Messapia

Il presente volume, con cui si conclude la lunga ricerca di Fernando  Sammarco, che nel corso del tempo ha già dato alla luce “I Leoni di Messapia”(1999),  “I Leoni di Messapia II - Il Cerchio di Fuoco”(2004) e “Re Arthas il Grande - Leone di Messapia”, nel 2010, è l’avvincente racconto storico.
L’opera di Sammarco ha richiesto una approfondita e paziente ricerca
sulla storia dei Messapi, sulle loro origini, sulle loro consuetudini di vita, sulla loro religione, sulla loro organizzazione politica e militare, sulla loro economia, sui loro istituti politici e giuridici, sui loro costumi, sui loro usi, sui loro comportamenti, sulla loro società.
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The present volume, which concludes the long research by Fernando Sammarco, which over the course of time has already given birth to "I Leoni di Messapia" (1999), "The Lions of Messapia II - The Circle of Fire" (2004) and "King Arthas the Great - Lion of Messapia", in 2010, is the compelling historical tale.
Sammarco's work required a thorough and patient research on the history of the Messapians, on their origins, on their life habits, on their religion, on their political and military organization, on their economy, on their political and juridical institutions, on their their customs, their uses, their behavior, their society.

Comparazione tra gli elementi del rito, del culto e del mito di Demetra, e alcune tradizioni di magia e medicina popolare pugliese. Alcuni rituali tipici delle “guaritrici” della tradizione contadina salentina hanno molte affinità con quelli caratteristici del culto di Demetra-Cerere.

In 213 BC the struggle between Rome and Carthage in the Second Punic War reached a new intensity. By this point the war spanned the entire western and central Mediterranean. In Spain the rival Roman and Carthaginian forces had fought themselves to a stalemate. Despite remarkable successes, Hannibal made little headway against Rome in Italy in 214, and there too stalemate loomed. The protagonists now searched for new vulnerabilities in their enemy; Philip V of Macedon made alliance with Carthage and attacked the Roman position in Illyris (the First Macedonian War), while Rome encouraged King Syphax of the Masaesyles to move against Carthage in North Africa. Most importantly, in 213 the contest for Sicily reached a crescendo, with Roman forces commencing the siege of the city of Syracuse. Yet, inexplicably, in this crucial year, Hannibal seems uncharacteristically inactive and almost irrelevant. Hannibal’s summer campaign in 213 in the Salento is given only the briefest mention by Livy (25.1.1). Livy only reports that Hannibal “spent the summer in the territory of the Sallentini” and that “some insignificant cities of the Sallentini went over to him”. Clearly, Livy regarded it as being of little significance. Hannibal was the architect of Carthaginian grand strategy, Carthage’s most proven general, general of the war’s most successful, veteran army. Why then did Hannibal apparently accomplish so little in the summer of 213? 

Thanks to the extensive efforts of archaeology and field surveys (especially the Brindisino project of the Free University of Amsterdam) the economic and political changes in the Salento from the pre-Roman to post-Roman eras are perceptible, and able to be examined. Together with careful study of the ancient sources, I propose a more complete picture of the political, economic and demographic landscape of south-eastern Italy in 213. This, in turn, provides us with greater insight into Hannibal’s goals and accomplishments in his summer campaign that year.

