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2014, in Giuseppe Sertoli (a cura di), Figure di Ipazia (Roma: Aracne, 2014)
The essay provides a critical chronological overview of nine Italian short stories, novels and plays published between 1982 and 2012 portraying Hypatia as a character. Despite the creative freedom allowed for by the uncertainty surrounding the received historical accounts and notwithstanding the abundance of themes and opportunities of pathos potentially offered by the historical events, none of the works examined proves to be a masterpiece and nowhere does Hypatia manage to rise as an unforgettable literary heroine. After swiftly but scrupulously surveying this broad cross-section of texts, the essay concludes by reflecting on a range of recurring traits and a cluster of common themes transversally informing the corpus. SINESIO Mi accade spesso di perdermi in fantasticherie incombenti, per esempio questa, che un poeta di altra epoca, futura forse, forse solamente postera, in una lingua ancora in mente Dei rivisiti un giorno chissà perché la nostra storia non avendo riguardo a noi persone in carne ed ossa ciascuna con i suoi gusti domestici o foranei, ai piaceri del rione; non tenendoci insomma in conto di uomini esistiti tali e quali badi quel poeta a scorgere es
Figure di Ipazia, 2014
The article discusses the novel ʿAzāzīl by the Egyptian writer Yūsuf Zaydān. Published in 2009, ʿAzāzīl is both a historical novel set in ancient Egypt and an allegorical representation of Modernity along the lines of Nağīb Maḥfūẓ’s fictional works. In ʿAzāzīl, however, Zaydān does not evoke the glory of the Pharaohs, but rather the social and religious turbulence of the fifth century, which marked a turning point in Egyptian history. The struggle between Christians and Pagans described in the novel alludes to the present-day clash between lay scientific thought and religious fanaticism. The heated debate raised by this novel in Egypt and the scorching criticism directed at Zaydān by the Coptic Egyptian Church demonstrate that the struggle is not over yet.
LEA : Lingue e Letterature d'Oriente e d'Occidente, 2016
Lost opportunities reflect the fate of lost people – lost not only due to natural causes. In the case of the Turks and the Armenians (leaving aside, but not forgetting the Jews and the Greeks), we witness a historical reality of long and peaceful cohabitation, fruitful from a cultural point of view, as well. The traumatic events of 1915 – accompanied by unilateral censorship exercised to protect the good name of the Turkish people – intervene to prevent, amongst other things, the recovery, perception and development of those echoes of literary aspects created together on a scenario made exemplary by fundamental exchanges, including those of an aesthetic nature. These were shared cultural exchanges capable of reaching beyond Ottoman boundaries and taking root in Persia, Russia and the West. The examples provided in this contribution make it possible to grasp just how flexible and wide-ranging the web of these century-old relations would have been, if a trauma had not occurred to spar...
Un giorno è nato. Un giorno morirà. Fonti e ragioni dell’opera di Guido Gozzano, a cura di Marilena Ceccarelli e Brunilde Maffucci, Roma, Aracne, 2020
Devo soprattutto alla lettura fatta da alcuni di voi di un mio poema drammatico se sono qui.
Riflessioni sulla presenza italiana nella letteratura argentina, 2007
¿Y fue por este río de sueñera y de barro/ que las proas vinieron a fundarme la patria? […] A mí se me hace cuento que empezó Buenos Aires/ La juzgo tan eterna como el agua y el aire Jorge Luis Borges ('Fundación mítica…': 81). 'Juan Moreira': gaucho versus immigrante L'immigrazione italiana nell'area rioplatense inizia, sin dalla seconda metà del secolo XIX; si tratta dell'arrivo di migliaia di individui che condizionano il tessuto sociale della città, in un primo momento mal accolti dalla popolazione locale, minacciata nell'integrità identitaria. La letteratura si occupa dell'argomento: il romanzo naturalista da un lato -Antígona (1885) di Roberto J. Payró e Palomas y Gabilanes (1886) di Eugenio Cambaceres sono alcuni esempi -e il teatro nelle sue varie tipologie, dall'altro. L'organizzazione nazionale della Repubblica Argentina -com'è notoprende avvio nel 1852 con la sconfitta di Juan Manuel de Rosas nella battaglia di Caseros, e viene consolidata dalla Costituzione del 1853 di Alberdi, testo in cui si offrono importanti opportunità agli immigranti che, per «abitar el suelo argentino», arrivano numerosi stipando l'ultima classe delle navi (Regazzoni, 'Presenza italiana…': 39) 1 . A partire dalla nascita della nazione, dunque, risulta evidente l'importanza dell'immigrazione italiana, che continua fino alla metà del secolo successivo, in-* Università di Venezia -Ca' Foscari. 1 Luis Ordaz scrive: «La 'gran aldea' crece en forma desaforada. Los inmigrantes llegan a granel en los compartimientos de última clase de los barcos ultramarinos» (7).
