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2022
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Un confronto fra la saggezza popolare depositata nei proverbi e le opinioni di alcuni fra i maggiori filosofi su alcuni temi di grande rilevanza, come: vita-morte, fatalismo e disincanto, vizi e virtù, donne e uomini, potere legge giustizia, parola conoscenza verità, pace-guerra. Si vedrà che i pregiudizi sono di casa ovunque, e che il pensiero popolare non è più retrogrado di quello di parecchi filosofi
Sapienza e mediazione: pensare con Filone di Alessandria, 2020
Quali sono state le intenzioni che hanno spinto il nostro autore a faticare per la creazione di questo trattato? Stoicheggiante è la veemenza con cui Filone dichiara che ogni passione è inconciliabile con la maestà di Dio: per questo egli protesta contro l'interpretazione letterale della Sacra Scrittura, che usa espressioni antropomorfiche solo per ragioni pedagogiche. Filone pensa che la Bibbia sia una fonte inesauribile di conoscenza e sapienza e che abbia il compito di illuminare la vita umana, la quale, senza suddetta sapienza creatrice, sarebbe vuota e indegna di essere vissuta. E allora che cosa ci dice essenzialmente il De Somniis? perché tanto faticare sul concetto di sogno da parte del nostro autore? “Non sopravvalutare la passione e non farti prendere o guidare da essa”, tuona l’Alessandrino. Attraverso l’interpretazione dei vari sogni, infatti, è possibile esperire il sentimento trascendente che anima da sempre l’uomo di ogni tempo. Da questo trattato appare con chiarezza ciò che Filone intende col termine “trascendere”: in senso proprio significa conoscere la realtà, coglierne i limiti e riportala alle sue cause originali. Perché l’uomo agisce? Perché desidera? Perché abusa del desiderio? Perché non sa fermarsi davanti all’opera sua? Perché capisce di essere nel torto? Perché sa di essere per sé o contro di sé? È possibile notare talvolta in Filone una certa contraddizione fra la concezione delle passioni sviluppata in certi passi e la normale valutazione che di solito egli ne dà, quasi sempre nettamente negativa. È in gioco infatti in questi passi l’ambiguità tra la passione come istinto psicologico e la passione come elemento etico: nel primo caso essa può ritenersi positiva, perché fa parte della struttura naturale dell’uomo, nel secondo invece è negativa perché si oppone alla ragione. Basti ricordare come la passione più grande, l’esperienza suprema, per Filone sia la ricerca di Dio. Filone in questo trattato non tematizza i sensi in quanto tali, ma li presenta come ostacoli da superare e di cui liberarsi grazie alla migrazione verso Dio. Se l’oggetto della sua riflessione nel De Somniis fossero i sensi o l’esperienza sensibile, si giungerebbe all’assurda conclusione che la vita basata sui sensi è superiore a quella fondata sulla scienza caldaica, la quale, per quanto decettiva ed errata nelle sue conclusioni, è pur sempre frutto di un’attività intellettuale di ordine spirituale. L’Alessandrino invece vuole dirci che il rientrare in sé non può che seguire la via obbligata imposta alla costituzione dell’uomo: dunque per mezzo dei sensi ma uscendo da essi. Questa via è duplice, somatica all’esterno e psichica all’interno. Ora, chi rientra in sé incontrerà, nell’ordine, prima il corpo e i sensi e poi l’intelletto. Ma il processo di interiorizzazione, come abbiamo visto, quando l’uomo ha in sé una pre-disposizione alla contemplazione, avviene per via naturale e avviene anche quando è ancora chiuso nelle caverne corporee, perché ben presto l’uomo (anche grazie all’aiuto straordinario di Dio attraverso sogni premonitori) riuscirà a cogliere i