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Alleanza del popolo e luce delle nazioni Posto all'esordio del «Libro della Consolazione» (Is 40-55), il primo dei Canti del Servo di Yhwh suscita nel libro del profeta Isaia un salto singolare di prospettiva, si potrebbe dire una «nuova» rivelazione, conferendo all'opera isaiana profondità maggiori quanto alla visione della storia e del rapporto del popolo con Dio. La difficile delimitazione del testo e dei suoi rapporti con il contesto prossimo, è uno degli aspetti problematici che l'esegesi ha da sempre cercato di risolvere. Il dibattito in realtà, investe la composizione e la posizione di tutti i quattro Canti del Servo nella struttura totale del libro. B. Duhm per primo ha formulato l'ipotesi della loro incompatibilità con il contesto, appoggiato da altri studiosi 1 . Si tratterebbe perciò di uno strato particolare di composizione, aggiunto solo successivamente.
Tesi Gregoriana. Serie Teologia 192, 2012
The monograph consists essentially of a study on the fatherhood of God in the Old Testament and focuses especially on passages belonging to the most specific repertoire of Israel's prayer, the Psalter. The main contribution of the work is to bring out the remarkable expressive richness with which the concept of father can be evoked in the Bible, with a particular interest in the relationship between God and Israel. This study allows the reader to grasp the sense of fatherhood not only from a static point of view (noting only the passages in which there are words denoting the parent), but it brings out the different functions of the father (and the reactions of the son) at the various moments of the growth of the offspring. The second part develops the same thematic study by presenting an anthological exegesis of three exemplary Psalms (Ps 2; 80; 103).
AUGUSTINIANUM Periodicum semestre Instituti Patristici “Augustinianum” VOLUMEN LXIV/1 Iunius 2024, 2024
In the biblical passage of Is. 56, 3-7 the prophet establishes a profound connection between the eunuch and the stranger, figures traditionally excluded from the community of Israel, but whom God surprisingly welcomes into his people (in accordance with the universalistic perspective of the Trito Isaiah). In the patristic commentary this connection is mostly broken, and we specialize on the figure of the eunuch who, in the light of Jesus’ words on eunuchía (Mt. 19, 10-12), becomes a reference for a new consideration of continence for the Kingdom. As prophesied by Isaiah, he who is not fruitful by nature, or rather by choice, is raised, by a divine gift, to a new generation: he is the dry wood that flowers and bears fruits. Keywords: Isaiah, Matthew, Foreign, Eunuch, Continence.
Commento al Salmo 130 Salmo 130 "1. Cantico dei gradini. Dalle profondità ti ho gridato a te, Signore. 2. Signore, ascolta la mia voce, siano le tue orecchie tese alla voce delle mie suppliche. 3. Se serbi le colpe, Signore, Signore, chi resisterà? 4. Ma presso di te è il perdono affinché tu sia temuto. 5. Ho sperato, Signore, la mia anima ha sperato e ho atteso la sua parola. 6. La mia anima è tesa verso il Signore più che le sentinelle al mattino, le sentinelle al mattino. 7. Spera, Israele, nel Signore perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di Lui è la redenzione. 8. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe."
2022
In Gv 4,4-42 è riconoscibile una sottile allegoria: anche se il personaggio non viene menzionato esplicitamente, Gesù è associato alla figura di Mosè. L'incontro con la samaritana presso il pozzo, infatti, somiglia più da vicino alla scena che prepara il matrimonio di Mosè con Zippora (Es 2,15-22): Gesù si presenta è sposo e salvatore (Gv 4,42). D'altra parte, se Mosè è colui che trasmette la Torah di Dio, Gesù è «colui che parla» (Gv 4,26) con la samaritana e produce un cambiamento in lei e nei samaritani proprio con la forza della sua parola (Gv 4,41).
