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In the last decades, interest and research on violence risk assessment tools for patients suffering from mental disease has significantly increased, providing different approaches that vary from actuarial to structured clinical judgement. From a national perspective, it may be useful for psychiatrists not directly involved in forensic context to become familiar with tools that are mostly studied and used elsewhere. The imminent announced closing of the six national OPGs (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) will inevitably increase the number of mentally disordered offenders directly managed by local general services (Dipartimenti di Salute Mentale), which will be asked by the courts to assess the risk of danger of some of their clients. Our aim herein is to review the international literature over the last 10 years in terms of evidence for the predictive validity of major violence risk assessment tools in correctional, forensic and general psychiatric settings.
Articolo alle pp. 157-166 di Alessandria: 850 anni di Storia a cura di Renzo PENNA e Giancarlo PATRUCCO, Associazione. “Città Futura”, Alessandria, 2019. , 2019
Sintetica presentazione dell’immensa opera poetica in dialetto alessandrino, prodotta da Giovanni Rapetti (Villa del Foro 1922 - Alessandria 2014), scultore allievo di Manzù, che come un antico aedo canta la vita e i personaggi di una piccola comunità contadina.
2021
Prime osservazioni sulla proposta di regolamento dell'UE in materia di intelligenza artificiale
Archeologia della guerra nelle Romagne al tempo della battaglia di Pavia (1525), 2024
Con questa iniziativa editoriale l'Istituto Italiano dei Castelli intende realizzare una collana di studi monografici dedicati sia all'indagine storica e critica di singoli monumenti o complessi fortificati, sia alla valutazione teorica e statistica di problemi castellani. La realizzazione di questo programma assume grande valore anche nei confronti della storiografia architettonica per i numerosi addentellati di natura strutturale e artistica rimasti spesso in ombra. Studiosi qualificati sono chiamati a esporre le possibili conclusioni scientifiche delle loro indagini, tracciando la storia critica di ogni fenomeno-singolo o complessoche risulti degno di interesse nel campo della difesa statica e presentando i risultati della loro ricerca con ampiezza e originalità di contenuti.
Massimo Palumbo a cura di Carlo Lorenzetti Arcobaleno, 1999
Un'evidente volontà di "distaccarsi dai luoghi" si cela, dietro la scelta di Carlo Lorenzetti di abbandonare progressivamente l'idea di collocare la propria opera nel tessuto storico del paese di Casacalenda, per privilegiare una spazialità più aperta e meno definita quale la Montagnola come luogo ideale per posizionare la propria scultura. Ma le strettoie del tessuto urbano del paese, o quelle improvvise aperture sulla campagna, di certo, hanno condizionato la scelta progettuale di C. Lorenzetti che si andava già definendo nell'essenzialità dell'arco interrotto, sorretto da "un'anima" sdoppiata di cui poi, verso l'alto, una delle due strutture si divaricava. Ma, ali' artista, quella collocazione deve essere apparsa poi, troppo venata di "ambientalismo pittorico" perché, la stessa scultura, tramutandosi in elemento-diaframma nel centro storico, obbligava ad una visione ipotattica e dell'opera e del paesaggio, troppo totalizzante ed univoca che mal si accordava con la sempre perseguita "scoperta" temporalizzata e diversificata del proprio lavoro da parte di C. Lorenzetti. La scelta dunque di un ambientazione meno connotata in cui la sua opera campeggiasse come segno tra altri segni, proprio in una zona-limite tra la dispersività della campagna e la compattezza del costruito, poteva accentuare quell'idea di "limbo" in cui l'opera progettata tendeva a collocarsi. Una sorta di non luogo dunque, con residui di una disordinata urbaoizzazione: un serbatoio, una recinzione, e poche altre presenze in cui C. Lorenzetti, provocatoriamente, accetta la sfida di collocare un' altro segno, quasi a perseguire una complessiva deterritorializzazione che alluda alle straordinarie
