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2022, ESC
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Nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, Papa Francesco afferma che «ci sono molte coppie di sposi sante, in cui ognuno dei coniugi è stato strumento per la santificazione dell’altro» (n. 141). Nel maggio 2022, la Pontificia Università della Santa Croce ha voluto riflettere su questo tipo di “santità laicale” con una Giornata di studio, in prossimità della conclusione dell’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” indetto dallo stesso Pontefice. Sono state presentate le testimonianze su alcune coppie di sposi – di cui si è svolto o è in corso il processo di beatificazione –, che in circostanze di tempo e di luogo lontane tra loro e con una varietà di carismi hanno mostrato l’esemplarità cristiana nella vita familiare: i beati Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini (Italia), Józef Ulma e Wiktoria Niemczak (Polonia), Giovanni Gheddo e Rosetta Franzi (Italia), Eduardo Ortiz de Landázuri e Laura Busca Otaegui (Spagna), Francesco Bono e Maria Rosaria De Angelis (Italia), Cyprien Rugamba e Daphrose Mukasanga (Ruanda). Il presente volume raccoglie, nella prima parte, il discorso introduttivo presentato in quella occasione dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, le riflessioni di mons. Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei, e la relazione della professoressa Carla Rossi Espagnet. La seconda parte è dedicata alle sei coppie di sposi, mariti e mogli che hanno camminato congiuntamente verso la santità e che insieme sono invocati da chi ricorre alla loro intercessione.
IL MATRIMONIO CONCORDATARIO NELLA METAMORFOSI DELLA FAMIGLIA, Collana Cultura giuridica e rapporti civili, E.S.I., 2018
L’insieme dei più recenti interventi normativi nella materia generale del diritto di famiglia e, nello specifico, del diritto matrimoniale, assieme all’emersione dei nuovi modelli giuridici per le relazioni affettive fra adulti, hanno comportato una vera e propria metamorfosi dell’intero settore, nel tentativo di adeguarne i parametri, per un verso, al mutato contesto sociale e, per altro verso, agli orizzonti europei, accordando spazi sempre maggiori alla autonomia privata, segnando con ciò una profonda frattura rispetto ai paradigmi originari del sistema matrimoniale. I nuovi assetti normativi impongono così il confronto con il sistema matrimoniale canonico in ragione del punto di convergenza rappresentato dal matrimonio concordatario che oggi si deve misurare con le conseguenze del perduto parallelismo fra gli istituti.
L'articolo 29 della Costituzione italiana, secondo cui "la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale, fondata sul matrimonio", costituisce il fondamento della famiglia legittima. Nella lettura dell'articolo in commento è possibile evidenziare due passaggi importanti; cioè, che la Carta fondamentale riconosce, e non istituisce la famiglia, quale realtà preesistente al legislatore costituente, e che la famiglia si fonda sul matrimonio.
Analisi delle differenze tra lo strumento del patto di famiglia e quello del «trust» ai .fini del passaggio generazionale d'azienda.
Ricerca sulla necessità di sviluppo di " moduli respiro " destinati a famiglie con persone disabili e sul bisogno di formazione-informazione indirizzato ai care givers.
Come italiani soprattutto centromeridionali, si hanno concezioni sociali e comportamenti che non costituiscono narrazioni, non sono classici feticci prodotti coscienti dell'uomo, ma che hanno un grandissimo impatto sociale. Il Paternalismo dentro l'alveo familiare dei consanguinei diventa Familismo;una particolare forma di organizzazione sociale e culturale in cui l'individuo tende a privilegiare la famiglia, considerata come il centro di ogni dinamica relazionale, sociale ed economica. Questo comportamento se da un lato il familismo può rappresentare un meccanismo di solidarietà e protezione in una società con forti lacune istituzionali, dall'altro rappresenta un ostacolo alla modernizzazione, alla meritocrazia e alla creazione di uno Stato funzionante e trasparente. Il familismo è un ethos 1 si manifesta a livello profondo e diffuso in tutte le dimensioni