limiti dei sensi e sarà portato a trascenderli. Ma dunque il sentire è del corpo o dell’anima? L’errore non è mai nella sensazione ma nel giudizio. La sensazione vuole sé stessa, né più né meno. Non sa di volersi, vuole e basta. La sensazione è assoluto conoscere; in essa senziente e sentito si adeguano perfettamente. Il sentire è indizio di una realtà che non è oggetto dei sensi. Intelletto e sensazione sono educatori inseparabili nel De Somniis, ma si potrebbe dire in tutta l’opera filoniana. Tuttavia, colui che arriva al luogo di Dio nella sua vita non potrà vedere Dio nella sua essenza, ma soltanto intravederlo da lontano. Per questo Dio invia i suoi discorsi per comunicare con gli uomini, parole salvatrici che soccorrono gli amici della virtù: infatti, in questo senso la sapienza divina è il canale privilegiato per arrivare a Dio. Il logos è ontologicamente immagine di Dio e modello delle cose create, in quanto parola tradotta in atto senza soluzione di continuità: poiché il tempo non esiste rispetto a Dio, nessuna discontinuità potrebbe darsi. Quanti vogliono capire il mondo invisibile, sono guidati dallo spettacolo del mondo visibile. Devono essere guidati dal mondo visibile nella sua forma più evidente di elementarità ontica, giacché ciò che non è chiaro sul piano dell’immagine difficilmente sarà assumibile come verità intellettuale. Il viaggio verso Haran è la fatica di conoscere sé stessi, dall'indagine sulla natura - la Caldea - all'investigazione dei sensi: questo è ciò che gli Ebrei chiamano Tare e i greci Socrate. Tare ha avuto modo solo di annusare la virtù, poiché il suo nome significa "riconoscimento dell'odore", "olfatto". Il simbolo che rappresenta il concetto di "conoscere sé stessi" è un albero ben cresciuto per gli amanti della virtù che prima raccolgono il frutto della conoscenza sensibile e poi si rivolgono a un oggetto superiore di contemplazione, lasciando dietro di sé Haran, cioè la percezione. Grazie alla Bibbia ed al suo contenuto universale di verità secondo Filone è possibile distinguere le argomentazioni vere dalle false e, confutando le verosimiglianze sofistiche, guarire da quella grave piaga dell’anima che è l’inganno. Attraverso la sapienza Divina mediata dal logos biblico è possibile per l’uomo capire ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Tutte le storie sono vere. È utile prendere familiarità con tutte le storie dell’uomo sull’uomo, facendone il proprio banco di prova, perché può darsi, può darsi davvero -come è accaduto a molti- che per il tramite di storie soggette alla storia, si giunga in stretto contatto con la storia sovrana, più comunemente chiamata “verità”: la verità per Filone è una storia di cui ci si prende cura. Filone sostiene che solo ciò che ha un'evidenza immediata può essere ammesso come vero, cosicché va oltre tutta la tradizione. Quando la mente attraverso le cose sensibili tende ad elevarsi a contemplazioni intellettuali, sono assolutamente più preziosi i trasbordi più chiari dei sensi, i discorsi più limpidi, le visioni più evidenti. Giacché se non sono evidenti le cose che stanno davanti ai sensi, neppure essi potranno porre bene davanti alla mente le cose sensibili. Interpretare non significa modificare le Sacre Scritture, ma significa amarle, conoscerle, coltivarle: insomma continuare quel processo creativo in relazione al principio che comunemente chiamiamo amore per il sapere. È necessario per lui partire dall'ordine del mondo, dalla contingenza delle parti, che suppone la contingenza del tutto, fino alla necessità di una causa attiva. La parola della rivelazione è vista, non viene ascoltata la voce di Dio, ma è rivelazione all'occhio dell'anima.