La Puglia è sempre stata caratterizzata dalla presenza di imponenti stazioni spontanee di varie specie di papavero, tra cui il Papaver somniferum. Recentemente si assiste ad una minore presenza di questa specie, dovuta con molta probabilità all'uso massiccio di diserbanti che raggiungono l' apice del loro impiego, a causa delle (scellerate) tecniche agricole locali, proprio nel periodo di nascita e fioritura di questa pianta, determinando così una sua progressiva scomparsa. Fino a qualche decennio fa i campi di Papaver somniferum erano molto più comuni, e l'utilizzo della "papagna" a scopo medicamentoso nel mondo contadino era frequente. L' uso medico della "papagna" origina da antiche tradizioni nelle quali il ruolo del papavero da oppio è centrale e avvolge l'area rituale insieme a quella farmacologica: difatti Il simbolismo del papavero da oppio è fortemente legato alla civiltà minoico-cretese che influenzò l'antico territorio pugliese con ripetute colonizzazioni, alla civiltà dauna, e al mito di Demetra e Kore che furono divinità "popolari" sia tra i magno-greci che tra i messapi. In tutte queste tradizioni ritroviamo la "dea" e le sacerdotesse del papavero. Nel mito demetriaco come in quello dauno il papavero è onnipresente, ed è associato a storie e raffigurazioni inerenti sia le guarigioni sia l'area sacro-rituale. La "gestione" del farmaco avviene difatti per mano delle sacerdotesse, il papavero è attributo della dea stessa, suo simbolo e strumento. Pianta sacra, "fiore degli inferi", assume molteplici significati relazionati alla divinità e al suo culto, ed è sia strumento taumaturgico che divinatorio. Demetra eredita attributi della più antica Dea Madre e di altre divinità femminili. E', tra le altre cose, protettrice e guaritrice dei bambini e dei giovani. Conoscitrice di rimedi e scongiuri contro i malefici, guarisce sia attraverso le sue competenze "magiche" che attraverso l'uso del papavero, proprio come le guaritrici salentine che si dedicano alla protezione dell'infanzia e dell'adolescenza, alle pratiche della "sfascinazione", e ad altri rituali di tipo sia taumaturgico che divinatorio appresi e tramandati per via iniziatica.

The paper (unpublished Masterthesis) addresses the role of rare native funerary stones found in the Italian Salento area in the interpretation of a Middle-Ground culture comprised of a mix of indigenous and Greek people in a pre-colonial framework. The paper wishes to contribute to the ongoing research of the Vrije Universiteit Amsterdam focused on uncovering the true nature of early Greek-indigenous encounters in the Salento area, whereby a mix-culture of both parties came into being, displaying a shared heroic identity at the level of the elite.

Non è una novità il fatto che luoghi di culto cristiani siano edificati in aree precedentemente caratterizzate dalla presenza di culti pagani, specialmente in contesti ove l'attaccamento delle genti all'antico culto e ai luoghi che lo celebravano era difficile da sradicare. Sul litorale di Maruggio (Ta), in zona denominata "Capoccia Scorcialupi", più comunemente conosciuta come "La Madonnina", "La Madonnina dell'Altomare", o "Stella Maris", sorge un tempietto dedicato alla Madonna, sulle rovine di un antico luogo di culto dedicato ad Artemis Bendis.

Vaste è un importante sito a continuità di vita nell"entroterra di Otranto; attualmente i resti dell"insediamento di età antica sono compresi in un ampio parco archeologico-ambientale 1 . A partire dal 1981 indagini archeologiche sistematiche vengono condotte in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia ed in accordo con l"Amministrazione Comunale di Poggiardo 2 . Particolarmente rilevante appare la documentazione relativa alla fase compresa tra la seconda metà del IV e la prima metà del III sec. a.C., quando l"abitato, esteso ca. 78 ha, è circondato da un circuito murario lungo oltre 3 km. In questo periodo Vaste gravita intorno all"insediamento "dominante" di Muro Leccese 3 . In merito alla fase di età arcaica (seconda metà del VIprima metà del V sec. a.C.) i dati risultano meno consistenti ( ; il riesame di un contesto portato alla luce agli inizi del "900 offre l"occasione per un"analisi complessiva della documentazione in riferimento alle recenti scoperte a Vaste e nella Messapia.

La Gens Artoria, antica ed importante famiglia gentilizia romana, di origine equestre, originaria della Messapia in Puglia (Italia), potrebbe essere  la fonte principale del nome nobiliare Arthur/Artu' della saga Arturiana, attraverso Lucius Artorius Castus inviato come carriera in Britannia..
Il nome gentilizio della Gens Artoria sarebbe passato dalla Illiria alla Puglia e dalla Puglia alla Britannia.  I Messapi includevano inoltre nel loro territorio  il popolo dei Calibri, forgiatori di metalli, dal cui nome potrebbe derivare la parola Ex-Calibur

In Agliano (Sava -TA) si sono succeduti insediamenti in varie epoche (magno-greca, romana, medioevale e a seguire). L'articolo traccia la storia dell' antica fattoria, del locale culto dedicato a Demetra e Kore, e del territorio circostante, con riferimenti e citazioni intorno ai vari studi storici ed archeologici effettuati sul sito, e considerazioni sulle caratteristiche del luogo.

