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Schede per una Lista Rossa della Flora vascolare e crittogamica Italiana ed assegnazione di una categoria IUCN a livello nazionale per la specie
Byung-Chul Han, "Nello sciame. Visioni del digitale", Nottetempo, Roma, 2015.
Del toponimo Marzamemi: marsâ 'al hamâm, "baia delle tortore" o "Porto della Colomba"? © by Sebastiano Lupo 2020 Svelato l'arcano, il cerchio sul nuovo paradigma interpretativo della storia del Capo Pachino si chiude definitivamente: fine della storia? Alludiamo al problema storiografico dell'esi-stenza di un distretto, con un centro amministra-tivo sul pianoro di Sichilli, detto di Cittadella. Quel pianoro di calciruditi e di tefriti, rocce tipi-che del territorio sorto dall'inarcamento della placca iblea, per effetto della subduzione di quella africana, fu teatro di due processi di urbanizza-zione che si susseguirono l'una dietro l'altra. Vi di-morò una prima cittadina di nome Icana che ebbe il suo periodo di massimo sviluppo in epoca tardo-imperiale. Ampliata fino ai suoi massimi livelli de-mografici divenne Respexa in tutta l'epoca bizan-tina e araba, fino alle soglie della Colonizzazione Normanna. Furono, entrambe, il centro politico-ammini-strativo e direzionale di un vasto insediamento sub-urbano di tipo agricolo, allocato lungo la saia Scirbia, all'epoca canale navigabile che collegava le zone di produzione frumentaria con il centro e il suo caricatore dahlat 'ibn dikanî o Cala d' 'ibn di-kanî (Porto di Vendicari) sito entro il Pantano Sichi-lli [1]. È un paradigma interpretativo della storia delle attività antropiche nel territorio del Capo Pachino, che abbiamo chiamato dell'autonomia, e che si avvale di due costrutti ormai ampiamente com-provati sul piano storiografico. Il primo riguarda i rapporti politico-amministra-tivi con la vicina Neeto. Il modello esplicativo storiografico riduzioni-stico dominante, che nega autonomia al quel va-sto territorio che si declina vero i due mari, e che ha forma triangolare, perciò detto cuspide sud-orientale della Sicilia, nasce nel lontano 1558 allor-ché è data alle stampe l'opera di Tommaso Fazello [2], De rebus Siculis decades duae (1558). Il monaco domenicano di Sciacca cade in errore allorché considera priva di autonomia politico-am-ministrativa, già facente parte del distretto poli-tico-amministrativo di Neeto anche in epoche di molto precedenti la sua (1500), la maritima terre Nothi, proprio la cuspide sud-orientale dell'isola, che si estende a sud del Tellaro e fino al ģazîrat 'al ģarmân o 'al ģarîân (l'Isola dei Germani o della Corrente), oggi delle Correnti, e ha come confini, ad est le dorate spiagge ioniche e a occidente le aree prospicienti i pantani Longarini: "Ma perche al capo del fiume Assinaro soprasta Noto, onde tutto il paese per fino al Pachino e chiamato Neetino, pero non mi parra fuor di proposito de-scrivere in questo luogo il paese di Noto con tutto il suo d'intorno". Il secondo riguarda le prove dell'autonomia po-litico-amministrativa di cui godette quel centro di-rezionale, sito sulla testuggine di calcarenite che si addentra, come una piccola penisola, per circa due chilometri, entro il Pantano Sichilli, la parte più a sud del complesso d'acqua Roveto-Vendicari. Il Fazello, cui pur si deve una puntuale e minu-ziosa descrizione dei siti dei resti archeologici di quella cittadella, incorre in un secondo errore, al-lorché scambia la cittadella di Icana, esistita per Figura 1 Il territorio del Capo Pachino con i suoi sette stagni
I libri, come gli uomini, hanno il loro destino. Gli uni fanno invaghire le genti che li incontrano, raccogliendo l'approvazione del loro secolo e conoscendo la gloria di un immediato trionfo. Questi hanno ricevuto la loro ricompensa. La generazione dell'indomani li dimentica e li abbandona per sempre, con la considerazione che è loro dovuta, nella polvere delle biblioteche. Gli altri, censurati alla loro apparizione, criticati con parzialità, vilipesi con ingiustizia, sembrano dormire. Nel loro oblio. Si risvegliano improvvisamente e resuscitano. Tali sono le Opere di Paracelso. Aspramente discusse alla loro pubblicazione, poi trascurate durante molti secoli, esse danno, qui, la prova più evidente della loro vitalità, riproponendosi