Rassegna Mensile di Israel Vol. 82, N. 2-3 Maggio - Dicembre 2016 Iyar 5776 - Tevet 5777, 2016
Israel e nel giovane Stato d'Israele, dalla sua aliyà nel 1939 alla prematura scomparsa nel 1951. Sulla base di documenti dal suo archivio privato, conservato nella Biblioteca Nazionale d'Israele, ne viene ricostruita l'attività accademica di insegnante e ricercatore, dedicata prevalentemente agli studi biblici. Docente all'Università Ebraica di Gerusalemme, la sua presenza fu determinante nel consolidamento e nello sviluppo del Dipartimento di Bibbia dell'ateneo. Gli anni di Cassuto in Eretz Israel furono fertili di studi e di pubblicazioni ma anche di attività in diverse istituzioni culturali del paese e di divulgazione scientifica, compiuta attraverso la redazione dell'Enciclopedia Biblica, le conferenze trasmesse alla radio e quelle tenute in varie occasioni.
Questa tesi si propone di esaminare il valore teologico dell’espressione con la quale Dio si presenta in Os 11,9: “Io sono Dio e non uomo”, all’interno della pericope letteraria alla quale appartiene. A Tal fine è importante seguire la dinamica di un contesto immediato nel libro di Osea, dove non compaiono indizi di una conversione né di un riconoscimento del peccato, da parte del popolo, mentre viene costantemente messa in luce l’iniziativa divina: è intento del divino di controllare la propria ira, mostrando pazienza, delicatezza, tolleranza e amore per il suo popolo. La ricerca è stata sviluppata in quattro capitoli: Nel primo capitolo, per indagare lo stato del testo, si confrontano le diverse testimonianze testuali. Alla critica testuale non spetta ricostruire un testo originario, anzi, confrontando le diverse letture, cercherà le varianti interpretative, verificandone il modo diverso con cui la parola di Dio viene ispirata all’interno di ogni comunità. Allo stesso tempo, la ricerca diacronica porta a ricostruire un probabile itinerario storico del testo. Nel secondo, poi, per delimitare l’oggetto dello studio viene effettuata l’indagine letteraria e strutturale che aiuta a cogliere il filo del ragionamento dell’oracolo stesso. Dopo di che, nel terzo, si inizia ad analizzare il testo con vari metodi che permettono di estrarne i vari elementi, verosimilmente “originali”, e riconoscere in seguito anche le tracce delle interpretazioni successive che hanno arricchito la teologia di Osea in tempi diversi. Alla fine, nell’ ultimo capitolo, la sintesi del testo riconfermerà che il Dio del libro di Osea, pur nella sua espressione altamente antropomorfica, va riconosciuto come Essere decisivamente diverso dall’uomo. Il suo amore è l’unica fonte della salvezza di Israele. Né potere né piano umano, ma solo la fede in Lui, ridonerà al suo popolo la vera libertà, e solo dopo una vera presa di coscienza di Dio, da parte del popolo stesso, Lui renderà possibile la realizzazione di un nuovo esodo.
Liber Annuus 35 (1985) 7-26
La formula di Es 3,14a è composta di uno yiqtol iniziale volitivo e di un altro yiqtol legato all'asse del passato: "Io (prometto che) sarò quello/colui che ero". Un importante parallelo egiziano si trova nel "Viaggio di Unamun" 2,27-28 e un'interpretazione simile compare nelle fonti giudaiche.
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SSc 12 (2008) 5-22., 2008
Klio, 2015
Alla luce delle Scritture. Studi in onore di Giovanni Odasso, 2013
"Una gigantesca follia. Sguardi sul Don Giovanni" a cura di Maria Antonella Galanti, Sandra Lischi, Cristiana Torti (ETS), 2016
Rivista Biblica , 2019
Presentazione del Libro di Padre Mario Imperatori s.j., Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - Sezione San Luigi Napoli, 4 Novembre 2019.
Ricerche Storico Bibliche, 2017
Adamantius, 2019
Il messaggio finale del libro di Ester (ebraico), 1994