Il contributo verte sulle modalità di interpretazione dei contesti archeologici in relazione alle diverse tematiche che coinvolgono lo sviluppo delle comunità insediate nel territorio iapigio. Si fa riferimento alle ricerche sulle dinamiche di formazione degli insediamenti nella fascia istmica della penisola salentina, esaminando i casi di studio del Castello di Alceste (San Vito dei Normanni) e Castelluccio (Cisternino). Si esamina lo sviluppo degli abitati, attraverso le testimonianze offerte dai contesti archeologici fra età del Ferro ed età arcaica. Attraverso nuovi approcci allo studio dei materiali anche con analisi archeometriche è possibile ricostruire il ruolo e la rilevanza sociale della sfera cerimoniale.

This paper investigates the alliance between Agathocles and the Iapyges (Diod. XXI 4). Modern historians have different opinions about the political implications of the deal. The focus of this paper is on the triangular relationships between Taras, Syracuse and Rome – and their satellites like Naples or the Daunians – and on the specific and distinct interests that each subject had on the Apulia. My thesis is that the pact was probably signed with the endorsement of Taras and it could have an anti-roman spirit.

La Gens Artoria, cui faceva parte Lucio Artorio Casto, sembra avesse origini nelle regioni in Italia del Sud in Puglia e in Campania. Appare anche che tale Gens Romana provenisse da una antica origine Messapica, gli originari abitatori della Puglia e del Salento. I Messapi a loro volta sembra avessero forti legami con il territorio della Illiria, l'attuale Dalmazia e probabilmente con gruppi etnici nomadi caucasici e asiatici.

Nel giugno del 1944 viene pubblicato dalla Reale Accademia d'Italia, Centro Studi per l'Albania, a cura di Francesco Ribezzo, il volume Nuove ricerche per il Corpus Inscriptionum Messapicarum. Questo doveva rappresentare un primo supplemento al Corpus Inscriptionum Messapicarum già pubblicato dallo stesso Ribezzo, a puntate, sulla "Rivista Indo-Greco-Italica", da lui diretta, dal 1921 al 1937, e si doveva inserire in un più vasto progetto di pubblicazione di un Corpus Inscriptionum Italicarum, in cui raccogliere sistematicamente le iscrizioni dialettali di tutta l'Italia pre-romana.

Secondo le ricostruzioni del Coco, Sava sorge intorno al 1378 sulle rovine dell' antichissimo casale Castelli, ad opera degli esodati abitanti di Pasano, Agliano e S. Maria di Bagnolo (in fuga dai loro casali distrutti da continue scorrerie durante le guerre di secessione tra Angioini ed Aragonesi). 1 Si fa menzione di Sava per la prima volta, nei documenti scritti rintracciati dagli storici, in un assenso prestato dalla Regina Giovanna II nel 1417 al milite Ciccarello Montefuscolo, per comprare alcune terre annesse al Principato di Taranto tra cui il Casalis Savae. 2 La più importante fonte descrittiva dell' agglomerato antecendente l'attuale Sava e denominato Castelli, sulle rovine del quale Sava viene fondata, consiste in un manoscritto del 1889 di Achille D' Elia andato perduto ma del quale il Coco fornisce vari stralci. Il Manoscritto aveva per titolo "Sava e il suo feudo, Storia paesana". Il D'Elia esordisce lamentando il fatto che nessuno si sia occupato compiutamente di descrivere la storia di Sava (eccetto le brevi descrizioni fornite dal Giustiniani 3 , e quelle dell'Arditi e del Valente che il D'Elia raccoglie e riporta). Fornirò in altro scritto più ampie descrizioni dei "Castelli" (da non confondere con l'omonima contrada e zona archeologica manduriana), che comprendevano un agglomerato situato presso l'attuale centro storico del paese, e una necropoli poco distante. Per ora, basti citare alcuni passi fondamentali della descrizione del D' Elia:

La figura storica del grande dinasta messapico, avvalorata dalla sua statura morale, umana e sociale, è adeguatamente citata dalle fonti classiche, tramite le quali si evince il suo imponente ruolo politico e diplomatico, svolto come massimo esponente nobiliare della Messapia ed illustre rappresentante delle genti sallentine, in stretto rapporto con l’Atene imperiale della seconda metà del V sec. a. C., dando, in questo modo, lustro della sua esemplare xenophilia (generosità verso gli stranieri), che gli fecero meritare gli appellativi di megas kaì lampròs (grande e luminoso), così come citato dallo stesso Tucidide e riportato nel lexicon di Esichio, nel quale si fa riferimento ad Arthas in qualità Messapíon Basileús (Basileo o re dei Messapi).

