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2022, Ars Regia
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Una volta il nostro vocabolario era pieno di “francesismi”, poiché il francese, allora, era considerato la lingua colta, letteraria; poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, tramontò l’astro della Francia e il suo ruolo nella cultura (ormai assai più tecnologica che letteraria!) fu assunto dall’inglese. Leggete un giornale, un manifesto, ascoltate una trasmissione alla televisione o un contenuto sul web: dovunque troverete “inglesismi” a non finire! E certuni persino orribili a vedersi… Nel Medio Evo, ai tempi di Dante, la lingua araba rivestì, in Europa, il medesimo ruolo che ha avuto il francese ieri e che ha l’inglese oggi (e, da allora, molte parole arabe sono ancor vive nella nostra lingua odierna: si pensi, ad esempio, ai vocaboli della chimica – come “zucchero”, “soda”, “alambicco” e via dicendo –, a quelli della musica – come “liuto”, “ribeca”, “chitarra”, “trovatore” da trb = musica –, ecc., ecc.) … allora, infatti, la cultura araba appariva meravigliosa, quanto di meglio potesse esservi al mondo. Principale centro di irradiamento di questa cultura (oltre alle Crociate, beninteso) fu la Spagna islamica.
La Gerusalemme conquistata non ha incontrato, nel corso dei secoli, le simpatie del pubblico, quantomeno se le confrontiamo con quelle riservate alla Liberata: troppo rigida, manchevole di quel «maraviglioso» perfettamente equilibrato che aveva sicuramente fatto le fortune tassiane quasi vent'anni prima, a volte stranamente incoerente persino nei confronti dei propri stessi precetti ed esigenze (si pensi per esempio alla vicenda di Nicea, l'Erminia della prima Gerusalemme, che scompare ancora ad inizio vicenda per le peripezie occorsele nel tentativo di vedere Tancredi, e che ricompare poi, letteralmente dal nulla, nei canti conclusivi, dove piange per la morte di Argante).
Convinto che ci siano ancora molti modi di far «vivere» Dante, sulla soglia del Novecento d'Annunzio dedica a Francesca da Rimini la sua prima opera drammatica in versi, intendendo evocare lo spirito dantesco sul piano editoriale, con le monocromie scarlatte risaltanti sul nero; linguistico, in una intertestualità che coinvolge anche la prosa didascalica; ed ermeneutico, declinando la propria riformulazione in una moderna chiave malinconica. Convinced that there are still many ways of making Dante «live», d'Annunzio dedicates his first dramatic work in verse to Francesca da Rimini. He intended to evoke the spirit of Dante on an editorial level, with scarlet monochromes standing out on a black background; on a linguistic one, in the intertextuality that extends as far as the prose of the captions; and on a hermeneutic one, interpreting his reformulation in a modern melancholic key.
This work deals with the arabo-islamic heritage in the Divine Commedy. According to some scholars, the Italian poet Dante Alighieri would have taken inspiration from the Islamic legend that tells about the Night Journey of Profhet Muhammad. In this paper, I’m also going to analyze the Arabic cultural substratum of Italy in the Middle Ages.
Giornale Storico della Letteratura Italiana, 2024
Coloro che desiderano sottoporre un contributo dovranno fare riferimento alle norme per la compilazione che sono scaricabili, in formato PDF, dal sito internet https://giornalestorico.loescher.it Nel medesimo sito sono consultabili i sommari dei fascicoli delle ultime annate, gli abstract degli articoli pubblicati, le informazioni su abbonamenti, ristampe anastatiche, fascicoli arretrati e prezzi Le annate del «Giornale storico della letteratura italiana» dal 1883 al 1995 sono inoltre consultabili on-line, previo abbonamento, nella banca dati Periodicals Archive Online Modalità di pagamento 2024 (4 fascicoli annuali) € 112 (Italia)-€ 151 (estero) Prezzo del singolo fascicolo: € 38
Il lavoro di Michelangelo ha radici profonde che possono essere ricostruite attraverso la sua storia e un esame delle opere che vada al di là della critica d'arte: è possibile così mettere in evidenza un suo percorso interiore che da conoscenze esoteriche1 legate all'Ermetismo e alla Kabbalah lo condusse ad esperienze più strettamente religiose in àmbito cattolico-riformista.
Congresso Dantesco Internazionale International Dante Conference Alma dante 2019 Ravenna 29 maggio - 1 giugno, 2019
": il finale del "Purgatorio" e i confini della poesia Alessia Carrai (University of Cambridge), "Infino a qui l'un giogo di Parnaso / assai mi fu": un problema di ricezione e interpretazione nella "Commedia" dantesca Aula 4 3.4 "Quella fervida e passionata, questa temperata e virile".