sociali, influenzando i comportamenti quotidiani, il linguaggio, l'educazione e le relazioni culturali. La famiglia diventa un elemento centrale, ma questo limita lo sviluppo di una cultura più inclusiva, cooperante, meritocratica e orientata al bene comune. La sfida principale per ogni trasformazione sociale italiana sarà bilanciare il ruolo della famiglia con il rafforzamento della cooperazione e della cultura del bene comune, della socializzazione, la formazione di comunità più ampia, l'innovazione sociale e avanzamento culturale. Il familismo italiano rappresenta, quindi, una problema per il futuro della società italiana presente o futuribile, poiché mantiene viva una struttura sociale che tende a "preservare il passato medioevale" piuttosto che incoraggiare il cambiamento verso la socializzazione, la formazione di comunità più ampia, l'innovazione sociale e avanzamento culturale. Origine del concetto Leon Battista Alberti, nel suo Dialogo della famiglia (1435), esplorava temi legati alla gestione domestica e all'importanza della famiglia come nucleo centrale della società la cultura familistica delle masserie tipica delle società agrarie italiane, in cui la famiglia rappresentava non solo l'unità di base della società, ma anche il cuore economico della produzione agricola e del sostentamento (possiamo trovare paralleli con le microaziende attuali come vedremo). Nelle masserie, l'intera economia ruotava attorno alla gestione familiare del lavoro e delle risorse. L'Alberti esaltava il ruolo della famiglia come fonte di stabilità e prosperità, e sottolineava l'importanza di una gestione oculata delle risorse familiari. Il legame con la cultura delle masserie sta proprio nella concezione di autarchia familiare, dove la famiglia provvede a sé stessa e la sua gestione economica, essa è un microcosmo chiuso, autosufficiente, che riflette il modello patriarcale descritto da Alberti. Il termine è stato reso celebre dal sociologo e politologo Edward C. Banfield nel suo libro The Moral Basis of a Backward Society(1958), in cui descrive il comportamento sociale di una comunità 1 "L'insieme di quei valori e quelle norme, di quei codici di comportamento i quali, interiorizzati dall'individuo in funzione della sua integrazione sociale, costituiscono e determinano la disposizione, il carattere, il temperamento culturale di una data popolazione. " (Wiky)
Il senso in cui oggi in Italia viene usata la parola famiglia è spesso un senso truffaldino, abusivo, che provoca (come minimo) una profonda irritazione in chi se ne rende conto. Può essere interessante descrivere da vicino il tipo di procedimenti che determinano questo risultato. Per farlo, occorre un preambolo su alcuni meccanismi generali di costituzione dei significati. Il valore delle espressioni linguistiche è veicolato solo in parte dal significato che le parole hanno sul dizionario, detto significato convenzionale, e dalle regole della grammatica che determinano il significato composizionale degli enunciati. Moltissimo senso è affidato ai significati impliciti che il destinatario aggiunge mettendo in relazione l'enunciato con il contesto. Ad esempio, se diciamo che Gianna ha finito il suo libro, non diciamo se ha finito di leggerlo, di scriverlo, di rilegarlo, al limite di mangiarlo (se Gianna è una capra); ma il destinatario integrerà questa porzione di senso in base a informazioni contestuali. Un tipo particolarmente interessante di integrazione del significato "a cura del destinatario" sono quelle che negli anni 1960 il filosofo del linguaggio britannico Paul Grice ha chiamato implicature conversazionali. Questi significati scaturiscono dal fatto che i parlanti sono abituati a interpretare qualsiasi messaggio come utile e cooperativo. Ad esempio, nel seguente dialogo, se preso letteralmente, il parlante B non avrebbe risposto alla domanda del parlante A: A-È tornato Gianni da Parigi? B-Poco fa ho visto una bici rossa davanti al negozio di fiori Eppure A capisce che Gianni è tornato da Parigi, collegando la risposta ai fatti a lui noti che Gianni ha una bici rossa ed è fidanzato con la fioraia. Questo avviene perché A dà per scontato che B sia stato cooperativo, cioè abbia micromega-micromega-online » LE PAROLE DELLA LAICITÀ-F.
