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2005, Kos
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Le ricerche di Vincenzo Menghini, professore presso l’Università di Bologna evidenziano l’intreccio fra chimica e medicina nel Settecento e l’interesse per una disciplina come la chimica, che si preannunciava capace di rinnovare la medicina e incrementarne l’utilità sociale. Il principale contributo di Menghini consiste nell’aver individuato, tramite l’esame delle ceneri con la lama di un coltello magnetizzato, la sede del ferro nei globuli rossi.
L'habitato protostorico di Poggiomarino . Località Longola Campagna di scavo 2000-2004, 2012
L'insediamento di Longola fu scoperto casual-mente nel Novembre 2000 (Fig. 1). A fine Ottobre dello stesso anno, alcuni conoscenti segnalarono alla scrivente la presenza di ceramica protostorica in diverse discariche: a Sarno, a Poggiomarino-loc. Barbarota e in più punti della costruenda soprae-levata del Treno Alta Velocità. Durante i successivi sopralluoghi si rinvennero mucchi di terreno ric-chissimi di legni di quercia ancora umidi, di fauna domestica e selvatica, di resti carpologici (ghiande, nocciole) in ottimo stato di conservazione e di una grande quantità di frammenti ceramici (impasto e figulina), inquadrabili in un arco cronologico compreso tra il Bronzo Medio appenninico e il VI sec. a.C. non inoltrato 1. La natura del deposito suggeriva la provenienza dei cumuli di terreno da un unico sito, in corso di sbancamento: benché distanti diversi km gli uni dagli altri, i vari punti di ritrovamento circoscrivevano un territorio tra Striano, Poggiomarino, S. Valentino Torio e Sarno. Il reiterato scarico di terreno antropizzato effettua-to a Sarno fece ipotizzare, in un primo momento, che il sito fosse situato in prossimità di quella di-scarica, nel territorio tutelato dalla Soprintendenza Archeologica delle Province di Salerno, Avellino e Benevento. Dopo aver richiesto al Soprintendente dott.ssa G. Tocco l'autorizzazione a recuperare i re-perti, ci si rese conto che nell'area in questione non vi erano lavori così imponenti da giustificare un tale apporto di materiali. Per l'ubicazione del sito, decisivo fu il controllo dei mezzi che scaricavano a Sarno: i cumuli provenivano dall'area destinata alla realizzazione dell'impianto di depurazione del Medio Sarno, Poggiomarino-Striano, in costru-zione a Longola dal mese di Luglio, nel territorio tutelato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei. Autorizzata dall'ing. capo Carlo Mormone della Prefettura di Napoli, la scrivente potè accedere all'interno del cantiere aperto nel quadro del pro-getto "Emergenza bacino idrografico fiume Sarno-Subcomprensorio n. 2", dove si stava effettuando la trivellazione di 1020 ca. pali di cemento per la realizzazione delle palificate di fondazione di una grande vasca di trattamenti biologici. In quest'oc-casione si constatò la presenza, intorno alla zona della vasca, di ingenti accumuli costituiti dai fan-ghi di trivellazione e si potè assistere all'estrazione di una colonna stratigrafica di ca. 20 m che eviden-ziò, nei primi metri di terreni nerastri ancora umi-di, abbondantissimi resti lignei, oltre a frammenti ossei, ceramici e metallici, che testimoniavano una lunga frequentazione antropica e una prolungata giacitura in condizioni di anossia, favorevoli ad una perfetta conservazione dei manufatti. La segnalazione ufficiale avvenne immedia-tamente con la consegna dei reperti raccolti sui cumuli di fango alla Soprintendendenza Archeo-logica di Pompei, il cui funzionario archeologo, responsabile di zona, Dott.ssa C. Cicirelli, provvide con sollecitudine ai successivi adempimenti del caso 2 .
Un Tuffo infinito (a cura di A.Pontrandolfo), 2018
Lunedì 3 giugno 1968, pochi minuti dopo le tredici, nei Depositi del Museo di Paestum arriva Carmine Finaldi, efficacissimo capo servizio, per comunicare la notizia della scoperta avvenuta pochi minuti prima. Ci dice: "abbiamo aper-to una tomba dipinta, ma strana, non come le altre, le lucane, a cui siamo abituati da tempo; questa è diversa, vi è dipinto uno che si tuffa".
"Il nuovo Museo dell'Agro Veientano a Palazzo Chigi di Formello", a cura di I. van Kampen, Roma, Quasar, 2012, pp. 97-102
MARGHERITA FELTRIN, STEFANO MARCONI, MARIA IVANA PEZZO, JASMINE RIZZI ZORZI & UMBERTO TECCHIATI -Dendrochronological investigations of some Iron Age buildings recently excavated at Stufles (Bressanone, Prov. Bolzano), Via Elvas 12 and 16. Excavations 2007-2008. The Ufficio Beni Archeologici of the Province of Bozen/Bolzano carried out excavations in Stufles, Brixen/Bressanone, which revealed the presence of burnt buildings of the Iron Age. Samples of carbonized planks and beams have been dated through a dendrochronological analysis. It has been built a 232-year chronology (larch, Larix decidua Mill.) Key words: Archaeology -Dendrochronology -Iron-age -Buildings -Charcoal. Riassunto -MARGHERITA FELTRIN, STEFANO MARCONI, MARIA IVANA PEZZO, JASMINE RIZZI ZORZI & UMBERTO TECCHIATI -Indagini dendrocronologiche su alcuni edifici dell'età del Ferro recentemente scavati a Stufles (Bressanone, Prov. Bolzano), Via Elvas 12 e 16. Campagne di scavo 2007 e 2008. L'Ufficio Beni Archeologici della Provincia di Bolzano nel sito di Stufles, Bressanone (BZ), ha rinvenuto alcune abitazioni incendiate dell'età del Ferro. Campioni delle assi e delle travi carbonizzate sono state sottoposte ad analisi dendrocronologica e si è costruita una curva per il larice (Larix decidua Mill.) di 232 anni. Parole chiave: Archeologia -Dendrocronologia -Età del Ferro -Edifici -Carboni.
