Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
…
26 pages
1 file
"Uno zuccone imperatore". E' la biografia dell'imperatore Claudio, uno zuccone, ma di talento. Disprezzato dalla storia e dai contemporanei per i suoi difetti fisici, tanto che Ottaviano Augusto lo tenne lontano dagli incarichi politici e Seneca fece di lui un ritratto impietoso e drammaticamente satirico. Claudio fu invece uno dei migliori interpreti del clima culturale e politico del primo secolo dopo Cristo, dimostrandosi capace non solo di amministrare, ma anche di porre rimedio agli errori politici di Caligola, che lo precedette al trono. Un uomo del suo tempo, membro della dinastia Giulio-Claudia, partecipe indirettamente delle lotte intestine alla famiglia per il potere. Il libro si propone di ricreare l’ambiente sociale e relazionale in Roma e all’interno della famiglia imperiale in un momento storico in cui la lotta per il potere si manifestò con estrema violenza.
2011
Itinera ad principatum. Vicende del potere degli imperatori romani. Lezioni è il titolo di un lavoro assai interessante di Franco Amarelli pubblicato dalla casa editrice Jovene nel 2010 (p. 240). Come lo stesso autore sottolinea in calce alla sua prefazione, si tratterebbe della sesta edizione di un corso di «lezioni» dato alla stampa per la prima volta nel 1989 (con il titolo Trasmissione rifiuto usurpazione. Vicende del potere degli imperatori romani ). Il lavoro, in realtà, è stato non solo aggiornato alla più recente letteratura in argomento, ma è stato soprattutto oggetto di ulteriori riflessioni, in qualche modo ripensato e integrato con numerose, sintetiche, ma significative aggiunte, in particolare, come viene precisato, sulla base di alcune notazioni pubblicate postume di Francesco De Martino (cfr. p. 85 nt. 128, p. 93 nt. 156 e p. 107 s. nt. 22). In altri termini, il lavoro raggiunge, nel caso si voglia pensare non l'avesse raggiunto nelle precedenti edizioni, un grado di compiutezza (anche la modifica del titolo è indicativa in questo senso) grazie al quale la qualifica di «lezioni» appare forse un po' riduttiva, per una ricerca ricca di valutazioni del tutto condivisibili su importanti argomenti, che ha condotto a conclusioni che appaiono, a mio modo di vedere, altrettanto condivisibili. Il lavoro è diviso in quattro capitoli per indagare sui modi testimoniati dalle fonti per realizzare la successione imperiale, sul problema del rifiuto e della successiva accettazione della designazione da parte del «candidato», sul problema dell'usurpazione, della damnatio memoriae e della rescissione degli atti del damnatus. Nel primo capitolo (p. 17-25) sono affrontate questioni di carattere pregiudiziale, soprattutto in riferimento al tema della successione imperiale, sottolineando il fatto che «nel mondo romano …, almeno lungo tutta l'età del principato (vale a dire lungo tutto quel periodo, durante il quale vediamo l'istituto monarchico svilupparsi dentro forme repubblicane), non v'è traccia alcuna di regolamenti preventivi» : non un sistema, dunque, non un insieme di norme giuridiche preordinate ad hoc. L'autore sottolinea anche l'esigenza di «non rassegnarsi davanti alla ristrettezza di un orizzonte documentale», dato che comunque offre un'apprezzabile quantità di elementi sulla base dei quali ricostruire le vicende costituzionali relative all'oggetto della ricerca. Si tratta di una documentazione di varia provenienza, in riferimento alla quale l'autore evidenzia poi, constatato il dato oggettivo della loro limitatezza, l'esigenza di particolare cautela nella relativa analisi interpretativa. Nel secondo capitolo (p. 29-98), in tema di successione al potere imperiale, viene prima di tutto esaminata «la convergenza e la conflittualità» del criterio della discendenza dinastica (un tipo di soluzione affermatasi «sin dai tempi di Augusto e dei suoi successori più immediati fino a Nerone», ripristinata «poi con l'avvento dei Flavi», ripresa «infine da Marco Aurelio, Settimio Severo e, nel terzo secolo, dagli imperatori di provenienza orientale fino a Gallieno» (p. 37 s.) e