E. Pili, Sapienza e indigenza, in G. Argiolas (ed.), Sulle tracce della sapienza. Prospettive in dialogo, Città Nuova, Roma 2021, pp. 267-283
Studi del terzo convegno RBS, 2013
L’articolo offre un nuovo contributo all’analisi della struttura letteraria di Sap 9,1-18 e alla sua interpretazione attraverso il metodo dell’Analisi Retorica Biblica. Nel testo sono individuati tre passi che formano una struttura concentrica. Quelli estremi (9,1-6 e 9,13-18) presentano il limite della condizione umana e la necessità di possedere la Sapienza, mentre quello centrale (9,7-12) segnala la Sapienza come colei che è accanto a Dio e che permette a Salomone di realizzare la missione affidatagli da Dio: questa è dunque il rimedio al limite delle capacità conoscitive dell’uomo e appare necessaria anche per la salvezza. Le parti centrali dei tre passi convergono sulla componente di dono che caratterizza la Sapienza, che può essere richiesta solo con la preghiera. L’analisi evidenzia chiari punti di contatto con l’ambiente ellenistico. La preghiera, tuttavia, presenta i temi fondamentali del post-esilio e si configura come esempio di genuina inculturazione e di apertura profetica alla rivelazione di Cristo.
Un'etica comune alle sapienze religiose e filosofiche Nell'attuale contesto mondiale diventa sempre più urgente elaborare delle relazioni con le culture. Queste devono tenere conto, da un lato, delle differenze specifiche e, dall'altro, del fatto che tali differenze, se non vogliono finire in un mutismo senza speranza, necessitano di rinvenire dei modelli di senso che rispecchino il loro stesso divenire.
2020
In filosofia spesso si segue un metodo stando al quale una tesi o teoria che sia più in sintonia con il senso comune deve essere preferita alle posizioni meno in sintonia con esso, per lo meno fino a quando non si mostri che quella tesi o teoria è inadeguata e che una delle posizioni avverse costituisce un adeguato sostituto. Nel presente contributo si vuole offrire una caratterizzazione della nozione di senso comune generalmente in uso nei dibattiti filosofici contemporanei; illustrare criticamente i principali metodi impiegabili per determinare contenuti filosoficamente rilevanti del senso comune; chiarire e giustificare il metodo filosofico dell'appello al senso comune; presentare, d'altro canto, alcune delle strategie argomentative attuabili da chi si trovi a sostenere una tesi o teoria contrastante con il senso comune.
Filippo Manini, 2016
Breve presentazione sul tema della salvezza nei libri sapienziali
INQUADRAMENTO DELLA QUESTIONE a) La nozione di filosofia. Ciò che è da chiarire è che la filosofia è una, è quella che nasce in Grecia molti secoli fa, e che possiede una lunga storia, una tradizione, un corpus di autori, di testi. Ma non basta, la filosofia si è realizzata nel corso del tempo attraverso pratiche differenti, (una pratica è un insieme di rituali, e di linguaggi, di comportamenti e di attese) oggi la pratica dominante della filosofia è quella che la intende come una disciplina di studio e di ricerca, e che si materializza nelle aule scolastiche e universitarie, e nell'editoria specialistica, e che si presenta per lo più nella forma della conferenza o della lezione frontale, e che, infine, fa uso di un linguaggio specialistico, talvolta molto settoriale (involuto). Se questa è la pratica attraverso cui noi tutti siamo stati abituati vivere e comprendere la filosofia oggi bene la nostra proposta è quella di mettere in luce la possibilità di una pratica filosofica di natura differente ciò che appunto chiamiamo pratica filosofica che è nient'altro che una modalità differente di realizzare la filosofia, una modalità differente significa una diversa modalità di presentazione, un diverso linguaggio, scopi differenti. Possiamo dunque cominciare a pensare a una nuova dimensione, nella quale la filosofia si realizza non più soltanto attraverso la trasmissione accademica del sapere, né attraverso la lezione frontale, né attraverso la diffusione di una parola sapiente rivolta ad ammaestrare un pubblico assetato di verità. Dobbiamo pensare delle attività filosofiche che si realizzano in modalità differenti, alcuni parlano di un ritorno all'antico cioè al modello originario socratico quello del filosofo che va al mercato, va in piazza, va nella palestra, a parlare con la gente comune, con le persone, non semplicemente ed esclusivamente con gli altri filosofi. Un filosofo dunque che va a porre questioni, fare domande, interrogare, talvolta anche a mettere in crisi le certezze comuni, un filosofo che non ha risposte preconfezionate e non ha soluzioni facili, non ha strategie vincenti, [altre pratiche oggi magari alla moda che promettono di diventare forti, belli, aggressivi, vincenti, venditori, ecc. in quattro lezioni…] ma una attitudine interrogativa attraverso la quale provare a vivere diversamente l'esistenza.
