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Today we tend to read ancient texts having to do with science and technology on the assumption that they are informed by our modern categories. However, although the terms “science” and “technology” have their etymological origins in Greek and Latin, in fact they have no exact correspondents in the linguistic and conceptual systems of classical antiquity. This discussion presents for the benefit of students a panoramic view of relevant ancient concepts, placing emphasis on their differences from those of modernity and using the mythic figures of Prometheus and Daedalus as starting points. Especially important is the extent to which ancient cultural discourses on these questions are intertwined with ethical issues; it is thus impossible to approach ancient science and technology without considering the philosophical and moral background of the Greeks and Romans. Finally, I briefly discuss the historiographical issue of the so-called “scientific stagnation” in ancient culture.
Spesso si è negato che nel "mondo antico" vi siano state relazioni ta scienza e tecnica. Secondo un luogo comune che ha a lungo resistito, scienza e tecnologia avrebbero proceduto per millenni ignorandosi reciprocamente e avrebbero iniziato ad interagire solo all'inizio dell'età moderna.
Parla Fabrizio Rufo, docente di Bioetica alla Sapienza, uno dei curatori di «La scienza di Roma», la mostra visitabile fino al 27 febbraio al Palazzo delle Esposizioni che indaga uno dei volti spesso dimenticati della Capitale. «Sulla città incombe l'eredità di Croce e Pasolini che ritenevano il campo scientifico alieno alla cultura, antipoetico e funzionale solo all'economia quando è invece una forza emancipatrice»
Trasmissione dei saperi tecnici dall'età ellenistica al …, 2004
Twenty century studies and research have developed the image of Antiquity as a period of technological stagnation, not capable of producing a modern idea of progress and without relationship between science and techniques. This book gives the reader a new interpretation of Antiquity, above all of the Roman world, trying to produce a more equilibrate view focusing above all on theoretical and practical mechanical knowledge.
Rome et la science moderne
A partire dagli anni '60 del Novecento il binomio centro-periferia è stato ripetutamente al centro del dibattito nella storia delle istituzioni scientifiche e nelle analisi dei sociologi della scienza. Su di esso si sono fondate opere di riferimento per generazioni di studiosi, come quella pubblicata da Ben-David nel 1971 . Molto più di recente, nel 2003, gli è stata dedicata una importante raccolta di saggi curata da Robert Fox, che presenta, accanto a sintesi e bilanci a firma di studiosi da tempo impegnati in questo ambito di ricerca, contributi che aprono su contesti spaziali e culturali finora poco conosciuti [2]. Il problema, dunque, è sempre attuale, e anzi si presta a nuovi approcci e metodi di lettura che ne evidenziano la grande importanza politica nella crisi dello Stato nazionale e degli equilibri mondiali instaurati nel secondo dopoguerra. Il dibattito si è sempre mosso su due direttrici. Da una parte, l'adozione di una grande scala ha portato a privilegiare, come avviene nel "classico" di Ben-David, un'indagine che riconosca nelle diverse epoche la supremazia di uno o di pochi centri su scala mondiale -per l'età contemporanea: la Germania, poi gli USA -, da cui si diffondono le principali conquiste della ricerca per ogni disciplina, e verso cui si effettua da parte delle periferie un Storicamente, 2 (2006)
