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2022, Syzetesis
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Towards an Economic Philosophy. The article focuses on economic philosophy as an approach to the historical-theoretical analysis of economic theories. In particular, after clarifying what is meant by economic philosophy, the article puts forward some reflections starting from Joan Robinson's Economic Philosophy (1962) to legitimize the idea of an economic philosophy as a sui generis approach to economic science. Economic philosophy differs from a purely historical view of economic thought. By including value and temperamental, psychological, social, and historical aspects in its theoretical analysis, economic philosophy assumes a broad meta-theoretical perspective from which to perform its critical function.
A scuola è più importante adattarsi al mondo o immaginarne un altro?
Non esiste una definizione della parola, in una prospettiva storica il capitalismo è il mondo nel quale ci capita di vivere. È difficile tratteggiarne i confini. (Proprietà Privata, accumulazione del capitale, profitti, liberismo, libero mercato).
The School of Franz Brentano (Albertazzi Libardi & Poli eds.), 1996
This is, in original typescript, the italian version of the paper titled "Teorie dei valori tra economia e filosofia. La scuola di Franz Brentano e il marginalismo austriaco". The english version, titled "Theories of Values" was published, in "The school of Franz Brentano", edited by L. Albertazzi, M. Libardi & R. Poli, pp. 377-422 (Kluwer Academic Publishers, 1996). The paper conduct a comparison between the theories of values of the Brentanian school and those developed by the other important Austrian school which, in the same period, devoted itself to the analysis of values, i.e. the economic school which sprang from the teaching of Carl Menger.
Il tipo di critica sociale proposto da molti filosofi è occasionato dalla crisi economica, ma non ha un nesso con la crisi, tale che agendo per affrontare i problemi che esso indica si possa anche creare un assetto economico-sociale in cui non vi siano più crisi. Per converso, i difficili compiti di uscita dalla crisi economica e dal suo strascico, e di riassetto del settore finanziario, non daranno una soluzione ai problemi posti dai filosofi. Così, dovremo rinunciare a pensare che la crisi si possa interpretare come una punizione per il tipo di vita sbagliata che conduciamo ed un ammonimento ad emendarci. Ma se vogliamo cambiare vita, facciamolo!
Uno dei campi d'azione senz'altro più vasti ed articolati della disciplina filosofica è quello della morale, ovvero quel "settore" della filosofia che vuole occuparsi dell'agire dell'uomo nel mondo, cercando di orientarlo verso una correttezza formale e contenutistica sia nei riguardi degli altri che dell'agente stesso. Pertanto la filosofia morale è quanto di meno teoretico ci si possa aspettare dalla filosofia: essa è totalmente ed intimamente connessa con lo spirito d'azione, si fonda -infattisull'idea che l'uomo realizzi se stesso solo ed esclusivamente tramite l'azione ed il discorso, per inserirci nel pensiero della Arendt. A conferma di ciò, la storia dell'uomo ricalca questo presupposto della filosofia morale: all'epoca della creazione delle società, durante la rivoluzione neolitica, si sono immediatamente distinti ruoli, azioni, metodi dell'azione di ciascun individuo all'interno della comunità. La contravvenzione di uno stile d'azione coincideva con una sorta di colpa morale che il trasgressore si autocomminava. La società greca delle origini, che non aveva ancora conosciuto la struttura organizzativa della pòlis, si reggeva sulla realtà della fattoria domestica, la cosiddetta oìkos: nel suo contesto, il capofamiglia direzionava la funzione della fattoria, i figli offrivano il loro aiuto nella gestione degli appezzamenti agricoli e del bestiame, le donne si curavano della conduzione della casa e del badare ai più piccoli. Ognuno nel suo piccolo spazio contribuiva alla crescita della produttività domestica e all'armoniosa riuscita del lavoro agrario. Si era creata quella che un autore ceco del novecento, Jan Patočka, definirebbe una masserizia: un'azienda di produzione perfettamente funzionante ed articolata, ma chiusa a terzi, senza sbocchi sulla realtà esterna. Non è un caso, infatti, che la situazione verso la quale evolse la grecità fu quella della dimensione politica: specie a partire dall'età pre-ellenistica si "unirono" fra di loro le oikìai a formare una città unita. Tuttavia, quando gli economisti o i filosofi dell'economia ci parlano di "nascita dell'economia" si riallacciano alla dimensione prepolitica della fattoria domestica, nella quale vigeva la oìkos-nòmos, la legge della casa. Quando si parla di economia si intende quindi una legge domestica, adatta ad amministrare in maniera razionale e concreta i beni di cui quotidianamente ci serviamo. Dopo il filtro medievale e, non ultimo, moderno, la disciplina economica ha sempre più assunto i caratteri di una scienza propriamente detta; utile all'amministrazione delle città e degli stati e forgiatasi anche sull'esperienza quattrocentesca dei primi istituti bancari. Difatti, dal quattrocento in poi, la scientia rationalis dei chierici duecenteschi che amministravano la contabilità dei monasteri e di alcune città provenzali, divenne sistematica e più scientifica; la figura di Luca Pacioli, insigne matematico bresciano, mise a punto le vecchie
