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Ciò che il frequentatore abituale del bosco, amante della Natura e genuino ambientalista deve sapere di gastronomia rurale tradizionale per vivere appieno l'Appennino Toscano. Un altro testo sul "mangiare" oggi, in un epoca caratterizzata dall'esplosione della gastronomia e dalla mitizzazione della figura dello "chef" ? NO, un libro per pensare, mentre si mangia, a ciò che stiamo facendo, che non è semplicemente un apporto di sostanze utili alla vita (almeno non solamente) ma soprattutto un sopraffino piacere ed una attività legata profondamente alla storia ed alla cultura. Ho sempre provato una grande soddisfazione a mangiare, non solo per la qualità dei sapori gustati ma proprio per l'atto del mangiare, masticare a bocca piena, seduti ad un desco, rigorosamente non da soli. Mangiare e bere. Questa attività caratterizza la nostra vita, la facciamo più volte al giorno, tutti i giorni, (per fortuna!!!) ma non gli dedichiamo, o la maggioranza di noi non gli dedica, la dovuta attenzione e consapevolezza. Come appassionato di natura e frequentatore del bosco per le mie attività di cacciatore, pescatore, fotografo naturalista e semplice passeggiatore, ho sentito la necessità di metter per scritto alcune cose, legate ad antichi saperi, ad una antica visione della vita, secondo me più vera e genuina, anche per contrastare le mode aberranti legate alle estremizzazioni della gastronomia. Prima di tutto il concetto che, dato che siamo "Moderni", ovvero non più legati ad esigenze primordiali di sopravvivenza, si debba mangiare poco. La "novelle cuisine" impazza, foto di ristoranti con porzioni di spaghetti avvolticciolati in una bellissima forma ma sufficienti si e no a due forchettate, impreziositi da ciuffetti di verde e linee colorate, belline ma che non soddisfano certo chi, come me, per tutta la vita ( purtroppo sempre meno !) ha voluto perlomeno un etto e mezzo di pasta a porzione, a pranzo e a cena. Nelle mie scorribande gastro-naturalistiche le terre di elezione sono state l'appennino tosco-emiliano, la terra delle mie origini, l'alto mugello ed il mugello e la scoperta del territorio pratese pedemontano, tutte terre di grande tradizione culinaria, povera ma eccezionalmente gustosa, delle quali particolarmente tenterò di tracciare un quadro in questa opera, con un doveroso tributo ai sapori della mia infanzia. Massimo Fabbri CAPITOLO 1 IL CIBO, METAFORA DELL'INCONTRO CON IL TRASCENDENTE Jean-Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826) era convinto che la dieta alimentare seguita dall'uomo precisasse la sua appartenenza sociale. Il magistrato francese, autore di saggi di diritto ci consegna nella sua opera più nota del 1825 Fisiologia del gusto una sentenza molto famosa: "dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei". Ludwig Feuerbach (1804-1878) sosteneva anch'egli qualcosa di analogo nei suoi testi principali, L'essenza del Cristianesimo (1841) e L'essenza della religione (1846). Per il filosofo tedesco, centro di tutta l'indagine era l'uomo nella sua materialità. L'immagine che meglio fotografa il rapporto tra cibo e società era: "l'uomo è ciò che mangia". Entrambi gli studiosi considerano il cibo un preciso marcatore capace di mettere in risalto ciò che differenzia un uomo da un altro e di distinguere una cultura da un'altra. Certamente il legame che l'uomo instaura con il cibo è sempre qualcosa di particolare, ma diversamente dall'opinione di questi illustri pensatori, tuttavia, non comprenderemmo la pienezza del suo significato se dimenticassimo l'ambito religioso. 