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Rintraccia le Biblioteche dei Conventi soppressi in epoca napoleonica a Firenze e localizzi i loro patrimoni nelle attuali biblioteche fiorentine. 2. Parte
Dspersione delle biblioteche toscane in epoca napoleonica. Parte prima
La donna nel Rinascimento. Amore, famiglia, cultura, potere, Atti del XXIX Convegno internazionale (Chianciano Terme-Montepulciano, 20-22 luglio 2017), a cura di L. SECCHI TARUGI, Firenze, Franco Cesati Editore, 2019
André Tiraqueau, an early 16 th century french magistrate, wrote a treatise concerning the relationship between spouses, reflecting the idea that the marriage can work only if the husband is the acknowledged head of the wife. On this basis he elaborated sixteen marriage "laws" on how man should choose his future bride and treat her after the wedding, with a liberal use of classical sources that go beyond the juridical. --- André Tiraqueau, magistrato francese della prima metà del XVI se-colo, scrive un trattato dedicato ai rapporti tra i coniugi e fondato sull'idea che il matrimonio possa funzionare soltanto se il marito è il capo riconosciuto della mo-glie. Su tale presupposto egli formula sedici "leggi" matrimoniali su come l'uomo deve scegliere la futura moglie e come deve comportarsi con lei dopo le nozze, con grande sfoggio di allegazione delle fonti classiche, non soltanto giuridiche.
Presentazione riassuntiva dello studio svolto dal Gruppo Spontaneo di studio della Storia locale, "Alla Scoperta di Grassano", di cui sono amministratore, seconda parte.
Periodico di cultura e bibliografia Soriano Calabro, anno XV, n°2 luglio-dicembre 2012 Persone in Calabria ROGERIUS -A'\NO XV -:\.2 -Luglio Dicembre 2012 «I miei innumerevoli stracci». Poesie traduzioni e lettere del giovane Corrado Alvaro ' di Foca Accetta Sulla figura di Corrado Alvaro: giornalista, critico teatrale, saggi sta e testimone di un'epoca, molto è stato scritto. Ma, per una più precisa identificazione e collocazione di Alvaro nella storia letteraria e culturale del ovecento, qualche ulteriore elemento si può ricavare dai suoi scritti giovanili, radunati e raccolti da Domenico Lico e donati dagli eredi di quest'ultimo al Sistema Bibliotecario Vibonese. In particolare il fondo l.ico eontiene: I. Autografi di poesie, con correzioni e varianti accettate o rifiutate dall'autore, composte dallo studente Alvaro tra il 1911 e il 1915, quaderni seolastici, traduzioni di testi teatrali d'autori stranieri; 2. Lettere spedite nel corso del primo conflitto mondiale a Ottavia Puccini, fiorentina, in cui l'iniziale fervore interventista è smorzato dalla atrocità degli avvenimenti bellici, dalla vita di trincea e dalla morte; 3. Una prima stesura di Gente in Aspromonte dal titolo 1/ Paese; 4. Uno scritto di Domenico Lico, intitolato: Un incontro con Corrado A/varo /5././94/; 5. Prime edizioni di aleune opere alvariane; 6. Foto e earieature. eli 'ordinare, sommariamente, il materiale sono emerse diverse domande, in particolare:
Questa storia, che finora è rimasta segreta, riguarda una visita da me compiuta in Egitto quattordici anni or sono non per motivi professionali, e non ne ho mai parlato per diverse ragioni. Prima di tutto, non è nella mia indole sfruttare certe situazioni e certi avvenimenti assolutamente reali, ma ovviamente ignoti alle quantit à di turisti che affollano le piramidi, e rigorosamente occultati dalle autorit à del Cairo, autorit à che non possono esserne all'oscuro. Inoltre, non mi piace molto narrare un episodio in cui la mia fantasia e la mia immaginazione devono aver sicuramente avuto una parte preponderante. Ci ò che ho visto, o che ho creduto di vedere, non si è verificato realmente, e deve essere considerato piuttosto come il frutto della lettura da parte mia di diversi testi d'egittologia e di ipotesi pertinenti a questo tema, ovviamente