Divina Comedia

Commedia -Composta da Dante tra il 1308 e il 1321, è scritta in volgare e consta di 14.233 endecasillabi in terza rima (schema ABA, BCB, CDC, ecc.) organizzati in 100 canti: uno di prologo a tutta l'opera, e 33 per ognuna delle tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso). Il titolo fu apposto dall'autore in rapporto al contenuto dell'opera e al suo stile: perché la materia, orribile nell'Inferno, diviene desiderabile e grata nelle altre due cantiche, e perché, composta nel volgare comprensibile anche agl'indotti. Giudicata, con la cultura del tempo, opera allegorica, e ispirato direttamente alla divina poesia della Bibbia e alla cristiana saggezza dei libri sacri, la Commedia è un poema che vuol essere anzitutto una descrizione poetica, per via d'immagini e di personaggi esemplari, dell'uomo come soggetto concreto di attività morale; dell'umana natura còlta e presentata dinamicamente, quale universale di rappresentazione, in rapporto, appunto, ai fini primari in essa connaturati: che l'uomo può negare e respingere (ma ne conseguirà, da parte della divina giustizia, l'eterna pena della dannazione) oppure liberamente accettare e perseguire: e nel loro raggiungimento sarà il concreto premio di un Dio remuneratore. Queste le premesse spirituali e intellettuali, la piattaforma concettuale su cui Dante ha costruito il proprio poema: che esamineremo rapidamente nei momenti fondamentali della sua realizzazione fantastica. Soggetto letterale dell'opera è il viaggio che Dante compie nell'oltretomba, rinnovando per grazia divina l'esperienza compiuta da Enea nella sua discesa all'Averno e insieme vivendo attualmente una esperienza analoga a quella dell'apostolo Paolo, rapito al terzo cielo per riportarne conforto e conferma alla fede cristiana (Inf. II 13-30). Giunto a 35 anni, la sera del venerdì santo 1300, il poeta si ritrova smarrito in una selva oscura. Dopo una notte d'angoscia, al mattino si incammina verso un colle illuminato dal sole; ma tre fiere (un leone, una lonza, una lupa) gli sbarrano il passo, e lo risospingono nel buio della selva. In suo soccorso giunge Virgilio, inviato da "tre donne benedette" (la Vergine Maria, Santa Lucia, Beatrice); e Virgilio conduce Dante alla personale salvezza, guidandolo "per luogo eterno", attraverso il regno infernale e il Purgatorio. Sulla cima del quale, ove Dante colloca il Paradiso terrestre, al poeta latino succederà Beatrice, che condurrà poi Dante (elevandolo di cielo in cielo con la forza luminosa e amorosa del suo sguardo d'anima beata che contempla Iddio) fino all'Empireo, ove il poeta godrà per un breve istante della suprema visione della divinità. L'Inferno, oscura e profonda voragine, è suddiviso in nove cerchi che si sprofondano fino al centro della terra, restringendosi man mano. Vi sono racchiusi 112 personaggi mitici e storici di ogni tempo, dall'antichità classica, e biblica al 1300: filosofi e poeti, uomini politici ed ecclesiastici, regine e donne famose, cittadini fiorentini delle due fazioni, papi, cardinali, imperatori (parlano a Dante in 40); puniti con un criterio fondamentalmente ispirato alla classificazione dei vizi proposta nell'Etica aristotelica, secondo tre disposizioni permanenti al male (incontinenza, malizia, bestialità: cfr. Inf. XI 22-90) e collocati nei vari gironi secondo la gravità della colpa e della pena, maggiore quanto più si scende in basso. Sul fondo dell'Inferno (e quindi più distante da Dio) l'immane bestialità di Lucifero che dette origine, cadendo dal cielo, al baratro infernale. Immaginato con tre facce e sei ali (deforme trinità del male che si oppone a quella divina) egli maciulla con le sue tre bocche Giuda traditore del Cristo, e quindi della Chiesa come società perfetta, e Bruto e Cassio, traditori di Cesare, cioè dell'Impero. Il Purgatorio, montagna circondata dal mare dell'emisfero australe, cui i poeti arrivano dal centro della terra attraverso un passaggio sotterraneo, si erge verso il cielo, fino oltre la sfera del fuoco. In esso Dante incontra 46 personaggi, parlando con 25. Diviso in un Antipurgatorio e sette balze o cornici (in ognuna delle quali in ordine decrescente di gravità le anime espiano uno dei sette peccati capitali, dalla superbia alla lussuria), il monte è coronato dalla "divina foresta spessa e viva" del Paradiso terrestre (che si oppone alla iniziale "selva selvaggia"). Lì Dante, dopo i lunghi anni del distacco incontra la sua Beatrice, discesa per lui dal cielo, ammantata delle tre virtù teologali; e lì si compie il rito catartico della personale confessione e purificazione de poeta, che diviene così "puro e disposto a salire a le stelle". È questo incontro, probabilmente, il nucleo primigenio -sul piano dell'invenzione -di tutta l'opera: il punto di sutura fra la storia personale del poeta e una vicenda ormai assunta a tipologia universale. E

