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Questo è il celebre incipit della poesia I fiumi, di Giuseppe Ungaretti, scritta il 16 agosto del 1916, a Cotici, in uno scenario notturno, durante una pausa fra i combattimenti della Prima guerra mondiale...
A cento anni da "I fiumi" di Ungaretti, Daniela Brogi lo ha pubblicato su "Le parole e le cose" con il mio saggio (pubblicato su "Allegoria" in versione integrale nel n. 32, a. XI, 1999)
in "Fiumi reali e immaginari nella lingua e nella letteratura italiana", a cura di Franco Musarra e Ulla Musarra-Schroder, Firenze, Cesati, 2018
I fiumi ha un posto speciale nel corpus ungarettiano, contraddistinto agli esordi dalla brevità. Si tratta infatti del più lungo componimento di questa fase. Con 73 versi in 11 strofe, I fiumi è la più cospicua poesia del Porto sepolto, ben oltre la media di circa 19 versi e 4 strofe per poesia che nel libro si configura.
Riflessione sul tema del tempo nella lirica moderna, con particolare riferimento al pensiero di Bergson e per mezzo della lettura di testi di Ungaretti ("I fiumi") e di Montale ("Delta" e "L'Arno a Rovezzano")
Lettura del testo di apertura di "Il porto sepolto" di Giuseppe Ungaretti, pubblicata in «L'incipit e la tradizione letteraria italiana. Novecento», a cura di P. Guaragnella e S. De Toma, Pensa multimedia, Lecce 2011 [ma 2013], pp. 213-8
in "Dal paesaggio all’ambiente: sentimento della natura nella tradizione poetica italiana", a cura di Roberto Rea, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 2020
2015
A colloquio con la memoria, coi ricordi di quando era ancora solo un principiante del dilettantismo, Franco Riva, lo stampatore veronese a cui è dedicata questa galleria annotò nel 1973: «volevo cose singolari, in limitatissime copie, per me e per pochi». Non molte delle private press che hanno resuscitato i torchi a mano al crepuscolo della modernità europea raggiungevano simili vette di privatezza: a confronto con quelle di Franco Riva, estraneo anche alla più selettiva idea di 'pubblico' o di 'mercato', appaiono industriali persino le edizioni della vicina stamperia Valdonega, o di quelle di Scheiwiller e di Schwarz a Milano. Intitolò l'articolo, poi raccolto nel libro più ricco dedicato alla sua arte, Stampare di domenica, rimarcando la gratuità festiva, domenicale appunto, della sua più che mai singolare vicenda artigiana, che in una ventina d'anni aveva portato nel seminterrato di casa sua-vera officina domestica, coi fogli umidi sospesi sui fili e oltre quattro quintali di ferro tra ingranaggi e caratteri-gli onori del premio Bodoni per la grafica editoriale. Al modello di Bodoni si era votato a suo tempo Hans Mardersteig, prima ancora di diventare, proprio a Verona, Giovanni, e di fondare la leggendaria Officina intitolata al grande stampatore. Il tedesco cantato da Herman Hesse, allievo di Kurt Wolff e protagonista delle più ardite e raffinate imprese tipografiche del Novecento italiano (dall'opera omnia di D'Annunzio per Mondadori a quella di Nietzsche per la neonata Adelphi, passando per i volumi dei "Cento Amici del Libro"), è stato un maestro prezioso per il giovane Riva, che già a trent'anni comprava il primo torchio e cominciava a sperimentare le noie di una paradossale allergia agli inchiostri. Malgrado tutto, con gli entusiasti contraccolpi che agitano la carriera di ogni energico autodidatta, il filologo e bibliotecario riesce in meno di un decennio e senza alcun tipo di finanziamento o profitto a raggiungere la più importante mostra internazionale di libri d'artista. I curatori americani selezionano ed espongono a Boston, nel 1960, un suo fascicolo di appena tre fogli piegati, dodici specchi di stampa in tutto, in cui a una lirica moderna è accostata un'acquaforte realizzata appositamente da un artista italiano: si tratta di uno dei primissimi numeri della sua collana più ambiziosa, "I Poeti Illustrati", che proseguirà fino alla sua morte articolandosi in due serie affiancate e, a partire dal 1966, da una selezione di "Quaderni". La galleria che proponiamo intende riportare alla luce venti incontri tra immagini e poesie tratti da altrettanti esemplari di queste tre interconnesse