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Altre Modernità
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Sin dall’antichità gli atti di violenza e i fatti di sangue compaiono in molte opere poetiche e letterarie, e in particolare in un genere teatrale, la tragedia attica, contraddistinto da un paradosso evidente: la violenza fisica o psicologica può essere presupposto o nucleo narrativo della trama, ma non è mai mostrata direttamente allo spettatore. Il trauma invece può essere di volta in volta narrato, rievocato, rivissuto dai protagonisti e dai comprimari. Con questo criterio si possono distinguere, tra gli adattamenti e rivisitazioni moderne della tragedia, quelli che scelgono deliberatamente di rappresentare violenza e trauma in scena, in modi più o meno espliciti, o privilegiano invece altre vie, talvolta anche con finalità terapeutiche.
Freud abbandonò la cosiddetta "teoria della seduzione" nel 1897 e trent'anni dopo, nel 1929, Sándor Ferenczi, ripropose la teoria del trauma infantile come causa specifica delle nevrosi: aveva ignorato le ragioni del Maestro e aveva riproposto una teoria superata? O era stato Freud a ingannarsi e Ferenczi aveva ristabilito una verità soppressa? E in ogni caso, si trattava della stessa teoria o era una teoria nuova? Ferenczi era "tornato indietro" oppure era "andato avanti"? Siamo poi proprio sicuri che Freud avesse davvero abbandonato la teoria della seduzione?
Ecologia della Mente, 2017
«Ahimè, Niccolò» disse lei «la vita è dura, e mol te cose tristi avvengono nel mondo intorno a noi. Tuttavia posso dirvi che al Signore piace scherza re, e che il da capo è uno dei suoi scherzi preferiti».
2016
1 Questo è il titolo dell'articolo pubblicato in lingua tedesca e in inglese. Il titolo originale della relazione era: Die Leidenschaften der Erwachsenen un deren Einfluss auf Character-und Sexualentwicklung der Kinder (Passioni degli adulti e loro influenza sullo sviluppo del carattere e sullo sviluppo sessuale dei bambini).
Medium senza medium. Amnesia e cannibalizzazione, il video dopo gli anni Novanta, a cura di Valentina Valentini e Cosetta G. Saba, 2015
This essay has been focused to line up some of the main exhibitions (organized mainly between Europe and Usa) and principal themes and theories emerged around the relation between video, cinema and moving image. Within an historical attitude my intention has been to go beck to the 90s in order to better understand the complex multilayered system of exchanges that has passed between the moving image arts. The crisis of traditional supports; the advent of digital projection and the relative consequence for video installation space and perception; a cinematic attitude towards an “archival impulse” emerged in the new artists video works; the centenary of cinema and its migration into the art field and museum institution; the dilution of video art into more expanded concept as “multimedia” and “moving image”; the relationship between cinema and contemporary art.
Le autrici mostrano la continuità esistente tra dittatura di Stato e dittatura privata, evidenziando quanto entrambe siano fondate sulla strategia del terrore più che della paura. Come nei regimi totalitari governati dal terrore è quasi impossibile, senza appoggi economici e socio-politici, articolare il dissenso o la resistenza, così il silenzio delle donne vittime di violenza, spesso incomprensibile, è invece un prodotto della passività impotente che chi esercita la dittatura privata intenzionalmente produce. Le ferite del corpo e della mente sono tali da non promuovere la fuga, come l'emozione della paura potrebbe determinare, bensì la sottomissione coatta e il terrore di morire se si tenta di uscire dalla passività. Sonoriportate estrapolazioni tratte da interviste a donne che hanno subito violenza all'interno di una relazione coniugale e che si sono rivolte a un centro antiviolenza del territorio campano dopo molti anni di permanenza nella relazione.Solo in presenza di un legame gruppale può farsi strada una strategia di resistenza o la possibilità di denuncia. Diventa allora rilevante il ruolo dei luoghi d'ascolto e di strutture protette in cui le donne possano sconfiggere il terrore che aveva disorganizzato ilpensiero e la parola per uscire dal silenzio con azioni appropriate. The authors show the continuity that exists between State Dictatorship and Private Dictatorship, pointing out how the both use a terror-based strategy rather than a fear-based one. If in the totalitarian regimes in which terror reigns it is almost impossible to organize the dissent or the resistance without an economic or socio-politic support, in women victims of violence the silence, often incomprehensible, it is the effect of the impotent passiveness intentionally produced by the Private Dictator; such wounds of the body and the mind don't enhance escapement, as fear naturally would, but forced