1) Gli alimenti non sono solo sostanze che contengono principi nutrivi. Acqua, sali minerali, vitamine, proteine, grassi e zuccheri, non sono le uniche chiavi di lettura per interpretare il cibo con cui si nutre il genere umano. Si rende necessario, invece, indagare la natura e le finalità del legame tra il cibo e la sfera del sacro: non a caso, tutte le religioni conoscono ed impongono ai fedeli le regole gastronomiche. E, tutte, pur nella loro specificità, ma da sempre, ritengono il cibo un vettore che facilita il dialogo tra gli uomini e realizza, al tempo stesso, l'incontro con Dio. La dieta dell'uomo primitivo era molto simile a quella degli animali. La scoperta del fuoco ha permesso numerosi e ulteriori processi culturali. L'animale non cucina per mangiare perchè gli è sufficiente raccogliere e cacciare. L'uomo, invece, si serve di strumenti per preparare il cibo: la cucina inevitabilmente registra i continui passaggi culturali che caratterizzano l'umanità. Parafrasando il giurista francese, possiamo concludere che gli animali si nutrono, mentre sono solo gli uomini che mangiano. In queste svolte epocali, la sfera religiosa agisce ed è agita dal contesto sociale. Manuel Vazquez Montalban, scrivendo del suo personaggio Pepe Carvalho, ne Le ricette di Pepe Carvalho, legge la cucina come metafora di vita. Per lo scrittore il consumo di carni crude rimanda ad un passato "primitivo" ormai quasi del tutto abbandonato per una scelta culturale che preferisce la cottura della carne o l'uso di condirla con spezie e accompagnarne la digestione con del vino. L'opera umana fa sì che il cibo da elemento naturale tratto dalla creazione diventi epifania, manifestazione, della sua cultura ma anche "luogo" privilegiato per rapportarsi con Dio. Non servono esempi: ogni religione impone che il rapporto tra creatura e Creatore si declini attraverso mediazioni simboliche. Il cibo, tra queste, costituisce un potente paradigma religioso. Ieri come oggi i fedeli riconoscono nel mangiare e nel bere azioni cariche di un forte significato religioso. Il rapporto che l'uomo crea con il cibo, in realtà, dice molto della relazione tra la creatura e il Creatore. In altri termini, il crudo e il cotto, due chiavi interpretative sociologico-gastronomiche. Esse chiamano continuamente in causa una dimensione religiosa che pone al centro il cibo quale mezzo privilegiato per definire l'insieme delle relazioni tra uomo e Dio. L'uomo che cucina è chiamato ad avvicinare o allontanare da sé cibi e bevande; si serve di alcune tecniche e non di altre, ma soprattutto manipola, cioè fa della creazione un "luogo", un "dato" che trasforma, che arricchisce. Potremmo dire che cucinando l'uomo continua l'opera divina della creazione. Infatti, il cibo permette la relazione tra la cultura umana che reinterpreta il cibo e le religioni, le quali, nessuna esclusa, ci consegnano una normativa alimentare. Dalla creazione, opera delle mani di Dio, discende l'arte della cucina, opera delle mani dell'uomo. La presenza di tabù gastronomici in ogni religione è connotata da una polarità di significati: alla babele gastronomica segue la convinzione che il rispetto delle norme permette al fedele di sfruttare una filiera che parte dalla creazione e termina nel divino. L'oriente religioso auspica la totale armonia tra l'uomo e Dio. L'attenzione per il creato, la cura nei confronti della terra e la sensibilità nell'uso dell'acqua sono tratti facilmente riconoscibili anche nelle prescrizioni alimentari. Le tradizioni religiose che si riconoscono genericamente nell'induismo, condividendo la dottrina dell'ahimsa (nonviolenza), privilegiano una alimentazione senza carne. Pur auspicando la forma più estrema (veganesimo), che vieta il consumo anche di tutti i suoi derivati, la pratica più diffusa è il vegetarianesimo, che impedisce il solo consumo di carne. Il rispetto rigoroso dell'ahimsa porta anche al rifiuto di alcuni vegetali (aglio, cipolle; per certe caste anche carote, rape, legumi rossi) e di tutte le bevande alcoliche (Bhagavad gita 9, 27-28; 17, 8-10). L'alleanza che il Dio