to the same word. Thanks to these techniques, the author accomplish the effect that the sublime should have on the readers: make them strongly think.

Nota di Lunaria: anni fa, avevo già fatto uscire un pdf dedicato ai "Sepolcri" di Ugo Foscolo; lo ripubblico ora (2016) in un unico pdf insieme a questo commento Nella nostra letteratura Ugo Foscolo occupa un luogo particolarissimo, in adeguata rispondenza alla notevole complessità della sua figura.

Abstract in italiano: questo saggio esplora i nessi intertestuali e i diversi paradigmi epistolari a cui rispondono tre capolavori della letteratura europea del Settecento e del primo Ottocento. La Nouvelle Héloïse vi è studiata sia come riscrittura sei-settecentesca della corrispondenza di Abelardo e Eloisa sia nel suo complesso rapporto con Clarissa di Richardson. Del Werther è soprattutto sottolineato l'atteggiamento contraddittorio di Goethe nei confronti del pubblico a cui si rivolge. Lo studio delle Ultime lettere di Jacopo Ortis rivela un sorprendente ritorno a un modello epistolografico analogo a quello di Clarissa, nonostante il contesto storico-politico completamente diverso.

Abstract en Français: Cette étude explore les liens intertextuels et les différents paradigmes épistolaires représentés par trois chefs d'oeuvres de la littérature européenne du XVIIIe et du début du XIXe siècle. La Nouvelle Héloïse y est étudiée en tant que réécriture de la correspondance entre Abélard et Héloïse au XVIIe et au XVIIIe siècle, ainsi que dans ses relations très complexes avec Clarissa de Richardson. A propos du Werther, l'accent est surtout mis sur l'attitude contradictoire de Goethe vis-à-vis du public auquel il s'adresse, à l'intérieur du roman et selon les déclarations que nous lisons dans Poésie et vérité.  L'étude des Ultime lettere di Jacopo Ortis révèle un retour surprenant à un paradigme épistolographique comparable à celui di Clarissa, en dépit d'un contexte historique et politique très différent.

Abstract in English: In this paper on the epistolary paradigms of three masterpieces of 18th century Europen literature, the stress is placed on the influence of Richardson's Clarissa on both Rousseau's Nouvelle Héloïse and Foscolo's Ultime lettere di Jacopo Ortis

Introduzione christian del vento XVI 4 U. Foscolo, Edizione nazionale delle Opere (d'ora innanzi indicata con la sigla EN, seguita dal numero romano del volume), vol. XI: Saggi di letteratura italiana, a cura di C. Foligno, tomo 2, Firenze, Le Monnier, 1958, p. 539 (l'originale inglese si legge a p. 467). 5 Si vedano le osservazioni con cui apre il suo profilo foscoliano M. A. Terzoli, Ugo Foscolo, Roma-Bari, Laterza, 2000, pp. V-VI. 6 «A pupil of the Revolution» nel testo originale inglese (EN XI, tomo 2, p. 488). introduzione XVII 7 Si vedano le osservazioni di F. Gavazzeni, Avvertenza, in U. Foscolo, Opere: vol. I, Milano-Napoli, Ricciardi, 1974, pp. IX-XV. 8 Per una storia della fortuna critica di Foscolo si rinvia ai profili di W. Binni, Foscolo e la critica, Firenze, La Nuova Italia, 1957 (poi, con il titolo Storia della critica foscoliana, in Id., Ugo Foscolo. Storia e poesia, Torino, Einaudi, 1982, pp. 203-303), di M. Fubini, Introduzione alla critica foscoliana, in Id., Romanticismo italiano, Roma-Bari, Laterza, 1973, e di M. T. Lanza, Foscolo, Palermo, Palumbo, 1977 (II ed. 1981). Ci sia consentito rinviare anche al primo capitolo, Miti e deformazioni di un consolidato giudizio critico, del nostro volume, Chr. Del Vento, «Un allievo della Rivoluzione». Ugo Foscolo dal «noviziato letterario» al «nuovo classicismo» (1795-1806), Bologna, CLUEB, 2003, pp. 1-29. Per una descrizione esaustiva della fortuna foscoliana nell'Ottocento si veda invece il saggio di M. Naselli, La fortuna del Foscolo nell'Ottocento, Genova-Napoli-Firenze-Città di Castello, Perrella, 1923. 9 M. Fubini, Ugo Foscolo. Saggio