Domenicani a Bolzano, exhib. cat. (Bozen, Galleria Civica and Chiostro dei Domenicani, 20 March - 20 June 2010) edited by S. Spada Pintarelli, H. Stampfer, Archivio Storico della Città di Bolzano, Bolzano 2010, p. 184-191
2013
Indice La violenza normalizzata. La vittimizzazione (in)visibile della popolazione LGBT in Italia. Introduzione e presentazione di Cirus Rinaldi Luoghi di confino, linee di confine. Per un'ontologia anarchica dell'umano di Lorenzo Bernini Saperi spaesati di Marco Pustianaz Omofobia e repressione dell'omosessualità: il caso dell'Italia fascista di Lorenzo Benadusi «Ogni comprensione è sempre emotiva». Riconoscimento ed emotion work: gli stati emozional-sentimentali come inevitabili strumenti di interazione e conoscenza di Massimo Cerulo Appunti sull'utilità, o meno, della parola "omofobia" di Federico Zappino Lavorare come un gay. L'orientamento sessuale nelle politiche aziendali di Diversity Management di Fabio Corbisiero Diversity Management. Quale diversità? Quale normalità? di Dario Davì 9 39 51 58 85 97 105 124 Intersezionalità e riflessioni sull'omofobia di Maurilia Scamardo Per le sociologie marginali. Intersezionalità, disabilità e processi di soggettivizzazione fra gli LGBT sordi di Cirus Rinaldi Culture dell'infanzia e costruzione sociale dei generi di Cristina Scardamaglia Fuori e dentro i generi. Mascolinità, sessualità e domini simbolici in adolescenza di Alessandro Porrovecchio Bullismo omofobico e stigma di genere: intervenire nei contesti universitari di Claudio Cappotto La transessualità come oggetto di studio nella formazione professionale di Raquel (Lucas) Platero Costruire guerrieri. Autoritarismo e personalità fasciste nelle forze armate italiane di Charlie Barnao e Pietro Saitta Brevi osservazioni comparatistiche sulla evoluzione giuridica in tema di transessualità di Maria Chiara Di Gangi Omofobia: contributo al dibattito giuridico in Italia di Pietro Cinquemani Bibliografia Note sugli autori 135 155 177 202 237 249 261 287 307 321 351
Cul --de -sac Non appena lo scrittore realizza che lo scopo della sua vita è uno solo -mettere la parola fine al suo romanzo filosoficoun'imperiosa rivendicazione s'impone al suo entourage domestico: do not disturb! Almeno fino a quando la stampante, e il suo brusio meccanico che agita le notti insolenti, non abbia espulso l'ultimo foglio strappandolo agli aghi inzuppati d'inchiostro nero. Lo scrittore è seduto alla scrivania, autentica roccaforte di strati di libri di vario formato e spessore, e sta componendo -le note di Malher invadono lo studio completamente isolato dal mondo esterno -l'ultimo paragrafo del secondo tomo della sua opera intitolata Ethica Politica Colitica. Eppure, come certi atleti che, lanciati sul traguardo, scorgono quest'ultimo allontanarsi man mano che la fatica s'impossessa dei loro muscoli, egli è letteralmente soffocato dall'impossibilità di arrivare alla fine, sentimento senza alcun dubbio riconducibile alla predominanza del concetto d'intersoggettività. . In una mattinata che invita a vagabondare per la città assolata, in questo caso Valbeneunamessa, lo scrittore è intrappolato in un vuoto fatto di mura che sembrano pian piano stringersi attorno a lui, la qual cosa gli procura una sensazione di claustrofobia e, peggio ancora, un sentimento di scacco --benché detesti a fondo i giochi di strategia. Lancia un'occhiata carica di odio alle pagine già scritte e impilate e alla loro incompiutezza fino a paragonarle ad un castello di sabbia che, alla prima marea, consegnerebbe le chiavi della sua ragion d'essere, incapace di sopportare l'assedio delle onde. In preda allo sconforto e a nobili intenzioni si china allora sul cassetto della scrivania già aperto, in cui riposa, avvolta in un foulard di seta, una Smith & Weston, acquistata molto tempo prima, quando giurò a se stesso che non sarebbe sopravvissuto alla cessata creatività. Con un gesto deciso le sue dita ossute afferrano la canna e si avvicinano al grilletto... la porta si apre, e l'entrata in scena della