Dante Alighieri foi um político e poeta florentino que atuou no conflito entre Monarquia e Papado durante a passagem do séc. XIII para o séc. XIV. Após ser exilado por motivos políticos, ele se dedica à produção de obras que visavam problematizar questões da sociedade e denunciar sujeitos que causavam algum infortúnio à Florença. A fim de solucionar esses conflitos, Dante propõe o estabelecimento de uma Monarquia Universal, a qual seria capaz resolver todos os problemas identificados em Florença.

Una revisión al frío Infierno de los cantos XXXII al XXXIV en la Commedia de Dante Alighieri Resumen: Una obra poliédrica como la Commedia -luego llamada Divina Comedia -de Dante Alighieri despierta múltiples decodificaciones. Su Infierno, ajeno a la descripción típica en el catolicismo, nos interesó luego de la peculiar descripción que realiza, sobre todo, en los cantos XXXII al XXXIV. Así, pretendemos armar un cuerpo teórico que tenga presente los siguientes cuestionamientos: ¿Cuáles son las condiciones prácticas y simbólicas que tiene la cualidad del frío para que Dante las hubiese utilizado en aquellos cantos? y ¿podríamos entender la utilización del frío, por medio de las interpretaciones que surjan, como parte de algún mensaje relativo a un propósito alquimista?

Dante inicia la composición de La Divina Comedia, en 1307, año en que fue desterrado de Florencia por problemas políticos. Dicha composición se prolongó hasta 1319; prácticamente, doce años se dedicó Dante a escribir esta obra, de allí que Jorge Luis Borges haya considerado a esta epopeya religiosa como la obra más perfecta de la humanidad.

Dante's Inferno presents an essentially non-tragic view of reality based on the Christian concept of Man in his historical and eschatological aspect. Nonetheless, some of Dante's episodes, like the one of Farinata degli Uberti, appear to contain a certain element of tragedy because of the virtues marking the characters involved, which endow them with a certain nobility, giving rise to an air of tragedy. To examine the nature of this "tragic" quality, I shall invoke Erich Auerbach's concept of figural realism as applied to Dante's masterpiece. A character's life on earth is a prefiguration of his life after death, the fulfilment of his earthly existence concluding his earthly deeds. The soul's fate post mortem bespeaks the quintessence of its life, the tangible sign of which is its contrappasso. The chief conflict takes place between the character and his fulfilment, but it also generates further conflicts: between the soul's past on earth and its current condition in Hell; between the qualities that marked it in the past that could objectively be considered virtuous, and its current status amongst the damned, and others. Only in the eyes of sinners are these conflicts seen as tragic, but not from the point of view of Dante the Author, who discredits these conflicts with a variety of rhetorical and stylistic devices. I endeavour to explain the seemingly tragic quality in Farinata degli Uberti, one of the "magnanimous" spirits confined in Hell. At first glance he may seem reminiscent of the heroes of Greek tragedy, but on closer scrutiny his "magnanimity" takes on a sinister quality, and this is how Dante wants his readers to see the connection between Farinata's perverse political commitment verging on fanaticism, and his sin of heresy, to which Farinata seems to turn a blind eye.

