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2019
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81 pages
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The essay aims to illustrate the fundamental questions that, in the dialectological and sociolinguistic framework, have engaged and engage the communicative space of those Italo-Albanian communities that, having arrived in different migratory waves between the 15th and 18th centuries, have created a new linguistic and cultural facies of some southern Italian regions. After having illustrated the current distribution of the Albanian-speaking communities, some dialectical phenomena have been examined from a diachronic and diatopic perspective, in support of the hypothesis that each Italo-Albanian community is the result of re-combinations of groups from different origins from their very first arrival on Italian soil. Moreover, aspects that demonstrate how arb\uebreshe varieties are characterized today by the outcomes of the centuries-old contact with the Romance varieties will be taken into consideration. These outcomes indeed have determined a greater convergence between the original...
Studi italiani di Filologia Classica, 2005
L'interesse di Franco Fortini per Auerbach è testimoniato soprattutto da due documenti: una recensione del 1956, scritta per «Ragionamenti» in occasione della prima traduzione italiana di Mimesis e riportata, con qualche modifica, nel 1964 in Verifica dei Poteri 1 e gli appunti, ancora inediti, di un corso di Storia della critica letteraria svoltosi all'Università di Siena nel 1973, conservati presso l'Archivio del Centro Franco Fortini 2 .
La scelta del tema è nata in me dall’esigenza di una migliore comprensione personale di ciò che ha caratterizzato l’incontro che ha cambiato la mia vita: l’incontro con Gesù Cristo. Questa esperienza di un amore talmente gratuito, talmente giusto per me, talmente corrispondente alle mie esigenze di vita bella, non mi ha mai lasciato tranquillo e ha fatto nascere in me una serie di domande. Ho vissuto amore, nell’incontro con Gesù, poiché io avevo bisogno di vivere amore e sentirmi amato? Potrebbe essere lo stesso per tutti? L’esperienza cristiana fondante, l’incontro con Gesù, può essere riassunta proprio in questo: amare e sentirsi amati?
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In questo testo Feuerbach nega l'immortalità personale perché l'individuo non è immortale. Spiega anche che quest'ansia d'immortalità nasce dal fatto che l'uomo nell'aldilà potrà ottenere quello che la vita terrena non gli ha dato: una vita in beatitudine. Infatti, se l'uomo fosse appagato non s'immaginerebbe altri paradisi in cui ottenere la felicità e la beatitudine. Se però la vera vita non è questa, ma quella dell'aldilà, è inevitabile che l'individuo non s'impegni con i suoi simili e a cambiare la sua realtà. Quando si parla del divino, di dio, si parla d'assoluto e d'immortalità e quindi il singolo, volendo essere immortale, vorrà essere divino, dio mostrando così orgoglio e presunzione. Il divino però è anche ciò che è autosufficiente, l'individuo non può quindi considerarsi divino perché non possiede questa caratteristica, egli non basta a se stesso e quindi non è un qualcosa d'alto, ma esiste un qualcosa di superiore che è il GENERE UMANO. L'umanità è, infatti, immortale eterna ed è anche autosufficiente. questo senso è possibile spiegare molti dogmi come quello della Trinità, gli attributi umani sono oggettivati nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Anche la famiglia celeste è proiezione della famiglia umana dove d'altra parte non manca la figura femminile ed è per questo che il cattolicesimo pone Maria accanto al Padre e al Figlio. A partire dalla considerazione di Dio è possibile conoscere l'uomo, il suo essere e ciò che egli pensa di sé; viceversa dall'uomo possiamo individuare i tratti del Dio, oggetto d'adorazione. La coscienza che l'uomo ha di Dio è quindi uguale alla coscienza che l'uomo ha di sé. L'obiezione che potrebbe essere mossa è la seguente: Dio è infinito, al contrario l'uomo è finito e limitato, ma poiché è l'uomo che crea Dio, Feuerbach si chieda come sia possibile una tale sproporzione tra la causa e l'effetto. Il filosofo afferma però che la natura umana non è limitata, ma lo è solo l'individuo, non il genere umano e quindi la ragione, la conoscenza e tutti gli altri attributi, non