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2019
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Oblio 38/39, 2020
Grazie a Tutte le poesie del 2017, Umana gloria (2004) si è fissato come il punto di partenza di Mario Benedetti, producendo un significativo riallineamento della sua opera sulla stretta contemporaneità, ma anche la cancellazione della sua storia precedente. Mario Benedetti comincia a scrivere negli anni Settanta e pubblica il suo primo libro, Moriremo guardati, nel 1982. Umana gloria è preceduta da sette raccolte, restano per la maggior parte escluse dal volume del 2004. La prima, Moriremo guardati, completamente rimossa. Ripercorrere la stratificazione dell’opera anteriore a Umana gloria contente perciò di riscostruire una carriera letteraria molto complessa, in cui si mescolano prosa e poesia, fondamentale per comprendere che cosa succede nella poesia italiana fra anni Settanta e Novanta.
Per Mario Benedetti, a cura di A. Garlini, L. Sorrentino, G.M. Villalta, Milano-Udine, Mimesis, 2021, 129-131
Italianistica Rivista Di Letteratura Italiana, 2011
A partire dai dati ricavati dall’autopoetica di Mario Benedetti è possibile individuare, attraverso alcuni strumenti offerti dalle Cognitive poetics, due modalità profonde di riconfigurazione dell’immagine del mondo (non prive di momenti di intersezione). Queste rappresentazioni alterate della realtà precipitano nei testi attraverso una serie di precise strategie stilistiche. Considering Mario Benedetti’s auto-poetics, my aim is to identify both of his alternative ways of shaping the picture of the world pointing out phenomena of intersection of the two. Through Cognitive poetics means, I’m going to notice several stylistic devices that make those unusual pictures possible.
Promotori: L.V. Moscarini e M. Nuzzo. Redazione: F. Addis, G. Capaldo e V. Pescatore, 2008
Il lettore di provincia 39, 131, 2008
Il romanzo Viaggio di Gararà (1931) di Benedetta si presenta come una creazione ibrida, un incrocio straordinario e avanguardistico tra il linguaggio teatrale e quello romanzesco. Verdone fa notare che la tematica del viaggio, che egli definisce fondamentalmente “sempre epica” e la struttura tripartita del romanzo di Benedetta (che porta il lettore da un “Regno della Materia Dinamica” attraverso un Regno delle “Volontà-tensioni” fino a un Regno delle “Libertà creatrici”) evocano per analogia strutturale, ma anche per l’ambizione allegorico-filosofica dei temi trattati, la Commedia dantesca. Il sottotitolo dell’opera di Benedetta che appare sul frontespizio del volume è in effetti “romanzo cosmico per teatro.” Il lettore che lo apra e vi si avventuri dentro si trova proiettato su un immaginario ed avveniristico palcoscenico in cui si svolgono vicende e si narrano e visualizzano avvenimenti di dimensioni immense. Non stupisce allora che Ezra Pound, un altro autore che cercò nella propria scrittura poetica di riprendere in chiave modernista e d’avanguardia l’epos di Dante e la sua visionarietà, ammirasse il romanzo di Benedetta. Sulla base di questo spunto di Verdone, si dimostra che altri elementi rendono Il viaggio di Gararà effettivamente una parodia (non nel senso di pastiche ironico, ma nel senso Borgesiano e modernista del “canto parallelo” intertestuale e autoriflessivo, e anche radicalmente trasformativo) del viaggio dantesco.
M. Borio, R. Cescon, A. D’Agostino, T. Di Dio, F. Mancinelli, "Per Mario Benedetti", Fondazione pordenonelegge.it, 2018
All’inizio di "Umana gloria" il fare poetico di Benedetti poteva riconoscersi in un gesto di pietà che riafferma il legame tra vivi e morti tenendo in vita i luoghi a cui sono appartenuti. Lo spezzarsi di questo legame-radice coincide con la fine del mondo di "Umana gloria". Se confrontiamo lo spazio-tempo fondato all’inizio di questo libro, con quell’ultimo sussurro, seguito da un soffio, che chiude "Pitture nere" («Qui. / Oh») abbiamo le coordinate del territorio attraversato. Tra questi due libri è trascorsa una delle esperienze più interessanti della poesia italiana contemporanea. "Pitture nere" testimonia il coraggio dell’attraversamento di un territorio sporto oltre la vita fino ad accoglierne «bisbigli, fasce, dissolvenze», e percepire le voci dei morti, il loro invito a congiungersi: «vieni, insieme con noi, non spaventarti, se ti tocco. // […] siamo a darti la forza, noàtris». "Umana gloria" si inaugura invece con un atto di amore per la realtà in se stessa, con la scommessa in una possibilità di durata, di resistenza di un senso. Oltrepassando e disperdendo la propria individualità, Benedetti dona una forma di salvezza al microcosmo della propria biografia, portandolo a rinascere dentro «il qualunque viso, / le erbe, i mari, le città». In questa capacità di apertura e dono disinteressato di sé, riconosce l’identità poetica: «così sono stati i poeti». La loro presenza dispersa rende fertile e viva una terra, altrettanto quanto i morti che dormono sotto la sua superficie. Il loro coraggio sta nella forza del cuore che li porta a ricongiungersi ai morti, alle radici di un luogo, donando vita attraverso il gesto della parola e insieme attingendola dalle più profonde sorgenti.
