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2015
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68 pages
1 file
A history of the Italian generation of post-Communist leaders
Veredas do Direito: Direito Ambiental e Desenvolvimento Sustentável
L’articolo discute il tema del rapporto tra diritto e approccio ecosistemi-co nella prospettiva dei limiti del diritto costituzionale di fronte alla con-dizione attuale di “deficit ecologico” del Pianeta (“tirannia delle piccole decisioni”, disfunzionalità dei poteri, irresponsabilità). Questi limiti sono la conseguenza del carattere “fossile” del diritto moderno, definitivamente separato dai bisogni naturali di sopravvivenza della specie umana. Attual-mente esistono due tentativi di superamento di questi limiti in nome della “conversione ecologica” degli stili di vita e della “transizione ecologica” del sistema di produzione: il metodo “ottativo”, strutturato per obiettivi e regole secondarie; il metodo “prescrittivo”, fondato su regole primarie di nuovi doveri verso la natura.
2017
In this paper I will compare A. Honneth's neo-socialist project with J. Habermas' proposal of a post-secular society. Since both of these approaches are aimed to contrast with neoliberal theories, I will give explanation of my preference for Habermas'. I will do that by considering the relationship between the concepts of utopia , liberty and society.
B@belonline (Vol. speciale 2021 Il nuovo atlante di Sophia/ Sophia’s New Atlas, 2021
Bietica&Società, 2012
Costruire o riprogrammare l'uomo: sembra solo un titolo sensazionalistico atto a catturare l'attenzione di distratti lettori e, tuttavia, la tecnoscienza degli ultimi decenni ci ha abituato a un'inversione dell'abituale canone dialettico scienza/fantascienza rendendo operativa ancor prima che narrativa ogni possibilità d'intervento sulla realtà. Così se Giulio Verne poté essere definito da Franz Born L'uomo che inventò il futuro (1967), oggi assistiamo alla difficile rincorsa della letteratura, nell'organizzare in una narrazione coerente e conseguente, gli scenari che la tecnica mette a disposizione. Ma non è solo la fantascienza a trovarsi nello scomodo ruolo di ancella descrittiva. Anche l'analisi sociologica e antropologica sembra arrancare di fronte alla magmatica metamorfosi identitaria che emerge nell'ultimo decennio del Novecento. Per non parlare dell'etica, che con Van Potter (1971) a partire dagli anni '70 si fa bioetica, trovandosi a svolgere l'ingrato compito censorio e perciò stesso, funestata da un ritardo implicito, costretta a discutere di prassi già surclassate da nuove potenzialità. Il prefisso "bio" nella seconda metà del secolo breve e quello "neuro" degli ultimi decenni modificano e strutturano nuovi campi del sapere in economia, politica, etica a stigmatizzare cesure ma soprattutto a sottolineare la cogenza di richiami forti alle nuove conoscenze scientifiche. Clonazione, sistemi ibridi, anticorpi monoclonali, nanotecnologie, chimerizzazione, computer organici: il susseguirsi di capacità operative sempre più invasive, vale a dire in grado di entrare nel cuore stesso del sistema identitario, con la conseguente proiezione di orizzonti prossimi venturi capaci a un tempo di entusiasmare come di disarmare -quali il mind-uploading, l'ibernazione, l'immortalitàha dato vita a un clima culturale con una forte connotazione, per molti versi in netto contrasto rispetto al tranquillizzante -seppur in declino e ammorbato da incapacità nel rispondere alle crisi della contemporaneità -paradigma umanistico i .
Umanesimo e/o neo-umanesimo , 2012
Nel settembre del 1997 Kevin Wright si fa amputare la parte inferiore della gamba sinistra da Robert Smith, omonimo del frontman dei Cure ma più prosaicamente un chirurgo del Falkirk District Royal Infirmary di Falkirk, in Scozia. Alcuni mesi dopo il dottor Smith è chiamato a eseguire un simile intervento anche su un paziente tedesco, Hans Schaube. Particolare interessante: in entrambi i casi gli arti sono perfettamente sani.
