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Partendo da What Zapruder Saw - un saggio di Joan Copjec centrato sul legame tra l’apatia sadica e il nesso Senso/Reale/Realtà presente nella concezione pasoliniana del piano sequenza - il presente articolo analizza le forme di complicità stabilite da Pasolini col piacere libertino in Salò o le 120 giornate di Sodoma. In particolar modo, la forza della perversione in Pasolini viene descritta come l’irruzione sulla scena (anche politica) di un Reale traumatico, disgregante, inassimilabile sia alla nozione di Reale lacaniano, sia alle richieste odierne di diritti e di integrazione avanzate da parte delle minoranze sessuali.
Il saggio propone una lettura sociale della pornografia cinematografica usando la categoria dello sguardo e le sue declinazioni di genere. Partendo dal famoso saggio di Laura Mulvey, Visual Pleasure and Narrative Cinema (1975), si sposterà il centro dell’analisi dal cinema narrativo tradizionale al cinema pornografico, considerando quest’ultimo un modello che fa contrappunto al voyeurismo dello sguardo maschile (male gaze) che la Mulvey riscontrava in alcuni film di Sternberg e di Hitckcock. Per dimostrare la natura contrappuntistica del cinema pornografico si metterà a confronto la medesima messa in scena di uno sguardo che desidera in due film molto differenti tra loro, Rear Window (1954) di Hitchcock e Behind the Green Door (1972) dei fratelli Mitchell. La natura contrappuntistica del porn movie si rintraccia anche nel dialogo che instaura con il cinema mainstream riguardo ai limiti del visibile in materia sessuale. Infine, la pornografia soddisfa la rappresentazione del desiderio delle altre identità di genere, mettendo in scena tipologie di sguardo adeguate – female gaze e queer gaze –, che diventano presto strumenti per una affermazione sociale della diversità sessuali.
2015
Il Laudario della Confraternita dei Battuti è contenuto in un manoscritto della fine del XV secolo, conservato nell'Archivio della stessa, in Saluzzo. Si compone di un trentina di laudi scritte in una lingua letteraria sovraregionale con tracce del dialetto ligure e della parlata piemontese locale. Apparteneva alla Confraternita saluzzese dei Battuti ed era utilizzato nelle funzioni liturgiche e durante i riti processionali. La Compagnia, composta da laici, perseguiva l'obiettivo di soccorrere il prossimo, aiutando i poveri e curando i malati della Città, meditava sulla Passione di Cristo cui si immedesimava con la pratica della flagellazione, e cantava in una lingua venuta da lontano - e che andava adattando al mutare dei tempi - la propria fede religiosa. Il laudario di Saluzzo, per la prima volta edito integralmente, è attualmente il più antico tra quelli oggi conservati in Piemonte appartiene all'ultimo periodo di diffusione manoscritta del genere.
