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MAR Positano Villa romana
ARNALDO MARCONE (a c. di), L’imperatore Giuliano. Realta` storica e rappresentazione (Studi sul Mondo Antico STUSMA 3), Milano, Le Monnier 2015, pp. VII-349, 2019
Roma nel Rinascimento, bibliografia e note, pp. 281-282, 2023
FRANCESCA TOTTONE, L’ordine architettonico a erme: prototipi antichi e interpretazioni rinascimentali in architettura e nelle arti visive, in Qua- derni dell’Istituto di Storia dell’Archi- tettura, n.s., 75-76 (2022), pp. 43-62, 16 ill.
Le rime di Sannazaro risciacquate in Tevere: sull'edizione Blado dei Sonetti e canzoni (1530) 1. Sannazaro morì il 6 agosto 1530 1. Nel novembre successivo il tipografo tedesco Johannes Sultzbach, originario di Hagenau, che aveva principiato la sua attività l'anno precedente, segnando la ripresa della tipografia a Napoli dopo l'interruzione del biennio 1527-1528 causata dall'invasione dell'armata francese guidata da Lautrec e da una delle periodiche epidemie di peste 2 , licenziò l'editio princeps dei Sonetti et canzoni (= SeC), munita di un privilegio del cardinale Pompeo Colonna, all'epoca esercitante funzioni di viceré, in cui si prescriveva «che per .X. Anni in questo Regno tal opera non si possa stampare, ne stampata portarsi da altre parti sotto la pena che in esso si contiene.» (fig. 1). Naturalmente, come era occorso già per l'Arcadia edita per le cure di Pietro Summonte nel 1504 e munita di privilegio non meno solenne a firma del Gran Capitano don Gonzalo Fernández de Córdoba, ma presto riprodotta a Venezia per quanto spacciata come edizione napoletana 3 , prima che l'anno 1530 finisse, il 20 dicembre come si legge nel colophon, l'edizione fu replicata in Roma da un tipografo al momento non identificato (fig. 2). Ciò che di questa edizione (= R) colpisce è la scelta del tipografo di mutarne il titolo dal sapore decisamente quattrocentesco di Sonetti et canzoni (fig. 3) nel più moderno e bembiano Rime (fig. 4) e l'introduzione della forma dittongata gentilhuomo in luogo del gentilhomo della princeps. Difficile dire se l'edizione prodotta da Antonio Blado, secondo avverte il colophon «Nell'anno del Signore M.D.XXX» (fig. 5), che ripristina il titolo originale ed esibisce in frontespizio privilegi del papa e del Senato veneto (fig. 6), preceda o segua l'edizione priva dell'indicazione del tipografo, che per parte sua sembra, insieme alla princeps, fuori dai radar delle ricerca erudita settecentesca, tanto che Giovanni Antonio Volpi, nella prefazione all'edizione Comino del 1723, dichiara che il testo è «con somma cura copiato dall'Impressione che ne fece in Roma Antonio Blado l'anno 1530 in 4, la quale fu per avventura o la prima di tutte, o almen la seconda». Quindi bisognerà attendere l'edizione laterziana curata da Al
Antropologia italiana e fascismo Ripensare la storia degli studi demoetnoantropologici a cura di Fabiana Dimpflmeier
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Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 1998
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