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LAURA PAOLINO, IL DILEGGIO DEI PADRI. NOTE DI LETTURA PER FIGLIO MIO DILETTOSO, IN FACCIA LAUDE DI GUITTONE D'AREZZO RIASSUNTO. Il contributo ripercorre la storia critico-esegetica della tenzone tra Guido Guinizelli ([O] caro padre meo) e Guittone d'Arezzo (Figlio mio dilettoso), soffermandosi in particolare sul secondo dei due sonetti, per il quale viene proposta un'interpretazione parzialmente nuova, evidenziandone le possibili implicazioni ermeneutiche sul noto passo dantesco di Purgatorio XXVI. PAROLE CHIAVE. Guittone; Guinizelli; tenzone; Dante. TITLE. Mocking the Fathers. Notes on Guittone d'Arezzo's Figlio mio dilettoso.
Chiara Pireddu, 2018
Società e cultura nel primo 800' L'evento che caratterizzò il primo ottocento e che modificò radicalmente il tessuto politico, sociale, ideologico e mentale del vecchio mondo fu lo scoppio della rivoluzione francese, avvenuta nel 1789. La situazione politica era in radicale cambiamento con la fine dell'assolutismo e la nascita degli stati liberali, grazie alla quale stava emergendo rapidamente il nuovo ceto della borghesia. La rivoluzione francese diffuse in tutta l'Europa gli ideali democratici di libertà, uguaglianza e fratellanza. Questo diede la spinta per l'affermazione del principio della volontà popolare e per la lotta dei popoli all'indipendenza.
Parte prima: Nozioni introduttive e principi fondamentali A. Realtà sociale e ordinamento giuridico. 1. Norme e comportamento. Le norme sono strumenti di valutazione del comportamento, che può essere giudicato giusto o ingiusto, morale o immorale, lecito o illecito. Valutare un comportamento equivale a dare un giudizio: questo giudizio è fondato o infondato, a seconda se è giustificato da una norma. Il linguaggio delle norme è dunque prescrittivo e non descrittivo, cioè comunica valutazioni che vietano o permettono comportamenti, ma non descrivono eventi o emozioni. La valutazione del comportamento è la funzione costante delle norme: ciascuna di esse è portatrice di una regola e ciascuna è connessa all'altra. Le norme assumono diverse tipologie in base alle materie che disciplinano: es. le norme di organizzazione dell'impresa, le norme come regole costitutive e come regole di condotta di comunità. 2. Giurisprudenza come scienza sociale. La valutazione del comportamento presuppone la conoscenza delle regole e lo studio delle regole è una forma di conoscenza della società, che è affidata alla giurisprudenza. La giurisprudenza è la scienza del diritto ed è strettamente legata alla società in cui svolge la sua funzione, ossia è influenzata dalle condizioni politiche, sociali, economiche, religiose, ecc. Per questi motivi la giurisprudenza è da intendersi anche una scienza sociale che permette la conoscenza della struttura e della funzionalità di uno stato. Una regola si pone affinchè serva a qualcosa: la sua realizzazione è garantita da sanzioni positive o negative. Le sanzioni negative, qualificate solo come sanzioni, sono conseguenze sfavorevoli inflitte a colui che ha violato la norma (es: risarcimento del danno); esse non riguardano le pene restrittive della libertà essendo campo del diritto penale. Le sanzioni positive sono conseguenze favorevoli per colui che ha osservato le norme (es: leggi di incentivazione riguardanti una politica fiscale di favore). Il diritto positivo è il diritto prevalentemente scritto posto da fonti predeterminate e riconoscibili; esso ha la funzione di: a) conservare le situazioni presenti nella società conformando le proprie regole a quelle sociali preesistenti; b) trasformare, sotto la spinta di interessi alternativi, l'esistente modificando la società. La coattività è carattere fondamentale dell'ordinamento giuridico nel suo complesso, non di ogni singola regola giuridica; consiste nella sanzionabilità delle situazioni. Questo però non vale sempre, infatti esempi di regole non coattive si riscontrano nell'ambito sia di rapporti patrimoniali ma soprattutto non patrimoniali, come nell'ambito del rapporto matrimoniale, che non sono coercibili mediante sanzioni. 