2012
Corpi spettrali. Il desiderio messo in produzione In S. Petrosino (a cura di), Il vento, lo spirito, il fantasma, Jaca Book, Milano 2012, 191-202 «Thou visible god, That sold'rest close impossibilities, And mak'st them kiss!» [W. SHAKESPEARE, Timon of Athens]
La Balena Bianca- rivista di cultura militante, 2017
Walter Siti e l'apocalisse del desiderio È difficile scrivere oggi di Bruciare tutto, l'ultimo romanzo di Walter Siti. È difficile scriverne perché tutti ne conoscono ormai la trama: la storia di don Leo, prete razionalista e dedito al prossimo, ma pedofilo, che rifiutando le avances di un bambino ne provoca indirettamente il suicidio. È difficile scriverne anche perché la discussione, almeno in un primo momento, è stata cooptata dalla questione morale, avanzata da Michela Marzano prima e da Alessandro Zaccuri poi. È difficile scriverne perché Emanuele Trevi, Gianluigi Simonetti e Marco Antonio Bazzocchi ne hanno fornito una lettura precisa, finalmente attenta ai caratteri strutturali e stilistici del romanzo; cogliendo soprattutto la frizione che l'argomento scabroso crea con questi caratteri. È difficile scriverne, infine, perché tante persone per via di questo rumore mediatico si sono già disaffezionate all'idea di leggere il libro o, avendolo letto, hanno già scelto la loro posizione nel dibattito. Eppure sono convinto che ancora qualcosa resti da dire. A partire da elementi testuali che vengono sempre più dati per scontati nella produzione di Siti, ma che rifulgono se messi a confronto con le narrazioni sempre meno ambiziose dei narratori italiani (soprattutto i più giovani). Fin troppo poco sottolineata è ad esempio la capacità di Siti di delineare precisi affreschi umani e sociali. Arrivato al terzo romanzo "milanese" (Resistere non serve a niente raccontava il trasferimento dalla capitale, mentre Exit Strategy era una sorta di diario della nuova vita a Milano), Siti è riuscito a calibrare finalmente il proprio sguardo, arrivando a ritrovare quella precisione e quella pregnanza d'osservazione che avevano caratterizzato i suoi romanzi "romani" (su tutti Troppi paradisi). La parrocchia di don Leo funge da catalizzatore di personaggi e storie; e il fatto che si trovi in un quartiere ricco, ma al tempo stesso abbia una vocazione all'accoglienza e all'integrazione la trasforma in un luogo di raccolta di figure provenienti da ogni classe sociale e ideologica. C'è il broker Duilio Restivo («jeans sapientemente scoloriti, camicia bianca, giubbotto multizip di nappa nera»), che diventa l'amico più stretto e anche il confidente di don Leo, e il Beppe, anziano operaio che ammorba don Leo con «l'eterna cantilena sulla pensione rimandata da quella puttana della Fornero»; c'è la scrittrice ricca e filantropa, la Mate Rubinacci, traumatizzata dalla morte del figlio e incapace di non pensare alla propria apparenza, e ci sono i poveri cristi che gravitano intorno alla canonica per passare il tempo e avere qualcuno con cui sfogare il loro astio contro il mondo («Ancora sul governo che spende i soldi per fare arrivare quei baluba là, che mangiano il riso con le mani e portano le malattie»). È un universo sfaccettato che si muove tra le funzioni domenicali, il doposcuola per i ragazzini (è eccezionale l'attacco del terzo capitolo, Papaoutai, con Jehrald, filippino diciottenne, che trasforma A Silvia in una sorta di indovinello veronese), il corso prematrimoniale e i momenti delle confessioni. Si compone così una sorta di diario di una comunità frammentata: è una carrellata di istantanee che colgono un momento, una conversazione o un episodio a loro modo emblematici della condizione spirituale di tutti questi personaggi; e le puntuali considerazioni con cui il narratore accompagna il racconto («I bambini cercano scorciatoie per non avventurarsi in cose che non sanno; esattamente come gli adulti, ma loro sono più poetici perché sono animisti») si legano spontaneamente a brevi inserti di scenario, pause del racconto poste ad apertura di capitoli o paragrafi. Qui l'acume sociologico e politico di Siti si esprime a pieno, come quando annota la polemica da parte delle "grandi firme" per la presenza dei profughi alla stazione Centrale («un siriano male in arnese che si ravana nei pantaloni e si toglie le scarpe avrebbe screditato per sempre i futuri gelati Algida o
Between, 2013