…Essa è un'iscrizione esistente in Sovilla, sobborgo di Nervesa, sul muro orientale del palazzo della nobile famiglia Lasinio, ampiamente interessante, e per ricordare il fatto dell'imboscamento, e per la memoria che fu, come detta famiglia possedeva un Castello; cosa che abbiamo ricordata sul principio di queste memorie. Ecco l'iscrizione, Arma dei Lasinio Il presente luogo dominicale con sue adiacenze fu fatto fabbricare dall'Illustrissimo signor Tiziano Lasinio nel 1594, due anni dopo che dalla Veneta Repubblica le venne usurpato l'antico Castelviero ora Bosco del Montello. Questo passò d'erede in erede dal detto Tiziano, quando per istromento di cessione della signora Santina Dell'Annese, eredità del fu Egidio Lasinio, del 22 dicembre 1755, passò all'Eccel.mo signor Carlo Lasinio, poi verrà nel di lui primogenito Francesco, e da questi, come suo testamento 11 Agosto 1808 e successive divisioni 24 Giugno 1816 fatte tra li nipoti maschi figli del Ecc.mo Angelo e del Eccel.mo Giovanni Paolo, venne in proprietà dell'Illust.mo signor Giuseppe Lasinio del fu Angelo, il quale lo fece restaurare nel 1820. Anche qui è duopo d'interrompere per poco le serie di questi documenti, comprovanti che il bosco era abitato, per dir due parole intorno ad alcune memorie che ho rinvenute presso la gentilissima famiglia Lasinio, la quale si offrì cortesemente aprirci gli archivi di sua famiglia, dove si leggono raccolte per una d'un distinto individuo della stessa molte cose. Un ramo di essa si trapiantò in Firenze ove tutt'ora fiorisce. Tutto ciò che sintetizzo in un manoscritto dov'è l'illustrazione dell'albero genealogico. Certo Nicolò figlio di Simeone Bernardi di Nervesa ebbe poi origine dalla famiglia Zanfurlani (Zamberlani) di Udine, e fu primo signore di Castelviero nel 1400 circa. Ciò avvenne per essersi ammogliato con certa signora dall'Asin ultima superstite di quel Casato. Questa possedeva un piccolo castello situato poco lungi dall'Abbazia di Sant'Eustachio di Nervesa, il quale veniva chiamato 2 Castelviero. I discendenti si fecero chiamare col solo nome dall'Asin. Abitavano in quel Castello, ove per …" Sulla pagina figurano anche, a margine, le seguenti annotazioni di poco posteriori al manoscritto: a sinistra, all'altezza di dove si parla del castello di Castelviero: " … storia ricor= … un casato … /Viero". A destra in alto a lato dell'Arma: "Nello scudo dell'iscrizione invece di tre querci sono figurati tre cipressi. In quel dipinto è come segue disegnato." A destra, dopo la scritta "Arma dei Lasinio": "Carlo nob. Lasinio, …d'… valente incisore, fu anche pittore, …, d'intagli in Toscana. Fu buon incisore anche il di lui fratello Basilio che fece un preciso ritratto di Napoleone I, fatto il quale fu capitano del Genio, …, ora delle fortificazioni di Milano." A destra, in basso : "Il vedere i Bonaparte nel Castello di S. Zenone, già rifabbricato da un Pietro e riconsegnato dai Trevigiani a suo figlio ai 16 Gennaio nel 1327 spiega come la famiglia Dall'Asin poteva trovarsi nel Castelviero che fu il primo nido della famiglia Bonaparte Ritornarono nel trevigiano dopo l'estinzione degli Ezzelini." 3 Albero genealogico dei Lasinio APPUNTI E NOTIZIE SULLA FAMIGLIA LASINIO DI CASTELVERO, (ora Bosco del Montello), A SEGUITO DI UN VIAGGIO EFFETTUATO A NERVESA DA LOREDANA E MARCELLO IMBERTI. Il 20.04.2003 mi sono recato, assieme a Loredana, a Nervesa (TV) a visitare la Chiesa parrocchiale intitolata a S. Giovanni Battista 1 , per appurare se, nell'adiacente vecchio camposanto, esistessero sepolture dei Lasinio. Una breve ricognizione a questo ci ha indotto a dare per vera la notizia, anni fa pervenutaci, che le loro sepolture fossero andate distrutte sotto i bombardamenti della prima guerra mondialespecificatamente di quelli dell'ultima battaglia del conflitto (la Battaglia del Solstizio -15/23 1 Nervesa, così come Bidasio, oggi sua frazione, originariamente faceva parte della Pieve di Cusignano. Essa nacque come giuspatronato dei conti di Collalto. 4 giugno 1918) che determinò il nome di Nervesa della Battaglia -i quali avevano anche abbattuto la parrocchiale che venne successivamente ricostruita nelle stesse forme di quella originaria risalente al 1609. Una signora, che, all'interno del tempio, era intenta, con altre, a sistemare l'altare per i riti di Pasqua, ci fornì il nome del parroco, quel giorno assente, (don Lino Nichele -Tel. 0422/779761 -da interpellare per eventuali ricerche negli archivi parrocchiali), e ci disse di conoscere bene i Lasinio poiché sua madre la portava, bambina, a vedere a Sovilla (da sũb-villa) -vicina frazione di Nervesa -la cappella dei conti Lasinio e la loro casa non lontana. Recatici quindi a Sovilla, sulla strada nazionale, abbiamo trovato una cappella ottogonale, con annesso campanile veneziano a cuspide barocca, che sembra essere stata riedificata dai Lasinio nel 1649 "con l'elemosine contribuite da tutti li abitanti del borgo", come si legge in un'epigrafe. Pare tuttavia che la cappella sia sorta originariamente intorno al 1300 come proprietà dei conti Lasinio, (le notizie sono alquanto scarne e frammentarie e per lo più tramandate oralmente). E' ad ogni modo certo che essa fu dedicata all'Addolorata e a S. Antonio Abate fin dal 1752 e che fu ampliata e restaurata dal comune circa un secolo dopo. La cappella ha subito varie modifiche nel Settecento e, come sopra detto, nell'Ottocento, nonché restauri (discutibili) anche più recenti, a causa dei danni provocati dalla guerra e da un fulmine ed una targa marmorea, posta esternamente sulla porta del tempio, recita: DOM SACELLUM HOC IN HON. S. ANTONII AB. EXARDESCENTE BELLO AD PLAVIM SUB VILLENSES VICANI AB INCHOATO REFECERUNT MCMXXII.
