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2021, Intersezioni baltistiche, pp. 337-348, Joker ed.
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On Thietmar of Merseburg and about an Italian edition of his Chronicon
Intersezioni baltistiche, pp. 337-348, 2021
Survey on Thietmar of Merseburg and about an Italian edition of his Chronicon
Il Tesoro di Marengo, ritrovato nel 1928, viene oggi ripresentato al pubblico in nuovi spazi che consentiranno di apprezzare gli argenti non solo per il loro straordinario valore artistico, ma ne sveleranno aspetti sino ad oggi sconosciuti, anche grazie alla presentazione di minuti reperti sinora conservati nei Depositi del Museo e di una piccola sezione dedicata agli approfondimenti didattici.
I contributi inseriti nella sezione "Saggi" di questo numero sono stati sottoposti a due referee anonimi estranei al comitato scientifico e al comitato di redazione con il sistema doppio cieco. Per l'invio di contributi utilizzare questo indirizzo mail:
La rete delle strade consolari romane rivestiva in epoca antica una importanza tale da influire sulla stessa denominazione delle divisioni amministrative del territorio. Così, nell'elenco delle sette province italiche istituite da Diocleziano verso la fine del III secolo compariva la Flaminia et Picenum che comprendeva una vasta area nel cuore della penisola, da Ravenna fino a Tivoli. Come risulta da un'epigrafe latina scoperta a Roma (1), tuttavia, già in quel tempo si parlava pure di Valeria, con riferimento non soltanto alla via che portava da Tibur a Corfinium (2) ma ad una regione che si trovava all'interno della stessa Flaminia et Picenum. Però, solo alla fine del IV secolo, probabilmente nel 398, venne ufficialmente creata la provincia della Valeria, la cui estensione, come scrive il Letta (3), "è difficile da determinare, ma è probabile che verso Ovest si spingesse (come a suo tempo la provincia indivisa di Picenum et Flaminia) fino a Tibur, Nomentum, Ficulea e Fidenae, cioè fino alla confluenza tra l'Aniene e il Tevere, e verso Est fino all'Adriatico, includendo quindi non solo Equi, Sabini e Marsi, ma anche Peligni, Marrucini e Vestini". La Valeria viene menzionata più volte negli scritti di Gregorio Magno (540-604), uno dei papi che maggiormente hanno influito non solo sulla storia della Chiesa m a sulla stessa cultura italiana. Di nobile famiglia romana, già praefectus Urbi, poi apocrisarios a Costantinopoli, evangelizzatore dell'Inghilterra, fondatore di monasteri come quello di S. Andrea al Celio, dove visse come monaco, aveva saputo conciliare christianitas e romanitas, meritandosi il titolo di consul Dei che si legge nel suo epitaffio. Esperto sia nella lingua greca che nella latina, la sua fama venne affidata anche agli scritti di cui fu autore, in particolare a quei Dialoghi (4) per cui anche in Oriente era conosciuto come Gregorio Dialogos. Ma il pontefice oculato amministratore di enormi patrimonia immobiliari nonché accorto uomo politico era, in ogni caso, figlio del suo tempo, per cui nei Dialoghi -redatti a scopo di edificazione per illustrare le virtù taumaturgiche dei santi italiani, indubbiamente non inferiori a quelle dei santi orientali -descrive un mondo in cui realtà e fantasia si intrecciano in una visione che soltanto la mentalità altomedievale poteva accettava acriticamente. Così, il protagonista del IV capitolo del I libro, l'abate Equizio in Valeriae provinciae partibus diventò famoso e fu universalmente apprezzato per la sua vita esemplare e per aver fondato in quella terra numerosi monasteri. Ma da giovane, secondo quanto narra Gregorio, a lungo aveva invocato l'intervento divino per essere liberato dalle tentazioni della carne, finché una notte gli era apparso un angelo che omnem motum ex genitalibus ejus membris abscideret, cosicché, ormai svincolato dai richiami del sesso, aveva potuto istituire e dirigere anche dei conventi femminili. In tal modo, a seguito di questo primo miracolo, Equizio ebbe la possibilità di diffondere ulteriormente nella Valeria la pratica dell'ascesi popolando di monaci quella provincia sull'esempio degli anacoreti d'oriente insediatisi nella Tebaide già due secoli prima. Non fu questo l'unico evento miracoloso nella vita di Equizio. Un bel giorno fuggì da Roma un tale Basilio, indagato per certe sue pratiche magiche (5). Travestito da monaco riparò nella Valeria e si recò da Castorio, vescovo di Amiternum (6) al quale si raccomandò per essere presentato ad Equizio. Sosteneva, infatti, che voleva essere ammesso nell'ordine di quel santo padre. Ma quando il vescovo gli portò il falso monaco, subito Equizio esclamò: "Hunc quem mihi commendas, Pater, ego non video monachum esse, sed diabolum", avendo già scoperto l'inganno. Tuttavia, poiché il vescovo insisteva, si vide costretto ad ubbidire e ad accettare il nuovo venuto. Ma alcuni giorni dopo, mentre Equizio era in viaggio per le sue predicazioni, una monaca che si trovava in uno dei suoi conventi, quae iuxta carnis hujus putredinem speciosa videbatur, bella sotto l'aspetto della carne destinata a marcire,