Se è vero che il desiderio proviene dalle stelle e se, d'accordo con la sua etimologiade sideribus-, il desiderio del Soggetto è il desiderio dell'Altro 1 , il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa illustra una tra le più affascinanti ed enigmatiche figure letterarie del desiderio stellare, come si legge, tra l'altro, nell'explicit del settimo capitolo del romanzo: «Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo e così, pudica ma pronta ad esser posseduta, gli apparve più bella di come mai l'avesse intravista negli spazi stellari». Prima di quest'ultima scena, che mostra il Principe di Salina morente sul punto di possedere la sua stella, qui incarnata dalla misteriosa signora intravista alla stazione di Catania, il ritratto di Don Fabrizio alle prese con le stelle è già apparso in alcuni altri luoghi del romanzo nei quali si delinea, globalmente, un'opposizione tra i «calcoli», con cui il Principe astronomo controlla il movimento delle sue fedeli stelle sempre lì ad attenderlo, e al contempo il suo perenne inseguimento delle «intangibili» e «irraggiungibili» (Tomasi di Lampedusa 2011: 96). Quindi un'opposizione tra l'ordine astrale contrassegnato dal «trionfo della ragione», dalla «sublime normalità dei cieli», dalla loro «tranquilla armonia» (ibid. 2011: 60) e il disordine terrestre, contrassegnato fondamentalmente dall'alea e dalla violenza della Storia, dai «"Tristi tempi"» (ibid. 2011: 53). Ma una misteriosa figura della morte abita il mondo sublime così avidamente studiato dal Principe scienziato, che ha pure ottenuto dei riconoscimenti in Sorbona per le sue scoperte: «Il problema vero, l'unico, è di poter continuare a vivere questa vita dello spirito nei suoi momenti più astratti, più simili 1 Cfr. la voce Desiderio in Chemama-Vandermersch 2004: 88-91 e i relativi testi di Sigmund Freud e Jacques Lacan cui la voce stessa rinvia.
Fata Morgana. Quadrimestrale di cinema e visioni, 2016
In Salò or the 120 Days of Sodom (1975), Pasolini's last work, the myth loses its positive and originary features to intrinsically link to a death spectacle. The memory of fascism, polemically questioned by the director, is elaborated as a thanatopolitical mythological machinery to which an utopia able to affirm and regenerate life is counterposed. Through the analysis of the topological articulation disclosed by the film, this paper attempts to rethink some of its interpretative keys, by lingering on the theoretical level proposed by the filmic discourse. In Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), opera ultima di Pasolini, il mito perde la sua tonalità positiva e originante per legarsi intrinsecamete a uno spettacolo di morte. La memoria del fascismo, affrontata polemicamente dal regista, viene elaborata come macchina mitologica tanatopolitica alla quale si contrappone un'utopia capace di affermare e rigenerare la vita. Attraverso l'analisi dell'articolazione topologica dispiegata dal film, distinta tra spazio utopico, eterotopico e reale, il presente intervento prova a ripensarne alcune chiavi interpretative, soffermandosi sul livello teorico costruito dal discorso filmico.
Tesi di Laurea in Esegesi delle fonti storiche medioevali Tra Federico II e I due corpi del Re. Interdisciplinarità, uso delle fonti e discorso storico nella produzione di Ernst Hartwig Kantorowicz.
Biblioteca Teatrale, 2022
Most of Eleonora Duse’s photographs are close-ups. Often, we are not sure what performance they represent. They are all portraits of the actress representing a character, but reconstructed in a studio. Analysing them to reconstruct the traces of Duse’s art presents many problems. However, they can help us to understand not the actions, the interpretations, the movement of the actress on stage, but a way of orchestrating the body and its inner tensions: a way of making even the immobility come alive on stage, as well as in the photographer’s studio. The essay explores this possibility through the example of five photographs of Duse, all made by Pau Audouard, and all from the same period, the late 1880s.
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Carte Italiane, 2015
Quaderni Di Donne E Ricerca, 2010
P.O.I. – RIVISTA DI INDAGINE FILOSOFICA E DI NUOVE PRATICHE DELLA CONOSCENZA, 2021
Cuerpos Fantascienza contemporanea spagnola e latino-americana, 2019
CHIAMATI ALLA VITA IN CRISTO nella chiesa, nel mondo, nel tempo presente, 2021
Dalla corte regia al monastero di San Salvatore - Santa Giulia di Brescia, 2014