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Dipende solo da noi l'abolizione dell'abbaglio del segno» 1
A review to "Cosa può un taglio?", a book of collected writings edited by Gianluca Solla
Rivista Italiana di Scienza Politica, no 3, December 2012, 369-384
A tutt’oggi lo studio del carisma politico è affetto da tre gravi malattie: l’ambiguità generale che circonda il concetto, l’indeterminatezza dei relativi referenti empirici e il distacco dalla teoria democratica. La portata del primo problema si evince dall’uso indiscriminato del termine sia nel linguaggio quotidiano che nelle ricerche accademiche1. Da quando la parola «carisma» è entrata nel linguaggio comune attraverso il lessico giornalistico, è stata caricata di innumerevoli connotazioni superflue e fuorvianti. Al di là di alcuni recenti tentativi di pulizia concettuale (Eatwell 2006), il carisma continua ad essere comunemente identificato come una «personalità dinamica spesso definita magnetica e ispirante» (Gibson et al. 1998, 11). Poiché il termine viene applicato «praticamente a qualsiasi situazione che ha a che fare con la popolarità di un politico o di una personalità pubblica» (Bensman e Givant 1975, 570), è stato derubricato ad «un significante etereo e privo di consistenza» (Smith 2000, 102). Da ultimo, in quanto il carisma politico è stato studiato per lo più con riferimento a leader non democratici, la nostra conoscenza delle sue manifestazioni e conseguenze nelle democrazie contemporanee è pressoché nulla.
FILOSOFIA E TEOLOGIA, 2019
Quale rapporto sussiste tra il perturbante (das Unheimliche) e il politico (das Politische)? È possibile ritenere il primo il fondamento del secondo, anzi ciò che determina la formazione di istituzioni politiche? Tale questione viene affrontata nel presente contributo a partire da una disamina antropologica, seguendo soprattutto le indicazioni di H. Plessner sul rapporto tra potere e natura umana. Proprio nell’esame di questa congiunzione il perturbante, inteso con Freud come ciò che è rimosso ma costantemente torna, si dimostra un elemento decisivo per l’instaurarsi del rapporto agonistico tra amico e nemico. Inoltre la presa di distanze da Heidegger da parte di Plessner nell’utilizzo di questo concetto indica due percorsi ermeneutici opposti e chiarificatori riguardo la possibile politica rispetto a essi: per Plessner il perturbante dà il via all’articolarsi continuo di ricerche di equilibrio, ma in quanto tale è l’origine mai raggiungibile e sempre imperscrutabile, per Heidegger, invece, unheimlich è la dimensione più propria dell’essere che siamo, anche se continuamente occultata da sicurezze e paure mondane.
This text offers some considerations about the most recent political elections which took place in Italy in September 2022. This article tries and shows to give an answer to why so many people decided to abstain from the polls. The answer I am giving is that in the political arena in today's Italy we lack a true and credible opposition party.
Following Cesare Luporini's analysis, the essay discusses the relationship between the political subject and the subject of desire. This relationship, which is foundamental in the theory of sexual difference and in the more recent developments of lacanian psychoanalysis, is forcluded by Modern political theory, thus reproducing the original forclusion of the Modern Political. The author discusses the consequences of this forclusion in the analysis of the political anthropology of contemporary democracies. «Persona e personalità», tenuto nell'anno accademico 1978-79 1 . I due testi si legano in un punto preciso, la ritrovata passione per la questione del soggetto cui Luporini ritorna, nell'ultima stagione della sua vita, quasi rifacendo a ritroso il percorso che nella prima l'aveva portato dall'esistenzialismo al marxismo, e recuperando la convinzione maturata in gioventù che «anche per capire la società, bisognava riconfermare l'individuo come centro d'iniziativa irriducibile» 2 . Così nella Lectio. Nel corso, questa «riconferma» aveva trovato verifica in un percorso volutamente «indisciplinato» e anti-accademico, una «fenomenologia della soggettività» che spaziava da San Paolo a Freud passando per Sant'Agostino, Tolstoj, Dostoevskij e Nietzsche, alla ricerca degli scorrimenti e degli spostamenti che legano e slegano le nozioni di soggetto, individuo, persona e personalità, nonché dei confini che separano 1 Entrambi in Cesare Luporini 1909, a c. di M. Moneti, in «Il Ponte», 2009 1. La lectio di Luporini (Qualcosa di me stesso, pp. 233-249) è del 25 maggio 1979; il testo, recuperato dalla registrazione privata di uno studente, è stato in seguito ripubblicato con lo stesso titolo anche in «Iride», 2010, n. 59. Il contenuto del corso è ricostruito fedelmente da M. Moneti (L'insegnamento di Luporini: appunti dall'ultimo corso, sulla base dei suoi appunti dell'epoca. 2 C. Luporini, Qualcosa di me stesso, cit., p. 237. 3 L'insegnamento di Luporini, cit., p. 54. 4 Ibidem. 5 J. Butler -E. Laclau -S. Zizek, Dialoghi sulla sinistra. Contingenza, egemonia, universalità, a c. e con Pref. di L. Bazzicalupo, Roma-Bari, Laterza, 2010, p. 74. 6 Faccio qui uso della categoria di «immunizzazione» in un senso diverso ma non discordante da quello di R. Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita, Torino, Einaudi, 2002.