2022
Dopo 70 anni di politiche regionali, il divario economico tra il Nord e il Sud d'Italia, secondo i principali indicatori macroeconomici (PIL pro capite, consumi e investimenti, produttività, occupazione), non è diminuito. Una significativa riduzione del gap si è registrata tra il 1950 e il 1975 (l'epoca 'd'oro' della politica regionale nazionale), ma dall'avvento della Politica europea di coesione, le cinque regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, secondo la classificazione UE, cioè Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sono regredite in termini di PIL pro capite al livello dei primi anni del secondo dopoguerra, anche se le loro strutture sociali e produttive sono cambiate in modo significativo. Queste regioni rimangono tra le meno sviluppate e registrano i tassi di crescita del PIL più bassi tra le regioni NUTS2 dell'UE. Perché? Cosa distingue le regioni dell'Italia meridionale dalle altre regioni europee in ritardo di sviluppo, che sono state in grado di meglio sfruttare le opportunità offerte dalla Politica europea di coesione? E, all'interno del Mezzogiorno, perché alcune regioni hanno ottenuto risultati migliori-in termini aggregati-rispetto ad altre? E all'interno di ciascuna regione, perché alcuni luoghi registrano migliori performance di altri? Il progetto di ricerca ha due obiettivi. In primo luogo, si propone di rispondere alle domande poste sopra e identificare i motivi per cui alcune regioni e località del Mezzogiorno si stanno dimostrando incapaci di superare la 'trappola' del sottosviluppo, mentre altre hanno registrato progressi. In secondo luogo, sulla base dei risultati della ricerca, si propone di fornire indicazioni di policy per rendere più efficaci le politiche regionali, specie nelle aree rimaste indietro. Per ulteriori informazioni sul progetto si veda http://www.prin2017-mezzogiorno.unirc.it/it/
IL TESORO DI MONETCRISTO , 2014
L’isola di Montecristo, con i monaci del suo monastero e la loro fede cristiana,la città di Genova ,con il principe Andrea Doria ammiraglio della flotta cristiana,Costantinopoli da poco conquistata dall’islam che ha cambiato nome in Stambul, con il sultano Solimano il Magnifico,il Legislatore, turco ottomano,le coste del nord Africa,con Dragut,gran Rais della flotta barbaresca turco ottomana,con la sua ciurma e fede nell’islam,sono i protagonisti del romanzo. Dragut vuole distruggere Genova per vendicarsi con Andrea Doria che lo fece prigioniero e lo mise schiavo al remo. Coinvolge Solimano il Magnifico in una spedizione navale contro la repubblica di Genova dopo essere andato ad Istanbul a convincerlo. Confida nell’effetto sorpresa: la flotta turco ottomana in gran segreto si riunisce tutta all’isola di Giannutri e veleggia minacciosa verso Genova. Ma l’effetto sorpresa sapientemente costruito da Dragut non riesce perché Andrea Doria aiutato dai monaci di Montecristo lo sventa. Era infatti accaduto che i monaci montecristini tormentati dalla paura di essere assaliti dai turchi avevano chiesto aiuto a Doria per difendere il loro monastero. Doria aiuta i monaci perché capisce che così facendo difende anche la città di Genova.Nasconde ingenti somme di denaro della Casa delle Compere nel monastero dell’isola di Montecristo e addestra gli stessi monaci al combattimento,all’avvistamento e alla segnalazione di galee musulmane. Dopo la sconfitta in mare davanti a Genova,Dragut ,con quello che resta della sua flotta,nel viaggio di ritorno mette a ferro e fuoco il monastero di Montecristo difeso dai monaci. Fa una carneficina ma ne salva uno solo. Il romanzo per l’azione narrata,per i protagonisti, diventa “affresco” del mar Mediterraneo in quanto questo mare bagna tutti i luoghi dove si svolge l’azione narrata. Su questo stesso mare i personaggi vivono ed agiscono in due mondi e in due modi differenti d’intendere la fede in Dio: quella cristiana e quella musulmana