Questo scritto propone una riflessione sul problema della violenza religiosa e del suo rapporto con l’immaginario a cui attingono le narrazioni tramandate da scritture e testi fondativi delle religioni storiche. Il documento si focalizza sul film Agorà di Alejandro Amenabar, dedicato alla filosofa neoplatonica Ipazia, vittima di fanatici cristiani. Il mio lavoro analizza l’interpretazione che della vicenda di Ipazia e delle sue teorie cosmologiche offre il film Agorà, il quale pare adottare una prospettiva tesa a cogliere nell’Alessandria della fine dell’impero romano uno specchio di problematiche e tensioni che attraversano il nostro presente.
In La letteratura degli italiani 4. I letterati e la scena, Atti del XVI Congresso Nazionale Adi, Sassari-Alghero, 19-22 settembre 2012, a cura di G. Baldassarri, V. Di Iasio, P. Pecci, E. Pietrobon e F. Tomasi, Roma, Adi editore, 2014 Isbn: 978-88-907905-2-2 Come citare: Url = http://www.italianisti.it/Atti-di-Congresso?pg=cms&ext=p&cms_codsec=14&cms_codcms=397 [data consultazione: gg/mm/aaaa] La letteratura degli italiani 4. I letterati e la scena © Adi editore 2014 1 ROSANNA POZZI Dalla storia alla scena: il Libro di Ipazia di Mario Luzi Nel mio intervento mi propongo di illustrare come un fatto storico del passato, l'uccisione di Ipazia, studiosa, matematica, astronoma e filosofa neoplatonica del IV sec.d.C, sia diventato soggetto del dramma teatrale il Libro di Ipazia (1978) di Mario Luzi. In particolare intendo mettere in luce il nucleo ispiratore della pièce luziana , le fonti letterarie alla base della genesi creativa del dramma, «la lettura di un'edizione greca e latina degli Inni di Sinesio», indicate dall'autore stesso nella prefazione all'opera. Mi propongo inoltre di sottolineare il valore civico di un dramma teatrale in versi, di un teatro di poesia, che non evade nella finzione scenica, al contrario attualizza attraverso la forza evocativa della parola lirica un fatto storico del passato, proiettandolo con consonanze e differenze, fedeltà ed anacronismi, nella contemporaneità storica (ed anche autobiografica) del poeta, dei lettori e degli spettatori. In una sorta di contemporaneità del passato e di tutti i tempi, come affermava Luzi stesso in Fu così che «la storia di Ipazia e i suoi contorni , era una cosa accaduta ma immessa nell'eventualità continua del mondo e per me non era finita nel suo essere accaduta». La storia è quella di Ipazia, filosofa neoplatonica, matematica ed astronoma vissuta ad Alessandria d'Egitto tra il IV e V sec. d.C., figlia del matematico Teone, le cui vicende sono state narrate e ci sono pervenute attraverso numerose fonti storiche indirette, 1 la scena è quella del Piccolo Teatro di Milano nell'anno 1994, nei mesi di febbraio e marzo, per la regia di Lamberto Puggelli, 2 sul palcoscenico si rappresenta il dramma teatrale di Mario Luzi intitolato: Libro di Ipazia. 3 1 Socrate Scolastico (V sec. d.C.) con Historia Ecclesiastica; Filostorgio (Vsec.d.C) Historia Ecclesiastica (dalla Biblioteca di Fozio IX sec); Esichio di Mileto (VI sec.d.c) in Onomatologus (da Lexicon Suda); Damascio (VI sec.d.C) in Vita Isidori (da Biblioteca di Fozio); Giovanni Malala (VI sec.) in Chronographia; Giovanni Vescovo di Nikiu (VII sec. d.C. Chronica; Teofane (IX sec.) in Chronographia ; Niceforo Callisto ( XVI sec.)