Unico stipula con il popolo che si è scelto, Israele, prevede, tra l'altro, il rispetto di minuziose leggi gastronomiche. Nel panorama delle normative alimentari religiose, l'ebraismo si distingue al cielo, pronunziò la benedizione" (Mc 6, 41). Una consuetudine mantenuta dalla Chiesa primitiva: "spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio" (At 2,(46)(47). La preghiera di ringraziamento prima dei pasti è ben presente anche nell'Islam: "Non cibatevi di ciò su cui non è stato invocato il nome di Dio, sarebbe cosa ingiusta, sicuramente" (sura VI, 121). b) Tra le pratiche alimentari più comuni tra le religioni troviamo l'invito all'astinenza e al digiuno. In quanto dono di Dio ogni cibo ed ogni bevanda sono sacri, positivi, buoni compresi quelli interdetti permanentemente. Chi si astiene e chi digiuna non lo fa contro Dio. Astinenza e digiuno sono strumenti, vie, occasioni per incontrare Dio insieme ai fratelli. Come il consumo di cibo anche la rinuncia ad esso ha un valore sacrale e comunitario: è incontro con Dio nella comunione con i fratelli. Oltre alla condivisione di un pasto, ai fedeli è anche richiesto di rispettare insieme un tempo di digiuno, dove far emergere, anche fisicamente, la necessità di porre attenzione a Dio durante il vivere quotidiano. L'induismo colloca il rifiuto del cibo tra le prassi più importanti dell'agire del fedele. Nel calendario lunare induista si digiuna l'undicesimo giorno dopo la luna calante e l'undicesimo giorno dopo la luna crescente. Gli ebrei non solo conoscono numerose prescrizioni alimentari, ma seguendo l'invito biblico digiunano in molte occasioni. Il digiuno di Yom Kippur è il più conosciuto e il più praticato. Esso riveste una particolare importanza, in quanto traccia di questo giorno si trova direttamente nella Torah (Lv 16,(29)(30)(31) 23,(27)(28)(29)(30)(31)(32) Nm 29, 7). Anche nell'insegnamento lasciatoci da Gesù, seppur privo di divieti gastronomici, c'è l'invito a rinunciare in certi periodi al cibo. Pensiamo ai quaranta giorni nel deserto nel famoso episodio che precede le tentazioni subite da Gesù. In assenza di tabù alimentari, tutta la normativa alimentare cristiana coincide con i tempi riservati all'astinenza e al digiuno. Essa prevede due giorni di digiuno (mercoledì delle ceneri e venerdì santo) e l'astensione dalle carni il venerdì di Quaresima,...
la Biblioteca di Via Senato, 2018
Il fascino ingannevole della dotta citazione. Quello delle fake news, le cosiddette ‘bufale’ per intenderci, non è il solo problema che affligge il web, strumento potentissimo, che dà voce a tutti, ma in maniera incontrollata. C’è un fenomeno ancor più preoccupante: quello delle false citazioni (fake quotes).
Roberto Cecchetti's "Il ritmo del desiderio. Da Jung alle pratiche filosofiche, with preface by Massimo Donà, Mimesis, Milano-Udine , 2019
This essay is the afterword to Roberto Cecchetti's "Il ritmo del desiderio. Da Jung alle pratiche filosofiche (with preface by Massimo Donà, Mimesis, Milano-Udine 2019). It analyses the main theoretical points of Cecchetti's reflections, underlining the connections between the mythic-symbolic hermeneutical perspective and his attempt to renewal philosophical practices thanks to Jung's intuitions and traditionalist paradigm.
Uno dei maggiori problemi nello studio e nell'approfondimento del mito della Sibilla Appenninica è l'origine letteraria di opere quali 'Guerrin Meschino' di Andrea da Barberino e 'Il Paradiso della Regina Sibilla' di Antoine de la Sale. Da dove furono tratte le vicende narrate in questi due componimenti? A quali fonti più antiche si ispirano? In questo articolo viene investigato uno specifico poema cavalleresco che non è mai stato adeguatamente analizzato in relazione alla Sibilla Appenninica e alla sua leggenda: 'Huon de Bordeaux', un poema epico del tredicesimo secolo.
