2007
Origine e sviluppo delle autonomie comunali marchigiane: Ascoli e il suo territorio (secoli XII-XIV) 1 [A stampa in Origine e sviluppo delle autonomie comunali marchigiane, vol. II "Approfondimenti", Deputazione di storia patria per le Marche, in corso di stampa © dell'autore-Distribuito il formato digitale da "Reti Medievali"] Premessa Nel quadro dello studio delle origini e degli sviluppi delle autonomie marchigiane nel pieno e nel tardo Medioevo, il caso di Ascoli e del suo territorio presenta valenze particolari che dipendono sia dalla collocazione geopolitica della città, ai confini con il Regno meridionale e con un territorio di riferimento che talvolta tali confini superava, sia dalla documentazione disponibile che risulta scarsa per la città picena-soprattutto se confrontata con la ricchezza di quella sopravvissuta per la parte centro-settentrionale della regione-e ancor più frammentaria e sporadica per i castelli del territorio. Tali limiti della documentazione, del resto, non sono privi di significato storico, come vedremo meglio più avanti, in quanto commisurati allo sviluppo ritardato e limitato delle autonomie comunali dell'area. Ascoli, situata sul Tronto, ai confini con l'Abruzzo e quindi con il Regno di Sicilia, ebbe in quei secoli un'area di infuenza politica-appannaggio dei detentori del potere, a cominciare dal vescovo-che si era estesa nel tempo anche verso sud, in diocesi di Teramo, dove non erano presenti poteri locali forti. Questa collocazione-di Ascoli si dice spesso nei documenti del tempo che è situata sui confini tra Marca anconetana e Regno di Sicilia-pose la città picena in rapporti di stretta vicinanza, ora pacifica ora conflittuale, con il regno normanno; poi, al tempo di Enrico VI e di Federico II, con l'Impero; infine nella seconda metà del Duecento e per tutto il Trecento con gli Angioini di Napoli. Così Ascoli dovette confrontarsi a lungo, anche sul piano istituzionale, con pratiche di governo diverse da quelle in uso nella parte centro-settentrionale della Marca. Nel contempo occorre sottolineare una lunga tradizione di fedeltà imperiale-di un Impero il cui baricentro era assai lontano-che risaliva all'XI secolo, come attestano numerosi diplomi che concessero e poi rinnovarono al vescovo ascolano una serie di diritti, poteri, privilegi su territori e castelli posti all'interno e fuori della diocesi di Ascoli; una fedeltà che con alterne vicende arrivò sino all'età di Federico II. Poi, ai rapporti con l'Impero si sostituì, ma con ben altri vincoli, il legame di dipendenza dalla Santa Sede. Quanto alle fonti sopravvissute, la distruzione all'inizio del Cinquecento dell'archivio del Comune in seguito a un incendio ha lasciato ben poca documentazione pubblica per i secoli XIII e XIV. Lo stesso Quinternone, il Liber iurium della città del Tronto tutt'ora inedito, se risulta di fondamentale importanza per studiare i rapporti con le autonomie presenti nel territorio di riferimento, non raggiunge forse la ricchezza di monumenti documentari simili disponibili per altre città marchigiane. Per tale motivo l'arco cronologico preso in considerazione partirà dal XII secolo, al pari delle altre realtà regionali, ma si spingerà fino al terzo quarto del XIV, quando la redazione e la conservazione di fonti di carattere generale, quali gli Statuti cittadini del 1377 e il Catasto ascolano del 1381, ci permettono, anche attraverso il metodo regressivo, di recuperare aspetti degli sviluppi politico-istituzionali ed economico-sociali del periodo precedente. Un'ultima considerazione preliminare. Il territorio di riferimento di Ascoli non coincise quasi mai, nell'arco cronologico considerato, con la diocesi (cfr. Carta 1). Questa si estendeva su uno spazio limitato, in gran parte montagnoso, privo di sbocco al mare, coincidente con la media e alta valle del Tronto sino alla conca di Amatrice, con quella, per intero, del Castellano, mentre a nord si 1 Il presente contributo è stato preparato nell'ambito del progetto "Origine e sviluppo delle autonomie comunali marchigiane", vol. II "Approfondimenti", portato avanti dalla Presidenza del Consiglio regionale delle Marche e dalla Deputazione di storia patria per le Marche. Si ringrazia il prof. Gilberto Piccinini, Presidente della Deputazione di storia patria per le Marche, per averne consentito la pubblicazione su Reti medievali, in attesa dell'imminente uscita a stampa. Il taglio dell'opera prevede, come si potrà vedere dalle pagine che seguono, un apparato di note ridotto ai rimandi essenziali.