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Allo scoppio della prima guerra mondiale, nell'agosto del 1914, i governi e gli stati maggiori delle potenze belligeranti insieme alle opinioni pubbliche erano convinti che la guerra sarebbe finita per il Natale di quello stesso anno (secondo le logiche delle guerre napoleoniche).
Figura 1: ponti sul "rio San Romedio", anticamente detto "rio Mular" scavalcato dal "ponte della Mula" (in basso) denominazione alternativa di quella cinquecentesca di "ponte San Zeno". Il ponte in alto è quello "dei Regai", attestato già nel 1503 e ricostruito tra il 1852-1854. https://www.ilovevaldinon.it/3-ponti-sommersi-che-dovresti-conoscere pericolo però necessario à quella altezza d'animo, spronò egli il Cavallo con ambi gli sproni, assieme con la conosciuta voce provocandolo, per precipitarsi nella voragine; elegendo più tosto se ne restassero le di lui ossa perpetuamente disperse in quella profondità, che rimaner si vergognosamente tagliato in pezzi dalla rabbia di quella bassa gente. Non giudicava poter quel buon destriere superar con straordinario salto quella larghezza. Mà s'inganò molto, ancorche in suo pro, perche il Cavallo con veloce corso giunto alla estremità della voragine, levatosi (cosa inaudita) à guisa d'uccello in aria, così volendo gli superi, & la sorte, ò il buon Angelo della Clesiana famiglia si portò con improviso sbalzo senza offesa all'altra parte, recuperando in tal guisa la già disperata, & perduta vita. Superato un tal pericolo smontò subito da Cavallo, & accarezatolo pullendoli le crene lo baciò in fronte, qual ancora suaporava anhelanti schiume. Non è mai andato in oblio tal prodigioso fatto, ancora quelli habitanti mostrano il luogo, ove il Cavallo fece quel miracoloso salto. Giorgio poi, rivolto à quella fiera, arrabbiata, & forsenata turba tutto vampante di sdegno dall'altra rippa del Fiume gli minaciava tutti della vita, e correspondeno dalle minaccie, non permise una tal sceleragine restasse molto tempo invendicata, posciache distrusse in breve tutta quella empia, schiara, e vil canaglia, quali cose dichiarando à sufficienza la grandezza di quel generoso, & invitto animo, giudichiamo superfluo soggiungere altri di lui heroici fatti, che pur troppo sovengono al scrittore, ma di vantaggio più celebri di quello, che una sol pena potessero essere penelleggiati.>> https://it.wikisource.org/wiki/Annali_overo_Croniche_di_Trento/Libro_VIII dev'essere affermata nel medioevo. Sulla questione sto approfondendo perché potrebbero essere attestate anche a Romeno. Desiderio di combinare il matrimonio fra sua figlia Desiderata (secondo altre fonti Ermengarda) e Carlo (il futuro Magno) figlio del re franco Pipino, scrisse una lettera di fuoco alla corte franca dicendo "che questo non sarebbe stato un matrimonio, bensì un iniquo e diabolico legame" paventando un disastro e giudicando "una follia che la nazione dei Franchi e la loro nobilissima stirpe, la più illustre della terra, venissero contaminate dall'unione con la perfida (cioè pagana) e fetidissima gente dei Longobardi, che neppure si può definire nazione e dalla quale tutti sanno che discende la razza dei lebbrosi" 8. Il matrimonio fu consumato ma, contrariamente alle aspettative di Desiderio, Carlo Magno scese in Italia su esortazione del papa e pose fine al suo regno. Le estreme resistenze di Adelchi, figlio di Desiderio, e alcuni duchi del nord-est fra cui quello di Trento Alachis furono vane. L'attacco di Carlo Magno fu giudicato un tradimento su istigazione papale e per questo si ebbero nei confronti della chiesa delle terribili ritorsioni riassunte dalle parole di Alachis: "che avrebbe riempito una fossa con i testicoli dei preti". La rievangelizzazione era ancora lungi dall'essere completata trent'anni dopo in quanto il papa Gregorio Magno, con la famosa lettera pastorale già citata nel Volume I, doveva raccomandare di non distruggere i templi pagani, ma piuttosto di riutilizzarli per il culto cristiano evitando di far nascere sentimenti ostili; in questo modo si sarebbero più facilmente convertiti andando a pregare dove erano abituati a farlo. Ciò conferma sia gli indizi di una tarda ripresa del cristianesimo