moglie, lo costringe a ritardare il momento della resa dei conti. La moglie dello scrittore, con modi scontrosi per non dire furiosi, a giudicare dalla violenza che precede lo sbattere della porta, in apertura, non manca d'ispirazione: " E adesso, poco importa cosa mai diavolo tu stia facendo, l'immondizia me la porti giù, e subito, chiaro, no! Mi mancava il marito filosofo! In quel preciso momento di smarrimento, tutto può succedere allo scrittore e, non è detto che toccato il fondo si risalga sempre. Ma, come a volte succede nella vita quando sopraggiunge una disgrazia di gran lunga superiore per intensità e durata di tutti i dolori messi insieme, è proprio in quel momento che la vittima si risolleva per racimolare le ultime energie necessarie all'assalto di una briciola di buon senso e di risoluzione . " Ma certo, perché non averci pensato prima, cara, come farei senza di te, come potremmo noi scrittori sopravvivere se non ci foste voi, ma che idiota che sono, adesso si' che va. La moglie dello scrittore l'osserva con profondo stupore. Immobile, non si aspettava una risposta di quel tipo e soprattutto, dopo tanti anni di sonnolenza sentimentale, la curvatura sensuale delle parole che il marito le consegnava chiavi in mano. Ecco allora che gli si avvicina, come avrebbe fatto con un figlio, da madre premurosa, che malgrado i capricci, non sarebbe avara di carezze, e con la stessa delicatezza deposita il sacchetto blu -Comune di Valbeneunamessa -di fronte alla scrivania, affianco alla poltrona totalmente devastata da Nietzsche e Wagner, i due gatti di casa. Lo scrittore attende che l'amata esca dal proprio campo visivo in modo da allargare l'orizzonte mentale, già abbastanza ristretto, prima dell'apparizione. Con un calcio chiude il cassetto e piegandosi sulla tastiera riprende la nota così: " E poiché la questione dell'Essere suscita nei miei colleghi contemporanei solo un desiderio, quello di sbarazzarsene, non avendo il coraggio di farlo con i propri mezzi, aspettiamo, come Socrate aspettava la serva di Tracia, qualcuno che possa indicarci dove si trova il cassonetto della spazzatura. Fine. A seguire.... " "ECCELLENTE", esclama lo scrittore. E già assapora il momento in cui il suo editore gli esprimerà tutta la propria gratitudine per avergli affidato genio e parole-- quelle della fine-- perché l'editore comincia sempre dalla fine le sue letture. "Un buon caffè può far dimenticare un pasto mediocre". II Lo scrittore impiega non più di dieci minuti a raccattare i pezzi sparpagliati della sua uniforme, cappotto e cappello, poi lanciando un "arrivederci" verso la cucina si precipita giù per le scale tenendo in una mano la cartella e nell'altra il sacchetto. Giunto al piano terra, si rende conto che la porta della cantina è bloccata dall'interno. "Non importa, tanto per strada mi imbatterò sicuramente in un bidone della spazzatura ". E invece no!, lungo tutta la strada tra casa sua e l'entrata della metro, nemmeno l'ombra di quei cosi verdi che costituiscono un vero affronto al buon gusto del cittadino medio che paga le tasse! Le lancette dell'orologio gli provocano prurito all'altezza del polso, e con gli occhi incollati al Rolex, come ogni volta che rischia di far tardi, si decide a prendere la metro armato di cartella blu, che gli fa da casa, nella speranza di trovare nei pressi della casa editrice un contenitore qualunque che faccia al caso suo. Entrato nel vagone, lo scrittore si fionda su uno strapuntino, per affrontare un viaggio che dura meno di venti minuti sulla linea Boulogne--Gare d'Austerliz, l'unica a suo avviso a mantenere una certa purezza, visto che attraversa tutta Valbeneunamessa, senza nemmeno sfiorare i quartieri popolari. Diversamente, ad esempio, della linea, Porte d'Orléans --Porte de Clignancourt o peggio ancora Pont de Sèvre --Mairie de Montreuil, che da Nord a Sud, Est ad Ovest fanno a pugni con ogni sorta di umanità reietta. Inevitabilmente, per il fatto d'essere accompagnato da questa massa scura e maleodorante non conforme ai trasporti in comune -passeggero le cui dimensioni non si prestano ad essere occultate sotto un seggiolino -fin dal primo momento lo scrittore ha attirato su di sé sguardi del tipo: "ma signore, quel che fa è inammissibile!". Tra i compagni di viaggio ritrova la stessa galleria di personaggi che una volta suscitavano in lui una specie di ammirazione religiosa: ragazzine in tenuta da equitazione, nonnine accompagnate da barboncine altezzose, bambini