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2015
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80 pages
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This was my bachelor thesis (2015) and it has to do with the religion under the Roman Empire, seen from Diodoro's and Plutarch's points of view.
Baglioni, I. (ed) Ascoltare gli Dei/Divos audire. Costruzione e percezione della dimensione sonora nelle religioni del Mediterraneo antico. Atti del III Convengo nazionale sulle religioni del Mediterraneo antico, Velletri 11-15 giugno 2013. Vol. I, Edizioni Quasar. Roma. 2015, pp. 23-36., 2015
Nell’antico Egitto la lamentazione è uno dei momenti fondamentali del rituale funebre, soprattutto perché è mirato alla rievocazione del pianto divino di Iside e Nefti (in alcuni casi ad esse si aggiungono altre divinità sia maschili che femminili) e dunque del mito di Osiride. Le due dee, protagoniste di veri e propri testi di lamentazioni, addolorate per la morte del fratello, lo piangono a gran voce. Le fonti raccontano di come esse, trasformatesi in due nibbi, si siano poggiate sul corpo di Osiride e lo abbiano pianto intonando una canzone lugubre. Per questo motivo spesso il verso dei due uccelli veniva ad evocare la voce delle dee al capezzale di Osiride. In particolare è la voce di Iside ad aver maggiore risalto all’interno delle varie versioni del mito. Il suo grido di dolore viene riportato in vari testi in termini più o meno drammatici, così forte da giungere fino in cielo. Anche Plutarco nella sua opera Iside e Osiride descrive il grido di Iside tanto straziante da uccidere uno dei figli del re di Biblo. La voce di Iside è evocata anche dal sistro, strumento musicale composto da lamelle metalliche che secondo l’immaginario egiziano riproducevano il lamento funebre. Lo stesso nome dato allo strumento, sSSt, è onomatopeico e rimanda al suo suono. Attraverso il sistro la voce di Iside riecheggia durante le celebrazioni funebri. Le lamentazioni divine segnano il momento di passaggio tra la morte e la resurrezione ed è per questo che esse vengono ritualizzate e interpretate all’interno dei templi per rievocare la morte di Osiride. Durante queste “recite” Iside e Nefti vengono incarnate da due sacerdotesse che, come fecero le due dee in tempi mitologici, si lamentano a gran voce. Lo stesso avviene durante i cortei funebri dove gruppi di lamentatrici interpretano ritualmente ‘il pianto’ per il defunto affinché esso risorga come Osiride. Attraverso l’analisi filologica dei testi letterari egizi e con l’ausilio della rappresentazione artistica si intende sottolineare come, partendo dalla sfera divina, il grido di dolore degli dei si inserisca all’interno del lamento funebre, momento di passaggio imprescindibile per la resurrezione e di conseguenza ritualizzato. La rievocazione delle voci delle divinità era volta non solo a ricordare il mito ma anche a beneficiare del loro potere.
Monstra. Costruzione e Percezione delle Entità Ibride e Mostruose nel Mediterraneo Antico, 2013
Antropomorfismo e teriomorfismo hanno dato vita a forme ibride uomo-animale che giocano un ruolo centrale nell'iconografia divina egizia. L'animalità è solo una delle forme che la divinità assume per manifestarsi sulla terra all'umanità poiché solo la molteplicità delle rappresentazioni e delle combinazioni consente di determinare meglio la natura di un'entità divina altrimenti nascosta e sfuggente. Nella conseguente costruzione del carattere teratomorfo della divinità egizia l'animale era considerato dunque una vera e propria epifania delle divinità e non una sua semplice rappresentazione. Gli animali considerati sacri e oggetti di culto erano di conseguenza manifestazioni degli dei. Partendo da queste considerazioni ciò che la natura ha voluto esprimere in esseri umani caratterizzati da particolari patologie considerate “mostruose” e dunque pericolose in contesti diversi, nell'antico Egitto non solo era accettato, ma veniva interpretato in senso positivo. I casi di malformazioni non erano rari nell'antichità, il ritrovamento di alcune mummie e le rappresentazioni artistiche confermano la presenza di casi del genere ma questi non venivano nascosti o ignorati, il deforme era considerato degno di rispetto e schernirlo non era visto di buon occhio. Questo perché la deformità era vista come un marchio lasciato dalla divinità che poteva elevare chi ne era affetto fino ai più alti gradi della sfera sociale e dei contesti magico-ritualistici. L'associazione con divinità come Ptah e Bes, e la convinzione che il deforme avesse poteri apotropaici e garantisse fertilità spiega perché all'interno delle tombe la presenza di amuleti dalle forme ibride e mostruose fosse così frequente. Attraverso l'analisi di testi e rappresentazioni è possibile evidenziare i punti comuni che la mostruosità umana aveva con quella divina e il suo conseguente simbolismo nella religione egizia.