possono precludersi in un solo individuo perché sarebbero un nulla rispetto alle qualità del genere umano. Essi conoscono, infatti, uno sviluppo infinito nel tutto e sono proprio queste proprietà del genere umano ad essere proiettate in Dio. L'animale dal canto suo, ad es., ha coscienza di sé come singolo, ma secondo Feuerbach non è possibile affermare che esso abbia consapevolezza, oltre delle proprietà che a lui appartengono, del fatto che quelle stesse qualità non si esauriscono in lui, ma appartengono anche al genere e la specie. È proprio per questo motivo che l'animale non può dunque conoscere la religione. Gli uomini sono coscienti di loro stessi perché le loro facoltà sono parte di un tutto più ampio; l'uomo è cosciente anche degli altri, del genere. Quindi il legame con gli altri è costitutivo di noi stessi e ci permette di conoscerci. Dio possiede le più alte perfezioni e nel momento in cui i suoi attributi sono riconosciuti come umani, questi ultimi vengono di conseguenza valorizzati, come anche la natura umana che viene in un certo senso divinizzata, diventando così il valore più alto. Dio quindi non è una realtà indipendente ma è l'umano, l'umanità tutta, quindi conoscenza, volontà e amore non sono Dio, ma un qualcosa di divino. Nella religione sono comunque proiettate le proprietà più alte dell'uomo, quelle che sono oggetto di stima e ammirazione, ma è proiettato anche ciò che l'uomo desidera possedere: la conoscenza infinita propria del genere, una volontà onnipotente e così via. L'uomo vorrebbe essere infinito e proietta in Dio questo suo desiderio. Nel protestantesimo, per es., la femminilità è riconosciuta come fondamentale della natura umana, è goduta e cessa d'essere oggetto di desiderio, proprio perché i pastori non devono seguire il celibato. La donna dunque non è più proiettata come desiderio e in questa religione viene meno il culto della Madonna. Nel momento in cui le qualità più alte dell'uomo si staccano da lui, si verifica un impoverimento fino a che l'uomo religioso si sente un nulla in confronto a Dio e questo provoca l'inginocchiarsi, il chiedere perdono…. Questa è un'altra assurdità della religione: ci si piega di fronte ad una nostra creazione.
Studi Francesi, 2007
Il primo articolo, Une Influence Enorme, di Florence DELAY (pp.7-18), racconta dello straordinario legame d'amicizia tra Schwob e Jules Renard, della loro vita, opere, ma anche delle loro divergenze e scontri. Descrive quindi le similarità tra Borges e Schwob, mettendo in risalto le particolarità, e soprattutto la precocità del loro genio. Infine, viene menzionato Roberto Bolaño, notando la sua ammirazione verso gli autori francesi succitati. 3 Al contrario, in Des lettres de la République à la République des lettres, Patrice ALLAIN (pp. 32-49), offre un quadro dettagliato della famiglia Schwob: narra la loro passione comune per la letteratura ed il giornalismo, la loro intenzione di perseguire e trasmettere i valori di libertà individuale e di uguaglianza sociale. A partire dal padre, George, proseguendo col fratello Maurice, e la figlia di quest'ultimo, Lucy (conosciuta come Claude Cahun), per giungere allo stesso Marcel: infatti, molti membri di questa famiglia, oltre ad essere persone di notevole erudizione, scrivono su alcuni giornali dell'epoca, come Le Phare de la Loire. 4 Bruno FABRE consacra un brano al narratore francese, intitolato Marcel Schwob et les écrivains de son temps. Amitiés et relations littéraires (pp.65-77), in cui si descrive il ruolo che ha giocato quest'autore presso gli scrittori del tempo, in quanto letterato poliedrico. 5 Egli viene ammirato anche perché conoscitore di novellisti anglo-sassoni (Stevenson, Defoe, Poe, Quincey); si reca ai Mardis di Mallarmé, con il quale condivide la passione
A Maria Addolorata 57 Allegoria della pecorella smarrita 59 Alla Madonna della Salute 60 KALIMERE L'indemoniato di Gèrasa (IX) 63 La tempesta sedata (XII) 65 Thalita, kumi (XIII) 68 CANTO DELLA PASSIONE La Via Crucis 69 La disperazione di Giuda 71 NEOMENIA Lamento di Morinna 72 Lamento di Bòsdare 73 Due canzoni 73, 74 CLEMENTINA Mal d'amore 74 ALESSIO DUCAGINO Una madre 75 Coro finale 76 MILOSCINO E PIETROSCINO Compianto di Emira 77 Coro finale 77 GIUSEPPE SEREMBE 79 CANTI Pensiero notturno 82 L'immagine della vita 82
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intelligenza artificiale e diritto: una rivoluzione?, 2022