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2021, Narrativa
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La fantascienza italiana nell'Antropocene, 2023
Convegno "La fantascienza italiana nell'Antropocene", Università di Padova, 30-31 maggio 2023. Sala delle Edicole, piazza Capitaniato 3. Organizzatore: Marco Malvestio. -- Sul convegno -- This conference aims at putting in dialogue the growing debate on the environmental humanities in Italian Studies with contemporary research on the history of Italian science fiction and its cultural status. We invite contributions about Italian science fiction in literature, cinema, comics, visual arts, theatre, music, and internet culture, in relation to the field of the environmental humanities at large. We especially welcome contributions that cast a light on previously understudied authors, directors, editors, publishers or magazines. -- [Simone Pettine - "Apocalissi culturali e ricomposizioni letterarie. La ricerca di un nuovo Umanesimo nella fantascienza di Anna Banti"] -- Ad oggi il rapporto tra la scrittrice italiana Anna Banti e la science fiction ha destato scarso interesse in sede critica. Una riconferma è evidente in recenti convegni e pubblicazioni dedicati al genere: anche quando la fantascienza italiana viene minuziosamente passata in rassegna – soprattutto in autori noti quali Buzzati, Volponi e Morselli – non c’è alcuna traccia della Banti. Pure, quest’ultima dichiarò nel 1981: «se dovessi consigliare due libri miei […] sceglierei due raccolte di racconti, Le donne muoiono, del 1952, e Je vous écris d’un pays lointain, del 1971». Proprio i due racconti, che prestavano il titolo alle rispettive raccolte, costituivano interessanti incursioni dell’autrice nella science fiction; Vittorio Sereni, direttore letterario presso Mondadori all’inizio degli anni Settanta, era persino convinto che Je vous écris fosse il «più ricco e complesso» tra i testi della raccolta. Anna Banti si interroga in effetti sul rapporto tra l’evoluzione della civiltà della tecnica e la speculare involuzione dell’‘umanità’, prospettando ora un futuro in cui la selezione della specie ha garantito l’eternità agli individui di sesso maschile (Le donne muoiono), ora un mondo post-apocalittico in cui la guerra atomica ha fornito il pretesto per l’annientamento completo del mondo naturale e dei rapporti sociali (Je vous écris). L’intervento propone l’analisi delle tematiche affidate da Anna Banti ai suoi racconti fantascientifici, su tutti la ricerca di un nuovo Umanesimo e la ricomposizione, in sede letteraria, di un’apocalisse culturale che le appare ormai imminente, e che nei rispettivi racconti assume le forme ‘esteriori’ della disgregazione sociale e della guerra atomica.
Cartevive. Periodico dell'Archivio Prezzolini, Biblioteca cantonale Lugano, a. XXII, n. 47, nov 2011, pp. 126-137, 2011
L'argomento di questa nota ha preso corpo nel corso della produzione di una trasmissione radiofonica con Guido Ceronetti. Alla fine del 2000 Guido aveva messo in scena nell'aula polivalente dell'Accademia di Architettura di Mendrisio lo spettacolo Siamo fragili, spariamo poesia, nel quale lui ed Elena Ubertalli leggevano poesie di autori novecenteschi, e la Rete 2 della Radio svizzera di lingua italiana aveva registrato la rappresentazione. Io curai la produzione di una serie di brevi trasmissioni basate sulla registrazione, e Guido per l'occasione aggiunse un commento a ognuna delle poesie che vi furono incluse. Tra le altre commentò Laggiù di Eugenio Montale, una delle poesie raccolte in Satura (1), tutta declinata al futuro, di argomento, sembrerebbe, escatologico, nella quale il «laggiù» del titolo ha i tratti sovrapposti di un aldilà senza tempo e di un lontano e inquietante futuro. Non intendo qui tentarne un'esegesi, anche se qualche elemento interpretativo emergerà, ed è sufficiente per il momento citarne il primo e l'ultimo distico: «La terra sarà sorvegliata / da piattaforme astrali»; «Gli angeli resteranno inespungibili / refusi».