Protti M., Salamone N., (a cura di), Prima modernità. Tra teoria e storia, Mimesis, Milano, Scienza e società moderna si sono intessute in una matassa comune difficile da districare. Quanto ha contribuito la scienza allo sviluppo della società moderna e quanto la società moderna allo sviluppo della scienza? A tal punto esse si sono compenetrate che la scienza è presa spesso come sinonimo di modernità, in quanto determinante per la razionalizzazione, il disincanto del mondo, la trasformazione della natura e artificializzazione crescente della vita quotidiana. Lo stesso << uomo di scienza >> è stato a lungo visto come campione dell'<<uomo moderno >>, depositario del sapere esperto necessario alla modernizzazione circondato da cittadini analfabeti o totalmente inesperti. L'immagine di sfondo è stata, dunque, quella di un'elite privilegiata, almeno in termini di conoscenza e capitale simbolico, arroccata in una torre d'avorio, attorno alla quale circola, di volta in volta, un pubblico in preda allo stupore oppure un'orda minacciosa. In effetti, nell'opinione pubblica, la conoscenza scientifica viene spesso riguardata con reverenza o sospetto, e non di rado con un atteggiamento che tradisce entrambi gli stati d'animo. Il Novecento ha, però, segnato la insostenibilità di questa visione, per realistica o illusoria che sia stata lungo i secoli precedenti. Una sindrome sembra essersi impadronita della modernità a metà del secolo scorso, a seguito del terrore sparso dai gas prodotti dai chimici, della barbarie scoppiata nel paese che per primo aveva sconfitto l'analfabetismo e che tanti ingegni aveva dato alla scienza (e alla cultura più in generale), del cataclisma generato dai fisici della materia. Questa che possiamo denominare, in breve, sindrome Hiroshima ha segnato un cambio di passo nella storia della scienza non meno che della società. Ma la visione che ancor oggi regge la scienza è riconducibile a un mito positivistico, confessato o, più spesso, inconfessato: quello di una conoscenza assoluta. Ed esso è condiviso tanto da positivisti quanto da antipositivisti: i primi, per accordarglielo in via di principio, facendo salire la scienza su uno scranno irrealistico; i secondi, per negarglielo in via di fatto, detronizzandola tout-court al rango di uno dei tanti saperi sociali da mediare politicamente, su indefinite basi epistemologiche. Gli uni, in nome di un primato assoluto della Ragione astratta, vedono lo scienziato come attore razionale disincarnato, disinteressato, emotivamente neutro, dedito alla raccolta di fatti che "parlano da soli" attraverso numeri che rispecchiano oggettivamente la realtà senza contaminazione di soggettività, e la cui razionalità olimpica sarebbe tale da consentirgli, in congiunzione con un metodo rigoroso, di giungere alla Verità. Anche se nessuno può negare, magari sottovoce, che taluni suoi comportamenti opportunistici possano farlo deviare, di quando in quando, da questo ideale. La sociologia della scienza possibile, dunque, sarebbe una mera sociologia descrittiva di quell'errore generato dall'incursione indebita della soggettività (ove si intende questa, evidentemente, in termini poco investigabili, astratti), perché si ritiene che la Verità s'imponga da sé nelle argomentazioni razionali. E proprio qui Merton (pur con una idea di scienza filosoficamente non ben chiara) puntò la sua critica con l'idea di lanciare una nuova scienza della scienza. Gli altri, al contrario, in nome di un primato supremo della politica (intesa come mera contesa per il potere per il potere in un gioco a somma zero) sulla conoscenza (tutto sommato niente più che un mero gioco linguistico), puntano il dito su queste deviazioni dalla Razionalità per disarcionare la scienza dal trono della cultura proclamandola, come riscontrava anche Mills, << come un messia falso e sbruffone, o perlomeno come un elemento molto ambiguo della civiltà moderna >> 1 . La sociologia della conoscenza, allora, diviene impossibile, perché nel mondo dei soggetti non può esserci regolarità riscontrabile e predicibile ex-ante (nomologico), ma solo comprensione ex-post del "caso unico" (idiografico).