Compagni di Classici III, 2021
di Cultura Classica "Ezio Mancino" ONLUStutti i diritti riservati-è vietata la riproduzione anche parziale del testo senza espressa autorizzazione dell'editore-l'editore si dichiara disponibile a regolare eventuali diritti c/o Liceo Classico Statale "Massimo D'Azeglio" via Parini,
Name and Naming. Proceedings of the Fourth International Conference on Onomastics "Sacred and Profane in Onomastics" (Baia Mare, September 5-7, 2017), edited by Oliviu Felecan, Cluj Napoca: Editura Mega / Editura Argonaut, 2017
The papyri from Graeco-Roman Egypt provide, among numerous historical and social data, invaluable information about the linguistic context of a deeply multilingual society, where especially Egyptian (Demotic) and Greek (Hellenistic Koine of everyday use) intertwine to each other in a dialectic relationship rich of interesting causes for reflection. Papyrological sources offer indeed an interesting bulk of information related to local place names, which show sacred (connected to the Egyptian gods) and profane elements, often varying according to the Greek or Egyptian utterance of the same name. The paper outlines some general trends by presenting a selection of relevant cases.
Studi Cattolici 590 (2010)
The importance of oratory in ancient Egyptian literature
Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori: Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania (VT), 12-15 Maggio 2011, ed. G. Guarducci and S. Valentini. Rome: Scienze e Lettere, 2012
The presence or absence of myth in the Pyramid Texts has always been a matter of contention for Egyptologists since German scholars started to deal with the subject in the second half of the 19th century, making the status of myth one of the most problematic aspects concerning Egyptian religion and texts. Proceeding from a revisionist approach, this study examines the textual evidence from a "mythical point of view". Going through different features of this corpus, in particular the funerary ideology and the religious ideas therein enclosed, all the spells of the Pyramid Texts have been inspected looking for myths concealed behind the allusive language and the magical power of the words. The attention has been focused on those texts which displayed some kind of mythical traces and, collecting those referring to the same mythical account, it has been possible to identify and reconstruct the mythical traditions spread throughout the spells, proceeding also from their versions which have been passed on at later times. After his detailed analysis of the whole corpus, the author feels it to be like a sort of huge myth in itself, allowing the king to enter a new world after his death and creating a new form of – mythical – existence for him who is destined to live his eternity in company of the gods. The innovative conclusion of this study thus is that myth in the Pyramid Texts exists, but not in the narrative form which had always been looked for, instead through mythical allusions.
