Il libro che narra come e perché è nata l'idea del riconoscimento di Bartali Giusto tra le Nazioni Inizio con una domanda: quella stessa che mi posi al momento in cui, nel 2005, è cominciato il mio impegno per il riconoscimento di Bartali Giusto. Perché farlo? Non era neppure un lavoro che garantiva un risultato certo. Molte sono le richieste di riconoscimento, poche quelle che hanno successo. Di sicuro avevo davanti a me un piano di azioni e un notevole impegno di tempo e di energie, quello che richiede la ricerca nel passato di persone colpite dal dramma, cosa che certo non mi avrebbe lasciata tanto serena. Ma continuavo a rimuginare quell'idea. "A egregie cose il forte animo accendono/ l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella/ e santa fanno al peregrin la terra/ che le ricetta".Questa fu la risposta alla domanda Perché farlo? Quando si dice che la letteratura è vita si erra solo perché si dice letteratura, mentre si dovrebbe dire crocianamente poesia, cioè etimologicamente creazione, non importa se in rima oppure no. Fu così che mosse i primi passi la mia ricerca bartaliana: dal prediletto Foscolo, vate di ideali e di valori laici e civili di un'Italia che allora non era neppure Nazione, ma che vibra in tutta la sua opera e nella sua vita. L'occasione si colloca nel 2005, quando il Ministero della Pubblica Istruzione e lo Stato di Israele organizzarono per venti persone, una per ogni regione italiana, uno stage di formazione sulla Shoah a Yad Vashem-Gerusalemme. Mi ci recai (sebbene con qualche timore dovuto ai disordini per l'esodo dei coloni da Gaza), in qualità di preside in servizio, a Firenze, presso l'Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana e quindi in rappresentanza delle Scuole Toscane d'ogni ordine e grado. Ma non sapevo cosa che sarebbe nato. Fu tuttavia proprio a Yad Vashem che cominciai a coltivare l'idea di puntare al riconoscimento di Gino Bartali campione non solo di ciclismo, ma anche campione di umanità, per l'eroico salvataggio di circa 8oo 1