firmati griffati di griffe e Golden boys con borse stile Borsa in completo Piazza Affari. Lo scrittore comincia a sudare freddo, senza dubbio a causa delle occhiatacce che i vicini gli lanciano mormorando tra loro e talvolta indicandolo chiaramente col dito. Antonio de Renzis mi ricordo era uno che poteva farsi un isolato intero su una suola ruota di bicicletta, e Marco Decimo, soprannominato Sandokan, era scappato a una volante che lo aveva sorpreso nel lancio di cachi ('o kakìs) dall'albero più alto di via G.M.Bosco sulle macchine più belle . Poi c'era Muller, Giggino, e tanti che non riesco nemmeno a immaginare cosa siano diventati. L'unica cosa che so per certa è che gli anni che seguirono furono assai duri. A un grado leggermente più basso c'erano i "calamitosi". Mi fa allora sorridere il pensiero e a come l'appartenenza alla tribù della "calamita" si traducesse spesso con fallimenti sentimentali, l'interdizione d'ingresso in qualsiasi negozio e una collezione di fratture degna del più sfigato sciatore. Eppure erano simpatici, faceva tenerezza la loro aria di eterni perdenti, loosers con sempre una nuova sfida piantata in una tasca scucita dei pantaloni I praticanti della Pizzica, invece, erano del genere grandi calcolatori. Sempre prudenti, al momento giusto nel posto giusto. Mai beccati, ma se è per questo nemmeno esposti mai, al rischio di una grande impresa fuorilegge o a un qualsiasi gioco che andasse oltre le righe. Sempre apprezzati, raccomandati, portati, da capi e padroni su un palmo di mano e da ragazze di buona famiglia, pronte a offrire loro la verginità riconquistata di un futuro radioso. Di quelli che facevano parte dei pée, e già, la grande famiglia, la più grande tra noi ragazzini, una famiglia silenziosa, maggioritaria, pronta a gridare allo scandalo, a farsi moralisti nella sfortuna degli altri, pèe, meglio tacere.
Studi e ricerche di storia contemporanea, 2019
Recensione a “Come si diventa leghisti” (Utet 2019), con un'intervista all'autore, David Allegranti. Il giornalista del «Foglio» firma un libro non Lega-centrico, un reportage che inquadra la Toscana, ex fortilizio «rosso», per leggervi in controluce dinamiche nazionali. La prospettiva si allarga trascinata da una domanda pressante – com’è avvenuta la metamorfosi? –, perché capire l’ascesa, e il radicamento locale dove prima incontrava terra bruciata, del partito di Matteo Salvini vuol dire spiegare, in parallelo, la ritirata di chi un tempo era egemone. Un tradimento che diventa disfatta elettorale, nei paraggi del trauma elettorale patito il 4 marzo 2018. Scoloriscono, simbolicamente, i vecchi feudi comunisti. Uno smacco tanto più sofferto se si scartabellano i risultati alle urne: un terremoto a nemmeno un lustro dal nullismo di percentuali da prefisso telefonico. Alla ricerca di una diagnosi del tracollo, una serie di colloqui e testimonianze.
Ogni suicidio è il prodotto di una violenza implosa contro se stessi. L'assenza del conflitto che connota oggi le relazioni prossime fra genitori e figli, insegnanti e alunni, sembra trasformarsi in una violenza che i giovani indirizzano contro se stessi attraverso una molteplicità di condotte autodistruttive che nel suicidio rintracciano il game over. Il suicidio giovanile è la forma “orrorista” di un’autoviolenza derivata da un’insufficienza di legami significativi che minano l’identità nel suo formarsi. È orrorista perché è finalizzata alla distruzione di quel corpo che si associa ad una finta costruzione del Sé sociale, mentre il nucleo più autentico della soggettività sfugge allo sguardo dell’Altro ed ogni legame sembra essersi reciso irreversibilmente. Il volume tratteggia alcune delle riflessioni che spiegano il fenomeno del suicidio giovanile e analizza la storia di tre giovani suicidi avendo raccolto le testimonianze incrociate delle madri e degli amici di Alessandro, Tommaso, Margherita. Tre storie spezzate di giovani che non avevano imparato a difendersi stando dentro quel conflitto con l’Altro significativo che consente l'affermazione della propria identità.
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FILOLOGIA ANTICA E MODERNA n. s. I, 1 (XXIX, 47), 2019
Il teatro delle emozioni: la gioia, 2019
Sinestesie, 2020
Prospero. Rivista di Letterature e Culture Straniere, 2025
LEA : Lingue e Letterature d'Oriente e d'Occidente, 2014
R. Bonito Oliva et D. Contadini (dir.), Destini della violenza, Mimesis, 2010, 2010
Incontri. Rivista europea di studi italiani, 2013