in una edizione dalla quale ricevono una definitiva consacrazione. Guy Patin scriveva nel XVII° secolo : " avete sentito dire che il Paracelso si stampa a Ginevra quattro volumi in-folio? Quale onta che un libro così mediocre vada alle stampe e trovi degli editori!" Oggi, Paracelso trova un traduttore, e, quel che più conta, degli ammiratori e dei discepoli, nel contesto di una élite intellettuale che attende, assetata ed impaziente, questa versione a lungo reclamata. Poiché i novatori più arditi, i ricercatori più sottili percepiscono, a giusto titolo, che, sotto le forme barbare del suo latino scorretto o del suo gergo tedesco, si nasconde un precursore che potrebbe trovar posto, con autorità, in seno alle scuole più moderne, e che dica loro :"Non avevo forse predetta ogni vostra scoperte, ed enunciato, nel mio linguaggio scolastico, tutte le leggi che reggono la materia, e che voi giungete a formulare, poco a poco, in seguito a ricerche faticose ed a lavori considerevoli?" Affrettiamoci a dirlo, tuttavia ; Paracelso è già ufficialmente riabilitato dall'altra parte del Reno. Non proprio come in Francia, dove non preoccupa più di tanto che i curiosi dell'occulto, gli habitués di quai Saint-Michel, appassionati delle scienze misteriose, in ricerca di enigmi conturbanti e di geroglifici inesplicati, che non conoscono che grazie ad
Georges Canguilhem è uno di quei filosofi la cui importanza è stata ed è superiore alla sua fama. Eppure, nel seno della filosofia francese contemporanea, da Michel Foucault a Jacques Derrida, da Sarah Kofman a Etienne Balibar, da Pierre Macheray a Alain Badiou, tutti hanno contratto un debito nei confronti del pensiero e dell'insegnamento di Georges Canguilhem. A cavallo tra gli anni '60 e gli anni '70, quando Louis Althusser e il suo gruppo costituivano sul piano internazionale un punto di riferimento centrale all'interno del marxismo, il contributo di Canguilhem sul terreno dell'epistemologia e della storia delle scienze ebbe un momento di risonanza; ma se si legge l'introduzione di Michel Foucault all'edizione americana de Il normale e il patologico, scritta nel 1978, si vede bene come il suo sforzo sia indirizzato a presentare l'autore dando per scontato che non fosse sufficientemente conosciuto al di fuori dei confini della Francia.
Il contagio del male, 2022
Breve profilo su autore e opera, con attività didattica sull'Introduzione del Decameron. Il testo fa parte della sezione Fuoriclasse del progetto di ricerca "POICHILIA, POTERI E CONTAGI NELLA LETTERATURA ITALIANA: UN'ANTOLOGIA", consultabile all'indirizzo https://poichilia.unict.it/
Schede per una Lista Rossa della Flora vascolare e crittogamica Italiana ed assegnazione di una categoria IUCN a livello nazionale per la specie
Il canto del Golfo. Le Eclogae piscatorie di Iacopo Sannazaro, 2003
si sofferma sulle affinità tra la Piscatoria sannazariana e la V bucolica di Virgilio (Jacopo Sannazaro and the Uses of Pastoral, Hanover and London 1983, pp. 160-162), rilevando in particolare: «In Piscatoria I... the fisherman Lycidas laments the death of his beloved Phyllis. The Virgilian model is Mopsus's lament for Daphnis in Eclogue V. The difference between the poems, however, is appreciable. Whereas Mopsus reaches a positive conclusion in the apotheosis of Daphnis, Lycidas finishes his dirge with little release from his sorrow» (p. 152). 2 Cfr. ROSALBA, op. cit., pp. 32-34; cfr. pure C. KIDWELL, Sannazaro & Arcadia, London 1993, p. 70. La cronologia delle Piscatoriae è particolarmente problematica. Come punto di riferimento si può indicare ROSALBA, op. cit., pp. 29-49 (data imprecisabile per la I Piscatoria; la II composta prima del 1503; le altre posteriori al 1504). Meno bene KIDWELL (op. cit., p. 130) pensa che il Sannazaro abbia composto le sue
Esposizione riassuntiva del libro: I. Andereggen, Hegel y el catolicismo, Editorial de la Pontificia Universidad Católica Argentina, Buenos Aires 1995.
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Lexicon Historiographicum Graecum et Latinum (LHG&L), II, 2007
M.Harari, S.Paltineri, M.T.Robino (a cura di), Icone del mondo antico: un seminario di storia delle immagini: Pavia, Collegio Ghislieri, 25 novembre 2005, Roma 2009.
Lecturae Tropatorum, 2019