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Così facendo, l'ammalato si trasforma da semplice oggetto di azione assistenziale in soggetto di azione propria. Quale azione -domandiamoci ora -può avere dell'esistenza quando questa viene segnata da un male, è la sede della speranza nel futuro e il luogo della comprensione del senso della vita, "nonostante" tutto ciò che può appesantirla. A questo serve essere Pollicini: per ritrovare la strada della "guarigione necessaria", della salute necessaria a vivere la vita secondo la mia identità… che non significa essere perfetti in tutto, ma nell'avere il necessario per realizzare ciò a cui tengo di più, a ciò che è necessario alla mia identità di persone "guarita dentro".
Questo testo è destinato a tutti coloro che, con la sofferenza, hanno a che fare. Esso declina la prassi operativa del Counseling (la Relazione di Aiuto) a quella clinica della Logoterapia (curare con il Senso della Vita), nella nuova modalità denominata LogoCounseling®, fondata dall’Autore. Il corpo, con la mente ed il cuore, costituisce il punto terminale di due processi che ci riguardano e che sono la sofferenza e la guarigione. Se il corpo (con il cuore e la mente) è il punto di arrivo di entrambi i processi, occorre trovare un nodo che sia per noi il punto di incrocio e di possibile intervento su entrambi, al contempo. Forse è ciò che amo chiamare “lo spazio dell’Elan Vital”: esso è il luogo dove trasformare la temuta condanna portata dalla sofferenza in una nuova vita. È la possibilità di cambiare il segno algebrico dell'esistenza quando questa viene segnata da un male, fino a poter dire che, "nonostante" tutto, voglio ancora vivere. Lì viene scritto l’alfabeto dell’amore che è vita. Se è vero che la sofferenza passa, non passa tuttavia mai l'aver sofferto. Ed una sola persona può attivare la libertà del sofferente di prendere posizione contro i limiti dati dal male e sentirsi libero “nonostante”: questi è la persona che sta a fianco di chi soffre, e lo fa offrendogli una testimonianza continua di “vivibilità nonostante tutto”… Ma ad un patto: che ci creda davvero!
Padre Ireneo Affò, forse il maggior studioso della Zecca di Parma, nel 1788 fu probabilmente la prima persona che trattò questo tipo monetale in modo approfondito, dando alle stampe la sua opera sulla zecca parmigiana, che rimane ancora oggi uno dei maggiori studi in materia. Prima di lui, si era occupato delle monete di Parma oltre allo Zanetti, anche Vincenzo Bellini, il quale in diversi studi descrisse alcune monete, ma in modo un po' superficiale, e, a quante pare, inesatte nei disegni. Ci stupisce che l'Affò non abbia rilevato appieno l'importanza che ha rivestito la coniazione di questo Piccolo, poiché risulta il tipo monetale più coniato nei primi due secoli della storia della zecca di Parma, ma d'altra parte anche nel Corpus delle monete italiane, voluto da Vittorio Emanuele III, si tiene conto delle monete descritte in studi precedenti, che in questo caso sono l'Affò, Bellini, e Ciani: queste monete non sono più reperibili e quindi l'impossibilità di studiarle in prima persona (comprese quelle della collezione reale), ci ha obbligato a prendere in considerazione solo le varianti che abbiamo potuto fisicamente costatare; diamo in ogni modo una descrizione di queste monete, che, qualora fossero correttamente descritte, potrebbero integrare gli esemplari da noi presentati. Un dettaglio non irrilevante che presenta il Corpus e che può confondere, è quello di accettare come varianti anche le monete con stesse diciture e stessa disposizione di simboli, ma di conio diverso: è verosimile che quando era ordinata una coniazione, l'incisore preparasse più di una coppia di coni, in modo che in caso di rottura si potesse continuare coi lavori, e, visto che era eseguita a mano, l'incisione del conio poteva avere delle lievi differenze, pur mantenendo la stessa dicitura e la stessa disposizione dei simboli; in questo modo è evidente che questi coni erano tra loro contemporanei, o almeno tra loro susseguenti, quindi ci sembra più corretto accettare come varianti solo quelle monete che hanno effettivamente una disposizione diversa dei simboli, purtroppo in questo caso la scarsità d'esemplari non ci ha permesso un'evidente e sicura cronologia d'emissioni. Per quanto riguarda la presenza dei simboli, siamo partiti dal presupposto che le prime monete siano quelle che non ne presentano, e quindi ad un aumento di simboli corrisponda