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Il volume trae il titolo da una rubrica di carattere storico-culturale curata tra il 1913 e il 1914 dal giornalista Amedeo Malpezzi per un periodico di Faenza. Gli articoli, di taglio divulgativo e di sicura presa sul lettore, costituiscono nel loro insieme una sorta di bignami posto a metà strada tra erudizione e storiografia. L'iniziativa, solo in apparenza campanilistica, di Malpezzi fu una delle più precoci del suo genere e rappresentò il frutto di una riflessione suggerita all'autore dalla coscienza del momento storico cruciale attraversato dall'Italia, chiamata a sostenere, senza esservi ancora sufficientemente preparata, sfide estremamente dure, connesse alle proprie aspirazioni di potenza egemone del Mediterraneo e ormai prossima a sperimentare l'orrore del primo conflitto mondiale. Gli articoli descrivono la storia del pittoresco borgo appenninico romagnolo a partire dalle prime attestazioni della sua esistenza e giungono a coprire l'epoca contemporanea all'articolista (la fase di sviluppo economico di Brisighella, legata all'operato del sindaco Bracchini e i principali avvenimenti del borgo tra il 1900 e il 1914, che offrono inoltre un'ampia descrizione dell’assetto urbanistico locale delineatosi tra XIX e XX secolo, che aveva in parte ridisegnato il borgo).
La storia in pdf n. 28, 2022
Lo scambio di corrispondenza fra Ireneo Affò e Guidantonio Zanetti di Bologna e, soprattutto, con l’abate Gaetano Marini, curatore del Museo Borgiano di Velletri, che portò Ireneo Affò a pubblicare nel 1790 il suo studio dal titolo “Illustrazione di un antico piombo appartenente alla memoria ed al culto di San Genesio vescovo di Brescello”.
Medioevo nelle Valli, a cura di F. Marazzi, C. Raimondo, 2020
16 Medioevo nelle Valli Insediamento, società, economia nei comprensori di valle tra Alpi e Appennini (VIII -XIV sec.) Medioevo nelle Valli Insediamento, società, economia nei comprensori di valle tra Alpi e Appennini (VIII -XIV sec.) Atti del Convegno di Studi Internazionale svoltosi a Squillace (CZ) nei giorni 11-14 aprile 2019. a cura di Le illustrazioni e i testi presenti in questo volume sono stati forniti dagli autori che possedendone i diriti ne hanno autorizzato la loro pubblicazione. Tutti i diritti sono riservati. Senza l'autorizzazione scritta dell'editore è vietata la riproduzione. Il convegno è stato organizzato dall'Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria con il cofinanziamento della Regione Calabria, Avviso Pubblico DDG 3911/2018 ed il contributo del MIBAC, Circolare 108/2012 -Piano Convegni 2019. Medioevo nelle Valli Insediamento, società, economia nei comprensori di valle tra Alpi e Appennini (VIII -XIV sec.) a cura di Federico MARAZZI chiara RAIMONDO Atti del Convegno di Studi Internazionale svoltosi a Squillace (CZ) nei giorni 11-14 aprile 2019
Archeogruppo 6, 2015
Si presentano delle note per una storia del terri-torio di Palagianello. Prime note in quanto non pretendono di essere esaustive, ma ogni nota può essere spunto e pungolo per maggiori approfon-dimenti e per ricerche specifiche. Ci si dimentica, spesso, dell'evoluzione storica del territorio avvenuta a seguito di variazioni politiche ed amministrative o per l'introduzione di sistemi di potere, come fu il feudalesimo. Certamente una spinta alle variazioni amministrative dipendono dall'aumento demografico più che da spinte cam-panilistiche e storiche. In questo ultimo caso si inserisce l'evolversi di Pa-lagianello, casale con gloriose pagine storiche, con una popolazione rimasta sempre poco elevata. La fondazione di un nuovo casale, chiamato sempre Palagiano, trasforma, subordinando l'antico abita-to di Palagianello in suo casale. Per questi motivi, per affrontare la storia di Pala-gianello è bene partire dalla storia del territorio in cui Palagianello è inclusa, seguendo la trasforma-zione storica del territorio di Palagianello prima facente parte del territorio tarantino dall'epoca romana all'altomedioevo, poi in epoca norman-na inserito della diocesi e città di Mottola. Segue il periodo di casale di Palagiano in epoca feudale e bassomedievale, quindi s'impone come Comune autonomo.
