Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2004, SIMG 2004, 5-6, ottobre-dicembre
…
4 pages
1 file
Introduzione L'eutanasia, come deliberata azione (ma anche come omissione di un'azione dovuta) finalizzata ad ... Esiste un diritto a morire? Gli avvenimenti in ambito internazionale (referendum sull'eutanasia in alcuni Stati nord-americani, la proposta di risoluzione del ...
in: "Verifiche", XXVII, nn. 3-4, pp. 339-348., 1998
Alcuni significativi avvenimenti verificatisi a partire dal 1993 hanno segnato una svolta nel dibattito sull'eutanasia e sul suicidio assistito: in particolare la depenalizzazione della pratica dell'eutanasia attiva volontaria nei Paesi Bassi (la legge è stata approvata nel 1993 ed è entrata in vigore nel 1994) e la legalizzazione dell'eutanasia attiva volontaria nei Territori Settentrionali dell'Australia (1995), poi revocata nel marzo 1997 dal Parlamento Federale australiano. A questi eventi si sono aggiunti i pareri espressi da due Corti Federali di Appello statunitensi che nel 1996 hanno dichiarato incostituzionali i divieti che impongono ai medici di astenersi dal prescrivere farmaci in dosi letali a pazienti terminali, sapendo che l'uso di tali farmaci è finalizzato al suicidio e il conseguente giudizio della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha accettato i ricorsi contro le due sentenze delle Corti di Appello. Da ultimo, la legalizzazione dell'eutanasia attiva volontaria in Colombia. La significatività di tali eventi pone l'accento sul modo di affrontare i dilemmi etici privilegiando le soluzioni di ordine giuridico. Il tema dell'eutanasia e del suicidio è stato affrontato e discusso dal punto di vista etico-filosofico, giuridico, sociale, religioso senza che, fino ad oggi, sia stato raggiunto un accordo morale unanime sulla liceità o illiceità della "buona morte". La realtà concreta ha, per contro, mostrato una diffusa realizzazione illegale dell'eutanasia attiva e del suicidio medicalmente assistito: alcuni Stati hanno pertanto ritenuto opportuno stabilire delle norme giuridiche per permettere di fatto una pratica che non si ponesse fuori della legge.
2021
rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L'un compito è proprio del genio che crea, l'altro della perspicacia che perfeziona» Denis Diderot Eutanasia illegale: alcune considerazioni non popolari. 10 ottobre 2021 di Alessandro Pizzo Lascia un commento La filosofia è sguardo creatore dell'orizzonte; sguardo in un orizzonte (Zambrano, L'uomo e il divino, p. 245) Il conflitto etico e le buone ragioni. Nel convulso e caotico crocevia dei recenti eventi internazionali (Afghanistan), delle polemiche interne su vaccini e greenpass, ancora freschi di campionato europeo appena vinto, c'è un movimento referendario che sembra aver raggiunto la soglia delle 500mila firme, tappa fondamentale per potersi validamente candidare a momento di convocazione dei seggi. È la proposta chiamata "Eutanasia legale", sulla quale svolgerò in questa sede alcune veloci ed efficaci considerazioni non popolari, ovvero che non piaceranno ai più, e probabilmente proprio ai promotori referendari e ai loro molteplici sostenitori, tifosi e partigiani. Forse si vorrebbe che io prendessi, sin d'ora e nettamente, una posizione, pro o contro l'oggetto del contendere, la legalizzazione dell'eutanasia. Ma non lo farò. Innanzitutto, perché uno schierarsi preliminare di per sé non è efficace nel conferire fondatezza alla posizione che s'intende sostenere. E, in secondo luogo, perché l'oggetto del contendere non è automaticamente o nativamente prendere le une o le altre parti quanto, e piuttosto, mostrare quanto vi sia di errato nella proposta "Eutanasia legale". Immagino che alcuni potrebbero già dirmi "va beh, se non sei d'accordo, allora non puoi parlarne". Ma questo è un violento modo di procedere che nega a priori qualunque possibile serio e costruttivo confronto. Anzi, è un negare validità all'interlocutore, né più né meno che dire che in quanto uomo, ad esempio, non potrei occuparmi di questioni di genere. Oppure che non essendo ricco, io non possa interessarmi dei ceti sociali superiori. Oppure ancora che non essendo genitore, non possa sensatamente discutere dell'educazione dei figli. Gli esempi sarebbero innumerevoli, ma ragione vuole che comunque ci si esprima e solo dopo si valuti la bontà degli argomenti, senza esclusioni aprioristiche degli interlocutori. Allora, posso pure immaginare la scontata risposta di certi interlocutori; "Va beh, ma siete in pochi, forse solo tu, a vedere le cose in questi termini". Non è un'obiezione forte, anzi, a dispetto dell'apparente forza, denota una profonda debolezza. La bontà non dipende dal consenso, ma dal valore degli argomenti. Le questioni bioetiche, d'altro canto, possono vantare un massimo di polarizzazioni tra opposte posizioni, quando non anche tra vere e proprie fazioni contrapposte. Detta polarizzazione rende di per sé interessante l'applicazione dell'etica alle questioni concrete, a patto però che si faccia «della buona filosofia» (Hare, Perché occuparsi di etica applicata? 20), ma anche oltremodo arduo trovare un accordo, un consenso, una convergenza, un bilanciamento tra gli opposti interessi. Ad ogni modo, però, la differenza di posizione dovrebbe essere un pregio per il dialogo nell'agone pubblico (Hare, Perché occuparsi di etica applicata? p. 31 e sgg.), e non uno strumento metaetico per la cancellazione della posizione avversa. Per dirla con Lecaldano, bisogna «cercare un superamento del disaccordo mediante il ricorso ad argomentazioni razionali» (La sfida dell'etica applicata e il ragionamento in morale, p. 42). Dunque, rifiutarsi di prendere in considerazione le tesi che non condividiamo è sbagliato perché il legittimo confronto