La più importante fonte descrittiva dell' agglomerato antecendente l'attuale Sava e denominato Castelli, sullle rovine del quale quale viene fondata Sava, consiste in un manoscritto del 1889 di Achille D' Elia andato perduto ma del quale il Coco fornisce vari stralci nella sua opera "Cenni storici di Sava". Il Manoscritto aveva per titolo "Sava e il suo feudo, storia paesana". Prima del D'Elìa sarà l'Arditi a parlare, seppur fugacemente, dei "Castelli", e successivamente, oltre al Coco, ne parleranno il Del Prete e il Pichierri che forniranno ulteriori descrizioni. L'originalità della descrizione del D'Elia sta nel fatto che, oltre alla fotografia e alla ricostruzione precise ed esaustive che lo scrittore offre dell'antico centro abitato, egli finisce con l'identificare questo ormai distrutto sito con la mitica "Sallenzia urbs messapiorum". Ipotesi, questa, rigettata dal Coco, ma che ritroverà in Gaetano Pichierri un sostegno sulla base di sue ulteriori considerazioni e ricerche.

Il primo documento che riporta l'esistenza del "Casalis Save" risale al 1417. Secondo le ricostruzioni del Coco detto Casale fu fondato di poco anteriormente, intorno al 1378, a seguito di un esodo degli abitanti dei viciniori casali di Agliano, Pasano, Bagnolo, distrutti o minacciati da scorrerie e invasioni. Ma queste genti vanno ad insediarsi sulle rovine di un antichissimo agglomerato, forse di origine messapica, chiamato "Castelli" e del quale sia l' Arditi che il D'Elia riportano notizie. Il Pichierri riprende l'analisi e la storia di questo antico casale fornendo importanti dettagli aggiuntivi alle già esaustive descrizioni riportate in antecedenza dal D'Elia, dal Del Prete e dallo stesso Coco.

Il Santuario di Pasano (contrada in agro di Sava) si trova in una zona caratterizzata da un succedersi di insediamenti nelle diverse epoche: Primaldo Coco riporta in vari passaggi le origini del Casale di Pasano come insediamento sorto nei principi dell' Impero Romano (e al periodo romano risalirebbe, secondo questo storico, l'attuale toponimo, derivato, come prediale, dal nome di una gens colonizzatrice). Il Coco riferisce inoltre del ritrovamento di numismatica di tipo latino, magno-greco e bizantino, e di sepolcri a coperchi monoliti (COCO, 1915). Annoscia riferisce di sporadiche scoperte (tombe con corredi numismatici e ceramici) che hanno permesso di individuare la presenza di un centro abitato protrattasi nei secoli, dal periodo ellenistico a quello romano, bizantino, ecc. (ANNOSCIA, 1996). Il Pichierri, uno dei più meticolosi ricercatori e storiografi del territorio, cita Pasano (insieme ad altre contrade limitrofe) come luogo di "rinvenimenti di gruppi di tombe con ceramica magnogreca associata a ceramica indigena" (PICHIERRI, 1994).