collezioni di libri rarissimi, che solo in tempi recenti hanno potuto raggiungere le biblioteche grazie ai doni e ai lasciti dei fortunati, sceltissimi possessori originali, tutti parte di un circolo di lettori e n. 5, gennaio-giugno 2015 Galleria n. 5, gennaio-giugno Versi all'acquaforte tre autori contemporanei di Riva, i Poeti del dopo Montale, i cui incontri con gli incisori tra anni Sessanta e Settanta producono i risultati più innovativi e al contempo suggestivamente nostalgici della collana. A chiudere, alcuni incontri invece avvenuti solo sulle pagine di un libro, attraverso la mediazione di un traduttore o dell'aura di una recente leggenda, o ancora nel fuoco di una comune passione intravista dagli estremi opposti d'Europa e, in un caso, del mondo: Colloqui a distanza. "I Poeti Illustrati" sono, se non sempre il vertice tecnico, certo la realizzazione della massima aspirazione di Riva e del suo divertimento: pittori da attirare sulle lastre dell'officina, testi da scovare in biblioteca o da sottrarre, per un momento, al mercato, pratiche tipografiche centenarie da accordare, senza che nulla si incrini, a immagini modernissime a loro volta spesso sposate a testi classici. D'altronde sono stati i poeti l'amore più vivo del defilato stampatore veronese, i poeti amati da sempre negli studi, nel lavoro, e nel privato piacere di lettore. Alcuni amici più materialmente assennati, come dimostra il suo epistolario, tentarono di allontanarlo dall'infruttuosa poesia e di spingerlo verso i possibili guadagni di un'editoria meno domenicale. In una risposta del '65, citata in un recente libro di Gatta sugli eredi moderni di Aldo, lo stampatore del gatto-marca tipografica scelta per evidenti consonanze caratteriali coi domestici predatori felini-esprime una volontà di resistenza che è ancora di grande incoraggiamento per il pubblico della poesia: Voi ancora dite che smetta coi Poeti, ma se è l'unica impresa valida (guardate in giro le imitazioni) che abbia finora fatto! L'ho cominciata anni fa, la sto perfezionando, sto pungolando artisti ritrosi al libro, vivo con la poesia, tocco poesia. E voi dite di lasciare stare un'impresa che trova già tanti imitatori!?! Su questo resisto, su questo il cuore mio non cede! Ecco, appunto, come un'operazione tecnica, diventa soprattutto operazione di cultura. Nota Tutte le schede, come di consueto, non hanno note ma sono seguite da un minimo prontuario bibliografico dei testi citati e di quelli utili per la lettura dei singoli oggetti, a cui si premette il riferimento al libro di Riva in oggetto. Ad essi vanno aggiunti alcuni titoli su Riva e sul suo lavoro che costituiscono il comune retroterra da cui sono partiti tutti i contributori. Ne diamo qui di seguito una lista generale:
Editore: Forum Luogo di pubblicazione: Udine Anno di pubblicazione: 2011 Collana: Studi in onore ISBN: 978-88-8420-666-4 ISBN: 978-88-8420-971-9 (versione digitale) Pagine: 231-242 Per citare: Giulia A. Disanto, «Per sempre: Ungaretti nella traduzione di Ingeborg Bachmann e Paul Celan», in
1. Cfr. LUCIANO REBAY, Le origini della poesia di Giuseppe Ungaretti, Roma, Edizioni di storia e letteratura 1962; PIETRO SPEZZANI, Per una storia del linguaggio di Ungaretti fino al «Sentimento del tempo», in AA.VV. Ricerche sulla lingua poetica contemporanea, Padova, Liviana 1966; CARLO OSSOLA, Giuseppe Ungaretti [1975], Milano, Mursia 1982 2 . 2. Per le citazioni dal Porto sepolto cfr. Il porto sepolto, a c. di CARLO OSSOLA, Vene-MASSIMO LUCARELLI IL PRIMO UNGARETTI E I ROMANZI DANNUNZIANI
Virgilio Giotti (Trieste 1885-1957) è stato, insieme a Umberto Saba, il più importante poeta giuliano e, per giudizio ormai unanime della critica, uno dei più importanti del Novecento italiano. Il presente volume, che si collega al precedente Virgilio Giotti poeta e triestino pubblicato dal Centro Studi Scipio Slataper nel 2018, si compone di sei saggi, uno per ognuna delle raccolte poetiche in dialetto, nel tentativo di offrire al lettore un’analisi completa e particolareggiata della maggiore produzione giottiana. Contributi di: Stefano Carrai, Anna Modena, Elena Rampazzo, Paolo Senna, Lorenzo Tommasini, Luca Zorzenon.