Il genio non commette errori, apre portali di conoscenza" (Ulisse, James Joyce) La virtù del (dis)piacere E che storia sarebbe quella di Don Chisciotte de la Mancha? Lasciamo per un momento da parte, se cosi si può fare, ciò che è storico e ciò che è storicizzabile; le interpolazioni di un moro, la rilettura delle opere di un cavaliere cristiano da parte di un letterato arabo, tale Cide Hamete Benengeli, e le ironiche faticosissime ricerche, quasi una recherche proustianamente intesa, del nostro Cervantes. Lasciamo quindi in sospeso se un'azione a cui non subentri un riconoscimento al merito o al demerito possa avere valore e valenza di storia. Tutto questo, beninteso, è alla base della nascita del romance moderno, un genere che ha alle spalle il senso storico dell'azione come colonna d'Ercole insuperabile. Ma, come già avvertivamo nel capitolo precedente, l'elusione di ogni semplicistica attinenza fra cose e linguaggio, fra il fatto e il tradito, fra il codice ed il senso è avvertibile nell'operaopera di disillusione tutta spagnola come già sostenevano i primi esegeti a partire dal Menendez-Pelayonei nomi caricaturali che svelano la doppiezza del testo come ad esempio la contessa Triffaldi o la regina Micomicona, operazione alla quale non sfugge la virtù: sì, perché la storia di Don Chisciotte è una storia di virtù. Una storia di virtù cavalleresca, aderente a quell'antico ordine che non solo attraverso un'ascetica vita contemplativa impetrava grazie al Signore, ma anche attraverso eroiche gesta, nella consapevolezza del suo essere mondano e peccatore. Come l'agire intramondano sia al tempo stesso opera di fede ed opera che trascenda il volere di Dio, di fatto sentito come imperscrutabile, e quindi come esso operi per via della fede senza da essa potere avere riscontri certi, è smacco macchia e scomunica per l'uomo e al tempo stesso onore gloria e fama eterna. È caduta ed Eden al tempo stesso. Vediamo come si esprime il nostro eroe a proposito di tale aporia, a proposito quindi di quel che è riservato all'agire mondano nonostante la fede e la buona volontà: "per buon augurio, io ho preso, fratelli, l'aver visto quel che ho visto, poiché questi santi e cavalieri esercitano quel che esercito io, cioè la professione delle armi; senonchè la differenza che c'è tra me e loro si è che loro furon santi e combatteron da gente di Dio, mentre io son peccatore e combatto secondo il mondo. Essi conquistarono il cielo a forza di braccia, giacchè il cielo vuol essere forzato, ed io finora non so che conquisto a forza di travagli; tuttavia se la mia Dulcinea del Toboso fosse alleviata da quelli che soffre lei, forse col migliorarsi la mia sorte e col fare io miglior senno potrei dirigere i miei passi per via migliore di quella che ho presa" 1 . In un'ottica che ha come fine il ritrarsi delle pretese dell'uomo sul mondo e che legge la vanagloria come peccato contro Dio da scontare attraverso busse botte e beffe per arrivare in ultimo ad un perfezionamento spirituale, che culmina con la 1 M. de Cervantes, El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha (1605), trad. it. Don Chisciotte della Mancia, Rizzoli, Milano 1981, p.1056.
Il Corsaro, 2014
Riflessioni sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
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IL FOTOGRAFO, 2013
Storia delle istituzioni politiche, 2018
(a cura di) (2009). Biopolitica di un rifiuto. Le rivolte antidiscarica a Napoli e in Campania. Verona:Ombre Corte., 2009
L. Chieffi (a cura di), L'emergenza pandemica da Covid-19 nel dibattito bioetico, 2021