2007, Inedito
La traduzione impoetica Tra Langue e lingua scompare il "portato estetico" Marco Zulberti Nel recente convegno Giacomo Leopardi e la percezione estetica del mondo tenutosi alla splendida Villa Vigoni a Loveno di Menaggio sul lago di Como tra il 7 e il 9 ottobre 2007, organizzato dalla Deutsche Leopardi-Gesellschaft, il centro culturale tedesco dedicato al poeta di Recanati, con il patrocinio del comune di Recanati e del Centro studi Leopardiani, fra le varie discussioni sorte a lato tra i prestigiosi relatori e i partecipanti è ricomparso il problema della scarsa diffusione della poesia di Leopardi presso le altre letterature europee e di quali azioni si possano intraprendere per diffondere lo studio della sua riflessione estetica e la conoscenza della sua poesia sublime. L'annoso problema non sorprende se si considera la dinamica della sua fortuna presso la stessa letteratura italiana, prima chiusa nel cliché "pessimo moralista è sovrano poeta" di Francesco De Sanctis nel 1885 e poi confermata da Benedetto Croce con il suo terribile "L'amore, la passione, la svisceratezza questo è Leopardi". Si dovrà attendere la prima edizione dello Zibaldone del 1910 a cura di un' equipe diretta da Giosuè Carducci per avviare nuovi percorsi di ricerca divisi tra filologia, stilistica, estetica e filosofia morale come testimonia fin dall'inizio il saggio di Clemente Rebora Per un Leopardi mal noto, comparso in «Rivista d'Italia», XIII, 9, settembre 1910, pp. 373-449 nel 1910. Accanto alla lenta scoperta dello Zibaldone si deve affiancare l'ancor più lenta storia dell'Epistolario che dall'edizione di Prospero Viani del 1849 è stata poi continuamente arricchita e perfezionata fino all'ultima recente edizione curata d Franco Brioschi, che nella introduzione ci avverte come solo ora si riesce a "sottrarre Leopardi alla tradizione del pensiero negativo cui oggi era stato forzosamente ascritto", e a restituirlo alla vitalità privata descritta nello Zibaldone e dell'Epistolario. Da questa ricca materia di cui si è avuta coscienza solo negli ultimi decenni è riemersa la struttura potremmo dire sociale e culturale della riflessione poetica di Leopardi, modificando la stessa prospettiva stilistica che ora si può inquadrare all'interno dei rapporti più precisi con la cultura del Settecento e che quindi evidenza come l'affidarsi alla semplice traduzione della sua poesia e dei suoi testi sia stato insufficiente fino a ore per renderlo più familiare alla cultura europea. Vi è una sorta di problema dovuto alla possibilità di un'effettiva "traducibilità estetica" integrale dei testi poetici, soprattutto, come nel caso di Leopardi, a distanza di oltre due secoli in cui sono cambiati anche gli stessi paradigmi estetici di riferimento, linguistici, semantici e relativi allo stesso gusto. A questo punto la domanda da porsi è questa: Leopardi poeta del primo Ottocento può essere percepito nei suoi valori dopo due secoli? Può la sua poesia risultare ancora valida e universale? O dobbiamo affidarci alla struttura intellettuale originaria per sorreggere quella forma poetica ormai datata ed uscita dal gusto corrente anche europeo? E' in grado il semplice atto della traduzione di trasmettere al lettore tedesco o quello inglese, la sua artisticità e le motivazioni culturali alle originie della sua emotività? Il nodo della questione si sposta a questo punto sull'atto della traduzione, termine di per sé limitato, perché tradurre una poesia rinvia oltre il dettato linguistico specifico e punta ad una "traslazione estetica integrale" della poesia stessa, in cui ha un ruolo fondamentale il suono della lingua originaria in cui essa è stata composta, la sua fonetica, il tono. Per "traduzione estetica" della poesia si intende qualcosa che va oltre il semplice campo della letteratura, perché mantiene un "piede", una radice, nella musicalità stessa della passione vocale, nella voce espressa nella lingua originaria: "sonavan le chete stanze" ci ricorda Leopardi. Nella traduzione da lingua a lingua, una poesia perde dunque sempre qualcosa, e quel qualcosa e li campo "estetico" della musicalità naturale delle passioni e dei suoi "toni". Secondo la filosofia del