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2010, Napoli la città è il mare. Piazza Bovio tra romani e bizantini
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L'architettura romana per la prima volta presentò l'arco come monumento trionfale ed onorario. Infatti, il carattere che distingue l'arco onorario e trionfale dalle porte monumentali ed in genere da qualsiasi passaggio od ingresso voltato non è tanto la sua struttura quale edificio isolato sui quattro lati, quanto piuttosto il fatto che il monumento sia specificatamente dedicato a personaggi illustri e ne rechi le statue o insegne. Per lo più si tratta dell'imperatore o di membri della famiglia ma non mancano testimonianze di archi innalzati in onore di generali e di magistrati o di defunti, anche privati. Si hanno, inoltre, benché eccezionalmente, dedicazioni ad enti collettivi, quali colonie e municipi, e, in diversi casi, a divinità. Se dunque per alcuni monumenti è più evidente un significato religioso e funerario, prevale, generalmente, l'intento onorario e celebrativo, che sembra alludere di preferenza, in ogni tempo, soprattutto all' esaltazione di imprese militari vittoriose. Non si possono trascurare, infine, i rapporti intercorrenti fra il significato di alcuni archi onorari e trionfali e la loro posizione di accessi ad aree recintate, a città o territori. L'antico carattere sacrale dei passaggi e delle porte si riflette anche sugli archi monumentali, i quali assumono inoltre, talvolta, la funzione di simboli confinari. Sull'origine dell'arco esiste una nutrita serie di studi generali, che partono dal sec. XVI. Dopo aver accettato la tesi che attribuiva all'arco una provenienza etrusca 1 , da quarant'anni essa è messa in discussione da diversi studiosi, quali Graef 2 che ha fatto derivare l'arco trionfale e onorario, dal punto di vista formale, dalle porte e dai tetrapili delle città ellenistiche, mentre il concetto di base è attribuito a fonti schiettamente romane. Successivamente a Graef, Puchstein 3 ha ravvisato nell'arco trionfale una parte avente la duplice funzione di far passare la gente attraverso il fornice (o i fornici) e di servire da basamento alle opere statuarie che la sormontavano. A ciò sono seguiti altri studi, come quello di Spano 4 , che fa derivare l'arco romano dai propilei ellenistici nell'ambito di una singolare evoluzione; questa 1 G.Fabricius,Roma,Basilea 1551; J.Rosinos-Antiquitates Romanae,Basilea 1583;questa opinione, fu poi ripresa dal Guadet in Daremberg e Saglio, Dictionaire d'antiquites,I pp.391 ss. e dal Caristie, in Monuments Ant. Al Orànge, Parigi, 1856 e infine dal Durm, Die Baulcunst der Romer, in Handh, der Archit.II, parte 2°. 2 P.Graef, in A.Baumeister, Denkmàler der Klass, Altertums, III, Monaco e Lipsia, 1888. 3 Puchstein, art. Arcus, in Pauly-Wissowa, Reale Enciclopedie, II, Stoccarda, 1895, col. 683. 4 G.Spano, L'origine degli archi trionfali e onorari romani, in Neapolis, 1913 pp. 159 segg., 350 segg.
Ecclesia Triumphans. Architetture del Barocco siciliano attraverso i disegni di progetto (XVII-XVIII secolo), 2009
35 Capitello dorico di colonna Da Cremona, scavi per le fondazioni della Galleria XXV Aprile (anni '30 del XX secolo). Inv. n. MC 246 337 . PONTIROLI 1974, p. 160 n. 246, tav. CXIV; PASSI PITCHER 2003, p. 146; SLAVAZZI 2003. Il pezzo si presenta quasi integro, con lievi sbrecciature sparse sulla superficie. L'abaco manca di due spigoli contigui.
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