Atti del convegno di studi su Diodoro Siculo e la …, 2006
La tradizione che attribuisce l'origine degli Elimi all'arrivo presso le coste siciliane di un gruppo di eroi troiani reduci dalla guerra contro gli Achei era ancora ampiamente nota al tempo di Diodoro Siculo. Le più antiche testimonianze letterarie, risalenti, com'è noto, al racconto di Ellanico di Lesbo sulla fuga da Troia degli eroi eponimi Elimo ed Egesto (A.R. I, 47, 2; I 52 -53, 1) e alla notizia inserita da Tucidide nel quadro etnografico dell'archaiologhia siciliana del VI libro (VI, 2, 3), sono riprese e rielaborate in età ellenistica dal poeta calcidese Licofrone (Alex. 951-977), dal mitografo Apollodoro (apud Strab. VI, 1, 3; cfr. anche VI 2, 5) e dallo storico siceliota Timeo (apud Plut. Nic. 1, 1) 1 ; ma è soprattutto a partire dalla conquista romana della Sicilia che la leggenda torna prepotentemente alla ribalta: la comune discendenza da Enea di Roma e dell'elima Segesta divenne infatti, durante la prima guerra punica, il fondamento e la giustificazione dell'intesa siglata tra le due città in funzione anti-cartaginese 2 , e dell'importanza ricoperta presso gli ambienti politici romani dal motivo della consanguineità con le genti elime fa fede Cicerone, il quale, pochi anni prima dell'inizio della composizione della Biblioteca storica diodorea 3 , rimproverava a Verre di non aver risparmiato dalle sue spoliazioni nemmeno la comunità segestana, nonostante i rapporti di parentela ed i conseguenti vincoli di fides, societas e amicitia che legavano da lungo tempo le due comunità (II in Verr. IV, 72; V, 83, 125).
This paper examines the Tyrannic Phase of the Agora of the Kerameikos and specially the position and the role of the Altar of the Twelve Gods. The built of the Altar could be dated to the Peisistratid period, when the N/W area of the square, near to the southern bank of the river Eridanus, was reclaimed. The reconstruction of the late-archaic phase of the Agora is very complex, the Altar area presents different structures, here analyzed and connected to the evolution of this part of the Agora. The position of the Altar in connection with the ancient flows of the river is another important element; the reclaim of this area, with all its hydraulic works, especially the aqueduct, appear as one of the main moment of the Tyranical policy, which is represented also through the images of Herakles, who turn the swamp in useful earth. In this context the creation of the Altar appears as a penance for the canalization of the Eridanus, an act that needs a solemn sanctification, symbol of the refoundation of the city due to Tyrants and new center of the region.
Thesis, 2024
Advancements in archaeology and linguistics have allowed Egyptologists to decipher ancient Egyptian inscriptions, unveiling key aspects of daily life, religious beliefs, and social structures. Among these texts is the intriguing Land of Punt, described as a prosperous kingdom rich in resources such as incense, myrrh, gold, ivory, and ebony. Beyond its material wealth, Punt held profound religious and mystical importance for the Egyptians. Despite its frequent mentions, Punt's exact location remains uncertain, with theories placing it in modern-day Somalia, Eritrea, the Arabian Peninsula, or even the Indian Ocean. This study employs a multidisciplinary approach, combining archaeology, botany, zoology, genetics, and geology to investigate Punt’s defining features and its pivotal role in Egypt’s trade and cultural interactions. It examines the Egyptian expeditions to Punt, which began during the Fifth Dynasty and continued into the Ptolemaic period, to evaluate their economic and political implications. Particular attention is given to Hatshepsut’s extraordinary expedition to Punt, vividly depicted on the reliefs of Deir el-Bahari. This mission, driven by both economic and religious ambitions, brought unparalleled wealth to Egypt, including the first recorded transplantation of incense trees—a testament to the queen’s vision and innovation. By situating these events within their broader historical and ecological context, this research aims to shed new light on the mysteries of Punt, providing insights into its geography, natural resources, and enduring significance in Egyptian history.
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La danza e la sua storia, 2018
4th National Meeting of Young Archaeologists “Future in Archaeology”, Tuscania (Italy), 12–15 May 2011
Delfi e Apollo nella letteratura greca, 2022
Parola Spirito e Vita n. 82, 2020
Materiali e discussioni per l’analisi dei testi classici, 2001
MEDICO, MALATTIA E SOCIETÀ Testi e contesti tra mondo antico e mondo moderno, 2024
Atti del workshop "Medicina e dintorni", Università di Bologna, 11-12 maggio 2012, pp. 22-3, in «Janus», 6, 2012