Indice 10. Jacopo della Quercia e Domenico di Bartolomeo Pardini maestri di pietra su e giù per l'Appenino tosco-emiliano-Paolo Cova .......... pag. 163 11. Circolazione di immagini, circolazione di beni: il caso dei tessuti riprodotti nelle croci dipinte umbro-toscane del XIII secolo-Silvia Battistini .
GIOVANNI CERIANI, 2023
Nuova e completa ricerca sulla Villa dei nobili Calderari a Boffalora Ticino con approfondimenti storici sulla storia del paese e alberi genealogici di Aliprandi, Brambilla, Caccia della Valle, Orirgoni, Piantanida, Silva, Vitali, Visconti e Calderari
IL RUBICONE FIUME DI CONFINE Geologia Torniamo ora al nostro territorio, al fiume-confine prima di Verucchio, poi dei Senoni e per ultimo della Gallia Cisalpina. Da qualche secolo gli storici locali si chiedono quale fosse il Rubicone antico, si contendono il primato con discutibili manifestazioni di appartenenza e di proprietà. Questo campanilismo è simile a quello di cui parla lo storico Alessandro Barbero nel suo libro su Carlo Magno, in cui scrive: " Solo l' accecamento nazionalista spiega gli sforzi di certi eruditi francesi o tedeschi per dimostrare che la nascita di Carlo dev' essere avvenuta in luoghi che oggi appartengono alla Francia o alla Germania." Noi qui non vogliamo risolvere il dilemma di quale sia il Rubicone, perché c' è ben poco da risolvere, in quanto "troppa acqua è passata sotto i ponti", come si suol dire. In 2700 anni, cioè dal periodo d'oro di Verucchio, troppe cose sono cambiate nel nostro territorio, specialmente dalla pianura fino al mare. La pianura si è formata con l' apporto dei sedimenti trasportati dai fiumi, i quali hanno vagato e cambiato corso nei millenni, ad iniziare dalla fine dell' ultima glaciazione 10-12.000 anni fa, quando con lo scioglimento dei ghiacci e delle nevi fu grande il conferimento di detriti al piano. I fiumi ed altri agenti esogeni erodono le montagne, trasportano i materiali e li lasciano in pianura. In tempo di pioggia l' azione delle acque è particolarmente intensa, specie sulle rocce argillose, tanto diffuse nel nostro Appennino. Quando la pendenza dell' alveo fluviale si attenua, fino a cessare, esso raggiunge quel punto detto punto 0, cominciando dal quale il fiume inizia a rilasciare i materiali che trascina con sé, prima i più pesanti, (ghiaie e sabbie) poi i più leggeri (limi e argille). Ecco come si è formata la pianura, con un' azione combinata di erosione a monte, trasporto fluviale, sedimentazione al piano. Allo sbocco della valle, nell' alta pianura, dove il fiume non è più confinato, si origina la conoide, dalle caratteristiche forme arcuate a ventaglio, che altro non sono che accumuli di materiali detritici piuttosto grossolani; si formano dove diminuisce la pendenza topografica e, di conseguenza, la corrente fluviale valliva e le acque rilasciano il loro carico solido. Nelle conoidi il reticolo idrografico è spesso intrecciato ed orientato secondo un andamento radiale, (
La Chimica e l'Industria, 2010
Vittoria o Afrodite? Si discute ancora sull’identità e la provenienza della celebre scultura bronzea che rappresentauna donna alata, rinvenuta a Brescia nel 1826 durante gli scavi del Tempio Capitolino, poi assurta a simbolo della città. La composizione della lega fu stabilita nel 1860, forse per la prima volta, dal chimico e merceologo torinese Arnaudon
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Le Vite dei veronesi di Giorgio Vasari - Un’edizione critica, 2013
Il Gabellino, periodico della Fondazione Bianciardi, 2015
Il Salvator Mundi di Gianlorenzo Bernini. Il Barocco romano incontra il Barocco siciliano, 2016
LE RINUNZIE DINASTICHE DEI BORBONE, 2018
rivista Storia Urbana, 2015
BUBER Il messaggio del chassidismo, 2012