Pubblicazione trimestrale Anno XXXV Dialoghi con la giurisprudenza civile e commerciale • Libertà economica • Orientamenti dell'ABF • Obbligazione e contratti Contratto preliminare ad effetti anticipati Obbligo di consegnare documenti contrattuali da parte della banca Nuove frontiere delle garanzie reali • Responsabilità Ancora sulla responsabilità da auto a guida autonoma • Impresa e società Digitalizzazione dei rapporti finanziari Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze Anteriorità-posteriorità degli atti e dichiarazione di fallimento I Contratto e impresa RIVISTA FONDATA DA FRANCESCO GALGANO edicolaprofessionale.com/CI
Sviluppo e applicazione delle riflessioni di George Soros, sul pensiero economico dello squilibrio dinamico / statico di un mercato, a mio avviso senza considerare l'aspetto, che può risiedere tra i due squilibri, legato alla tempistica del mercato stesso. Mentre critica la possibilità di cercare un equilibrio economico basato su regole derivate dalla "meccanica classica", parto dal presupposto di vivere in un mercato misto per sua natura: • monopolio: dall'introduzione, ad esempio, di un nuovo prodotto sino la diffusione del proprio canale di produzione attraverso connessioni, • duopolio: realizzato quando il monopolista inventa il concorrente o con-contratti bilaterale per la divisione di un mercato, • oligopolio: governato dalla volontà di alcuni Stati nel delegare attività, • libero concorrente: derivante dalla capacità di autofinanziamento; Tutti questi mercati si difendono nel principio della libera concorrenza in quanto esistono tutti in un unico mercato di riferimento. Differisce notevolmente dalla gestione di un mercato privato esclusivo in cui non è necessario alcun intervento statale come se fosse sostenuto dall'automatismo dell' autofinanziamento (principio di libera concorrenza). La vulnerabilità dei contributi statali, europei e internazionali risiede nella dispersione e nella dipendenza che questo contributo genera. Il monopolista generato dall'introduzione di un nuovo prodotto ha un aspetto decisivo nella dinamica di un mercato, e uno Stato che punta al progresso deve cercare di stabilizzare maggiormente la sua vulnerabilità possibile. Il mercato basato sul duopolio/oligopolio è normalmente generato nella catena di montaggio e quindi nella catena di produzione di un prodotto tra due nazioni o tra diverse nazioni. Si pensi alla vendita di una cucina con un nome francese, elettrodomestici tedeschi di produzione turca. Se penso alla libera concorrenza, posso solo pensare agli investimenti nello spazio dove un individuo hariuscito a creare un sistema di autofinanziamento perfettamente puro, mentre inseguo i suoi sogni, penso asocietà "Blue Origin" società privata creata dal fondatore di Amazon, ing.Jeff Bezos. Anche se i suoi sogni, secondo me, vanno un po 'a discapito della popolazione internazionale. Poiché l'autofinanziamento genera acquisizioni di ampi spazi geografici e poca forza lavoro per ricercare, nella robotizzazione, una riduzione dei costi di gestione, a discapito di una disoccupazione, creando così "spazio per lo spazio". In realtà il libero mercato non "vuole" materializzarsi, in quanto richiede un riequilibrio nel potere d'acquisto dell'individuo. Richiede così tanto quella ridistribuzione tra le ricchezze spaventa circa il 20% della popolazione mondiale. Si preferisce rimanere nel sistema di Carità e "stato di necessità".Il mercato non è libero se l'offerta è indeterminata e la domanda viene inficiata, ad esempio, sulle disgrazie di una popolazione come la disoccupazione, il flusso migratorio di massa, nato per volontà di alcuni, per scopi "egoistici" di falsificazione del potere. Date le distorsioni del mercato per natura diverse dai dogmi e dai presupposti per il campo di applicazione delle teorie degli economisti storici, oggi è necessario creare per uno Stato esternalità convogliate nell' espansione della diffusione del potere d'acquisto, mediante la politica dei sussidi generando caos nell' ottenere quella pura automazione del mercato che non richiede ulteriori interventi statali. Ad oggi, l'equilibrio economico è raggiunto con il bilancio pubblico per la definizione di bilancio tendendo a zero in una perfetta economia di stato. Potrei espandere il concetto, affermando la convinzione che con una relazione mondiale consolidata sorgerebbe inevitabilmente il riequilibrio della ricchezza. Ma il mercato per le difficoltà che incontra troverà sempre distorsione del risultato operativo, perché fa parte della natura umana sfidare lo stesso mercato che genera. Coloro che riflettono sull' andamento del mercato devono sempre distinguere l'utopia dalla realtà. Oggi, secondo me, per alcuni Stati il risultato di esercizio conta, nel non averlo, né in surplus, né in deficit, l'eccellenza è 0 e non si considerano i modi con cui si ottiene il risultato, non pratica una consapevolezza del potere di investimenti che detiene, cosa più seria tende ancora a chiedere
The limits of adequacy, in the representation of the economy by the various paradigms, originate from problems of definition of the economic role of the state. Starting from this, it is possible to represent the functional components necessary for the economic system, which must necessarily be represented in a general economic theory, empasizing the differences between these necessary components and the state of the literature.
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Itinerari di ricerca storica, 2018
Sociologia del lavoro, dell'organizzazione e dell'economia, 1994
Una difesa della filosofia, in Comunicazione Filosofica - Rivista Telematica di Ricerca e Didattica Filosofica, n° 33, pp. 8-18, 2014
International Gramsci Journal, 2018
Byoblu - Informazioni classificate, 2023
Narrare I Gruppi, 2013
F. Ghia, P. Marangon (a cura di), Rosmini e l’Economia, Università degli Studi di Trento, Trento 2015. ISBN 978-88-8443-612-2, 2015