Contratto sociale, scelto consapevolmente da ciascun individuo, 2024
A molti individui appare inumano ed insensato il doversi adeguare a vivere in un tipo di società che, per la sua iniquità, la sua limitata libertà, non consente agli individui di realizzare, pienamente, i propri obiettivi, non consentendo agli individui di individuare il senso della vita (comunque diverso, ed antitetico, rispetto al senso ed alle finalità della società basata sulla statualità), di esprimere pienamente i propri bisogni di individualizzazione e di socialità. Tale adattamento (od integrazione), spesso inconsapevole, non pare, generalmente, consentire reali alternative, che non siano il rifugio nella follia o nella disperazione. Ad esempio: la retribuzione (nelle società contemporanee) viene fatta sulla base, soprattutto, di casualità e di “meriti” derivanti dalla collocazione sociale della famiglia in cui capiti a vivere un dato individuo. Ma, in alcuni casi fortunati, la retribuzione viene fatta in base all’apprezzamento che dell’opera di un dato individuo viene fata dai fruitori di quella specifica opera. Questo determina iniquità macroscopiche (come la distanza abissale che separa, ad esempio, la retribuzione di un calciatore professionista, od una “star” famosa dello spettacolo, da quella di professionisti capaci, nei campi professionali meno soggetti all’acquisizione della gloria derivante dalla fama), iniquità che dovrebbero meglio essere qualificate come: sfruttamenti ed oppressioni di varie tipologie, la cui specifica analisi e definizione può essere oggetto solo di una trattazione più ampia. Ai filosofi, così come, generalmente, a tutti i tipi di “intellettuali” e “scienziati sociali” sfugge l’analisi di un importante elemento costitutivo delle società umane e del comportamento degli esseri umani: è quella che, nel gergo comune, è definita la stupidità o la cretineria, meglio definibile come irrazionalità, ossia la tendenza a fare del male a sé stessi od ai propri simili, tendenza che è nella natura delle società organico-stratificate, come, ad esempio, le società basate sulla statualità (si pensi alle guerre ed alle infinite iniquità di tutte le società basate sulla statualità) ma è, anche, in una certa misura, derivante dalla manifestazione stessa degli esseri umani. Se appare naturale rinunciare ad un tipo di società che sia in contrasto, palese, con la natura umana, i suoi bisogni ed i suoi scopi, non altrettanto naturale appare rinunciare ad una parte della manifestazione della natura umana, la quale inibisce la realizzazione della felicità dei singoli individui e delle collettività. Eppure è ciò che gli individui possono fare, e debbono fare, ove vogliano realizzare la propria felicità, ed evitare il contrasto tra: le proprie individualità e socialità naturali, e la realtà sociale in cui vivono, realizzando, così, anche la felicità sociale. L’irrazionalità, entro certi limiti, fa parte della natura cosmica e della natura umana, ma gli effetti di tale irrazionalità possono essere neutralizzati o controllati, come avviene a livello macrocosmico, dove la casualità non impedisce al cosmo di sussistere e di continuare ad espandersi (come riconosce la fisica moderna, che ingloba la fisica classica, oltre alla meccanica quantistica, alla teoria del caos e della complessità). La stessa cosa può avvenire per gli esseri umani e per la società che essi possono, coscientemente, progettare e costruire. L’alternativa alle società storicamente formatesi, in modo inconsapevole e non progettato consapevolmente, non può realizzarsi senza una cosciente progettazione, sulla base della conoscenza adeguata, e cosciente, degli elementi di inumanità, presenti nelle suddette società. La progettazione di un nuovo modello di società, che tenda a realizzare, compiutamente, la soddisfazione dei bisogni più autentici degli individui e delle loro finalità, non può che essere opera degli individui che siano coscienti dell’inadeguatezza e dell’inumanità della realtà sociale in atto. Occorre, dunque, superare la società dell’inevitabilità (che è la società in cui noi tutti viviamo, senza averla scelta e senza essere coscienti della sua essenza, dei suoi meccanismi e delle sue finalità) e realizzare la società della desiderabilità, coerente con la natura umana, i suoi bisogni, desideri e finalità. La formulazione di un embrione di progettazione degli elementi basilari di un nuovo modello di società umana, può consentire, a chi lo desideri, di valutarne la consistenza e l’adeguatezza, fornendo il proprio contributo ad approfondirne lo studio, formulando le proprie proposte e visioni di quella che, per ciascuno di essi, dovrebbe essere la società che possa consentire la propria piena realizzazione e la pienezza della felicità individuale e sociale. La proposta di un nuovo modello di società, si rivolge a tutti gli individui che vogliano interessarsi all’argomento e che ritengano desiderabile, ed in certo qual modo necessaria, la costruzione di un nuovo modello di società, che sia alternativo rispetto alla società oggi esistente. Tale proposta non intende rivolgersi ai meccanismi, ed alle stratificazioni, della società oggi in atto, nella consapevolezza che tutti i tentativi di riformare questa società sono falliti od hanno generato, solo, inutili e sanguinosissime forzature, che hanno provocato solo immani sofferenze e, molto spesso, solo un regresso effettivo della condizione umana. Saranno, quindi, individui coraggiosi ed intraprendenti che possono porre le basi per un’alternativa autentica alla condizione umana attuale, la quale permetterà agli individui del futuro di scegliere, liberamente, il modello di società ad essi più confacente e soddisfacente per i loro bisogni, desideri e finalità.