In verità, certamente e senza dubbio, il di sotto è uguale al di sopra, e il di sopra è uguale al di sotto, per trarre i miracoli da una cosa. Così come tutte le cose derivano da Uno e dal pensiero dell'Unico, tuttavia tutte le cose nascono da questo Uno mediante la loro unione. Il loro padre è il Sole, la loro madre è la Luna, il vento li allevò nel proprio ventre e la nutrice fu la Terra. L'Uno è il padre delle meraviglie del mondo intero. La sua forza è possente quando si sviluppa in Terra. Separa la Terra dal Fuoco e il sottile dal grosso, dolcemente e soavemente. S'alza dalla Terra al Cielo e da qui ritorna alla Terra per ricevere la forza dall'alto e dal basso. Possederà la Luce di tutto il mondo, e le tenebre si allontaneranno. E' la forza di tutte le forze, penetra nel sottile e nel solido. Pertanto questo mondo è stato creato a somiglianza di un altro mondo più grande. Per questo si compiranno prodigi, per questo mi chiamo ERMES TRISMEGISTER Posso e posseggo i tre elementi della saggezza del mondo intero. Termina qui ciò che ho detto per opera del Sole. (tratto da: IL VELO D'ISIDE di H. P. BLAVATSKY) La tradizione afferma che sul corpo morto di Ermete a Hebron, è stata trovata da un "Isarim" o iniziato, la tavola con il nome di Smaragdina. Essa contiene alcune sentenze, la cui essenza costituisce la saggezza ermetica. E coloro che leggono soltanto con gli occhi corporei i precetti non diranno nulla di
Storia in Network, 2020
1 aprile 2020 - da Storia in Network. E' il simbolo dei campi nazisti di lavoro forzato, il più duro fra tutti, il più segreto di tutti. "Dora" è l'acronimo di Deutsche Organisation Reichs Arbeit (Organizzazione del Lavoro del Reich), nome in codice per indicare le strutture concentrazionarie di lavoro forzato degli schiavi di Hitler. Il campo di Mittelbau è il più infernale, nel suo senso letterale, perché si dirama per quindici chilometri nelle viscere della terra, nel cuore della Kohnstein, la collina della Turingia, nei pressi della città di Nordhausen.
A. Meriani - G. Zuchtriegel (a cura di), La Tomba del Tuffatore. Rito, arte e poesia a Paestum e nel Mediterraneo d'epoca tardo-arcaica, Pisa (ETS), pp. 49-55., 2020
Since the years immediately following its discovery, the Tomb of the Diver has been compared with Etruscan funerary paintings. In order to explore these relations, I will focus on the main topics of the scientific discussion. Archaeologists and art historians mostly have concentrated on stylistic relationships, iconographic programs and, more specifically, on who commissioned the tomb. This approach helps overcome the problem of the Etruscan origin and its owner, allowing us to focus on its social dimension. The buried person was part of an aristocratic elite, ethnically transversal, and exhibited his ideological distinction through a privileged relationship with Dionysus. The use of representing the symposium in relation to death was common to both Greek and Etruscan aristocracies, it constituted the adherence to a privileged cultural model, and codified an individual solution to the passage of death by distinguishing a small social group from the community.
Indice Parte I Analisi dei dati aggregati: il settore a livello nazionale e locale, i distretti produttivi Il settore del Tessile/Abbigliamento 1. Il contesto nazionale Il settore Tessile/Abbigliamento (T/A) in Italia è un sistema complesso dove convivono aziende con caratteristiche dimensionali, organizzative e commerciali molto diverse e con un tasso di innovazione molto elevato. E' un settore al cui interno coesistono numerosi comparti e nicchie, in continuo mutamento, che spesso rendono difficile l'analisi attraverso i modelli ufficiali di monitoraggio statistico-economico. L'industria del T/A riveste grande importanza per l'economia italiana: essa è unica, ricca di vitalità, innovativa e leader mondiale nelle fasce di mercato a maggior valore aggiunto. Il principale asset competitivo del T/A italiano è la continua tensione verso l'innovazione, la costante offerta di prodotti originali, altamente distintivi, in grado di comprendere, soddisfare ed anticipare le esigenze e i desideri dei consumatori nei mercati internazionali. Il successo dell'industria italiana è determinato dall'interazione virtuosa di una sofisticata rete che lega le lavorazioni della materia prima alla distribuzione finale, il design alla produzione meccano-tessile; una rete in cui la forza di ogni singolo elemento è al tempo stesso causa ed effetto della forza di tutto il sistema. Il T/A non solo occupa un rilevante numero di addetti 1 (oltre 800.000 unità, con un'incidenza sull'industria manifatturiera del 16,6%) e produce una quota rilevante del valore aggiunto 2 dell'industria italiana (circa 27.715 miliardi di euroultimi valori disponibili al 2004), ma costituisce anche una sorta di bandiera dell'industria e dell'immagine italiana nel mondo. 1 Dati Istat relativi all'8° Censimento generale dell'industria e dei servizi -Anno 2001. Cfr paragrafo 7 sull'occupazione nel quale sono riportati i dati aggiornati al 2004 relativi al "Registro statistico delle unità locali delle imprese -Istat, diffusi il 19 dicembre 2006. 2 Dati Istat relativi ai conti economici regionali, diffusi il 23 gennaio 2007.
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in Dizionario Biografico degli Italiani, 96, 2019
Santuario di Montetosto, 2017
ARCHEOLOGIA MEDIEVALE 2004