A Divina Comédia é um poema que foi produzido por Dante Alighieri, poeta e político de Florença, que viveu na passagem do século XIII para o século XIV. A obra narra a peregrinação de Dante-personagem pelo mundo dos mortos, o qual é composto por: Inferno, Purgatório e Paraíso. Dante elabora uma descrição extremamente rica em detalhes sobre a região infernal, apontando características do ambiente, criaturas e personagens distribuídos pelo local. Sabendo disso, nota-se que o poema dantesco, considerado um clássico da literatura, é constantemente utilizado por pesquisadores que buscam compreender alguns elementos pertencentes ao contexto medieval, principalmente no que diz respeito às representações do Inferno e os seres que ali habitam. Entretanto, a análise dos elementos que compõem o Inferno de Dante nos permite problematizar e pensar as representações do Inferno sob diferentes perspectivas. Portanto, abordaremos algumas possibilidades que A Divina Comédia nos fornece para o estudo das representações do Inferno no medievo.

"En los versos del canto II de “El Infierno” de La Divina Comedia se conjugan las imágenes que dan cuenta simbólica de la conexión de la mujer con lo sagrado y cómo a través de ella, también se conectará Dante consigo mismo y con la senda que lo devolverá a la vida, a la luz y lo llevará al “Paraíso”, al encuentro consigo mismo y con Dios."

Gli antichi commenti alla Commedia sono i primi mediatori tra l’opera dantesca e il pubblico del Trecento e del primo Quattrocento. Sono essi stessi il primo “pubblico”, i primi lettori, secondo quanto scrive S. Bellomo, e quella che trasmettono nei loro commenti è una visione ideologica –
consapevole o no- della realtà che analizzano attraverso il poema. Troviamo degli esempi a cominciare dai proemi di alcuni dei primi commentatori, attraverso i verbi utilizzati per spiegare l'allegoria nella Commedia: dimostrare, correspondēre, interpretare o addirittura essere, ognuno dei quali fa riferimento a un proprio paradigma mentale e apre a un differente orizzonte del reale. Come intellettuali, i commentatori rivelano l’eterodossia o l’ortodossia del poema dantesco attraverso quello che potremmo definire l’inconscio letterario della borghesia medievale che sta cercando di affermare la propria individualità a livello sociale, in una specie di processo di individuazione collettivo che trova nella Commedia e nella lingua volgare, per richiamare la tesi di R. Imbach, l’opera comune di riferimento.

Este trabajo tiene la intención de hacer una relación entre poesía y política para poder develar lo que yace oculto en la lectura de la Commedia de Dante, y es la defensa de la Monarquía por medio de la atemorización del pueblo, la utilización de la historia próxima como amedrentamiento, haciendo de la teoría política dantesca, un anticipo al Realismo Político de Maquiavelo. Todo esto confabulado en hermosos versos llenos de simbologías que hacen encubrir y descubrir el argumento en cada momento.

Un caso emblematico del dialogo tra parola e immagine è offerto dallo zoccolo della cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto, in cui Signorelli ha raffigurato i primi undici canti del Purgatorio in altrettanti monocromi, attorno ai ritratti di Dante e (probabilmente) Stazio, presentati alla stregua di antichi sapientes. La Divina Commedia viene piegata al progetto complessivo della cappella e il Purgatorio diventa portavoce di un messaggio salvifico e ottimistico, di contro alle grandiose scene delle fasce superiori. Ma d’altro lato la presenza di Dante, letto attraverso il filtro dell’umanesimo fiorentino, conferisce un impianto moderno e umanistico alla decorazione del ciclo pittorico, iniziato cinquant’anni prima da Beato Angelico, nella direzione di un maggiore realismo e plasticità delle figure.

