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Sulle influenze dell'esoterismo islamico nell'opera dantesca

2022, Ars Regia

Una volta il nostro vocabolario era pieno di “francesismi”, poiché il francese, allora, era considerato la lingua colta, letteraria; poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, tramontò l’astro della Francia e il suo ruolo nella cultura (ormai assai più tecnologica che letteraria!) fu assunto dall’inglese. Leggete un giornale, un manifesto, ascoltate una trasmissione alla televisione o un contenuto sul web: dovunque troverete “inglesismi” a non finire! E certuni persino orribili a vedersi… Nel Medio Evo, ai tempi di Dante, la lingua araba rivestì, in Europa, il medesimo ruolo che ha avuto il francese ieri e che ha l’inglese oggi (e, da allora, molte parole arabe sono ancor vive nella nostra lingua odierna: si pensi, ad esempio, ai vocaboli della chimica – come “zucchero”, “soda”, “alambicco” e via dicendo –, a quelli della musica – come “liuto”, “ribeca”, “chitarra”, “trovatore” da trb = musica –, ecc., ecc.) … allora, infatti, la cultura araba appariva meravigliosa, quanto di meglio potesse esservi al mondo. Principale centro di irradiamento di questa cultura (oltre alle Crociate, beninteso) fu la Spagna islamica.