Abstract L’eutanasia è un fenomeno multiproblematico ed, infatti, per la definizione delle sue diverse sfaccettature si rendono utili le discipline medico-legali che hanno la peculiarità di costituire un tramite tra la biologia e qualsiasi altra regola di comportamento appartenente al contesto sociale e giuridico della società moderna. Quindi, la particolare duttilità di questa materia permette di esaminare la tematica in questione sotto diversi punti di vista tra i quali si è preferito scegliere quello medico e giuridico, in quanto è proprio in questi due ambiti che l’eutanasia accende le maggiori discussioni. Infatti, non essendo disciplinata in molti degli ordinamenti giuridici ed internazionali e trovando la sua unica regolamentazione in atti di comitati etici, nella soluzione di casi giurisprudenziali e nella deontologia medica, crea non poche difficoltà al comportamento dei medici e delle corti nella valutazione dei casi concreti. Andando alla ricerca delle soluzioni che sono state assunte per risolvere la questione “eutanasia”, sono stati esaminati casi giurisprudenziali, leggi interne e deontologia medica, sia in ambito comunitario che in quello internazionale. Per quanto riguarda la posizione degli organi comunitari, quali il Consiglio d’Europa e il Parlamento europeo, non sembra che ci sia una volontà di prendere una posizione definitiva sull’eutanasia in quanto la considerano un argomento medico/sanitario di competenza dei singoli Stati. Questo è quanto è stato espresso anche attraverso l’approvazione nel 1997 della Convenzione di Oviedo che ha permesso all’ Olanda e al Belgio di raggiungere nel 2002 una regolamentazione legislativa sull’eutanasia attiva: nel primo caso attraverso l’emanazione della legge sulle “Procedure di controllo sull’interruzione della vita su richiesta e sul suicidio assistito”; nel secondo attraverso il “Progetto di legge relativo all’eutanasia”. La Corte europea dei Diritti dell’ Uomo invece è stata più chiara: nella sentenza Diane Pretty v. Regno Unito ha negato la legittimità dell’eutanasia attiva ma ha affermato la liceità dell’eutanasia passiva volontaria. La scelta olandese e belga non è stata seguita da tutti gli altri stati europei ed anglo-americani che tendono a muoversi verso il riconoscimento dell’eutanasia passiva volontaria e non volontaria. Le procedure seguite sono differenti: in Svizzera la legittimità dell’eutanasia passiva è riconosciuta direttamente dal codice deontologico della Federazione dei Medici Svizzeri e i procedimenti d’attuazione vengono disciplinati dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche; nei Paesi di common law si è partiti da una giurisprudenza favorevole a queste pratiche (casi Bland, Miss B, e Cruzan) e si è arrivati all’emanazione di leggi che le rendono legittime (ad esempio il Mental Capacity Act del Regno Unito). Ormai, quindi, tutte le legislazioni di civil law e common law garantiscono a pazienti capaci ed incapaci d’intendere e di volere il diritto al rifiuto delle cure, anche se salva vita. Anche le organizzazioni mediche, che si oppongono totalmente all’eutanasia attiva, rimanendo fedeli al principio ippocratico del “non nocere”, affermano che il prolungamento dei trattamenti medici contro la volontà del paziente violi il suo diritto all’autodeterminazione e sia contrario ad ogni etica medica. Inoltre, prevedono la possibilità di esprimere il rifiuto alle cure attraverso la redazione di direttive anticipate o la nomina di un rappresentante legale che faccia le veci del paziente divenuto incapace a causa di una malattia degenerativa. In Italia, dopo anni di torpore, qualcosa si sta muovendo. Il diritto al rifiuto delle cure mediche è garantito sia dal codice di deontologia medica, sia dalla Costituzione Italiana, ma questo non avviene nel caso in ci cui si trovi di fronte a trattamenti salva vita. Questo diritto è stato riconosciuto dalle ultime pronunce dei tribunali del 2007 sui casi Welby ed Englaro: nel primo caso per soggetto capace, nel secondo per soggetto incapace nel rispetto di determinate condizioni. Intanto nel 2006, proprio sotto la spinta di questi due casi giurisprudenziali, c’è stata la riforma del codice deontologico medico, nel quale si specifica che nel caso di rifiuto espresso da un paziente competente e contenuto in documento scritto, questo dovrà essere rispettato dal medico, mentre in caso di paziente in fase terminale ed incosciente, la sua vita potrà essere artificialmente sostenuta fino a che venga meno definitivamente ogni possibilità di recupero e le decisioni da adottare a riguardo dovranno essere discusse con un genitore, tutore o amministratore di sostegno.