2020
Il contributo ripercorre brevemente le linee generali di un complesso processo culturale che portò la facezia – nella duplice accezione di genere letterario e ‘atto linguistico socializzato’ – ad assumere, attraverso il suo aggancio con la retorica umanistica, un ruolo di primissimo piano nel contesto delle raffinate pratiche discorsive, sociali, e culturali della vita cortigiana del secondo ‘400. Entro questo quadro viene poi riletto un aspetto poco noto della produzione culturale di Leonardo da Vinci: quello, cioè, che vide il Maestro rivestire i panni del perfetto vir facetus. Verso le elaborazioni teoriche promosse dagli umanisti sembrano in effetti convergere tre approcci di Leonardo a questo genere: egli infatti si servirà di facezie in funzione retorico-argomentativa nei suoi scritti teorici; ricorrerà al Liber facetiarum di Poggio, del quale sarà lettore appassionato, come fonte dalla quale trarre vocaboli “dotti”; raccoglierà e sarà a sua volta autore di numerose facezie colte o più genericamente riconducibili agli ambienti cortigiani. This article briefly traces the general lines of a complex cultural process that led the facezia to assume, through its connection with humanistic rhetoric, a leading role in the context of refined discursive, social, and cultural practices of the courtly life of the second half of the 15th century. By interpreting the facezia in the double meaning of a literary genre and a ‘socialized linguistic act’, a little-known aspect of Leonardo da Vinci's cultural production is re-interpreted within this framework: i.e. those works in which the Master played the role of a perfect vir facetus. The articles discusses three ways in which Leonardo seemed to appeal to the theoretical elaborations promoted by the humanists. Firstly, he uses rhetorical-argumentative jokes in his theoretical writings. Secondly, he uses Poggio’s Liber facetiarum, of which he was a passionate reader, as a source from which he drew ‘learned’ words. Lastly, he collects and writes numerous jokes of erudite or courtly character.
CHIMERA: Revista de Corpus de Lenguas Romances y Estudios Lingüísticos
The paper presents a corpus-based research (GRITTEXT) on modern Italian literary texts. According to a writer-oriented framework, it is aimed to analyse the writer's thought movements while he is composing instead of considering the communicative effects of the text on the reader. The period is the linguistic unit of reference chosen for analysis and is identified by strong punctuation marks (dot, question mark, exclamation point, sequence of dots). It is not necessarily composed by a sentence, since it can correspond to a set of clauses and any kind of phrases. The research made emerge the pervasiveness of parataxis in literary texts. Two or more independent syntactic constituents can be connected within a period only through weak punctuation marks (comma, semicolon, colon). Each constituent corresponds to a semantic scene characterized by an autonomous point of view depending on the protagonist, the narrator or the same writer. The paratactic period is a style device to expres...
East Journal, quotidiano online d'informazione su politica, cultura e società dell'Europa centro-orientale e del vicino Oriente., 2021
La storia del romanzo albanese è piuttosto recente, specie se paragonata alla fortuna del genere in altre letterature nazionali. Inoltre, è contraddistinta da una certa ripetitività dei temi, soprattutto complice il lungo periodo del realismo socialista. Due opere, tra le altre, avrebbero potuto cambiare il corso delle cose, ma furono ben presto messe ai margini dalla comunità letteraria.
2019
La punteggiatura nella narrativa italiana contemporanea: casi notevoli tra "interpunzione assoluta" e puntocomma La punteggiatura nella narrativa italiana contemporanea: casi notevoli tra "interpunzione assoluta" e puntocomma La punteggiatura nella narrativa italiana contemporanea: casi notevoli tra "interpunzione assoluta" e puntocomma La punteggiatura nella narrativa italiana contemporanea:
Canone e Anticanone nella tradizione linguistica e letteraria, 2020
Nella nostra storia letteraria la produzione comica è ritenuta sorella minore di quella seria, quasi un’eccezione a essa. Le ragioni pertengono alla natura intrinseca del comico, rivelato in modo rovesciato dall’innocenza del riso, e nella conseguente non-serietà della letteratura scaturita da tale fenomeno. Dice Aristotele che gli sviluppi della commedia non sono noti «perché all’inizio non fu presa sul serio». Lo stesso si può dire della nostra letteratura comica. Perciò, basandomi su uno studio puntuale condotto per il dottorato, proporrò come giuntura tra il comico e la sua applicazione letteraria la facezia, mostrando che la sua natura para-letteraria non solo contamina di faceto la letteratura alta, ma è motivo ricorrente, seppure obliato, della nostra letteratura. Compiuto un excursus sulla fenomenologia faceta, si presenterà un canone storico-critico, sovvertendo o almeno riequilibrando in chiave critica le attuali gerarchizzazioni: saranno chiamati in causa i grandi come Dante, Petrarca (sic), Boccaccio, Burchiello, Sacchetti, Bracciolini e altri, fermando questa prima collazione a Pontano, consacratore della facezia quale massima espressione dell’intelligenza umana. Eroe cangiante sarà il vir facetus, padrone dei meccanismi poetici e capace di sublimare la realtà in visione letteraria. Dopotutto se la nostra è «la più seria delle letterature» (Tomasi di Lampedusa) è anche per un certo conservatorismo tolemaico. Che sia proprio la facezia a promuovere un’insospettabile rivoluzione copernicana?