Che cosa è la Sapienza? Tenendo conto delle definizioni che di esse si possono dare partendo da diversi aspetti, si può esporre il dinamismo della stessa Sapienza, se la consideriamo come la cognizione dell'ordine oppure come la ricerca della felicità in linea con la Rivelazione. Principalmente non vogliamo caratterizzare nè la tradizione sapienzale dei popoli e delle diverse culture (tra queste anzitutto quella dell'Antico Medio Oriente), nè la figura generale della Sapienza. Tentiamo piuttosto di comprendere le diverse fasi della
Logoi (www.logoi.ph, II, 6/2016), 2016
What characterizes a ‘philosophical practice of community’? In this essay, Antonio Cosentino – reinterpreting the Socratic tradition, beyond the metaphysical urgency – puts the basic elements of dialogic relationship in the meeting, in the shared ability to ‘deconstruct and reconstruct meanings’ and to open research beyond well known answers. Indeed, only those elements are capable of transforming the exchange of thoughts in an activity that builds the society and so in a ‘practice’ of philosophy. Therefore, the dialogue has a pragmatic dimension and destination; it is capable to overcome its very competitive dimension and become a ‘shared act’, very different from other forms of communication.
Testimonianze, 1978
Con Alberto Sobrero, in “Testimonianze” n. 1-2-3- (201-202), gennaio-marzo 1978, pp. 88-95. La responsabilità del contributo è così ripartita: M. Squillacciotti per le pp. 88-91; A. Sobrero per le pp. 92-95. Presentata in maniera schematica anche in “Com-nuovi tempi” n. 8, 27 febbraio 1977, p. 7 con il titolo Anche se “popolare” non è detto che sia religione dei “poveri”. Vedi anche: - Analisi di alcune categorie di lettura della religione popolare, con Alberto Sobrero, in Questione meridionale, religione e classi subalterne, a cura di Francesco Saija, Napoli, Guida editori, 1978, pp. 398, estratto pp. 369-386. Intervento al Seminario promosso ed organizzato dal movimento Cristiani per il Socialismo, dal periodico Un popolo in cammino e dal Centro di ricerca e documentazione “Pietro Federico per lo studio della religiosità e della cultura popolare”, Messina, 1-4- novembre 1976. Ivi al link https://www.academia.edu/44567001/Analisi_di_alcune_categorie_di_lettura_della_religione_popolare - Per un approccio antropologico-culturale al fenomeno della religiosità popolare, in Liturgia e religiosità popolare. Proposte di analisi e orientamenti, Atti della VII settimana di studio dell’associazione professori di liturgia, Seiano di Vico Equense (Napoli), 4-8 settembre 1978, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1979, pp. 189-216. Ivi al link https://www.academia.edu/47419568/Per_un_approccio_antropologico_culturale_al_fenomeno_della_religiosit%C3%A0_popolare
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Gregorianum, 2018
Byoblu - Informazioni classificate, 2024
«InCircolo. Rivista di filosofia e culture», 2022
Micromega - Almanacco di filosofia, 2020
Espiritu 165 (2023), 155-175
Giornale critico della filosofia italiana, 2024
Ratio philosophica e mistica della Parola: Gioacchino da Fiore e Martin Lutero, 2017
La Torre di Babele - Rivista di Letteratura e Linguistica, 2019
Rivista biblica, 2015
«Rivista di Filosofia Neo-Scolastica», vol. 114, n. 2, pp. 433-448, 2022