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Cuadernos De Filologia Italiana, 2015
La liberazione viene come l'eruzione di un vulcano». Sono le parole che Bertolt Brecht attribuisce al «maestro Sa», alias Rosa Luxemburg, nel suo Me-ti. Il libro delle svolte. Non si può dire che a Brecht sfugga il punto essenziale del pensiero politico della rivoluzionaria polacca: la rivoluzione, la liberazione delle donne e degli uomini sfruttati dal capitalismo, si innesca come una «scossa elettrica» e prosegue come una «violenta marea», non si piega al rassicurante bisogno d'ordine dei suoi «non autorizzati maestri» ma affiora impetuosa dal basso e non può essere comandata, a freddo, dall'alto. La rivoluzione è un'esplosione vitale che nessuno schema preordinato può spegnere né accendere e forse per questo Rosa la rossa, nata nel 1871 a Zamość, nella vita si butta a capofitto per alimentare il fuoco della sua politica. Nel pubblico come nel privato, la sua è una vita di battaglia, di schieramento, di parte: dai primi passi mossi appena ventenne nel movimento operaio polacco alla fondazione, nel 1918, del Partito comunista tedesco; dall'esilio svizzero alle prigioni dello zar e del kaiser; dall'amore rocambolesco per il compagno Leo Jogisches all'odio viscerale per l'opportunista Edouard Bernstein; dalle polemiche contro i dirigenti del Spd, Karl Kautsky e August Bebel, al fascino tormentato per Lenin; dalla propaganda pacifista durante la Grande guerra, che la porta nuovamente dietro le sbarre e ad allontanarsi dal «fetido cadavere» della socialdemocrazia tedesca che nell'agosto 1914 vota i crediti di guerra al governo, alle speranze suscitate dalla rivoluzione russa e dall'insurrezione spartachista del dopoguerra, che le costa invece la vita. È forse questa sua natura indomita ad aver alimentato il mito di Rosa la romantica della rivoluzione e la «quasi anarchica» con il culto della spontaneità delle masse. Forse Luxemburg conduce una vita troppo avventurosa per fare concessioni al romanticismo e le idealizzazioni le lascia volentieri a chi si affida alla «buona volontà e ai cieli azzurri». Invece di coltivare vaghe illusioni sulla naturale bontà delle masse, Luxemburg affianca la sua attività politica allo studio della filosofia, dell'economia e delle scienze sociali, rileggendo Marx al presente con un'attenzione alla realtà di
Il recupero di questo importante ripostiglio è avvenuto in tre tempi. Nel giugno 1 977 furono raccolte tre lami ne di bronzo decorate a piccoli punti a sbalzo, ripiegate in modo da formare come un pacchetto, e un altro og getto in lamina bronzea egualmente ripiegato più vol te, che aff ioravano alla superf icie di un campo da poco arato nella località Bellaria, frazione Casenuove, pres so la Malpensa (f ig. 1 lettera G) . Nella stessa occasione venne rinvenuto anche un piccolo frammento di falce di bronzo. Gli oggetti furono consegnati all' arch. A. Mira Bonomi, che aprì i "pacchetti" di lamina senza parti colari accorgimenti, provocandone la rottura in diversi frammenti . Dopo qualche tempo venni interpellato per un parere sulla natura dei manufatti rinvenuti, tre dei quali riconobbi subito come schinieri del tipo a lacci, caratteristico dell'età dei Campi di Urne. Considerata l'importanza del ritrovamento, l'allora Soprintendente all'Archeologia, prof. ssa Bianca Maria Scart i, decise di effettuare un intervento di scavo aff idandomene la di rezione. Lo scavo, iniziato nel novembre 1 977, dovette essere sospeso a seguito di forti nevicate e venne ripreso nel maggio 1 97 8 . Condotto su una superf icie comples siva di poco più di 50 m2, lo scavo ha portato al recu pero di qualche ulteriore frammento di lamina bronzea pertinente agli schinieri e di una serie di oggetti, soprat tutto asce, lance, falci, che dovevano aver fatto parte -Carta dei ritrovamenti di tombe del Bronzo Finale nell'area della Malpensa. Il ripostiglio è stato scoperto nel settore G.
Gambara (Fiaba Lombarda) "On scior, che 'l viveva in del belissim castel de Malpaga, sora la montagna, el gh'aveva on anel che valeva ona fortuna" Un gran signore, che viveva sul bellissimo castello di Malpaga, sulla montagna, aveva un anello che valeva una fortuna. Le pietre preziose incastonate provenivano da paesi dell'Oriente. Ma ecco che un giorno, l'anello scomparve. Nessuna traccia dell'anello, in nessun angolo del castello! E così fu indetto un bando: "Se qualche astrologo o indovino saprà mettere il signore di Malpaga sulla buona via per ritrovare l'anello perduto, costui sarà ricompensato a dovere." Nella campagna vicino al castello viveva un contadino poverissimo: si chiamava Gambara e non sapeva né leggere né scrivere, ma era molto furbo e perciò decise di cimentarsi nell'impresa. Si ripulì, si avvolse in una palandrana e si avviò al castello. Per strada, trovò i corpi di due briganti che giacevano a terra, coperti di ferite. Un gruppo di contadini lì accanto discuteva. "Che è successo?", chiese Gambara. Gli risposero che le guardie del signore di Malpaga erano piombate addosso ai briganti e li avevano uccisi.
La Tomba della Spada, 2018
Si descrive la struttura della Tomba della Spada di Orroli confrontandola con le tombe di giganti della Sardegna nuragica
Storia in Network, 2020
1 aprile 2020 - da Storia in Network. E' il simbolo dei campi nazisti di lavoro forzato, il più duro fra tutti, il più segreto di tutti. "Dora" è l'acronimo di Deutsche Organisation Reichs Arbeit (Organizzazione del Lavoro del Reich), nome in codice per indicare le strutture concentrazionarie di lavoro forzato degli schiavi di Hitler. Il campo di Mittelbau è il più infernale, nel suo senso letterale, perché si dirama per quindici chilometri nelle viscere della terra, nel cuore della Kohnstein, la collina della Turingia, nei pressi della città di Nordhausen.
De propio de la diócesis de Namur, el oficio del Beato Pedro de Luxemburgo, cardenal
grUppo archeologico salernitano dei grUppi archeologici d'italia onlUs per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale aderente al ForUm europeo delle associazioni archeologiche sede amministrativa: complesso monumentale di san pietro a corte (ipogeo e cappella di sant'anna) largo san pietro a corte -angolo via canali (centro storico) 84121 salerno sede legale: via U. zanotti Bianco, 6 84132 salerno -tel./Fax 089.337331 -cell. 338.1902507 alla pubblicazione di questo volume ha contribuito anche il dipartimento di scienze del patrimonio culturale dell'Università degli studi di salerno grafica di copertina e impaginazione: Ermanno Villari stampa Tipografia Fusco, Salerno la pubblicazione della foto di copertina è stata autorizzata dalla soprintendenza per i Beni archeologici di sa, av, Bn e ce isBn 9788897581208 Università degli stUdi di salerno dipartimento di scienze del patrimonio cUltUrale
Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte 1, 1982, pp. 103-123, tavv. XLIII-LXIX
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Scacchiere Storico - Rivista Online di Ricerca e Divulgazione Storica, 2024
Etnografie a confronto, 2019
Lettere pittoriche: nuove acquisizioni per le committenze bresciane di Tiepolo e Batoni, 2021
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I giardini dei Gonzaga. Un Atlante per la storia del territorio, 2018
Tosca, I Libretti, Torino, Teatro Regio di Torino, 2016, pp. 15-29., 2016