3. Diritto, morale e regole non giuridiche. Il compito del diritto è di prevenire e sciogliere i conflitti sociali; esso si basa su un consenso morale di fondo. Quando la norma è rilevante non basta lasciarla alla mera esecuzione della moralità, ma essa viene trascritta per essere applicata. Il diritto e la morale nella maggior parte dei casi sono complementari: quanto al contenuto, la differenza sta solo nel fatto che nel diritto vi è la necessità di definire in anticipo la fattispecie da regolare, quali siano le sanzioni, fissare il risarcimento, ecc…: quanto alla forma, le regole morali non sono rispettate se manca la convinzione interiore di chi agisce, per le regole giuridiche basterebbe invece l'osservanza esteriore del comando, il timore della sanzione. Questo collegamento tra diritto e morale non è sempre verificato, in quanto in alcune fattispecie il diritto e la morale entrano in conflitto (es: l'aborto). 4. Linguaggio giuridico e linguaggio comune . Il linguaggio giuridico non coincide sempre con quello comune: esso, infatti, assegna alle parole una qualificazione giuridica che implica delle conseguenze giuridiche. Esiste quindi, per ogni termine, una definizione legislativa che, anche se dà una definizione vincolata del termine, è sempre sottoposta ad interpretazione. Le definizioni legislative sono adeguate o inadeguate, non vere o false: sono adeguate, se congruenti con la realtà dei comportamenti. A volte il linguaggio giuridico e quello naturale hanno un nesso molto stretto, che pone in essere alcuni termini di confine, come persona, interesse e promessa. Con queste espressioni il sistema giuridico entra in contatto con la realtà. Non tutti i termini sono definiti dalle norme giuridiche, ma alcuni, come le definizioni dottrinali, sono definiti dalla dottrina. Senza queste il linguaggio dei giuristi e delle leggi sarebbe poco comprensibile.
Sociologia (Sociologia, Int, Cap1-2-6-7-9-16) Introduzione 1. L'individuo e la società. Pensiero alla sociologia come se fosse un 'particolare genere di narrazione' , non come studio attraverso numeri ed esperimenti o unico modo di studiare la SOCIETA'. Ogni individuo ha esperienze proprie che poi racconta, pensando di poter capire meglio. La sociologia da importanza alle esperienze, confrontandole con le altre. La prospettiva sociologica è ormai parte dell'esperienza contemporanea (si incontra ogni giorno). In un certo senso siamo tuti sociologi, perché usiamo queste capacità d'interpretazione. I mass media possono presentare spiegazioni sociologiche, senza esplicitare i concetti e i principi. Nella vita di tutti i giorni, tendiamo a pensare a noi come essere unici, come se il nostro Sè fosse distinto dalla società. Ovviamente si è consci degli altri, cosa che possiamo vedere come negativa o positiva; alcune volte ci si sente vincolati, altre no. Finchè pensiamo alla vita quotidiana, è normale parlare di INDIVIDUALISMO: società come somma di individui unici. La sociologia spiega quanto accade in maniera molto differente: noi siamo costretti e determinati nelle nostre azioni dalle circostanze sociali in cui viviamo. La vita sociale da spazio all'iniziativa individuale, ma le risorse sono date dalla vita sociale stessa → mettere a fuoco l'interazione tra limitazione strutturale e autonomia creativa dei singoli individui. Diverse spiegazioni: 1. società come un tutto, dei «nostri valori» o del «nostro modo di vita»; 2. ci si concentra sulle singole parti, visto che il tutto sociale si può spezzettare in tanti modi. Esempio: decidere di spiegare le istituzioni o le loro organizzazioni pratiche (descritte nei termini delle loro parti, le norme, o il comportamento corretto, lo status, i ruoli). Parlando di ISTITUZIONI possiamo dire che sono 'fasci di ruoli che si sono formati nell'ambito della cultura in generale' → la cultura, i ruoli e le istituzioni sono il nucleo della STRUTTURA sociale (ricordare che sono sempre i soggetti ad agire). 