della scelta del migliore. Quest'ultimo criterio viene a concepirsi, in sostanza, seppure Augusto avesse a suo tempo adottato il figlio della sua ultima moglie Tiberio, solo alla morte di Nerone, che non ha eredi, come testimonia Tacito (hist. 1.16) nel riportare il discorso di Galba, intenzionato a scegliere come suo successore Pisone, che intende adottare: l'adozione, dunque, come strumento per scegliere chi è ritenuto il migliore tra i possibili candidati da parte non solo dell'imperatore in carica. Ma la crisi del 68 d.C. vede l'affermazione al potere di Vespasiano, che viene acclamato dall'esercito in Egitto, se-
Pignora amicitiae. Scritti di storia antica e di storiografia offerti a Mario Mazza, a cura di M. Cassia, C. Giuffrida, C. Molè, A. Pinzone, Acireale – Roma, III volume, 2012
99 2 Finito di stampare nel mese di novembre 2012 presso Gruppo Editoriale srl -Catania ISBN 978-88-96950-06-7
About the praefectura provinciae Sardiniae
Mara Calloni, 2021
De la hart au chesne si fort Que se l'en chaçast a mort, Ne se peüst il remuer. Renart le voit, ne puet muer Qu'il ne rie, puis si s'en torne. Un poi fors de la voie torne Por savoir conment avendroit A Ysengrin qui se gisoit. Lors s'est en un buisson assis, Mes n'i ot mie grantment sis Quant il vit venir un vilain Qui un baston porte en sa main Qui estoit gros et ert de hous. Quant l'aparçoit Renart li rous, Mout en a en son cuer grant joie, Et li vilain ne se desvoie, Ainz s'en va trestout le chemin. Quant le vilain vit Ysengrin Qui fu lïez devers les piez, Vers Ysengrin s'est eslessiez; Le baston hauce par aïr, Si corut Ysengrin ferir Parmi le chaaingnon du col. Bien se pot or tenir por fol Quant il illeques s'endormi; Tout maintenant les eulz ovri, Si a le vilain regardé Qui avoit le coup entesé; Ferir le volt sanz atargier. Ysengrin se cuida drecier, Au vilain voloit corre sus, Mes maintenant rechaï jus, Que il ne pot sor piez ester. Le vilain le prent a fraper Du baston menu et sovent. A Ysengrin va malement; Tant se detort et degeta Quant il furent fait chevalier, Li rois, qui ne volt delaier, Renart apele, si li dist: «Renart-fait il-se Dies m'aït, Movoir nos covient le matin, Mes je vos pri, por saint Martin, Que vos ici vos remanez, Ma terre et mon païs gardez, Rovel o vos et Malebranche; Le panon et l'ensaigne blanche, Qui est toute pure de soie, Portera en l'ost Percehaie: Celui voil ge mener o moi, Et ici remaindroiz tuit trois Et autres barons a plenté Qui vos jureront feüté. Tyberz li chas, n'en doutez mie, Sera o vos en compaingnie, Et Ysengrin et sa mesnie, Qui mout ert bele et alingnie. Foiauté vos jureront tuit Devant moi, a qui qu'il anuit. Et la roïne tout ausi, Gardez la bien, je vos em pri. Ne puis plus demorer o vos, A Dieu la conmant et a vos». «Sire-fait il-vostre plaisir Ferai, que m'en doie avenir; Mes la feueté des barons Vodré je, qar il est raisons». Li rois respont: «Vos l'avrez ja». Atant Ysengrin apela Et Tybert, tout les eulz voiant: «Seignors-fait il-venez avant, S'amenez toute vostre gent, Si jurerez le serement Que oveques Renart tout dis Demorrez toz en cest païs, Renart imperatore-branche 11 377 Chantecler con tutti i suoi baroni si è lanciato dall'altra parte; là ci furono urla e grida acute di disarcionati e feriti, ci fu una moltitudine di mutilati, 2135 di morti, di disarcionati, di feriti. Chantecler, che era fuoriuscito dai ranghi, lì fece ben mostra della sua prodezza: come uno che non conosce stanchezza, si sforza di rendersi degno di lodi; 2140 nessuno potrebbe trovare un suo pari in tutta l'armata. Ma mi stupisce molto perché e in che modo possa avere un tale ardimento 2145 un animale così giovane com'è quello, di così fiero coraggio che è tanto veloce e valoroso da esporre il suo corpo a tutti. Tuit ensemble a grant esploit; Et quant Noble fouïr les voit, Si s'escrie: «Or tost aprés! Vez con Frobert les suit de pres, Et sa mesnie et tuit li autre!» 2240 Adonc ont mis lance sor fautre; Par force les ont pourseüz Tant qu'en mer les ont embatuz; Es nes entrent, drecent lor voile, Si s'en tornent sanz la chamoille. 