documentati nel capitolo dedicato a Tuenno, sia nello studio di Emanuele Curzel (Le pievi trentine) il quale ha ventilato, con l'autorevole avvallo di Iginio Rogger, come la tesi "continuista" 9 , mai messa in discussione, sia da rivedere. Prima di approfondire i temi in questione è indispensabile prendere in considerazione qual era la viabilità altomedievale della zona perché l'ubicazione della basilica di Sanzeno nasconde qualcosa che finora è sfuggito e sta in relazione con alcuni dei misteri leggendari accennati: il "ponte della mula" e la presunta chiesa paleocristiana di san Vigilio costruito sul luogo del martirio. L'antichissima principale direttrice sul lato est della valle si sviluppava fra Vervò, primo villaggio che si incontrava salendo da Cortaccia in Val d'Adige, e Romeno via Smarano-Coredo-Tavon-san Romedio. Da qui si accedeva ai passi della Mendola e delle Palade. Romeno era anche crocevia dell'asse viario proveniente dal passo Tonale. Prima di Romeno altro crocevia era san Romedio: in direzione est, risalendo la val di Verdès, si arrivava rapidamente al passo di santa Barbara che conduceva a Termeno, in direzione ovest si dipartiva la via che conduceva a Sanzeno ricalcata sostanzialmente dall'attuale collegamento stradale tra Sanzeno e il santuario. Arroccato sulla rupe sinistra in corrispondenza dello sbocco della forra solcata dal rio san Romedio il castello di Busen controllava questa diramazione. Il castello, a giudicare dai reperti monetali ed avanzi murari, risale probabilmente all'epoca tardoimperiale ma la denominazione sicuramente a quella altomedioevale come mi conforta l'esistenza di una località omonima nel Canton Ticino. Per rimanere nei pressi, il castello di Tavon, ancora più antico, controllava la direttrice principale (Vervò-Romeno) lungo la quale, peraltro, sorgevano altri castelli ormai abbandonati da secoli. dipendenze del giudice. Nell'accezione longobarda il saltaro è una guardia generica e solo nel basso medioevo diverrà il guardiano dei boschi e dei campi). Si prevedeva, in caso di inosservanza dell'obbligo dell'azione penale, una casistica tipica delle nostre "carte di regola" derivante dal diritto bizantino-germanico dove era lecito tutto ciò che non era esplicitamente vietato. 8 Codex Carolinus, Epistolae merowingici et karolini aevi, Epistola III, pag. 560, Berlino 1892. 9 Secondo questa tesi non vi sarebbe stata soluzione di continuità fra pagus romano e plebs cristiana. Ciò implica che le invasioni barbariche non abbiano interrotto questa continuità e quindi che il cristianesimo non sia mai entrato in crisi dopo l'evangelizzazione del IV secolo. 10 Nel seguente atto compare un signore di castel Tavon, il quale era stato ristrutturato pochi decenni prima da Mainardo II: "Castel Cles, giovedì 20 uscente marzo 1320 indizione terza, nel palazzo del dòmino Manfredo fu dòmino Federico milite di castel Cles. Testi: Daniele pievano di Cles, dòmino Lombardo fu dòmino Guglielmo de Cles, ser Niccolò detto Covate fu ser Nigro de Coredo, Fedrigato fu Cipeche di castel Tavon e Desiderato detto Levanapi di Piano (fraz. di Sanzeno). Il notaio Federico di Coredo, davanti ai testi soprascritti manifesta al nobile viro dòmino Manfredo fu nobile milite dòmino Federico di castel Cles che, previo giuramento di fedeltà, tiene da lui una decima in Tavon che appartenne al fu ser Mugo di Castel Bragher e un terreno arativo in Tavon in località Pradoneghe (sono descritti i confinanti). Notaio Enrico del sacro palazzo." BCTn BTC1 ms 5279/1. 11 Il ponte "de carala" situato nel fondovalle fra le pertinenze di Cles e San Zeno fu costruito in legno fra il 1396 e il 1432. Quello di pietra tuttora visibile quando il lago di Santa Giustina è basso, denominato "ponte alto" fu costruito fra il 1459 e il 1530 e collegava le pertinenze di Cles con quelle di Dermulo. 12 Archivio Spaur di castel Valer, consultato nel formato digitale disponibile all'APTn sub file 1589. Data: Castello di Sporo nella stube superiore 19/03/1564. Il "pra da pont" è una località confinante con il Noce e contraddistinta dalle Particelle Fondiarie da 95 a 107 nel catasto di Dermulo.
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