La fantascienza è probabilmente il genere letterario che nel Novecento italiano ha incontrato le maggiori difficoltà per affrancarsi dal ghetto critico in cui è stato spesso e volentieri confinato. Se il romanzo storico, il fantastico, il giallo, il noir -seppur con tempi diversi -hanno trovato posto sia all'interno della discussione accademica che nelle collane principali delle case editrici italiani, la fantascienza ha subito un destino di ostracismo insistito, spesso ingiustificato, nonostante abbia avuto per lunghi periodi un pubblico costante e affezionato. Se si eccettuano i rari esempi di Sergio Solmi, e più tardi di critici come Carlo Pagetti o Renato Giovannoli, 1 di fatto non c'è stata pressoche nessuna comunicazione fra una fandom attiva, organizzata, solerte, attenta, e un'élite culturale refrattaria se non addirittura insofferente nei confronti sia del genere che di tutto quanto associabile in senso lato alle scienze esatte. 2 Le ragioni di questa marginalizzazione ovviamente sono varie e tutte ampiamente documentate. Certamente non ha giocato a favore: 1) l'accentuata arretratezza educativa e di sviluppo tecnologico-industriale dell'Italia che non ha mai seriamente posto l'urgenza della necessità strategica della diffusione culturale del metodo e della conoscenza scientifici sia all'interno dei curricula scolastici che della cultura nazionale in generale; 2) il dominio politico e culturale delle «due chiese» che ha ritardato la discussione delle prospettive emancipatorie dell'evoluzione della società a partire da premesse di ordine tecnologico, preferendo spesso un approccio pregiudizialmente negativo o "apocalittico"; 3 3) sfavorevole a questo proposito anche lo spostamento verso prospettive adorniane di molti intellettuali e critici di sinistra che hanno visto in termini negativi i prodotti della cultura di massa e la loro progressiva «americanizzazione», interpretata come una operazione ideologica conservatrice, in un modo rigidamente «funzionalista, come un'agenzia più o meno diretta della classe dominante 1 Uno dei primi interventi di Solmi è stato Divagazioni sulla «science fiction», l'utopia e il tempo, in «Nuovi argomenti», Nov.-Dic., 1953, pp. 1-28. Per un resoconto della critica italiana in riferimento alla SF si veda Carlo Pagetti, Twenty-five A Renato Giovannoli si deve poi un ottimo studio su La scienza della fantascienza, Milano, Bompiani, 1981. 2 Secondo l'indicazione di Primo Levi, ad esempio, i critici italiani «storcono il naso […] non in quanto "fanta" ma in quanto scienza»; Primo Levi, Conversazioni e interviste. 1963, a cura di Marco Belpoliti, Torino, Einaudi, 1997 Su questo problema numerose le pubblicazioni recenti. Si veda ad esempio Enrico Bellone, La scienza negata. Il caso italiano, Torino, Codice, 2005; Carlo Bernardini e Tullio De Mauro, Contare e raccontare. Dialogo sulle due culture. Eloquente a proposito una dichiarazione di Franco Fortini sul clima culturale del dopoguerra: «Si avvertì ben presto che i profitti dell'industria settentrionale avrebbero sempre più aperta la possibilità di ricche operazioni ideologiche e che le forme più rozze dell'american way of life, diffuse in un primo tempo dall'industria culturale di massa, si sarebbero presto trasformate in più sottili e pericolose imprese riformistiche», F. Fortini, Il senno di poi, in Dieci inverni 1947-1957. Contributi ad un discorso socialista, Bari, Di Donato, 1973 A proposito si può vedere Michela Nacci, L'antiamericanismo in Italia negli anni Trenta, Torino, Bollati Boringhieri, 1989. 6 Vittorio Curtoni, Da qui all'ubikuità: vicende del mercato editoriale della fantascienza in Italia, in Massimiliano Spanu (a cura di), SciencePlusFiction. La fantascienza italiana tra antiche visioni e nuove tecnologie, Torino, Lindau, 2000, p. 94. 7 Questo risulta evidente dalle dichiarazioni e dagli editoriali sia di Hugo Gernsback, fondatore di «Amazing Stories», che di Giorgio Monicelli, direttore della collana e della rivista «Urania».
RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA, XLI, 2, 2023
Partendo dalla categoria di neo-modernismo, il saggio si occupa di rintracciare nella poesia ‘tarda’ di Giorgio Caproni, e in particolare in un testo tratto dalla raccolta del 1975, Il muro della terra, persistenze e trasformazioni del paradigma dantesco nella messa in scena di un incontro tra il soggetto lirico e un revenant, insieme familiare e perturbante. Attraverso un’analisi stilistica del Vetrone, emerge il portato antropologico, etico o etnografico della poesia neo-modernista e della scrittura di Caproni.
Nel corso di alcune ricerche e sistemazioni delle carte dello scrittore Carlo Bernari, il fondatore del neorealismo con "Tre operai" del 1934, presso l'Archivio del Novecento alla Sapienza di Roma diretto da Francesca Bernardini, ho rintracciato questo scritto stenografico relativo ad una conferenza tenuta da Bernari nei primi anni Settanta del secolo scorso sul tema del rapporto tra scienza (intesa come conoscenza fattuale della realtà) e fantascienza (intesa come sviluppo fantastico e narrativo del cosiddeetto "regno del possibile").
Analisi delle principali scritture della fantascienza dedicate a Roma
Delos Science Fiction, 2017
Il pesce di Babele - Una rubrica dedicata alla natura trans-culturale della fantascienza, alla science fiction a cavallo di confini linguistici e culturali. L'uscita di Nebula. Fantascienza contemporanea cinese / 星云。中国当代科幻小说 curata da Francesco Verso ed edita da Future Fiction (Roma) è occasione per riflettere sul contributo cinese al megatesto fantascientifico globale e sui processi traduttivi.
DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia
Peter Kolosimo è stato un personaggio molto noto in Italia e all'estero tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. I suoi libri hanno avuto un grande successo, in particolare quelli dedicati alla cosiddetta “teoria degli antichi astronauti”: l'ipotesi che la Terra sia stata visitata in tempi ancestrali da extraterrestri, che hanno interferito sullo sviluppo biologico e culturale umano. Scopo di questo saggio è di mostrare come la formazione intellettuale di Kolosimo debba molto alla fantascienza e alla letteratura a fumetti. Peter Kolosimo was a very well-known figure in Italy and abroad between the 1960s and 1980s. His books have had great success, in particular those dedicated to the so-called "ancient astronaut theory": the hypothesis that the Earth was visited in ancestral times by extraterrestrials, who interfered with human biological and cultural development. The aim of this essay is to show how Kolosimo's intellectual formation owes much to science ...
Comprendre Revista Catalana De Filosofia, 2011
La modernità ha elaborato nozioni forti di soggettività esposte in vari modelli, dal razionalismo all'idealismo, in grado di confrontarsi con il mutare delle epoche e delle culture. Il postmoderno si caratterizza invece come l'epoca che mette in crisi il soggetto moderno e che non crede più nella capacità della storia di conferire un senso all'esistenza e un orientamento alle azioni. In particolare il postmoderno ha costretto a ripensare la nozione di persona, non più concepibile come unità di sostanza, uguaglianza o convenzione. In tale contesto si inserisce la proposta di Ricoeur di ripensare la nozione di identità tenendo conto delle sue formulazioni storiche e anche delle critiche a cui il postmoderno ha sottoposto ogni classica nozione di soggetto. Viene quindi indicata una nozione di identità narrativa che rimane fissata nelle storie personali e nelle loro relazioni all'interno di una storia comune, diventando una categoria di ontologia della prassi. L'identità umana si esprime perciò come permanenza nel tempo, fedeltà alla parola data, partecipazione a una origine comune che permette esperienze e scelte responsabili nei racconti che è in grado di generare e condividere.
La collocazione che Verga stabilisce per la novella Il Bastione di Monforte, 1 proprio in apertura della raccolta d'ambientazione milanese Per le vie (1883), 2 già basterebbe a indicarne la programmaticità e la rilevanza. Eppure, rispetto ad altre novelle che altrove ne condividono la posizione di ouverture, questa assume particolare interesse perché, scavalcando il perimetro della raccolta stessa, pare configurarsi come silloge esplicativa delle principali istanze del progetto artistico verghiano, in particolare della fantasticheria, ma anche suggerire certe soluzioni anticipate nella novella Fantasticheria 3 e realizzate nella produzione rusticana. Ma c'è di più: Il Bastione esibisce anche una sperimentazione di alcuni temi, alcune strategie rappresentative che, pur derivando in parte dall'Ottocento tardoromantico e poi dal Naturalismo, caratterizzeranno la letteratura di primo Novecento. Il Bastione -come poi l'intera raccolta -ci offre subito una rapida carrellata di quadretti di vita cittadina, di quella Milano proto-industriale, «Babilonia più babilonia della vera», 4 in cui Verga assisterà al tramonto del secolo. Attraverso il varco d'una finestra -topos 5 già ben attestato nel Naturalismo e che perdura nel Novecento -lo sguardo del narratore, sguardo solitario, appartato, fisicamente distante, s'inoltra nella boscaglia che lambisce la città; di lì, poi, nei meandri della città stessa, in un rapido trascorrer dell'occhio, che ora incornicia lo spazio ben più del limite della finestra, con un movimento continuo dal basso verso l'alto, da vicoli e piazze alle fronde degli alberi e agli squarci d'azzurro, dal vetturino al borghese. Un primo spunto di riflessione sulle strategie di rappresentazione verghiane ce l'offrono due citazioni:
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Kinga Dávid; Lorenzo Marmiroli; Eszter Sermann; Andrea Kollár Zentainé (a cura di), Studi e ricerche d'italiano sul Danubio e oltre: L'italianistica in Europa centrale e centro-orientale, Szeged: Szegedi Tudományegyetem, BTK Olasz Tanszék, 2022
L'Immagine, 2020
Insolito e Fantastico, 2013
Testi trasparenti. Metodi e prospettive della nuova narratologia - Quaderni del PENS, 7, 2024
Brumal. Revista de investigación sobre lo Fantástico, 2014
"Ticontre", 2019
Parole giovani, 2023
Poteri della lettura. Pratiche, immagini, supporti, vol. 1, 2024