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Proprietà letteraria riservata © Università degli Studi di Salerno I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfi lm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsivoglia forma senza l' autorizzazione scritta dell' Editore, a eccezione di brevi citazioni incorporate in recensioni o per altri usi non commerciali permessi dalla legge sul copyright. Per richieste di permessi contattare in forma scritta l' Editore al seguente indirizzo: [email protected]
India... è terra delle forti emozioni, di contrasti e paradossi, dell'amore per la vita e dell'indifferenza per la morte, dell'ammirazione e dello sdegno, dove coesistono - per lo più in pace - differenti culture religiose, dove in un'estensione di circa tre milioni e trecento mila chilometri quadrati gli uomini non possono conoscere tutte le 30 lingue e i 2000 dialetti eppure si capiscono, comunicano con la stessa facilità di chi vive in uno sperduto minuscolo villaggio di una manciata di anime. L'Occidente se ne ricorda solo quando questo paese balza nelle cronache quotidiane per avvenimenti non proprio edificanti che spronano a stigmatizzare con sdegno e riprovazione, come se invece noi vivessimo in una società ideale, "La Città del Sole" di Tommaso Campanella. Tre anni fa il settimanale indiano The Week pubblicava un articolo intitolato, appunto, "A Thousand sordid deceptions" (The Week - Journalism with a human touch. 28 Settembre 2014): “Sposa è una parola abusata nello stato dell'Haryana. Le donne degli stati dell'est sono svendute qui come mogli..." L'argomento ci tocca in modo particolare, proprio in un momento in cui l'Occidente si sta mobilitando per fronteggiare e combattere su tutti i fronti, sociale, etico, politico prevaricazioni, violenze e abusi contro la donna. Nei soli Stati Uniti una donna viene vittimizzata ogni 12 secondi; su scala internazionale l'India si trova al terzo posto nell'abuso sulle donne; "ogni minuto una donna viene battuta, una morte per dote avviene ogni 77 minuti e un atto di crudeltà contro di essa è segnalato ogni nove minuti" (Kiran Bedi).
Fin dalla comparsa delle forme più elementari di cultura l’uomo ha provato, sia a livello individuale sia collettivo, a rimuovere ogni forma di comprensione dell’aggressività distruttiva, relegandola a una dimensione estranea da sé. L’azione atroce e cruenta, infatti, svela ciò che dovrebbe rimanere sempre nascosto: il dominio violento dell’uomo su altri uomini. È anche per questa ragione di fondo che il tema della violenza, da sempre oggetto dell’attenzione di studiosi provenienti dalle più svariate discipline, rimane ancora oggi un vero e proprio enigma conoscitivo. In campo criminologico – ma non solo – gli approcci teorici e i metodi impiegati al fine di avvicinare e sondare il fenomeno della violenza sono stati – e continuano a essere – indubbiamente i più vari, ma è possibile affermare che spesso si è registrato un profondo limite osservativo. Infatti, tradizionalmente, l’inquadramento dell’agire violento si è ridotto a modelli esplicativi che individuano nella “malattia mentale” o, altre volte, nell’“ambiente sociale” la causa del gesto deviante. Purtroppo, però, questo genere di spiegazioni non aiuta ad avanzare nella comprensione delle dinamiche che animano tali condotte, di fronte alle quali ci ritraiamo, spesso incapaci di pronunciare parole capaci di conferire senso a ciò che appare come del tutto insensato e inspiegabile. È a partire da queste riflessioni e interrogativi che chi scrive ha ritenuto utile proporre ad alcuni noti e apprezzati studiosi – quali Alessandro Dal Lago, Gabrio Forti, Eligio Resta, Alfredo Verde – l’occasione di confrontarsi con noi sul tema della violenza, incontrandolo attraverso la lettura del nostro volume "Cosmologie violente. Percorsi di vite criminali". Ciascuno, a partire dall’ambito del proprio universo disciplinare e conoscitivo – da qui il titolo di questo e-book, Universi della violenza –, ha contribuito a costruire un percorso cognitivo capace di sondare e illuminare quegli aspetti del fenomeno violento che fino a oggi sono rimasti ancora poco esplorati.