PAROLE CHIAVE
Signorelli, Orvieto, Purgatorio, monocromo, zoccolo della cappella.

ABSTRACT
This essay focuses on the intersection between text and image at San Brizio’s frescoes in Orvieto and the analysis of Dante’s influence. In the socle Luca Signorelli painted XI scenes from Dante’s Purgatory in gilded fields of grotteschi decoration, surrounding the portraits of Dante and (perhaps) Statius, depicted as sapientes. According to the iconographic program of the chapel, Dante’s Purgatory suggests the possibility of redemption and salvation. Moreover Divine Comedy gives a modern and humanistic feature to decoration, that Beato Angelico started painting twenty years before.


KEYWORDS
Signorelli, Orvieto, Purgatory, grisaille, socle of chapel.

NOTE Giuseppe Marrani 105 RECENSIONI Giuseppe Ledda 117 Luigi Scorrano 123 L' uovo o la gallina? Purgo XXIII e la tenzone di Dante e Forese Donati Ritorno all'Eden. Sulla scienza della felicità nella Commedia "Parole e sangue". Parola, fede e retorica in Inferno XIll Lingua, retorica e poetica nel canto XXVI del Paradiso Il cosiddetto "amico di Dante" e la nuova edizione commentata delle sue Rime Rec. a Daniela Boccassini: ·Il volo della mente. Falconeria e Sofia nel mondo mediterraneo: Islam, Federico fI, Dante Rec. a Fernando Salsano, Lecturae Dantis 127 Norme redazionali per i collaboratori della rivista I È dunque impossibi le tenere nel debito conto cog nizioni !!.d opinioni di quasi 700 anni di c ritica letteraria. Nel senso della concezione ermeneutica c hé un' interpretazione interpreta immancabilmente anche l'inte;

Ma davvero si può parlare delle "petrose" come di un organico ciclo poetico? Gli elementi comuni alle quattro liriche sono noti ed evidenti: solo uno però, la donna-pietra, ricorre in tutti i testi, giacché il tecnicismo e lo sperimentalismo formale, su cui tanto la critica ha insistito e insiste, connotano propriamente solo due liriche (la sestina e la canzone-sestina, cui si può aggiungere, ma esclusivamente sotto l'aspetto lessicale e fonico, Cosí nel mio parlar vogli'esser aspro), cosí come tre soltanto denunciano un'ambientazione invernale (oltre a sestina e canzone-sestina, l'altra canzone Io son venuto al punto della rota). Ma soprattutto: bastano veramente, non dirò ai moderni strutturalisti e post-strutturalisti, ma potevano bastare a Dante e ai suoi contemporanei lo sperimentalismo e il trobar clus per costruire un "ciclo" di poesie? O a fuorviarci è la nostra "mania" di vedere canzonieri dappertutto, laddove sia dato scorgere qualche affinità metrica o qualche se pur minima e generica "connessione intertestuale"? E veramente possiamo proiettare nel Medioevo l'intellettualismo esasperato di certa arte novecentesca, efacendo delle petrose un mero esercizio di virtuosismo tecnico e insieme una sorta di meditazione su di esso -credere cosí che un filo diretto colleghi il formalismo medievale con quello moderno? 1 * Le opere di Dante si citano dalle seguenti edizioni: La Commedia secondo l'antica vulgata, a cura di G. Petrocchi, 4 voll., Firenze, Le Lettere, 1994Lettere, (1966Lettere, -1967 1 ); Rime, ed. commentata a cura di D. De Robertis, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2005 (di cui si adotta anche la numerazione); Vita nova, a cura di G. Gorni, Torino, Einaudi, 1996. Per i Rerum vulgarium fragmenta mi servo dall'ed. a cura di R. Bettarini, ivi, id., 2005, 2 voll.; per le rime di Guido Guinizzelli e di Guido Cavalcanti, rispettivamente, delle edd. a cura di L. Rossi (ivi, id., 2002) e di D. De Robertis (ivi, id., 1986 [rist. con una postfazione di G. Marrani e N. Tonelli, Milano, Ledizioni, 2012]). 1. Convinzione, questa, che P. Cherchi, Filologie del Duemila (2001), in Id., Le nozze di