2. L'immaginazione sociologica. In L'immaginazione sociologica, MILLS: condizioni per cui per tutti sia importante coltivare l'IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA. Molti pensano la loro vita come una serie di difficoltà, non è del tutto sbagliato: alla base di difficoltà individuali ci sono cambiamenti su larga scala. Senza questa capacità, manca la sensibilità intellettuale necessaria per cogliere l'interazione tra individuo-società, biografia-storia, Sè-mondo esterno. Mills distingue tra «difficoltà personali d'ambiente» e «problemi pubblici di struttura sociale». Dove le DIFFICOLTA' personali riguardano la personalità individuale e il suo ambiente, e i PROBLEMI sono questioni pubbliche (matrimonio-divorzio). Il beneficio dell'immag è insegnare i modi di comprendere come le «difficoltà private» siano spesso «problemi pubblici», abilitando così a operare un cambiamento delle condizioni che provocano disagio (movimento femminista). Bisogna tenere presente che un problema sociologico non è come un problema sociale, qualcosa che non funziona come dovrebbe, perchè si cerca di capire come funziona il sistema in generale. Rispondere agli interrogativi sociologici significa essere coscienti che esistono diversi livelli di significato. Quattro dimensioni della coscienza sociologica [Berger]: – DEMISTIFICAZIONE. – NON RISPETTABILITA' della sociologia: attenzione per gli aspetti non rispettabili della società (soprattutto per quanto riguarda quella americana, che ha un carattere molto pervasivo. – RELATIVIZZAZIONE: capacità – pensiero moderno – di valutare quanto cambino le identità e le prospettive a seconda della situazione o del contesto (difficile nelle società tradizionali). Nelle società moderne l'identità è più fluida e frammentata, più mutevole o in divenire. – ASPETTO COSMOPOLITICO: conoscenza di una varietà di stili di vita e di visioni del mondo, nonché un certo senso di distacco da tutto ciò. Simmel: sottolinea le caratteristiche negative. Vs. Berger: confronto con la mentalità ristretta del provincialismo. 3. La società oggi: cosa c'è di nuovo? La sociologia deve analizzare cosa c'è dietro alle difficoltà e ai problemi nel mondo moderno. MODERNITA': periodo storico, articolazione di un insieme di processi storici che portano alla fine dell'ordine sociale tradizionale, con forme più nuove e dinamiche. Chi fondò la sociologia alla fine del XIX secolo era conscio che la modernità oltre che progresso portò con se diversi problemi. I sociologi del secolo successivo si dedicarono allo studio di questi problemi: la politica, le disuguaglianze e i conflitti, il declino della religione, ricerca del consenso morale. Le problematiche restano anche in questo secolo, dove ce ne sono anche di nuove. I CAMBIAMENTI sono ricordati dai sociologi; alcuni sono specifici, mentre altri hanno una natura generale. Se vogliamo comprendere le società, mettere a fuoco le nuove problematiche. 3.1. La società della modernità. • VITA ECONOMICA: evidente che il capitalismo industriale ha rovesciato le precedenti società più tradizionali. I sociologi studiarono le conseguenze di questa trasformazione: crescente disuguaglianza tra classi economiche. • ORGANIZZAZIONE SOCIALE: sociologi colpiti dalle tendente centralizzanti dell'organizzazione sociale nel suo complesso. Studiarono il movimento della popolazione e previdero città sempre più grandi. • INTREGRAZIONE: tentativo di consolidare un ordine sociale sempre più stratificato e diviso. Alcuni pensano che possano bastare delle riforme, altri erano per una trasformazione rivoluzionaria che avrebbe portato al socialismo e al comunismo. Idea comune: che l'uguaglianza dovesse conseguire dalla crescere uniformità tra persone. • CULTURA: i sociologi contrapponevano le loro società a quelle 'premoderne'. Grazie a questo, si convinsero che la cultura stesse diventando razionalizzata, astratta e soggetta al controllo organizzato.