Circa trent'anni fa nel 1991 usciva la prima versione italiana de Il libro della Scala, tratta da una versione latina medievale di un perduto originale arabo. Si trattava di un testo sul mi'rāj o ascensione celeste di Maometto ben noto almeno dagli anni '20, essendo stato discusso in un'opera pionieristica di Miguel Asín Palacios dall'eloquente titolo La escatologia musulmana en la Divina Comedia uscita nel 1919. Quarant'anni più tardi nel 1949 uscivano quasi contemporaneamente due notevoli studi di Enrico Cerulli e José Muñoz Sendino che ne riprendevano e ne discutevano -giungendo a opposte conclusioni -gli assunti fondamentali. Carlo Ossola nel 1994 avrebbe curato la prima traduzione italiana della ricerca dell'Asín Palacios ponendo termine all'incredibile ritardo del mondo accademico italiano nel prendere atto della "svolta" che l'Asín aveva impresso a questo tipo di ricerche. A prescindere infatti dalla bontà delle sue assai controverse conclusioni, che divisero il mondo accademico italiano e europeo, l'opera dell'Asín Palacios segna davvero una svolta negli studi dantistici. Innanzitutto per la prima volta si cominciava a intuire in tutta la sua portata la dimensione "mediterranea" dell'opera di Dante, che la critica nostrana aveva sempre teso a minimizzare. In una Italia uscita vincitrice dalla Grande Guerra e ancora ebbra del nazionalismo risorgimentale, e che era alla vigilia delle celebrazioni del settimo centenario dalla morte del poeta, l'ipotesi di una derivazione "musulmana" della struttura o di alcuni motivi del Poema Sacro destava sorrisi di sufficienza se non di aperto sdegno. Il dibattito successivo ha certamente reso giustizia, almeno in parte, alle intuizioni dell'Asín Palacios. Il suo merito in sede di bilancio forse non è tanto, o non solo, nell'avere segnalato una notevole mole (forse qua e là esagerando) di somiglianze e coincidenze tra opere di autori arabi (ciclo del mi'rāj, al-Ma'arri e Ibn'Arabi in primis) e la Commedia, quanto piuttosto quello di avere rotto un argine, di avere aperto un nuovo orizzonte di ricerche che definitivamente superava l'orizzonte classico e cristiano (al più ebraicocristiano) in cui si era mosso il mainstream della ricerca precedente. Non più soltanto Virgilio e il mondo classico, la Bibbia e la tradizione cristiana, la cultura trovadorica e stilnovistica: si aprivano d'un tratto le porte a indagini a più vasto raggio che includevano ora tutto il mondo mediterraneo arabo, dalla Siria alla Spagna moresca. Questa rottura dei vecchi argini, questo dilagare da Asín Palacios in poi delle correnti della ricerca dantistica in direzione del Mediterraneo non solo cristiano, è il presupposto di ulteriori, successive, più coraggiose esplorazioni che si spingono anche più a Oriente, in direzione di quel Grande Mediterraneo che, dall'impresa di Alessandro in poi, sparge e diffonde la propria cultura fino in India. a cura di Alessandro GROSSATO, 2013. 7. Le origini sciamaniche della cultura europea a cura di Francesco BENOZZO, 2014. 8. La Grazia. Declinazioni metafisiche e teologiche, letterarie e cinematografiche a cura di Barnaba MAJ, 2015.
Sulla presenza di parole e immagini tratte dalla Commedia sia nei riflessi intertestuali della poesia sia nella lingua comune contemporanea, esemplificata dai giornali
Su queste cose non c'è un mio scritto, e non ci sarà mai. (PLATONE, Lettera VII) Parimenti i seguaci di Aristotele dicono che parte dei loro scritti sono esoterici, parte essoterici, cioè destinati al pubblico. E i fondatori dei culti misterici, filosofi, nascosero le loro dottrine sotto i miti, sì che non a tutti fossero manifeste. Ebbene, se quelli celarono umano sapere e impedirono ai profani di accedervi, non era forse oltremodo opportuno che la contemplazione veramente santa e beata della realtà restasse occulta? (CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromata, V, 58,[3][4][5][6]
La Fortuna del Decameron di Giovanni Boccaccio nella cultura araba, 2015
Settore Scientifico Disciplinare L-FIL-LET/10 Dottorando Tutore Dott. Bahaa najem Mahmood Prof. Marco Villoresi _____________________________ _____________________ (firma) (firma) Coordinatore Prof. Adele Dei _______________________________ (firma) Anni 2011/2014 2 3 4 5
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M. L. ALBANO (a cura di), Hijab e Maccaturi: l'altro "svelato" dai ragazzi ai ragazzi. Atti del Progetto didattico "Le Giornate dell'Intercultura", 2017
Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici, 2012
Boccaccio e Dante nella cultura araba, 2015
Rivista di studi danteschi, 2019
Doctor Virtualis, Quaderno n.7, Cuem, Milano, pp. 149-168, 2008
Il secolo di Dante, Bompiani, 2012 (trad. di Dante and the Origins of Italian Literary Culture)
Athanor S.O.Mi, 2019
Giornale critico della filosofia italiana, 2021
Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen Age, 2004
Senecio, 2022