IL CANTO DEGLI ITALIANI / Poesia di Goffredo Mameli / Musica Michele Novaro - Edizione critica a cura di Maurizio Benedetti, 2019
L’edizione critica de Il Canto degli Italiani vuole offrire ampia e approfondita documentazione sui vari aspetti che concorrono alla chiara e corretta comprensione del nostro inno nazionale: dalla storia della sua nascita alla descrizione delle fonti documentarie, dall’analisi musicale all’esegesi del testo. Un forte stimolo alla realizzazione di questa edizione è venuto dalla recente approvazione nel dicembre 2017 della legge n.181, che riconosce il testo di Mameli e lo “spartito musicale originale” di Novaro quale inno nazionale della Repubblica. Una legge giunta a sanare l’imbarazzante condizione di provvisorietà della funzione di inno nazionale, che Fratelli d’Italia assolveva da oltre settant’anni in base ad un provvedimento datato 12 ottobre 1946 del primo Governo repubblicano. La legge n.181 del 2017 si colloca in una continuità ideale con la precedente legge n. 222 del 2012, che, oltre a raccomandare l’insegnamento del nostro inno nelle scuole di ogni ordine e grado, intende promuovere, nell’ambito di una didattica diffusa, i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché riaffermare e consolidare l’identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica. A sostegno di questa didattica diffusa, vogliamo dare il nostro contributo con la presente pubblicazione, convinti che quei valori di coscienza civica richiamati dal legislatore saranno sempre rappresentati e custoditi dalla poesia e dalla musica de Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e Michele Novaro. Maurizio Benedetti, docente di flauto presso il Conservatorio di Torino, ha iniziato ad occuparsi dell’inno di Mameli - Novaro nel 2000 quando, durante la Presidenza di Carlo Azeglio Ciampi, ricevette dal Quirinale l’incarico di curare una ricerca musicologica sul repertorio risorgimentale italiano, che ebbe come esito la pubblicazione per la Presidenza della Repubblica della revisione dell’autografo di Novaro custodito presso il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino. In seguito si è dedicato alla divulgazione dell’opera di Novaro e della musica patriottica dell’Ottocento con concerti e edizioni discografiche. Nel 2011, anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ha realizzato il cortometraggio Il Canto degli Italiani dove si narra la storia della nascita del nostro inno nazionale nella Torino del 1847 secondo la testimonianza diretta di Vittorio Bersezio.
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Accademia Etrusca di Cortona, Annuario, 2021
Una singolare – per non dire infausta – coincidenza ha fatto sì che nessuno dei due anniversari della scomparsa del tragediografo Francesco Benedetti (Cortona, 5 ottobre 1785 – Pistoia, 1 maggio 1821) sia stato oggetto di pubbliche celebrazioni nella sua città natale. Mentre le iniziative del 1921 furono proibite dal regio prefetto a seguito degli eventi che avevano portato, pochi giorni prima, alla caduta della prima giunta socialista della città per opera dei fascisti, quelle del 2021 non hanno avuto una sorte migliore, impedite dalle misure di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-19. Una maledizione pare essersi abbattuta sul suo ricordo, al punto che sembrerebbe il caso di ampliare con un riferimento all’oblio postumo la mesta citazione incisa alla base del suo busto esposto a Palazzo Casali: «…misero nacqui,/ misero vissi… e misero… morii». Eppure Benedetti meriterebbe una ben maggiore considerazione...
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«Mi guida oscuro fato». Vita e Scritti di Francesco Benedetti (1785-1821). Tomo I: Vita, Opere e Scritti Teatrali, 2023
Laura Balbiani, Marco Castellari (a cura di)[:] Ich unterwegs/L’io viaggiante. Studien am Grenzrain von Autobiografie und Reiseliteratur/Studi al confine tra autobiografia e letteratura di viaggio[,] «Cultura Tedesca» 58, 2020, 234 pp., € 22, 2022
L'Ospite ingrato, 2021
Università degli Studi di Padova, 2021
Die italienischsprachigen Handschriften der Sächsischen Landesbibliothek - Staats-und Universitätsbibliothek Dresden Neue Perspektiven der Forschung, hrsg. A. K. Plein und M. Schürer, Dresden, SLUB, 2020, pp. 107-122 [https://nbn-resolving.org/urn:nbn:de:bsz:14-qucosa2-709376], 2020
Andrea Benedetti: Rivoluzione conservatrice e fascino ambiguo della tecnica. Ernst Jünger nella Germania weimariana: 1920 – 1932, Pendragon, Bologna, 2008
Allegoria, for a materialistic study of the literature, 2018