Sporadiche fino ai primi anni dell’Ottocento, le frequentazioni della Commedia dantesca da parte dei musicisti si fanno via via più assidue a partire dal XIX secolo fino alla contemporaneità. Ad accendere l’interesse dei compositori è in particolare l’episodio di Paolo e Francesca, dal Canto V dell’ Inferno: intorno alle figure degli amanti di Rimini fiorisce una produzione folta e multiforme che attraversa generi e stili, il censimento della quale costituisce l'oggetto del presente studio.

Estudio introductorio para la 'Divina comedia' de Dante Alighieri, edición en prosa de Velázquez & Velázquez, Quito, 2012. El ensayo presenta la obra al lector a través del contexto histórico de la Europa de Dante, su vida personal, política y literaria en Florencia; además propone un estudio de la 'Divina comedia' en su contexto, sus temas y su forma. Para una versión en mejor calidad de este estudio introductorio, por favor remitirse a la edición mencionada.

Esta dissertação de mestrado é resultado da apreciação crítica de seis gravuras de Salvador Dalí para os livros Inferno e Paraíso, da Divina Comédia de Dante Alighieri. Para o Inferno selecionamos: Canto XIV -Os Blasfemos; Canto XXIII -Os Hipócritas; e Canto XXIX -Os Causadores de Discórdias. Para o Paraíso optamos por: Canto XI -A Poeira das Almas; Canto XII -São Boaventura Fala a Dante; e Canto XX -A Constelação dos Espíritos Abençoados. As gravuras foram selecionadas de modo a proporcionar o melhor cenário possível para a comparação, uma vez que a proposta de Salvador Dalí para a narrativa de Dante mostra-se específica para cada livro da Comédia. Com o propósito de tornar a comparação efetiva, optamos por uma análise formal alicerçada em manifestos, diários e produções em outros suportes que não somente o da gravura. Esperamos contribuir com um debate ainda em formação sobre significados, bem como contribuir para a produção de conhecimento acadêmico sobre a circulação dessa obra em território nacional. Palavras-chave: Salvador Dalí, Divina Comédia, Dante Alighieri, Surrealismo, Manifesto Místico Nuclear. Abstract This dissertation represents the results of a critical appraisal for six prints by Salvador Dalí of Hell and Paradise books from Dante Alighieri's Divine Comedy. For Hell we have selected: Canto XIV -The Blasphemers; Canto XXIII -The Hypocrites; and Canto XXIX -The Causing of Disagreements. For Paradise we have chosen: Canto XI -The Dust of Souls; Canto XII -St. Bonaventure Speaks to Dante; and Canto XX -The Constellation of Blessed

Esboço de tradução ao português brasileiro, com comentários e notas, do canto XXVI do "Inferno" da "Divina Comédia", de Dante Alighieri. Será um dos anexos de minha tese de doutorado, com título provisório de "O Ulisses dos muitos retornos: uma história do clássico".

Con dependencia de la situación sanitaria, las primeras cuatro sesiones del seminario (marzo a junio) se celebrarán de forma remota online, mientras que las demás (septiembre a diciembre) serán presenciales y tendrán lugar en la Biblioteca de Humanidades de la UC3M. Cada sesión empieza a las h 18:00.