L'articolo illlustra la presenza di precisi riferimenti a "Macbeth", "Romeo and Juliet", e soprattutto "Hamlet" nelle "Ultime lettere di Jacopo Ortis" e in altre opere foscoliane

The essay shows the presence of references to "Macbeth", "Romeo and Juliet" and particularly "Hamlet" in Foscolo's "Ultime lettere di Jacopo Ortis" and other works

La cattedra "rovesciata" prima che Foscolo vi sedesse: dal mito alla storia C he l'Orazione dell'Origine e dell'Ufficio della Letteratura abbia acquisito tanto più risalto delle prolusioni che l'avevano preceduta dipende da molti fattori, alcuni contemporanei, altri retrospettivi: la figura già celebre e controversa del poeta, destinata a ingigantirsi; la condizione politica in quieta e reattiva, oscillante fra il messaggio liberatorio della Rivoluzione e la coscienza del dispotismo napoleonico; la platea studentesca ampliata dalle riforme austriache e francesi, che inserivano istruzione e Università in un progetto di mobilità sociale; l'idealizzazione retrospettiva del Foscolo come precursore ri sorgimentale. Soprattutto, il successo dipende dall'efficacia dell'Orazione stessa, che realizza quanto promette: cultura e immaginazio ne dan no voce alla libertà di pensiero e spingono all'azione 1 .

Η μορφή του Οδυσσέα στην ιταλική λογοτεχνία και, ειδικότερα, στην ποίηση. Εξετάζεται η παρουσία του Οδυσσέα στην δαντική Κόλαση, στην ποίηση του Ugo Foscolo και του Umberto Saba, για να καταλήξουμε σε ένα από τα γνωστότερα ποιήματα της ελληνικής ποίησης, την Ιθάκη του Κωνσταντίνου Καβάφη.

Con i suoi saggi danteschi, pubblicati in Inghilterra tra il 1818 e il 1825, Ugo Foscolo contribuisce alla nascita di una nuova interpretazione di Inf. V, che considera Francesca da Rimini come un personaggio positivo. Foscolo arriva a questo risultato rileggendo la vicenda di Francesca alla luce dello schema classico della tragedia: il racconto dantesco è costruito per destare nel lettore pietà e terrore, i due sentimenti che la Poetica di Aristotele indica come l’essenza del tragico. Questa prospettiva permette di comprendere la forza e l’originalità dell’interpretazione foscoliana, distinguendola dalle letture di gusto romantico di Silvio Pellico e di Francesco De Sanctis.


The Tragedy of Francesca. At the Origin of the Foscolian Interpretation of Inf. V. Through his essays on Dante, published in England between 1818 and 1825, Ugo Foscolo contributed to the emergence of a new understanding of Inferno V, which views Francesca da Rimini as a positive character. Foscolo reached these conclusions by revising Francesca's account within the framework of classical tragedy: Dante's tale is geared to arousing pity and terror in the reader, i.e. those two feelings that Aristotle pinpointed as the quintessence of tragic in his Poetics. This perspective enables us to fully understand the strength and originality of Foscolo's interpretation, while bringing to the surface the differences that distinguish it from the interpretations resonating with Romanticism offered by Silvio Pellico and Francesco de Sanctis.

Il saggio dimostra, attraverso una analisi attenta testuale, condotta a numerosi livelli, la necessità di considerare le Poesie del Foscolo del 1803 un vero e proprio canzoniere, sia pure costituito da due gruppi di testi: i dodici sonetti, che formano un canzoniere "forte", le due odi, che formano un canzoniere "debole".
Ripubblicato in P. Frare. L'ordine e il verso. Forma canzoniere e istituzione metrica nei sonetti del Foscolo, Napoli, ESI, 1995.