Dalla prima metà dell'Ottocento e sino agli inizi degli anni '30 del Novecento alcune piccole comunità dell'alta valle del Turano (1) vissero un breve ma intenso sviluppo economico e sociale reso possibile, soprattutto, dall'incremento della pastorizia, dall'allevamento, dall'agricoltura e da alcune tipiche attività artigianali (2). Ma tale sviluppo s'arresto drasticamente sul finire degli anni '30 per effetto del colpo mortale inferto alle sue antichissime popolazioni dal regime fascista, che le saccheggiò della gran parte dei migliori terreni agricoli per fare spazio ad un'inutile bacino artificiale ed alla sua diga costruita a Stipes (3). Non soltanto tali opere "grandiose", così fascisticamente enfatizzate dalla propaganda di regime, sono costate ai contribuenti italiani d'allora un'enormità ma non hanno prodotto alcun vero progresso o beneficio a tutti quei paesi che si affacciano sulle acque del fiume: al contrario, hanno causato enormi ed incalcolabili danni economici, morali e culturali a centinaia di agricoltori ed alle loro famiglie, hanno prodotto una disoccupazione insanabile, da generazioni, costringendo migliaia di famiglie ad emigrare in terre lontane per sopravvivere, e come se tutto ciò non bastasse, hanno eroso all'intera collettività le memorie storiche di cui questa terra era ricca. Cosa ancora più grave, ed a mio avviso da non sottovalutare, è che la creazione del bacino idroelettrico del Turano -tra l'altro oggi estremamente pericoloso tenuto conto sia delle vecchie tecnologie usate nella costruzione e sia dell'alta sismicità di questi territori -sommate alla perenne mancanza di concrete politiche occupazionali a sostegno delle popolazioni locali, ha innestato un'inarrestabile processo di spopolamento di questi piccoli comuni, determinandone l'inevitabile scomparsa. Vedere oggi, agosto 2012, ciò che resta di quei magnifici campi sapientemente coltivati prima della realizzazione dell'invaso artificiale, rattrista molto; paradossalmente, se in passato era l'uomo che sottraeva terreni da colonizzare ai boschi per le sue necessità, oggi, al contrario, su quei terreni la natura sta riprendendosi ciò che le era stato tolto. In questa parte dell'antica terra sabina, fra le ricchezze naturali, vi è sempre stata senza dubbio l'abbondanza dei corsi d'acqua che in primavera, allo sciogliersi delle prime nevi, scorrono prepotentemente dalle alture circostanti per andare ad alimentare l'antico fiume Turano; la sua particolare orografia ha favorito, sin dall'antichità, la costruzione di vari tipi di mulini adatti alle diverse necessità delle popolazioni locali. Nel vasto territorio dell'antica baronia imperiale di Collalto, che comprendeva, oltre a questo castello, quelli di Paganico, Collegiove, Nespolo, Ricetto, S. Lorenzo, Marcetelli, l'esistenza di una piccola rete di mulini a grano è sufficientemente documentata, soprattutto nella stretta gola naturale dell'Ovito (4), tra i paesi di Paganico Sabino ed Ascrea (paese che per un certo periodo fece anch'esso parte della baronia) dove ne ritroviamo attivi addirittura quattro, molto vicini uno all'altro, con un grande granaio (che servì probabilmen-Sansone di Carl Bloch, Roma 1863 Macinatrice egiziana, Museo archeologico di Firenze Funzionamento delle mole di O. Strada
Appunti per una storia della numismatica in Valle Scrivia La zecca dei Fieschi a Savignone (1253), 2006
Lo scopo di quest’articolo è l’analisi di una relazione di viaggio inedita redatta dal Professor Ettore Ghislanzoni nel corso della sua seconda escursione archeologica in Cirenaica nel 1918. L’analisi di questa relazione intende porre l’attenzione su questa importante fase di riscoperta del territorio della Cirenaica ricostruendo le linee generali dell’itinerario di viaggio seguito dall’archeologo italiano. Per i centri di maggiore importanza vengono poi esposti i dati forniti dallo stesso E. Ghislanzoni e confrontati con le fonti a disposizione.
trascrizione da manoscritto, 2017
"Memorie storiche riguardanti il Frignano" - trascrizione da un manoscritto di Ferrari Serafino di Lama Mocogno (manoscritto c/o Archivio di Stato di Modena da: raccolte e miscellanee-collezione privata "Jacoli "-mazzo XVI-fasc. 7)
in L’intaglio ligneo nella provincia di Cosenza: mostra sulla storia e la lavorazione del legno nella provincia di Cosenza; Dalle risorse naturali agli attrezzi da lavoro; Dagli strumenti musicali alle pipe alle opere del maestro d’ascia; Dalle fonti d'archivio agli intagli artistici, [Catalogo della mostra: (Cosenza: 2013)], a cura di Anna Cipparrone, Cosenza, Amministrazione provinciale, 2013, pp. 100-123 [il pdf contiene schedi e saggi di altri autori per la sezione dell’intaglio curata da Giorgio Leone]
Da "Accademia dei Rozzi" 33 (2014) Open Access
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Bollettino ASAC, 2013
Atti del Convegno Ad consueta solacia Lacus Pensulis. Il castello di Lagopesole tra età sveva ed angioina, a cura di F. Delle Donne (Quaderni del Centro di Studi Normanno-Svevi, 6), Bari, Adda Editore, 2018
Quaderni grigionitaliani, 2023
Per Enzo. Studi in memoria di Vincenzo Matera, a cura di L. Capo, A. Ciaralli, Reti Medievali E-book 25, Firenze University Press 2015, 131-169., 2016
Racconti molisani d'Appendice, 2022
Nuovi Studi. Rivista di arte antica e moderna, 2012
Rassegna di archeologia classica e postclassica, 2003
«Atti dell’Accademia “San Marco” di Pordenone», 2013
F.Miraglia, R. Nocco, C. Valente, Carinola. Viaggio nel dominio della memoria, 2000