Scrive Northrop Frye che la letteratura si colloca «a metà strada tra il musicale e il visuale» alludendo alle due polarità, di visibile e udibile, presenti in modo inestricabile nella parola, e più che mai in quella poetica. Il volume di Teresa Spignoli, Giuseppe Ungaretti. Poesia, musica, pittura (Pisa, ETS 2014) indaga, seguendo questa traccia, le molteplici tangenze e forme di interazione rintracciabili nell'opera del poeta con altre espressioni artistiche quali la musica e la pittura, testimoniate da collaborazioni, saggi critici e riflessioni teoriche oltre che dalla stessa produzione poetica. Il metodo seguito dalla studiosa per tutte e tre le sezioni tematiche prescelte consiste nella creazione di un tessuto testuale densissimo di riferimenti e citazioni tratte non soltanto dall'opera ungarettiana ma anche dalla penna di intellettuali e artisti che col poeta condivisero le medesime istanze culturali, al fine di rendere sia la complessità e la varietà di tali interazioni sia la frequente circolazione di motivi comuni. Le sezioni dedicate al rapporto con la musica e la pittura sono costruite secondo un movimento che procede dal generale al particolare: dal significato e dalla definizione che esse assumono nel macrotesto ungarettiano, e dunque nella riflessione teorica, si passa poi alle declinazioni concrete che tali rapporti assumono nella prassi scrittoria del poeta. Così l'interesse di Ungaretti per il musicale, oggetto della prima parte del libro, si esplica, come per la pittura, su due livelli: simbolico e prosodico. Il primo attiene all'origine mitica e ancestrale del linguaggio stesso, andando a ritroso fino a quel tempo in cui la parola era ancora musica, «ritmo fisico, passo, danza battiti del cuore». L'attenzione alle «qualità acustiche della parola», di ascendenza mallarméana, «situa il ritmo-e dunque la musica-all'origine della poesia» e riunisce entrambe sotto il comune denominatore di «arti auditive» in opposizione a quelle visive, rimandando allo stesso tempo alla celebre distinzione di Lessing tra le arti del tempo e quelle dello spazio. Il secondo livello riguarda la struttura metrica dei componimenti, l'analisi delle «infinite possibilità musicali del verso», ed è oggetto di alcuni saggi quali Difesa dell'endecasillabo (1927) e Punto di mira (1924). All'ambito musicale infine rimandano frequentemente i titoli dell'autore, pensiamo a Cori descrittivi di stati d'animo di Didone,
Giuseppe Ungaretti. Il Porto Sepolto 1923. Storia di un'edizione, a cura di E. Barbieri, premessa di C. Ossola, Livorno, Belforte, 2025
Questo saggio ricostruisce le vicende della raccolta illustrata 'Il Porto Sepolto' di Giuseppe Ungaretti (1923), approfondendo l’opera xilografica di Francesco Gamba. Formatosi a Glasgow e stabilitosi a La Spezia, Gamba viene individuato da Ettore Serra, amico-‘editore’ di Ungaretti, come l’artista ideale tra quelli circolanti intorno al gruppo de ‘L’Eroica’ per rilanciare l’arte del libro in Italia. La sua capacità di mediare tra la tradizione illustrativa anglofona e le sperimentazioni espressioniste di artisti come Emilio Mantelli e Lorenzo Viani lo rende adatto all’importante committenza, per la quale affina il proprio stile verso la magniloquenza richiesta. Il progetto editoriale si colloca in un momento delicato della politica italiana, oltre il quale simili ambizioni non troveranno più spazio. Gamba, poeta-incisore incline all’illustrazione della vita quotidiana e distante dalla politica di regime, rimarrà un artista isolato.