Mentre scrivo questa breve relazione, Eluana Englaro, ormai da più di diciassette anni, giace inerte ed incosciente nel letto di una clinica. Ed intanto, nel grande circo mediatico della carta stampata, della televisione e della rete internet, politici, giornalisti, uomini di chiesa, filosofi, medici, giuristi, nonché genitori di "altre Eluana" o semplici e comuni cittadini dibattono senza tregua e con gran disinvoltura di vita e di morte, di giustizia e di ingiustizia, di libertà e di repressione, tutti accomunati dal medesimo fine: tutelare Eluana, i suoi diritti e la sua dignità. I dubbi sono quelli di sempre, sono quelli che hanno diviso le coscienze di fronte all'esplicita richiesta di morte di Ramon Sampedro e di Piergiorgio Welby, sono quelli che hanno lacerato gli animi dinnanzi alle immagini di Terry Schiavo e del suo vuoto sorriso.
2017
Eutanasia: dalle aporie al metodo pragmatico dell'etica combinatoria 1. Introduzione 2. L'aporia filosofico-metodologica, la proposta di Reichlin e la soluzione pragmatica 3. La soluzione combinatoria all'aporia filosofico-metodologica 4. Gli stati vegetativi permanenti 5. Eutanasia attiva? 6. L'aporia deontologica e possibile soluzione 7. L'aporia legislativa e possibile soluzione -Reichlin, Kamisar e D'Agostino 8. L'aporia religiosa: alcune suggestioni, in chiusura Bibliografia in favore dell'eutanasia in molte sue forme. Oggi, fortunatamente, l'eutanasia si è allontanata dall'eugenetica -alla quale era strettamente associata nel secolo scorso 1 -e questo ci consente una sua valutazione più serena e meno condizionata da spettri del passato, i quali, se vanno considerati e condannati come la strada da non percorrere, non ci devono impedire di affrontare con diligenza tutte le possibili conseguenze di un'argomentazione ragionevole.
2020
This paper presents and critically discusses some profiles that connected the issues of euthanasia and organ donation in recent international debate. The contexts in which new forms of donation, linked to euthanasia, are being discussed, are in particular those in which there is already legislation allowing the practice of euthanasia. However, since these are interesting topics, a critical analysis is proposed, also referring to a possible scenario, which could also concern, in the future, the Italian reality.
Si tratta, tuttavia, di verificare se le cose stanno davvero così.
Fare il medico, o una delle tante professioni sanitarie, è una scelta che riscontra ancora molto interesse tra i giovani. Prova ne sono le aule affollate ai test per l’ammissione alla facoltà di medicina e a tutti i corsi per le professioni sanitarie. Per tentare di capire meglio cosa spinge oggi alla scelta di un percorso di studio che mira alla cura delle persone (e non solo delle malattie) abbiamo voluto capire cosa ci fosse al di là delle prospettive di lavoro che queste professioni offrono. Abbiamo perciò avviato una ricerca sociologica con somministrazione di questionario agli alunni dell’ultimo anno di studio di alcuni istituti scolastici della città di Salerno. Il tema che ci interessava sondare erano le motivazioni che inducono i giovani a questa scelta e le loro opinioni, la loro percezione anche dei professionisti e dell’assistenza sanitaria nel suo complesso. La ricerca ci conferma che questi ragazzi sono animati dalle migliori intenzioni di natura umanitaria, talvolta dopo aver sperimentate anche sulla propria pelle la sofferenza. E tutto ciò, ci dice ancora la ricerca, nonostante la percezione non certo positiva che loro hanno di chi oggi esercita questa professione. Ed il dato inquieta non solo per l’aspetto meramente di natura economica, ma soprattutto perché a questo si associa anche quello relativo agli aspetti relazionali e quindi l’ umanizzazione del rapporto medico-paziente. E quindi è doverosa la domanda relativa al ruolo che il percorso di studio esercita nella formazione non solo scientifica, ma anche umana di questi ragazzi. Domanda questa, al momento, ancora senza risposta.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Danno e responsabilità, 2008
Firenze University Press, 2005
Immoderati, 2021
Pareri del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi
Biodiritto – rivista interdisciplinare di bioetica e diritto, 2012
BioLaw Journal - Rivista di BioDiritto, 2023
MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni, 2019
BioLaw Journal, 2021
I NUOVI ORIENTAMENTI DELLA CASSAZIONE CIVILE a cura di CARLO GRANELLI 2021 VINCENZO BARBA UN ALTRO “NO” ALLA GENITORIALITÀ OMOSESSUALE: TRA PREGIUDIZI E ORDINE PUBBLICO E DISCRIMINAZIONI, 2021
Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 2020
QUESTIONE GIUSTIZIA, 2013
Giurisprudenza penale , 2020