GRATISSIMAM SANE Carissime Famiglie!1. La celebrazione dell'Anno della Famiglia mi offre la gradita occasione di bussare alla porta della vostra casa, desideroso di salutarvi con grande affetto e di intrattenermi con voi. Lo faccio con questa lettera, prendendo l'avvio dalle parole dell'Enciclica Redemptor hominis, che ho pubblicato nei primi giorni del mio ministero petrino. Scrivevo allora: l'uomo è la via della Chiesa.Con questa espressione intendevo riferirmi anzitutto alle molteplici strade lungo le quali cammina l'uomo, e in pari tempo volevo sottolineare quanto vivo e profondo sia il desiderio della Chiesa di affiancarsi a lui nel percorrere le vie della sua esistenza terrena. La Chiesa prende parte alle gioie e alle speranze, alle tristezze ed alle angosce del cammino quotidiano degli uomini, profondamente persuasa che è stato Cristo stesso ad introdurla in tutti questi sentieri: è Lui che ha affidato l'uomo alla Chiesa; l'ha affidato come « via » della sua missione e del suo ministero.La famiglia-via della Chiesa2. Tra queste numerose strade, la famiglia è la prima e la più importante: una via comune, pur rimanendo particolare, unica ed irripetibile, come irripetibile è ogni uomo; una via dalla quale l'essere umano non può distaccarsi. In effetti, egli viene al mondo normalmente all'interno di una famiglia, per cui si può dire che deve ad essa il fatto stesso di esistere come uomo. Quando manca la famiglia, viene a crearsi nella persona che entra nel mondo una preoccupante e dolorosa carenza che peserà in seguito su tutta la vita. La Chiesa è vicina con affettuosa sollecitudine a quanti vivono simili situazioni, perché conosce bene il fondamentale ruolo che la famiglia è chiamata a svolgere. Essa sa inoltre che normalmente l'uomo esce dalla famiglia per realizzare, a sua volta, in un nuovo nucleo familiare la propria vocazione di vita. Persino quando sceglie di restare solo, la famiglia rimane, per così dire, il suo orizzonte esistenziale, come quella fondamentale comunità nella quale si radica l'intera rete delle sue relazioni sociali, da quelle più immediate e vicine a quelle più lontane. Non parliamo forse di « famiglia umana » riferendoci all'insieme degli uomini che vivono nel mondo?La famiglia ha la sua origine da quello stesso amore con cui il Creatore abbraccia il mondo creato, come è già espresso « al principio », nel Libro della Genesi (Gn 1,1). Gesù nel Vangelo ne offre una suprema conferma: « Dio. .. ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3, 16). Il Figlio unigenito, consustanziale al Padre, « Dio da Dio e Luce da Luce », è entrato nella storia degli uomini attraverso la famiglia: « Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo,. .. ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato ». Dunque, se Cristo « svela pienamente l'uomo all'uomo », lo fa a cominciare dalla famiglia nella quale ha scelto di nascere e di crescere. Si sa che il Redentore ha trascorso gran parte della sua vita nel nascondimento di Nazaret, « sottomesso » (Lc 2, 51) come « Figlio dell'uomo » a Maria, sua Madre, e a Giuseppe, il falegname. Questa
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Costantino e l’Oriente. L’impero, i suoi confini e le sue estensioni, 2016
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