2245 N'i entra pas, ainz s'en fouï Par terre, si le consuï Mesire Frobert, si le prent, Parmi le frain au roi le rent Et dist: «Sire, la Dieu merci, 2250 Tuit sont vaincu vostre anemi; Le seignor vos rent, sanz mes droiz». «Vostre merci», ce dist li rois. Mout firent grant joie par l'ost, Le chamel desarmerent tost. 2255 Si tost con il fu desarmez, Si est au roi chaüz as piez Et dist au roi: «Merci vos quier, A vos me rent con prisonnier, Vostre plaisir de moi feroiz. 2260 Pardonnez moi a ceste foiz De ce que je vos ai mesfet». Li rois li dist: «Que ja bien n'ait Se ainssi vos en alez quites, Ançois serez conme traïtres 2265 Ars ou penduz ou traïnez». Lors avoit Noble apelez Brun li ors, Baucent, Tiecelin, 43 Il fautre è la parte dell'arcione anteriore, imbottita e ricoperta di feltro, sulla quale il cavaliere, al momento della carica appoggiava vertical
2017
Nella Cina dei primi del '700, alla Corte dell'Imperatore Kangxi (Pechino1654-Pechino 1722), Padre Matteo Ripa (Eboli 1682-Napoli 1746) si trova nella condizione di dovere realizzare incisioni su rame con la totale mancanza di strumenti, materiali e tecnologie adeguate e con una "missione diplomatico-religiosa" da compiere. Il Padre ebolitano è giunto alla corte dell'Imperatore Kangxi nel 1711, insieme a una delegazione del Papa per "risolvere" la questione dei riti cinesi, contro la metodologia missionaria della Compagnia di Gesù. Il suo intimo desiderio è fondare a Pechino un collegio per la formazione del clero cinese basato sull'assunto: evangelizzare la Cina con i preti cinesi, ipotesi molto contrastata dai gesuiti. La missione in Cina ha tradizione e solidità, con presenze qualificate nei diversi ambiti della conoscenza che stimolano un serrato confronto ideologico oltre che culturale sulle possibilità di dialogo e d'integrazione fra l'Europa cristiana e "il paese dove si leva il sole". È in questo contesto che Ripa svolge la sua attività di missionario e d'incisore fondando un laboratorio calcografico che diventerà, allo stesso tempo, ambiente di proselitismo artistico e religioso e che, trasferitosi a Napoli nel 1724 in seguito al fallimento della missione, costituisce il primo nucleo del Collegio dei Cinesi di Napoli, l'attuale Università degli studi "L'Orientale". Pertanto, in Italia abbiamo un'università fondata da un artista, un artista incisore, che diventa incisore per una "determinazione" imprevista dell'Imperatore Kangxi.
Historikà, 2022
Ricostruzione dello statuto del beotarca in età imperiale e ipotesi sul numero dei beotarchi. Il contributo propone anche cenni sulla storia imperiale del koinon dei Beoti. The paper discusses the documentation relating to the office of the boiotarchos in the im-perial period. Although the Boiotian koinon was revived around the middle of the 1stcent. BC, it is only in the Flavian period that thereis clear evidence of the rebirth of the office of the boiotarchos(cp. Plut. an seni resp. 785C; praec. ger. reip. 813D). The first epi-graphic source is Hadrian's letter to the Lokrian town of Naryka (SEGLI 641), whilethe last known boiotarch, Cn. Curtius Dexippos, was active during the principate of Decius (IGVII 3426; Scythica VindobonensiaF III Martin-Grusková). On the basis of a compar-ative analysis of the literary and epigraphic sources on the office, the authorsuggests the existence of a single boiotarchosin the imperial age. The institution was endorsed by the Roman authorities and was favourably received in Boiotia, where the boiotarchy was pre-sent from the originsof the regional institutions. The office ofthe boiotarchoswould have been heldin turn by the individualBoiotian teleand would not have had as its main pur-pose the administrationof the imperial cult, as the fragment of the Scythica Vindobonensiaalso shows: here the boiotarchosis involvedin regional coordination and hasan adminis-trative function, still less importantthan the local authorities of the individual poleis of Boiotia. These towns still appear autonomous and not subordinate to the boiotarchosin thedocumentation of the 2nd century.