La collana Me.Ve. ("Medioevo veneto, Medioevo europeo. Identità e alterità") è dedicata allo studio dell'area veneta come crocevia della storia e della civiltà medievale europea, tramite fra occidente latino e oriente slavo e bizantino, spazio privilegiato di convergenze intellettuali, artistiche, linguistiche. Nelle città del quadrante che si affaccia sull'arco nord-adriatico, in particolare nei secoli XII-XV, avvenne il passaggio dalla cultura curiale, laica ed ecclesiastica, alla cultura 'borghese' e comunale. Artisti, poeti, studiosi dei fenomeni fisici e naturali, giuristi, studenti universitari provenienti dall'intera Europa trovarono nelle comunità cittadine dello spazio compreso tra Adige e Isonzo accoglienza generosa, ricambiata con altrettanto generosa ospitalità. E da quelle stesse comunità in molti sciamarono oltre i confini veneti ed italici spinti dalla curiosità intellettuale o dalla ricerca di affermazione personale nel campo delle professioni, delle arti, della politica. La collana, esito di un progetto strategico dell'Ateneo patavino che ha visto collaborare specialisti di discipline diverse della Scuola di Scienze umane, sociali e del Patrimonio culturale, intende promuovere ricerche orientate verso l'applicazione di competenze multidisciplinari e di metodologie innovative. Prima edizione 2019, Padova University Press Titolo originale: Un castello per la signoria carrarese, un castello per la città. Arte di corte in un monumento in trasformazione
Rivista di scienze preistoriche - n.s. Preistoria e protostoria in Lombardia, 2022
2024
Da circa 400 anni si conserva un inedito cassettone a ribalta, proveniente da Palazzo Carrara Spinelli, a Clusone, completamente intarsiato con legni pregiati quali il noce e il bosso, con i piedi scolpiti e gli spigoli a volute fogliacee in noce. La struttura a ribalta e la presenza della placca raffigurante La fuga in Egitto, tema piuttosto raro per questa tipologia di manufatti, fanno presupporre che si trattasse di un arredo nuziale, ornato sulla fronte e sui lati da animali simbolici e reali, per lo più uccelli, realizzati con legni policromi, mentre i cassetti e i ripiani mostrano un decoro geometrico a intarsio .Lo stile del mobile e la raffinatezza dell’esecuzione, consentono di attribuirlo a Giovanni Battista Caniana (1671-1754), famoso intarsiatore bergamasco, autore di numerosi cassettoni simili all’esemplare esaminato, ma di qualità inferiore. La paternità del manufatto permette di datare l’opera all’ultimo decennio del XVII secolo, periodo in cui Giovanni Battista iniziò a lavorare con Andrea Fantoni agli arredi delle sacrestie della Chiesa di San Martino ad Alzano Lombardo.
Cos'è il Catasto onciario Prima della redazione del catasto onciario, le università (comuni) del Regno di Napoli adottavano due metodi di esazione fiscale: esse, come si diceva, vivevano a gabella oppure a battaglione. Con il sistema delle gabelle il prelievo fiscale consisteva esclusivamente in dazi che gravavano sui consumi. Con il sistema a battaglione, invece, veniva fatto l'apprezzo dei beni stabili di proprietà dei cittadini e dei redditi derivanti dalle loro attività, che, una volta detratti i pesi, vale a dire gli oneri finanziari ai quali erano assoggettati (censi, interessi, ecc.) erano sottoposti a prelievo fiscale. Il Catasto Onciario ordinata da Carlo III di Borbone con dispaccio del 4 ottobre 1740 e regolata da una serie di disposizioni emanate dalla Regia Camera della Sommaria tra il 1741 ed il 1742. L'esigenza di razionalizzare il prelievo fiscale attraverso la redazione di un catasto si inscrive nella nuova temperie culturale dell'età dei lumi ed è avvertita un po' dovunque: basti pensare al catasto teresiano della Lombardia ed a quello leopoldino della Toscana, coevi all'onciario napoletano. I lavori preparatori del catasto incontrarono le resistenze dei maggiorenti locali, che furono più forti nelle università abituate a vivere a gabella, dove i proprietari erano più restii a fare le rivele dei propri beni. L'ultima prammatica sui catasti del 28 settembre 1742 ordinava che i catasti fossero approntati entro quattro mesi. Più di dieci anni dopo, tuttavia, la redazione del catasto in molti comuni non era stata ancora completata, questo è successo anche a Serrastretta che portò a termine i Catasti nel 1757. Il re, pertanto, nel maggio del 1753, emanò una nuova prammatica che prevedeva l'invio di commissari nelle università inadempienti per portare a termine i lavori: ciò spiega perché la maggior parte dei catasti onciari sia stata redatta tra il 1753 ed il 1754.
«Nuovo Giornale di Filosofia della Religione», 2017
Voce del dizionario "Il pensiero filosofico religioso del Novecento"
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Il Po e Ravenna: la Fossa Augusta , 2023
Studia Historica. Historia Medieval, 42/1 (Nuevas perspectivas sobre los cartularios eclesiásticos medievales), 2024
Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2008
Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. 94, 2021