A partire dalla morte di Gaetano Pichierri, meticoloso e infaticabile studioso della storia del territorio, ogni qualsivoglia genere di ipotesi e ricerca che non fosse in linea con il pensiero e le tesi di un gruppo di ricercatori locali (palesemente ostile alle tesi dello stesso Pichierri) che ha continuato fino ai giorni nostri (pur offrendo non trascurabili contributi) a indagare sulla storia locale, è stato ignorato, sottaciuto, e di conseguenza dimenticato. Il Pichierri ha avuto due principali meriti: il primo, di essere stato ricercatore originale (e apprezzatissimo) della storia del territorio, tanto da meritare plausi, approvazioni , considerazione, stima e grandi attenzioni da parte del mondo storico-archeologico locale (la Società di Storia Patria per la Puglia, per fare un esempio, ha curato l'introduzione, la prefazione e la diffusione di un suo libro postumo; altresì, il Pichierri è stato stretto collaboratore della locale Sovraintendenza e relatore in numerosi convegni di studi sulla Magna Grecia, nonché autore e curatore di una lunga serie di scoperte e pubblicazioni scientifiche originali ). Il secondo merito del Pichierri, è stato quello di prestare attenzione e considerazione ad una serie di studi dimenticati nel tempo, come l'importante contributo del D'Elia alla storia del territorio di Sava, al quale il Pichierri rende, in un suo scritto (qui di seguito ampiamente citato e riportato), omaggio. Gli studi più ignorati e dimenticati del Pichierri, tanto da diventare una sorta di tabù, sono quelli sulle origini più antiche del territorio e della Sava pre-quattrocentesca; tra essi, forse il più congetturale, ma non per questo meno interessante degli altri, quello che ricollega, attraverso una affascinante analisi, il territorio e la sua storia ad antiche origini cretesi e alla mitica Sallentia "urbs messapiorum", ipotesi che il Pichierri riprende da alcuni stralci di una coinvolgente e importantissima opera di Achille D'Elia, pervenutaci solo in modo frammentario.

Su un gruppo di dioboli di piede tarantino: chiarezza nell'attribuzione ad Herakleia 1 SU UN GRUPPO DI DIOBOLI DI PIEDE TARANTINO: CHIAREZZA NELL'ATTRIBUZIONE AD HERAKLEIA MARCO MIGLIOLI E ALBERTO CAMPANA L'obiettivo che questo studio si pone è chiarire e distinguere, sulla base di elementi tecnici, iconografici e stilistici, l'attribuzione delle emissioni caratterizzate dal volto di Atena al dritto e Eracle inginocchiato nell'atto di strozzare il leone Nemeo al rovescio.

L’opulenza ostentata dalla città del Golfo aveva raggiunto ormai un corso inarrestabile. Ben presto anche gli uomini più probi si adagiarono alla mollezza dei costumi, che erano particolarmente disinibiti in occasione delle grandi ricorrenze rituali. Le Dionisiee, feste gioiose in cui si trangugiava molto vino e si ballava alla maniera delle Ménadi, erano molto attese dagli abitanti della colonia lacedemone e duravano tre giorni e tre notti; mentre le Eleuthiee, manifestazioni religiose in onore della dea eleusina Demetra,  ritempravano lo spirito ascetico degli adepti. Molto seguite erano anche le Amiclee o Jakintiee, durante le quali si ringraziava Apollo per avere protetto l’eroe Phàlantos nel fondare la spartana Taras. Offerte d'ogni genere erano consegnate nelle mani dei gelosi custodi che le deponevano ai piedi del simulacro marmoreo del dio, che troneggiava sul poggio Kikalones. Il monumento sacro, che era puntualmente assediato da numerosi adoratori, si trovava sulla destra della grande porta Theménides, quasi adiacente alla riva occidentale del bacino interno del porto naturale della Città del Golfo.

This is a "work in progress", to be updated as we go along and uploaded part by part . We upload here the cover, index and introduction. Chapters have been loaded as they were completed, and the indices updated accordingly. As of now (february 26th, 2025} we have completed the overall revision PLUS slightly redesigned the cover.

Thierry Van Compernolle, La colonisation rhodienne en Apulie : réalité historique ou légende?, p. 34-45. Quelques auteurs anciens rapportent l'existence d'une colonisation rhodienne en Daunie dont témoigneraient la colonie d'Elpia et les cultes rendus à Calchas et à Podalire dans le Gargano. Toutefois, ni l'analyse des traditions littéraires, ni celle des données archéologiques ne permettent de trouver des traces concrètes de cette colonisation qui pourrait dès lors n'être qu'une invention tardive, sans doute d'époque hellénistique.

"ENEA nella terra di Sallentina"  è un saggio di Fernando Sammarco basato sulle ricerche epigrafiche di Mario Lombardo in “I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine”
Enea – Aìneías – Aeneas, 50, 70, 71,78,79,222, 223
Verg., Aen., III 506-553.
Fra le fonti più interessanti è certamente la n.118 di p.70 che riferisce dell’approdo italico del profugo Enea, scampato all’eccidio di Troia. Si pone, però, il problema, assai dibattuto, sulla esatta ubicazione del porto naturale di cui scrive Virgilio.