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2017, VIATICO VINCENTE
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Manuale motivazionale - decisionale
Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua
Il venetico è una lingua indeuropea, attestata da oltre 500 iscrizioni datate dal VI al I sec.a.C. e provenienti soprattutto dall’attuale regione italiana del Veneto (in pochi casi, dal Friuli Venezia-Giulia, dall’Austria e dalla Slovenia). La scrittura utilizzata è un alfabeto locale di derivazione etrusca. Le iscrizioni venetiche comprendono testi funerari, votivi e pubblici, resi - tranne alcune eccezioni -mediante schemi formulari. Ampiamente documentata è l’onomastica (nomi personali; formula onomastica maschile e femminile). Le strutture della lingua (fonologia, morfologia, sintassi e lessico), data la natura frammentaria del venetico, sono conosciute solo parzialmente; permangono problemi relativi alla classificazione, anche se è ormai accertata l’appartenenza al ramo italico dell’indeuropeo.
TEATRO AUTORI, ATTORI E PUBBLICO NELL’ANTICA ROMA a cur a di Salvatore Monda Orietta Rossini Lucia Spagnuolo, 2024
A critical look at the stage performances of archaic Latin theatre from Plautus to the imperial age
Rinascimento e genesi della modernità, 2022
All'interno della più ampia querelle novecentesca sulla modernità e antimodernità vichiana 1 si collocano anche quegli studi che hanno tentato di delineare le convergenze e le divergenze tra Giambattista Vico e il momento umanistico-rinascimentale. Pionieristici da questo punto di vista risultano gli Studi vichiani di Giovanni Gentile volti a rintracciare le fonti della gnoseologia vichiana. Sia pur con forzature eviden-1 Non è possibile citare tutti i contributi al riguardo. Segnalo solo i testi di Paolo Rossi che ha sostenuto l'arretratezza vichiana rispetto alla cultura del tempo:
2014
da un numero imprecisato di appartenenti alla terza generazione di Malâmatî, informazioni sulla vita e le sentenze dei fondatori del gruppo e sui loro discepoli. Tra questi informatori, una trentina di personaggi circa 1 , fa spicco chiaramente il nome del nonno di Sulamî, Abû 'Amr Ismâ'îl b. Nujayd (m. 977 d.C.), che faceva parte del gruppo di quelli che mettevano in pratica il principio malâmatî della "dissimulazione dell'esperienza interiore" (talbîs al-hâl) 2. I primi Malâmatî di Nîshâpûr si riunirono intorno alla figura di Hamdûn al-Qassâr (m.884 d.C.), che secondo Sulamî è stato il vero fondatore del movimento 3 e che forse è il rappresentante della sua tendenza più autentica. Anche se non ha lasciato nessun'opera scritta, si tramandano alcuni dei suoi detti più significativi. Diceva: "La conoscenza che Iddio ha di te è migliore di quella che hanno gli uomini" (bâyad ke tâ 'ilm-i Haqq-ta'âlâ-be-to nîkûtar az ân bâshad ke 'ilm-i khalq) 4. Hamdûn sosteneva che era caratteristico della natura dell'essere umano preoccuparsi della popolarità mondana più che del puro compiacimento divino, e che questo era il velo più grande che si interponeva tra Iddio e l'uomo devoto. Chi si preoccupa del giudizio degli uomini
"Atti del Sodalizio Glottologico Milanese" 28 (1989), 148-59 (a proposito di David Cohen "La phrase nominal et l'évolution du système verbal en sémitique. Etudes de syntaxe historique")
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