Che cos'è questo "peccato originale"? Che cosa è realmente avvenuto? Perché Dio ci ha messi alla prova? Perché ci ha condannato? Perché ha condannato il desiderio di conoscenza del bene e del male? Voleva forse che rimanessimo come bestie?
in La storia della moneta, 10, in L’Arte della Moneta, 32, gennaio 2015, pp. 2-6
Realizzazione editoriale e informatica a cura di ARUN MALTESE ([email protected]) Grafica della copertina a cura di PAOLO FERRERO ([email protected]) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell'art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.41 ISBN 978-88-6274-745-5 Volume pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Torino. FRANCESCO MOSETTI CASARETTO Medioevo letterario e possesso di Dio p. IX MICHAEL RYZHIK Il favore di Dio: un confronto semantico tra la terminologia ebraica, latina e italiana 1 PETER STOTZ «Vestigia Trinitatis» -der dreieinige Gott in der Lebenswelt. Zu einer Konstante mittelalterlichen Denkens 11 FRANCESCO MOSETTI CASARETTO Si Deus pro nobis, quis contra nos? 41 EDOARDO D'ANGELO La battaglia del Campo del Sangue (1119): «Dieu non volt?» 95 CLARA FOSSATI Il favore di Dio nel «De victoria» di Ursone da Sestri 111 VERONICA ORAZI Provvidenzialismo e strategia politica nella storiografia catalana medievale 125 ATTILIO GRISAFI Il favore di Dio nell'«Historia Baetica» e nel «Fernandus servatus» di Carlo e Marcellino Verardi 153 STEFANO PITTALUGA Predestinazione e libero arbitrio nel «Mathematicus» di Bernardo Silvestre 173 MARIA ADELE CIPOLLA La benedizione del re nelle fonti continentali e islandesi sul «Sakralkönigtum» 193 INDICE VI RITA CAPRINI Odino sul campo di battaglia 217 TOMMASO BRACCINI L'imperatore e il drago: una leggenda di Trebisonda 225 ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI «Quae stulta sunt mundi elegit Deus, ut confundat sapientes»: profezia ed elezione nella letteratura medievale 251 GIOACHINO CHIARINI Il favore di Dio, di Gesù e della Madonna in santa Caterina 281 CARLO DONÀ L'angelo e l'eremita: o il lato oscuro del favore divino 295 SILVIA ARGURIO Volontà divina e libero arbitrio nella retorica del mondo capovolto 313 FRANCESCA ROBUSTO La prospettiva di Dio nell'epistolario di Abelardo ed Eloisa 335 WALTER MELIGA Amore e «favore di Dio» nei trovatori 381 JEFF RIDER e BRÎNDUŞA GRIGORIU «Dix… les amans ainme»: The Incarnation of Love in France 1150-1250 399 ALESSIO MONCIATTI La luce nell'arte dei secoli XII-XIV. Fra simbolo e strumento figurativo 437 GIANFELICE PERON La volontà e la promessa degli dèi: dall'«Eneide» al «Roman d'Eneas» 473 ENRICO ARTIFONI Dal Dio del linguaggio al Dio dei buoni costumi. Ausilio divino e gruppi intellettuali nella cultura retorica e didattica del Duecento italiano 511 Indice VII DONATO PIROVANO «Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sa operare!». Dio, Beatrice, una vita nuova 529 LUDOVICA RADIF A Dio o a Lorenzo? Pluto, Iustitia, metafore d'elezione 549 Indice 1 Cfr. Macrides 1979. 2 Cfr. Bryer 1980, n. V, p. 121.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Magazzeno Storico Verbanese, 2022
Studi Veronesi, 2020
«Medioevo e Rinascimento», XI/n.s. VIII, 1997, pp. 281‐300, 1997
New Covenant Publications International Ltd., 2020
Giordano Bruno, De Immenso, Letture critiche, , edited by M.A. Granada and D. Tessicini, 2020
in Argenti di Marengo. Contesti e Materiali, a cura di E. Micheletto, M. Venturino, Archeologia in Piemonte 6, Torino, 2017, pp. 67-73. , 2017
L'aratro e il calamo. Benedettini e Cistercensi sul Monte Pisano, a cura di Sauro Gelichi e Antonio Alberti, 2005
Letteratura e Arti Visive. Atti delle Rencontres de l'Archet, Morgex 10-15 settembre 2018, 2018