Fonti e Bibl.: E. Orioli, Alcune notizie di stampatori del secolo XV, in Il Bibliofilo, X (1889), pp. 41-43; Id., Contributo alla storia della stampa in Bologna, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XVII (1898-1899 L. Sighinolfi, Francesco Puteolano e l'origine della stampa in

Le celebrazioni per il VII Centenario della morte di Dante Alighieri costringono a misurarsi non solo sull'attualità del Sommo Poeta, di fatto indiscussa e − penso − facilmente argomentabile, ma soprattutto a interrogarsi su come si possa (e si debba) insegnare la Commedia alle giovani generazioni 'oggi', in un contesto che sta vivendo un'improvvisa mutazione di paradigmi e riferimenti, ulteriormente accelerata dall'emergenza sanitaria in atto. Che Dante abbia una sua posizione privilegiata nel curricolo delle Secondarie di secondo grado già dall'Ottocento, in quanto 'padre' della lingua e dell'identità nazionale, è fuori discussione. Che Dante sia «pop» è altrettanto evidente 1 e probabilmente le giovani generazioni nutrono una naturale curiosità e notevoli aspettative almeno verso la prima cantica, radicata nell'immaginario collettivo. Rimane allora il nodo problematico di avvicinare i due aspetti, scientifico e divulgativo, in un contesto, quello scolastico, che è ancorato a prassi consolidate, ma che senz'altro rappresenta il terreno più sfidante per l'approccio alla Commedia. L'insegnante è infatti chiamato a mediare una lettura 'imposta' dall'alto, per questo a priori 'indigesta' e senz'altro difficile, con lettori non forti e schiacciati sulla dimensione del presente, in un difficile equilibrio tra attualizzazione e rispetto del testo.

Il contributo è dedicato allo studio delle fonti adottate da Alberico da Rosciate nella stesura del commento al Purgatorio. Caso particolare di studio, i primi due fogli della seconda redazione contengono fittissimi rinvii alla tradizione giuridica, teologica e filosofica medievale. Si tratta di un’introduzione alla seconda cantica in cui sono citati i fondamentali estremi teorici della purgatio (ripresi, in fase di revisione, nel Dictionarium iuris) al fine di legittimare l’introduzione del purgatorio come locus materialis, ampliando poi l’argomentazione con rinvii al miracolo di Guglielmo Corvo (De spiritu Guidonis) e alla Lombardica historia.

The paper is consecrated to the study of the sources of Alberico da Rosciate’s commentary on Purgatorio. A particular case study is constituted by the first two folios of the second draft, containing very dense cross-references to medieval juridical, theological, and philosophical tradition. It is an introduction to the cantica of Purgatorio expounding the theoretical basis of purgatio (which is also recalled in the Dictionarium iuris during the editing phase), with the aim of justifying the inclusion of purgatory as locus materialis. The argumentation is then enriched with cross-references to Guglielmo Corvo’s miracle (De spiritu Guidonis) and to the Lombardica historia.

Desde la época de las civilizaciones antiguas, la cosmología tuvo un lugar privilegiado dentro de las diversas manifestaciones artísticas y literarias. Aquí analizamos La Divina Comedia de Dante Alighieri, una de las obras maestras de la literatura y del pensamiento del mundo occidental, y su organización sobre la imagen del cosmos del siglo XIII.

La Divina Comedia de Dante Alighieri ha llegado a nuestros días como una de las obras más importantes de la literatura universal. La llamada Commedia abrió las puertas hacia la modernidad de la ciudad de Florencia, cuya importancia perduró en el tiempo hasta la actualidad. En este sentido, el arte ha sido testigo directo del cómo y porqué una obra del siglo XIV, como es la del poeta florentino, ha logrado pervivir con la misma importancia que tuvo en origen en la memoria colectiva. Desde las primeras representaciones artísticas en manuscritos iluminados, momento en el que se configuró el imaginario dantesco tal y como lo conocemos, hasta lograr hacerse eco en los nuevos medios artísticos. Dante y su obra son, aún hoy en día, un hito cultural totalmente asentado en nuestra sociedad.