Some charlatan politician, some ideologized huckster lead us to think that our form of society is the best possible. The most democratic. Perhaps even the most Christian. Many also assert that the engine of the economy is consumption. And they go out of their way to improve consumerism as much as possible, for the sake, they say, of the country’s economy. But is this true? And above all: does it have anything to do with Christian values or absolutely not? Capitalism promotes values that reinforce the narcissism of the individual and go against the feelings of solidarity and mutuality. The consumer society is based on the race for self-affirmation, according to what Veblen had already highlighted at the end of the nineteenth century. It proposes only "egoic" values. Advertising, through multiple channels, is its main instrument. But the majority of people cannot fit into the mythical models of well-being produced by capitalist society. People cannot keep up with the frantic change of fashions. This exclusion generates dissatisfaction, resentment, violence. For this reason capitalist society can be defined as essentially criminogenic and generating ideologies that make hatred their main instrument of affirmation and struggle. The poor and minorities suffer as a result: the former, as symbols of failure and unproductiveness, and the latter as easy scapegoats for social aggression. Paul’s exhortation, "do not conform to the mentality of this century!" is more relevant today than ever. But how to do it? Through a patient, constant, long work of analysis of the emptiness of consumer myths and re-education to the sense of fraternity. The main actors in this struggle must be the school, the family and the Christian community.
From the European South, 2023
Whiteness, Italianness and Sexist Violence. This essay analyzes how whiteness has been produced and asserted in the terroristic attack occurred in Macerata in 2018 when Luca Traini shot six passersby because of their African origin. The terroristic attack took place a few days after the murder of Pamela Mastropietro-whose dismembered body was also found in Macerata-and a Nigerian man, Innocent Oseghale, was charged with Mastropietro's murder. I use the notion of 'cultural archive' to investigate how racism and the colonial past were and are obscured and therefore evenly reproduced in contemporary Italy, claiming that racism operates transversally in Italian society. The notion of cultural archive is also used to read the meanings embedded in the terroristic attack, interpreting them in relation to the colonial and racist aspects traits of the Italian social fabric. In analyzing the gestures of Traini, the link he made between the murder of Mastropietro, his attack against Black passersby, and the Monument to the Fallen, where he moved after the shooting, I argue that racism and sexist violence are imbricated and reproduced through the valorization enhancement of whiteness as a constitutional trait of Italianness.
2012
Non è mai stato facile parlare di violenza contro le donne: abusi, maltrattamenti, sofferenze quotidiane, sono stati da sempre relegati nella sfera del privato, chiamati con altri nomi, negati a livello sociale e individuale. Si è spesso cercato di occultare la violenza maschile, di sminuirne la portata e le manifestazioni, di ridimensionarne i numeri; per non vedere, non capire, non intervenire. Negli ultimi decenni, tuttavia, grazie all'azione di gruppi di donne, attiviste, teoriche e ricercatrici che hanno mostrato i numeri della violenza, istituzioni ed enti governativi hanno iniziato ad occuparsi degli abusi e dei maltra=amen@ sulle donne. Il riconoscimento della violenza contro le donne come violazione dei diritti umani e grave problema politico, sociale e di salute pubblica è stato ribadito in numerose conferenze internazionali, come la Conferenza Mondiale sui Dirie Umani (Vienna, 1993), la Conferenza Internazionale sulle Popolazioni e lo Sviluppo (Cairo, 1994), la IV Conferenza Mondiale sulle Donne (Pechino, 1995), la riunione speciale dell'Assemblea delle Nazioni Unite "Pechino+5" (New York, 2000). Nel corso di quest'ultimo incontro, il legame fra violenza contro le donne e diritti umani