in R. Poggiani Keller (a cura di), "Arte rupestre della Valle Camonica. Storia delle ricerche: protagonisti, tendenze, prospettive attraverso un secolo. Atti del Convegno 6-8 ottobre 2005", Bergamo, 2009
Leggere il passato, costruire il futuro. Gli Etruschi e gli altri popoli del Mediterraneo. Scritti in onore di Gilda Bartoloni, Mediterranea XVIII, 2021, pp. 133-146
2017
Il contributo è una proposta originale che parte da una riflessione sull'importanza del lavoro sul campo, per poi esplorare il legame tra donne migranti e mar Mediterraneo. Utilizzando 'il gusto', come una pratica prodotta da un processo di socializzazione e come il risultato raggiunto da un adattamento pragmatico alla realtà (Bourdieu, 2001), si propone una riflessione sul grado d'integrazione delle donne e la percezione del mare.
2010
In Toscana si comincia a parlare ufficialmente di sviluppo locale dal 1991, anno di inizio della "Libera Scuola" di Artimino (1991)(1992)(1993)(1994)(1995)(1996)(1997)(1998)(1999)(2000)(2001)(2002)(2003)(2004)(2005) 1 . Tuttavia, le radici di gran parte delle idee che la Scuola ha messo in circolazione durante i suoi quindici anni di attività nella comunità scientifica e politica, nazionale e internazionale, si trovano nell'esperienza dei primi due Irpet: quello di Giacomo Becattini (1968)(1969)(1970)(1971)(1972)(1973) Bianchi (1975 2 . Il ponte, non solo ideale, fra i due Irpet è rappresentato dall'interpretazione dello sviluppo economico della Toscana (con particolare riguardo all'industrializzazione leggera, come precisa il sottotitolo) dato alle stampe nel 1975, proprio nei mesi in cui avveniva il passaggio di consegne tra l'Istituto "di ricerche" e l'Istituto "regionale" 3 . Non è un caso che * Università degli Studi di Parma. 1 Su questo argomento mi permetto di rinviare alla mia presentazione al primo volume degli Scritti sulla Toscana di G. Becattini . 2 Il periodo di vacanza fra la direzione di Becattini e quella di Bianchi fu coperto da un Comitato di direzione interno all'Irpet; cfr. Sforzi (2007). 3 L'Irpet, Istituto "regionale" per la programmazione economica della Toscana succedeva all'Irpet, Istituto "di ricerche" per la programmazione economica della Toscana nel 1974 (con L.R. 10 agosto 1974, n. 48). "Con tale legge la Regione -come si legge in Appendice al volume su Lo sviluppo economico della Toscana (Irpet, 1975) -ha inteso recuperare nel quadro degli strumenti della programmazione regionale, l'esperienza e le strutture dell'esistente Istituto di ricerche per la programmazione economica della Toscana (IRPET), costituito nel 1968 per iniziativa del Comitato regionale per la program-mazione economica della Toscana (CRPET), ai sensi del DM 15 novembre 1965.
2022
The traditional tale, which later became a legend, told of mysterious footprints imprinted "in the rock" or "in the lava", left by a mysterious, supernatural being, perhaps "the devil", who was able to walk on the burning volcanic deposit without damage. Over time, this legend has been gradually replaced first by a series of unfounded assumptions and finally by an even more fascinating scientific reality: the "Devil's Trails" ("Ciampate del diavolo") are fossilized footprints of men and animals who lived in prehistoric times. In this paper, the twenty-year history and steps of scientific research which have transformed the popular legend into an astonishing scientific reality are retraced, also through the words of the protagonists.
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Museo dei Brettii e degli Enotri. Catalogo dell'esposizione, 2014
FABIO REDI, ALFONSO FORGIONE, VI CONGRESSO NAZIONALE DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE, 6
Newsletter di Archeologia CISA, 2020
Satricum: trenta anni di scavi olandesi: catalogo della mostra Le Ferriere, Latina, 26 ottobre-29 febbraio 2008, 2008
Montagne 360, la Rivista del Club Alpino Italiano, gennaio 2017, Bologna, pp. 58-61. ISSN 2280-7764., 2017
M. Gnade (Ed.), Satricum: trenta anni di scavi olandesi: catalogo della mostra Le Ferriere, Latina, 26 ottobre-29 febbraio 2008. Amsterdam/Leuven, 2007
Antichità altoadriatiche, LXV, 2008