suggerite dal contesto in cui mi trovavo. Questi impulsi della mia immaginazione, ingigantiti dall'emozione dovuta ad un avvenimento di per sé gi à abbastanza terribile, devono aver dato origine all'orrore abissale di quella notte tanto lontana nel tempo. Nel gennaio del 1910 avevo appena terminato un lavoro in Inghilterra ed avevo firmato un contratto per effettuare una tournée nei teatri australiani. Poiché avevo parecchio tempo per il viaggio, decisi di approfittarne nel modo che ritenevo pi ù interessante; perci ò, accompagnato da mia moglie, attraversai tutto il continente e m'imbarcai a Marsiglia sulla nave Malwa, diretta a Porto Said. Da l ì mi proponevo di visitare le principali localit à storiche del Basso Egitto prima di partire per l'Australia. Il viaggio fu molto piacevole, costellato di molti episodi curiosi come sono soliti capitare ad un "mago" anche al di fuori del suo lavoro. Per viaggiare tranquillo, avevo deciso di rimanere in incognito: ma poi mi tradii a causa di un collega, dato che il suo intento di sbalordire i passeggeri con dei trucchi piuttosto dozzinali fece sì che mi dessi da fare per riprodurre e superare le sue "performances". Ne parlo soltanto per spiegare quale fu l'effetto, che peraltro avrei dovuto prevedere prima di rendere nota la mia identit à ad un folto gruppo di turisti in procinto di disperdersi nella Valle del Nilo: dovunque andassi, gi à sapevano chi ero, e questo fece sì che io e mia moglie non potessimo godere la tranquillit à che avevamo sperato. Io, che ero partito in cerca di curiosit à, spesso diventavo una curiosit à per gli altri! Ci eravamo recati in Egitto in cerca di cose e sensazioni esotiche, ma non ne trovammo molte, quando la nave si ancor ò a Porto Said e fece prendere terra ai passeggeri per mezzo di piccole imbarcazioni. Basse dune di sabbia, boe che galleggiavano nell'acqua poco profonda ed una citt à desolata e di impronta europea dove non c'era nulla d'interessante, eccettuato il grande monumento a De Lesseps (2), ci spinsero a cercare qualche meta pi ù degna di attenzione. Dopo averne discusso, decidemmo di proseguire per il Cairo e le piramidi, per poi recarci ad Alessandria, dove avremmo visto le antichit à greco-romane di quella citt à per poi prendere la nave per l'Australia. Il viaggio in treno non fu dei pi ù brutti, e dur ò solo quattro ore e mezzo. Percorremmo un bel tratto del Canale di Suez, dato che la ferrovia lo costeggia fino a Ismailya, e pi ù in l à incontrammo le prime propaggini dell'Antico Egitto, quando c'imbattemmo in un canale scavato ai tempi del Regno Medio e in seguito riattato e reso percorribile. Poi, finalmente il Cairo, che scintillava di luci nella gloria del crepuscolo: sembrava una costellazione splendente, che divenne sfolgorante quando scendemmo alla stazione centrale. Rimanemmo per ò delusi, dato che tutto quello che si parava davanti ai nostri occhi era di taglio europeo, eccettuati i costumi e la gente. Un moderno sottopassaggio ci condusse in una piazza piena di carrozze, tassì e tram, i cui alti edifici erano illuminati da lampade elettriche. Il teatro, nel quale declinai l'invito ad esibirmi e dove assistetti invece in seguito ad una rappresentazione come semplice spettatore, aveva da poco cambiato nome, e si chiamava adesso The American Cosmograph. Con un tassì che percorreva a grande velocit à strade spaziose e ben tracciate, giungemmo allo Shepherd's Hotel, e l ì, un po' per l'irreprensibile servizio offerto dal ristorante, un po' per l'efficienza degli ascensori e la presenza di agi e comodit à di tipico stampo angloamericano, il misterioso Oriente e l'antichissimo passato ci parvero enormemente lontani. Ma la giornata seguente ci catapult ò invece, con nostro sommo piacere, in un'atmosfera degna delle Mille e una notte: nei vicoletti tortuosi e nei panorami esotici del Cairo pareva infatti