Evoluzione e progresso in Lucrezio 11.00 discussione 11.00 Isabella TONDO (Liceo Scientifico "B. Croce" -Università di Palermo) Proposta didattica: la scienza dell'uomo da Lombroso ai Romani 11.20 discussione 15.30 Marco FORMISANO (Humboldt-Universität, Berlino) L'architetto, il medico e il generale a Roma: tra sapere tecnico e letteratura 16.00 discussione 16.30 Luigi MENNA (Università di Palermo) Proposta didattica: un percorso sulla matematica medievale 16.50 discussione 16.50 Antonino GRILLONE (Università di Palermo) Informazioni tecniche e linguaggio nel De metatione castrorum dello ps. Igino 17.10 discussione Parteciperanno al Convegno i Docenti: VALENTINA MANGIAFORTE -MANLIO SCHIAVO
© Provincia Autonoma di Trento Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale, sport e pari opportunità Redazione del testoz dott.ssa Michela Cozza, dott.ssa Barbara Poggio Progettazione e coordinamento dott.ssa Lucia Trettel, dott.ssa Francesca Alioli Ufficio per le politiche di pari opportunità GENERE scienza e tecnologia: ricerche e buone prassi. -Trento: Provincia Autonoma di Trento. Giunta, 2006. 114 p. ; 24 cm. -(Osservatorio per le politiche di pari opportunità; 3) In testa al front.: Provincia autonoma di Trento, Assessorato alle pari opportunità 1. Donna e scienze 2. Donna e tecnologia I. Trento (Provincia). Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale, sport e pari opportunità 500.82 La responsabilità complessiva del lavoro è condivisa dalle autrici. Barbara Poggio ha scritto introduzione e conclusioni. Michela Cozza ha scritto i capitoli ,2,3 e 4.
in: A. Romano ed., Rome et la science moderne: entre Renaissance et Lumières, 2008
La complessa vicenda della censura ecclesiastica all’atomismo rappresenta una questione fondamentale per ricostruire la storia politica e culturale dell’inquisizione romana nel Sei-Settecento, e per indagare la relazione tra scienza, filosofia e teologia in contesto cattolico nell’età della rivoluzione scientifica. Nel saggio si ricostruisce la serie dei procedimenti e provvedimenti del Sant’Uffizio e dell’Indice riconducibili a questi temi per circa un secolo, a partire dagli anni Venti del Seicento, quando le prime segnalazioni dei pericoli dottrinali della concezione atomistica della materia furono avanzate in relazione all’opera di Galileo. Per lungo tempo, la questione rimase in un ambito al confine tra teologia e filosofia, concentrandosi sulle interpretazioni delle specie eucaristiche, ma, nel tempo, lo sviluppo e la diffusione delle teorie atomistiche e corpuscolariste, l’asprezza delle polemiche e la volontà di mantenere la propria autorità, spinsero le congregazioni romane, in particolare il S. Uffizio, ad adottare un atteggiamento più rigido ed agire con misure di censura preventiva e di disciplina. Ciò generò un notevole numero di procedimenti, contro ecclesiastici e secolari, sebbene non si arrivasse mai ad un pronunciamento formale dottrinale sulla filosofia atomistica paragonabile a quello contro l’eliocentrismo. Per il profilo dei protagonisti, la cronologia, gli esiti, questi procedimenti sollevano diverse questioni intorno ai meccanismi di intervento della censura ecclesiastica nell’Europa e nell’Italia cattolica. Infine, la questione dell’atomismo permette di indagare l’evoluzione della cultura scientifica romana tra Sei e Settecento, dato che Roma fu uno dei teatri del dibattito sulla compatibilità tra atomismo e religione cattolica, nonché un importante centro per l’elaborazione della nuova filosofia sperimentale.
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Libri per l'infanzia, lettura e processi formativi. Dal tempo dell’oralità al tempo dell’iperconnessione, 2020
Quaderni di Filologia Germanica, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Palermo 2 (1981), pp. 97-124.
Città del Silenzio, 2024
Firenze University Press eBooks, 2024
ATTI E RASSEGNA TECNICA , 2022
Studi e Scavi 16, 2007
Studi in onore di Giuseppe Benedetti. Promotori: L.V. Moscarini e M. Nuzzo. Redazione: F. Addis, G. Capaldo e V. Pescatore, 2008