un'emissione successiva; che le monete a castello chiuso debbano essere considerate anteriori di quelle col castello aperto, dato il maggior peso e la migliore qualità di mistura; inoltre a creare un'eventuale cronologia di coniazione può concorrere anche lo stile di alcune lettere che evidenziano il passaggio dal romanico al gotico, in particolare abbiamo considerato le lettere R, C e A. Il piccolo, oltre che essere stato coniato prima del grosso, era una moneta che rispondeva meglio alle esigenze minute del commercio locale, proprio in quanto frazione dell'imperiale, all'epoca sola moneta di conto sul territorio. Bisogna, infatti, considerare che l'arco di coniazione di queste monete non si limita al periodo esposto nel C.N.I., vale a dire dal 1220 al 1250, anno della morte di Federico II, ma continua probabilmente fin nei primi decenni del 1300: infatti, i documenti, ed in particolare il Chronicon Parmense, ci parlano di avvenute coniazioni di piccoli ancora (e almeno in un caso in contemporanea) con la coniatura del Mezzano o torellino, che tra l'altro, forse dopo qualche tempo fu proprio la moneta che soppiantò il piccolo, divenuto ormai di troppo scarso valore di cambio. L'Affò racconta, traendolo da un documento dell'epoca, di come, dato lo svilimento di peso e intrinseco, la moneta in questione fosse scambiata fraudolentemente con monete di minor valore, di altri comuni vicini. La figura nel campo centrale del rovescio è stata definita in modi diversi dai vari autori: alcuni la chiamano porta di castello, porta di città, castello a 3 torri o porta urbis. Non è ben chiaro nemmeno da dove derivi questa figura; secondo alcuni una elaborazione tratta dalle monete di Genova, data la somiglianza, secondo altri da tipologie tedesche, visto che i regnanti erano tedeschi e su monete germaniche esiste una rappresentazione simile, per altri ancora è solo una forma immaginaria che non rispecchia una reale costruzione.
LE GRANDI MACCHINE DA SOLLEVAMENTO, 2011
Description of the largest wheeled and crawler cranes on the market until 2011
I piccoli maestri di Luigi Meneghello I. Genesi e storia. 1.1. Genesi e cronologia. Secondo romanzo di Meneghello, I piccoli maestri (Feltrinelli 1964) riceve al suo apparire un'accoglienza men che tiepida; né mancano vere e proprie stroncature, indotte anche dal sospetto malevolo che l'autore dopo il debutto fortunato, soltanto un anno prima, di Libera nos a malo abbia colto l'occasione del successo «per dare in fretta un seguito al primo libro, forse sotto le pressioni dell'editore» o addirittura per tirare «fuori dal cassetto come una fetta di vecchia torta» 1 un manoscritto abbondantemente datato. Esordiente a più di quarant'anni, Meneghello in realtà ha alle spalle un lungo e approfondito esercizio di scrittura (recensioni, prefazioni, articoli su riviste e
Riflessi .6, 1998
Breve excursu sui mini stati nel mondo, per la rivista delle Ferrovie dello Stato
E.Luciano (2012). Nè troppo piccoli nè troppo grandi. In Philippe Meirieu. Lettera agli adulti sui bambini di oggi. pp. 19-30, Parma:Edizioni Junior - Spaggiari edizioni srl, ISBN: 9788884346841, 2012
"The paper aims at presenting the Italian edition of Philippe Meirieu's book "Lettre aux grandes personnes sur les enfants d’aujourd’hui" (Rue du monde, Voisins-Le-Bretonneux, 2009); it is the occasion to reflect on children's rights and on adults' responsabilities within Ecec services and to highlight that both educational alliances between adults and the development of educational research could promote a positive understanding and image of children but also enrich their learnings and education."
in "Picasso e Napoli: Parade", catalogo della mostra a cura di Sylvain Bellenger e Luigi Gallo, Electa, Milano, 2017
Rivista clanDestino, 2020
"Il più grande criminale di Roma" è stato amico mio è il romanzo della fame. Che non si riesce a saziare in nessun modo, che affama fino a piegare lo stomaco, che ha molti nomi e nessun approdo, per duecento pagine. È benzina, e non la si scambierebbe con niente al mondo perché è fame che fa muovere, che accende gli occhi.
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PICCOLO DIZIONARIO RAGIONATO DELLA NEOLINGUA , 2023
Insight Into Santi Asoke, 2002
M. L. Caldelli – G. L. Gregori – S. Orlandi (eds.), Epigrafia 2006. Atti della XIV Rencontre sur l'épigraphie in onore di Silvio Panciera con altri contributi di colleghi, allievi e collaboratori (Roma, 18-21 ottobre 2006), Rome 2008, 115-120