che tornasse in vita la Bagdad di Harun el-Rashid. Il nostro Baedeker ci aveva guidato verso est, oltre i giardini di Ezbekiyeh, lungo il Mouski, per mostrarci il quartiere indigeno, e dopo un po' finimmo nelle grinfie di un cinguettante cicerone il quale, nonostante le cose che successero in seguito, senza dubbio conosceva bene il suo mestiere. Fu solo in seguito che compresi che era stato un errore non chiedere in albergo una guida autorizzata. Il nostro cicerone, un tipo dalla faccia sbarbata e la voce bassa, e nell'insieme accettabilmente pulito, sembrava un faraone e si faceva chiamare "Abdul Reis el Drogman", e sembrava esercitare una particolare influenza sui suoi colleghi. Questi, per ò, alle domande rivolte loro in seguito dalla polizia risposero di non conoscerlo, e ci spiegarono che il termine reis designa genericamente una persona importante, e che Drogman è semplicemente una derivazione della parola dragoman utilizzata nelle lingue orientali per indicare le guide turistiche. Abdul ci mostr ò delle meraviglie che fino ad allora avevamo visto solo nei libri e nei sogni.
La Loggetta n. 135, 2023
A Bolsena, Corrado Ricci, ospite illustre, assisterà ai Misteri di Santa Cristina la sera del 23 e il mattino del 24 luglio 1927, quindi parlerà delle feste popolari che ancora all'epoca si svolgevano nei paesi rivieraschi, alcune delle quali oggi non esistono più ma se ne è rimasta la memoria ancora viva.
Dizionario Biografico degli Italiani, 2017
(in La letteratura in classe. L'educazione letteraria e il mestiere dell 'insegnante, Unicopli, Milano, 2008, pp. 155-168) "Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra la sua follia e rimane confuso" (Proverbi, 18, 17) "Quando, nelle descrizioni degli storici (...) vediamo che guerre e battaglie si svolgono secondo il piano prestabilito, l'unica deduzione che possiamo trarne è che tali descrizioni non corrispondono al vero".
Il triestino Ruggero Fauro Rossi comincia a scrivere di storia della Decima Regio quando un altro triestino, o piuttosto istriano, Attilio Degrassi, "il nostro compianto Maestro" come egli lo defi nisce in quel suo primo lavoro di storia locale 1 , è morto da pochi mesi. Siamo nel 1969-70. Rossi, quarantacinquenne, è già uno studioso maturo ed affermato.
In this essay I will propose an analysis of Aristotle's concept of kinesis aisthetike/phantastike. I have collected many short pieces of evidence that can be detected in Aristotle's psychological corpus about this topic, in order to understand if Aristotle, when he speaks about kinesis, has in mind a coherent theory. My conclusion is that he had such a theory (although never clearly expounded by Aristotle himself) that can be expounded in a systematic way, which is what I try to do in the last section of the paper. SOMMARIO: Nell'articolo, proporrò un'analisi del concetto aristotelico di kinesis aisthetike/phantastike. Ho cercato di raccogliere le numerose e sparse affermazioni di Aristotele su questo tema, allo scopo di capire se Aristotele, quando parla di tale kinesis, fonda o meno il proprio discorso su una teoria coerente. La mia conclusione è che tale teoria può essere ricostruita ed esposta in maniera sistematica: ed è precisamente questo che tento di fare nel mio contributo.
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PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA PPE.Atti V PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA PAESAGGI D'ACQUE ATTI DEL QUINTO INCONTRO DI STUDI volume II , 2002
In: "Lavoro culturale", 17 ottobre, 2019
«Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo», 110/2 (2008)
Crisi e trasformazione. Beni comuni ed economie pubbliche tra stato, finanza speculativa e monete locali, 2012
in Scalabriniani. Dalla crisi alla ripresa, 2023
Nuova Antologia Militare, 2021
Linguistica e Letteratura, XLII, 2017, 1-2, pp. 111-134.