Roma sorse su un sito favorevole che metteva in comunicazione Appennino e Mar Tirreno sulla via del sale verso la foce del Tevere, dove erano le "saline", sugli itinerari che mettevano a contatto le due civiltà limitrofe di Etruschi e Greci campani. Le genti dei colli si andarono aggregando fino a formare una comunità cittadina alla quale si aggiunsero i Sabini. Anno di fondazione 754-753? Sulla sua fondazione si intrecciano due tradizioni: una indigena, l'altra greca. Secondo quella greca: Enea (reduce da Troia) approda nel Lazio, dove sposa Lavinia, figlia del re Latino e fonda Lavinio, quindi Enea viene posto come il fondatore di Roma. Quella indigena riguarda la saga dei gemelli Romolo e Remo. Altra tradizione: Enea, sbarcando nel Lazio, sposa la figlia di Latino, Lavinia, e in suo onore chiama Lavinio la città da lui fondata; il figlio Ascanio fonda quindi Alba Longa, dove regnano trenta re fino a Numitore. Il fratello minore di Numitore, Amulio, depone il re e costringe la moglie di lui, Rea Silva, a farsi vestale, per evitare la nascita di eredi al trono. Marte stesso rende madre la donna, che partorisce due gemelli, Romolo e Remo. Questi fondano Roma sul Palatino e subito Remo, colpevole di aver oltrepassato il confine sacro della città, viene ucciso dal fratello. Romolo provvede al popolamento della sua fondazione introducendo l'istituto dell'asilo e procurando ai suoi uomini donne sabine mediante un ratto. Sette re di Roma: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo. Il primo atteggiamento di Roma verso il nemico vinto fu quello dell'incorporamento del territorio nell'ager Romanus.
Rostow: sviluppo in cinque stadi 1. Società tradizionale. Punto zero. Limitate conoscenze tecnologiche 2. Condizioni preliminari per il decollo. Accumulazione capitale, innovazioni 3. Decollo. Sviluppo settore industriale. Fase di transizione 4. Percorso per la maturità 5. Società dei conscumi di massa, struttura delle società sviluppate e occidentali.
L'accordo è una convergenza di volontà tra soggetti, i quali stipulano una sorta di contratto in cui disciplinano le rispettive competenze. L'intesa è quando un soggetto che deve esercitare una funzione, chiede preventivamente un assenso all'altro soggetto. Sono tutte forme di coordinamento La discrezionalità si ha quando la legge stabilisce dei principi di massima, lasciando ampio margine all'amministrazione pubblica di definire il contenuto L'autorizzazione amministrativa è un potere ampiatorio, con cui l'amministrazione a seguito di un procedimento amministrativo rimuove un ostacolo di ordine giuridico all'esercizio di un diritto che già spetta al soggetto che chiede l'autorizzazione. La concessione è un potere ampiatorio concesso con un provvedimento amministrativo, unilaterale e imperativo, che si applica quando il soggetto non ha un preventivo diritto, ma chiede all'amministrazione la possibilità di averlo. Nel caso della concessione il rapporto tra il soggetto e l'amministrazione continua, perché l'amministrazione deve controllare che quel diritto che ha concesso ex novo al soggetto venga esercitato a dovere, e che non vada contro il pubblico interesse, pena la revoca del provvedimento. La sussidiarietà verticale fa riferimento agli organi di governo, Comune, Provincia, città metropolitana, regioni, Stato, in base alla competenza territoriale crescente. La competenza primaria va all'ente che è più vicino al cittadino.
Nel diritto amministrativo è essenziale bilanciare due interessi fondamentali: da un lato il potere dell'amministrazione che deve avere a disposizione tutti gli strumenti, anche autoritativi, per perseguire le sue finalità e, dall'altro, il fatto che il cittadino debba essere garantito contro un uso arbitrario di questo potere da parte della P.A. Nello "stato di diritto" l'equilibrio tra questi due interessi, è ricercato nel principio di legalità, che subordina a regole predeterminate il potere della PA e che comporta un'ampia riserva al legislatore per la disciplina dell'azione amministrativa. La PA, in quanto soggetto pubblico, deve operare per assicurare le finalità dell'ordinamento, per cui deve agire nel rispetto del diritto e senza ledere interessi giuridicamente riconosciuti ai cittadini. Questi ultimi sono tutelati sia dal diritto sostanziale che dagli istituti di giustizia amministrativa, che svolgono un ruolo suppletivo e successivo, nel senso che la loro utilità consiste nell'assicurare un rimedio, quando il diritto sostanziale non venga osservato.
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Rossinismo, in Ecfrasi musicali – Parola e suono nel Romanticismo europeo, a cura di Raul Calzoni e Marco Sirtori, Bergamo, Bergamo University Press, 2013, pp. 123-139