Cuadernos de Filología Italiana, 2015
Attraverso l'analisi comparativa di lettere a diversi interlocutori (Papini, Marone, Soffici, Puccini, Prezzolini) si delineano i diversi sentimenti della guerra del fante Ungaretti dal 1915 al '18. Negli anni permane una fede nel senso di quel sacrificio, che ha però sempre più i connotati del massacro. Nelle lettere affiora un circuito tra i dati della solitudine e della sofferenza con l'esigenza della fraternità e della gentilezza, quali fondamentali antidoti per resistere.
Studi Novecenteschi, 2011
Tramite riscontri intertestuali interni ed esterni l'Autore propone un'analisi di una lirica ungarettiana de L'Allegria, "Solitudine", partendo da una lettura tematica, che si concentra soprattutto sull'immagine del "fulmine" e del "grido", testimonianza lirica di uno scambio ontologico tra Dio e la creatura.
2022
The paper examines the autograph of the poem I fiumi by Giuseppe Ungaretti, in order to explain the inconsistency between the date on the manuscript and the date on the printed tradition. By reading the documents about the poet's life in 1916 and an analysis of his working method, it was possible to reconstruct his relocations of that summer and provide a hypothesis as to why he changed the poem's date.
«Musica e Poesia son due sorelle». Percorsi d’ascolto per la Scuola, 2022
Il presente volume viene pubblicato con un contributo del Dipartimento delle Arti dell'Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, nel quadro del progetto biennale d'Ateneo "AlmaIdea Grant Senior 2017".
Il collezionista, Torino, dic.2017- febbraio 2018, 2018
Uno studio su dubbi linguistici (pianere, paniere) e scontri politici nei francobolli italiani
2018
The essay analyzes the significant presence of water in its various aspects and forms (rain, hail, river, lake) in Alessandro Manzoni's novel, I promessi sposi, highlighting the role and function of the element from a narrative, stylistic and expressive perspective. Les rivières sont des chemins qui marchent et qui portent où l'on veut aller. (Blaise Pascal, Pensées diverses III Fragment n° 69 / 85
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca, Il Vittoriale degli Italiani, 5-7 settembre 2019
L’intento di questo intervento è gettare luce sull’opportunità di un’indagine letteraria per lo studio del proverbiale «ordine lirico» che D’Annunzio invoca a presiedere Fiume legionaria. Fiume dannunziana si costituisce presto come un’infaticabile fabbrica di memoria letteraria, di narrazioni a fine artistico e propagandistico. L’ambizione di tradurre l’eccesso di vita della città in pagine di letteratura ha messo alla prova un gruppo nutrito di legionari-letterati, che riescono a trovare una voce indipendente rispetto alla vulgata dannunziana e adottano strategie retoriche individuali, dando vita a un caleidoscopio di soluzioni narrative. Questo intervento esplorerà le componenti vitalistiche e festive della narrativa legionaria, ma non mancherà di indagare l'elaborazione letteraria del trauma dovuto alla fine tragica dell'impresa che emerge negli scritti della legionaria Mary Vitali. Di prossima pubblicazione per i tipi di Silvana Editoriale.
"Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa - Classe di Lettere", 2019
Il saggio presenta per la prima volta l'utilizzo dei resti del Settizonio come fontana effimera negli apparati per l'ingresso di Carlo V a Roma (1536) e ripercorre la cultura antiquaria quattro-cinquecentesca sul monumento. Nel percorso trionfale si materializza per la prima volta il binomio Settizonio-fontana, delineando uno snodo fondamentale nel recupero della tipologia della fontana architettonica dall'Antico che tanta fortuna avrà nel corso dei secoli successivi.
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