L'urgenza assunta dalle questioni ecologiche e la diffusione del pensiero ecologico spingono oggi a mettere radicalmente in discussione quelli che sono stati i modelli di accesso e condivisione delle risorse, ponendo sotto esame lo stesso diritto delle comunità umane a tale sfruttamento. A un modello di crescita continuata e illimitata, che ha caratterizzato molte società umane e quella occidentale in particolare (Bateson, Bookchin), si contrappone la consapevolezza della necessità di un punto di vista non-solo-umano, che superi le narrazioni e le gerarchie sulle quali si è a lungo basato il rapporto tra sistemi sociali e sistemi ecologici (Holling, Westley). L'esito delle strategie del passato e la necessità di gestire un ampio deficit ambientale, a fronte di una popolazione mondiale in crescita, implicano – nel tentativo di evitare una crisi ecologica (Diamond, Liu) – un mutamento della relazione tra sistemi sociali ed ecologici nella direzione di una rinuncia, almeno parziale, alla loro separazione nei tradizionali termini di società e ambiente. La transizione verso uno “stato ecologico”, ovvero una forma sociale nella quale i principi desunti dalla scienza ecologica siano ideologia fondativa e principio di valutazione (Naess), implica l'accettazione di una limitazione della crescita dell'umanità come specie (Dietz, Goldsmith & Allen); una scelta dalle enormi conseguenze culturali che erode presupposti oggi considerati libertà irrinunciabili e necessarie per la realizzazione dell'individuo (Hardin), mutando il senso dell'appartenenza al gruppo sociale organizzato in stato. Se infatti tale appartenenza è stata ritenuta fondata sulla presenza di un vantaggio della consociazione rispetto a uno status pre-sociale – sin dagli inizi della moderna riflessione filosofica sul tema (Locke, Rousseau) e fino a quella sociologica (Durkheim, Tönnies) – le caratteristiche che lo “stato ecologico” sembra sovente assumere, assimilabili a quelle di una società scientifica (Russell), rischiano d'essere lontane da una sostenibilità umana, ponendo vincoli talmente gravi da allontanare eccessivamente fini statuali e individuali (Russell), indebolendo il legame solidaristico sul quale la consociazione stessa si fonda (Locke, Toqueville). La formulazione di strumenti basati sulla convergenza di elementi della riflessione classica sulle ragioni della consociazione umana, concetti tratti dalle teorie ecologiche e alcune articolate proposte sul disegno di nuovi scenari di sviluppo, può consentire un'analisi efficace delle sfide poste dalle emergenze ecologiche ai sistemi sociali e alla loro capacità di rinnovarsi nel senso di un diverso rapporto coi sistemi ecologici, potendo fungere da elemento guida nella ricerca e nei processi di decision making.
Capitolo secondo: Animalità 2.1. L'antropomorfismo come risorsa 2.1.1. Per una soggettività relazionale non umana 2.1.2. «Prendere sul serio» le metamorfosi 2.2. A partire dagli animali 19 2.2.1. «La macchina funziona, l'animale vive»: la biologia di von Uexküll 20 2.2.2. Portmann: gli animali tra l'incanto e lo specchio 22 2.3. A partire dagli animali, verso l'umano 23 2.3.1. Hayao Miyazaki: tre film per un'ecologia animalista Capitolo terzo: Corpo 3.1. Il corpo che sente 3.1.1. Schilder e Straus: l'estesiologia tra il movimento e il paesaggio 3.1.2. I corpi degli altri tra differenza e condivisione 30 3.2. Il corpo ecologico 3.2.1. Straus, Ingold, Haraway: intorno alla categoria di corpo 3.2.2. Per un perno tra natura e cultura: il concetto di Stiftung 34 Conclusione 36 Bibliografia 38
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in L. Faldini, E. Pili (eds.), "Claude Lévi-Strauss: letture e commenti. Atti del convegno di Genova, 21-22 gennaio 2010", CISU (Roma), 2012, pp. 407-427
Le Parole e le Cose, 2024
Pedagogia e Vita, 2022
Animot. Rivista di studi critici sull'animalità, 2023
Im@go. A Journal of the Social Imaginary, 2015
In comune. Nessi per un'antropologia ecologica, 2023
ATUALIDADE TEOLÓGICA, 2012