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2013, BLITYRI, 0(1)
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This paper is an attempt to reconsider the definition of syllable in Aristotle’s Poetics. The problems arising from this text can be solved, in my opinion, by reading it in the full context of the twentieth chapter of the Poet- ics, and by comparing it with what Aristotle wrote about syllables and phonet- ic unities in the whole Corpus Aristotelicum. The definition of ‘syllable’ (syl- labé) must thus be read in close connection with the definition of ‘element’ (stoicheion). For Aristotle, the syllable cannot be reduced to its elements (Met. Z 17), because the syllable has a prosodic and metrical structure which de- fines it as minimal linguistic unity. A vocal expression is a prosodic configura- tion determined by the alternation of long and short syllables (Cat. 4 b 33-5). This prosodic configuration is, in turn, the basis of linguistic meaning.
Si conclude, con la Poetica di Aristotele, la storia complessa dell'idea greca d'imitazione e del termine mimesi. Alla concezione platonica di mimesi come rappresentazione della realtà, lo Stagirita aggiunge la concezione pitagorica di mimesi come espressione del carattere interiore dell'artista l . Questo duplice aspetto che la mimesi presenta nella dottrina di Aristotele, ha attirato sulla sua teoria poetica le critiche di filosofi, teorici dell'estetica e poeti di ogni epoca. Per alcuni, Aristotele è troppo platonico, poiché fa dell'imitazione una semplice copia della realtà; invece, per altri, lo Stagirita non si riferirebbe a un'imitazione della realtà, ma a una ricreazione soggettiva di carattere strettamente razionale. L'intendere la mimesi come copia è proprio del pensiero di Platone, piuttosto che di quello di Aristotele 2 . In Platone si concepisce la mimesi come copia, poiché non c'è continuità tra il mondo ideale e quello sensibile: il mondo ideale è reale, mentre quello sensibile è una pallida somiglianza. L'arte, nel prendere come modello le cose sensibili, viene a essere una copia di una copia. Per questo -
Studi e Saggi Linguistici LIX (1), 2021
The work analyzes the contributions that phonological theory and recent researches in the field of natural grapholinguistics can offer to clarify the functioning of ancient syllabic scripts of the Aegean of the first and second millennium B.C. Starting from this theoretical basis, a method is developed to identify possible cases of the writing of consonant groups attested in a syllabic writing with open syllables such as Minoan Linear A. An analysis extended to the whole corpus of this writing highlights both the lack of standardization in the spellings adopted and the tendency to extensively note the segments of each consonant group. The results of the Linear A spelling are compared with the analogous strategies adopted by the other syllabic scripts which are connected in a more or less direct way with Linear A, namely Linear B, Cypro-Minoan and Classical Cypriot Syllabary. This comparison makes it possible to identify a line of continuity, defined by the tendency to write as accurate as possible each segment of a consonant group, a line which unites Linear A with Cypro-Minoan and the Classic Cypriot Syllabary; with respect to this orthographic tradition, the spelling strategy adopted by Linear B, which is characterized by the omission of the codasegments and by the spelling of only the onset segments, appears as an isolate episode, which has been related to the particular bureaucratic-administrative purpose of this writing. Finally, some possible explanations of the different orthographic strategies are proposed, both from the perspective of the typology of the writing systems, and in relation to the specific historical coordinates and the literacy that characterizes the different scripts examined.
Annali dell’Università di Ferrara. Sezione lettere, n.s. 3, 2002, 71-91.
Studi e Problemi di Critica Testuale C, 2020
Nel saggio viene preso in esame il trentottesimo libro del trattato enciclopedico De expetendis et fugiendis rebus (1501) dell’umanista piacentino Giorgio Valla, dedicato all’arte poetica. Dell’opera viene rimarcata l’importanza nel processo culturale che porta dalla trattatistica medievale, prevalentemente tecnica e metricologica, a quella integrale, aristotelica, tipica dell’umanesimo maturo. In particolare, si insiste sulla presenza, notevole a questa altezza temporale, di riflessioni su tematiche classiche pienamente recuperate solo a partire dall’umanesimo maturo, come quella sulla natura, gli strumenti e il fine della poetica. Inoltre, viene messa in luce la natura composita del trattato attraverso l’individuazione delle fonti greche sottese al testo, limitatamente a una selezione di passi notevoli
Atti del Convegno 2011 del CODISCO, Messina, Edas 2012, pp. 95-105
Ti insegnerò le differenze.
Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, 2007
Aristotele e il suo primo corso di retorica nell'Accademia : per un riesame delle testimonianze* I l fatto che il giovane Aristotele abbia tenuto un corso di retorica nel periodo della sua formazione nell'Accademia è opinione comunemente ammessa dagli studiosi. 1 Mi sembra, tuttavia, che le testimonianze al riguardo non siano state trattate in modo adeguato, né da parte di chi le riconduce al corso di retorica dell'Accademia ovvero a quello del Peripato senza evidenziarne le contraddizioni, 2 né da parte di chi proprio su queste contraddizioni « md » · 59 · 2007 * Il presente articolo è frutto di un approfondimento di una sezione della mia tesi di Laurea sul Grillo di Aristotele, discussa presso l'Università degli Studi di Pisa nel luglio 2004 con relatori proff . Mauro Tulli ed Antonio Carlini. A loro ed alla prof.ssa Maria Tanja Luzzatto va il mio più sincero ringraziamento per il costante incoraggiamento ed i preziosi consigli. Sono altresì grato al prof. Glenn W. Most e a tutti i partecipanti al suo seminario di ricerca presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ad Eva Del Soldato e ad Anna Panzeri, per aver letto una precedente versione di questo lavoro. di queste lezioni le ipotesi si moltiplicano (lo status quaestionis è tracciato da Chroust 1973, i, pp. 109-116, e da Angeli 1997, pp. 22-23 n. 55). Diels 1886, pp. 11-16, suggerisce che tali lezioni siano alla base di una prima redazione di alcune parti della Retorica, redazione che lo studioso identifi ca con la Teodettea (su cui cf. Cope 1867, pp. 55-67, e Moraux 1951, pp. 98-101). Secondo Kantelhardt 1911, passim, la parte iniziale della Retorica (1, 1, 1354 a 11-1355 b 23) fu scritta da Aristotele all'epoca del primo corso di retorica. Tale ipotesi fu poi sviluppata da Solmsen 1929, pp. 208-222, che aggiunse alla sezione considerata più antica anche le battute iniziali dell' . Wieland 1958, d'altro canto, propone di identifi care le opere cosiddette 'essoteriche' con gli scritti di retorica redatti per le lezioni tenute nell'Accademia. Al Grillo (su cui cf. infra) e alla Tecnw' n Sunagwghv (su cui cf. Moraux 1951, pp. 96-97, e Schöpsdau 1994) pensa invece Chroust 1973. Curioso il riferimento di Düring 1966, p. 16 con n. 44, e di Flashar 20042, pp. 215 e 418 n. 221, a Jackson 1920 quale indagine relativa all'aula in cui Aristotele teneva le lezioni nell'Accademia, visto che si tratta chiaramente dell'aula del Liceo.
L'articolo consiste nell'edizione di un volgarizzamento anonimo della Summa Alexandrinorum, traduzione latina di un'epitome arabo-alessandrina dell'Etica Nicomachea di Aristotele, conservata dal solo ms. II II 47 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Questa traduzione è contenuta nel Tesoro, volgarizzamento del Tresor di Brunetto Latini, e dipende direttamente dal testo di Brunetto, mentre la tradizione del Tesoro presenta in genere la versione dell'Etica attribuita a Taddeo Alderotti. L'edizione è accompagnata da note che agevolano il confronto tra il volgare e l'originale antico francese.
La nostra indagine, relativa ad un'opera ritenuta fondamentale per quanto riguarda il concetto di virtù, ovvero l'Etica a Nicomaco di Aristotele, si concentra su un concetto che, proprio in questo scritto, viene ben ritagliato nella sua essenza, ovvero il concetto di Saggezza (Phronesis), e che viene distinto da un altro termine analogo, ovvero Sapienza (Sophia). Ci prefiggiamo con questo breve lavoro di cercare di comprendere al meglio quale sia la specificità di questo termine che ne ha dato Aristotele, visto che lo stagirita va oltre il puro significato gnoseologico, a cui tiene ancorato il concetto di Sapienza, per giungere ad una definizione che potrebbe essere alla base di quella conoscenza per cui egli ha tanto indagato per cercare quella scienza che è conosciuta come filosofia prima ovvero «la scienza dell'essere in quanto essere» 1 . Ricordiamo a tal proposito le implicazioni che questo termine aristotelico ha avuto per la filosofia successiva, entrando poderosamente nelle analisi di autori quali Hans Georg Gadamer con il suo testo Verità e Metodo, il quale mette in discussione il metodo delle scienze ritenendo che debba essere presa in considerazione la «phronesis, la ragionevolezza responsabile» 2 quale strumento della ragione atto alla ricerca filosofica; o nelle conclusioni che Martha Nussbaum ritiene di portare per risolvere il conflitto fra legge non scritta e legge scritta 3 ; ed ancora ricordiamo Paul Ricoeur che ritiene la Phronesis capace di dare soluzione ai nuovi conflitti etici che la bioetica ha aperto negli ultimi anni. E' nel libro sesto (1138b 15 -1145a 10) dell'Etica Nicomachea, uno dei tre libri in comune all'Etica Eudumea, che Aristotele tratta della saggezza, analizzando le virtù intellettuali (dianoetiche), da sempre oggetto di studio nelle filosofie successive. Questo sesto libro libro dell'Etica Nicomachea si apre con l'analisi di cosa significhi che «il giusto mezzo è tale, quale lo stabilisce la retta ragione» 4 , ovvero «un criterio che determina le medietà, le quali -lo abbiamo già detto -stanno in posizione intermedia tra eccesso e difetto e sono determinate secondo il ragionamento corretto» 5 .
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Doctor Virtualis, Quaderno n.7, Cuem, Milano, pp. 149-168, 2008
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015
Blityri Studi di storia delle idee sui segni e le lingue VII, 2 2018 Benveniste. L’enunciazione, la soggettività, il tempo e il confronto con altri autori a cura di Giovanni Manetti e Irène Fenoglio, 2018
Vicino e Medio Oriente XVI 2012
Aristotele citatore o la riappropriazione da parte della filosofia dei discorsi di sapere, ed. by Aristotele Citatore, ed. by E. Berardi, M.P. Castiglioni, M.L. Desclos, P. Dolcetti , Torino, Edizioni dell’Orso, 119-126., 2020
Spazi e contesti teatrali. Antico e moderno, 2017
Rivista di diritto ellenico , 2019
Quaderni Urbinati Di Cultura Classica, 2007
"Il Maurolico, 2024
Acta Philosophica, 2005
ARISTOTELE E IL SUO GRANDE QUADRO DELL'ORDINE FINALISTICO DELLA NATURA
Per una definizione del tempo in Aristotele, "Koinonia" 42 (2018), pp. 625-632., 2018