è stato nuovamente sottolineato: "E' ampiamente accettato che la violenza contro le donne, che si verifichi nella vita pubblica o in quella privata, è una questione che attiene ai diritti umani. E' accettato che la violenza contro le donne, laddove perpetrata o condonata dallo Stato o dai suoi agenti, costituisca una violazione dei diritti umani. E' inoltre accettato che gli Stati hanno l'obbligo di esercitare la debita diligenza nel prevenire, indagare e punire gli atti di violenza, siano essi perpetrati dallo Stato o da soggetti privati, e di fornire protezione alle vittime" 1 2 . Nonostante tali riconoscimenti istituzionali permane una forte resistenza, a livello individuale e sociale, a riconoscere la violenza come tale. La violenza contro le donne viene infatti ancora spesso banalizzata, minimizzata e occultata, o perché considerata legittima (si pensi, ad esempio, al cosiddetto delitto d'onore, abrogato in Italia solo nel 1981 3 ), o perché negata, nel linguaggio, nelle percezioni, nei comportamenti . 10
Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia
Il problema della violenza domestica ha assunto oggi grande rilevanza, sia nel campo della ricerca scientifica che nel campo delle politiche sociali, dell’azione penale e della tutela legale delle vittime. Purtroppo, bisogna rilevare che la grande attenzione mediatica concentratasi sui casi di violenza domestica, ha prodotto una serie di errate convinzioni e luoghi comuni, che rischiano di affliggere tanto il giudizio comune quanto quello legale, assai più delicato per le implicazioni dirette e indirette sui soggetti coinvolti. Una scarsa chiarezza sulle caratteristiche del fenomeno incide su tutte le fasi e le tipologie di valutazione deputate all’accertamento dei casi specifici e, per naturale estensione, anche sui programmi di prevenzione e sostegno, dedicati in particolare alle vittime
G. Belgioioso, Storia della filosofia moderna, hanno collaborato S. Agostini, C. Catalano e F. Giuliano, Le Monnier Università, 2018, pp. 1-71, 2018
Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-00-74775-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i micro lm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per nalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di speci ca autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze
"Riflettere oggi sugli effetti che Ia perdita di potere da parte del genere maschile determina sulle dinamiche relazionali uomo-donna, significa riflettere sulla valenza che il fenomeno della violenza di prossimita ha assunto."
2019
Sembra ragionevole iniziare questa riflessione tentando un chiarimento del significato della nozione-chiave del discorso: la violenza. Se anche si mira a una defi nizione di questo concetto, che, come si vedrà, è impossibile, si può almeno tentare di abbozzare una delimitazione e una distinzione dei suoi significati, che, per quanto non rigorosa né esauriente, deliberatamente condotta non con metodologia strettamente storico-scientifica, possa però, seppure per accenni, contribuire a chiarirne gli aspetti salienti. Anche un approccio di questo tipo, tuttavia, presenta grandi difficoltà, innanzitutto perché ci si trova sin dall'inizio di fronte a significati non solo disparati, ma anche opposti, il cui incrociarsi dà luogo a una pluralità di concezioni, che, da una parte, comprendono ognuna un aspetto effettivo del concetto di violenza, ma di cui, d'altra parte, nessuna è in grado di cogliere in sé compiutamente la realtà di cui il concetto deve rendere conto. Né l'insiem...
Rivista Italiana di Antropologia Applicata, 2015
per Mediatori Linguistici CIELS e Professore di Antropologia della violenza e dell'Aggressività e di Antropologia culturale, presso lo stesso Istituto.
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La salute sessuale e riproduttiva delle donne migranti, 2020
Umanità e sovranità. I diritti negati ai migranti (1986-2015), 2017
Espiritu Cuadernos Del Instituto Filosofico De Balmesiana, 2011
Rinascimento e genesi della modernità, 2022
EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, 2020
Rivista italiana di diritto e procedura penale, 2023
Umanesimo della cura. Creatività e sentieri per il futuro, 2020