Un caso di apparente affinità: libro di ipazia e Murder in the cathedral a confronto
Le riflessioni intorno al concetto di «moderno» sviluppate da Roberto Calasso nel corso degli ultimi anni, hanno non solo una straordinaria rilevanza all'interno della sua opera, ma sono anche strettamente connesse con quanto egli ha espresso, sia nelle vesti di scrittore che come editore, intorno al problema di definire ciò che è la letteratura. 1 Il nucleo principale di queste riflessioni può essere riassunto così: la modernità, con le sue trasformazioni e la sua "alterità" rispetto a tutte le epoche passate, non è possibile capirla fino in fondo se non attraverso un'indagine parallela, che è necessario compiere attraverso i nuovi e inesplorati territori della «letteratura assoluta». Con questo termine Calasso definisce uno strano fenomeno, dallo sviluppo imprevedibile e discontinuo, apparso nella letteratura europea sul finire del Settecento, che da allora non avrebbe smesso di esercitare la sua influenza, sia pure attraverso metamorfosi e riflussi, ma senza interruzioni, fino ai nostri giorni. Per illustrare il concetto di "letteratura assoluta", Calasso preferisce ricorrere alla forma rapsodica e discontinua piuttosto che alla trattazione sistematica e unitaria. Se ne possono trovare le tracce sia all'interno delle sue opere maggiori che nelle centinaia di risvolti di copertina che egli ha scritto per i tipi dell'Adelphi (per esempio si veda quello che accompagna il volume di Manganelli, La letteratura come menzogna, che secondo Calasso era molto sensibile e ricettivo nel riconoscere la "letteratura assoluta"). Ma è pur vero che in un suo saggio apparso qualche anno fa, La letteratura e gli dèi, dedicato al rapporto tra la mitologia greca e la tradizione letteraria europea, Calasso ha discusso più ampiamente che altrove il senso di questo concetto, e ha quasi disegnato una mappa di questo arcipelago di scrittori moderni che si configura come un mondo possibile che nasce in contrasto o in alternativa alla società moderna, giudicata altrimenti "irrespirabile" da molti 1 Roberto Calasso, scrittore ed editore, è una delle personalità di maggior rilievo nel frastagliato panorama della cultura italiana degli ultimi anni. Il suo nome appare inscindibilmente legato alla casa editrice Adelphi, di cui per molti anni egli è stato direttore responsabile e che oggi dirige in qualità di presidente. Le sue numerose opere sono tutte pubblicate da Adelphi e comprendono: il progetto di un'opera dalle notevoli dimensioni e divisa in più volumi che Calasso indica semplicemente col termine di «opera in corso» (o anche di work in progress) di cui sono apparsi finora: . Sempre per Adelphi Calasso ha inoltre pubblicato un romanzo, L'impuro folle (1974), il volume di saggi I quarantanove gradini (1991, molti dei quali già apparsi in altri libri di vari autori, sempre presso Adelphi e a cura dello stesso Calasso), La letteratura e gli dèi (2001) e La follia che viene dalle ninfe (2005), la raccolta di risvolti di copertina Cento lettere a uno sconosciuto (2003), scelti tra gli oltre mille scritti da Calasso per i tipi dell'Adelphi nel corso degli anni. Per un orientamento generale intorno all'autore e alle sue opere è molto utile un testo di recente pubblicazione, V. Cecchetti, Roberto Calasso, Cadmo, Fiesole (Firenze) 2006, che è corredato inoltre da un'ampia appendice bibliografica, e da un'intervista inedita a Calasso, a cura di di Alain Joubert, in occasione dell'uscita dell'edizione francese della Rovina di Kasch. Va segnalato però che Cecchetti, inspiegabilmente, parla del work in progress di Calasso come di una «quadrilogia» che si sarebbe conclusa con il volume su Kafka, K. (vedi p. 27), mentre è certo invece che i volumi finora apparsi di quest'opera in corso sono sei, che Calasso ha ammesso di averne in preparazione un settimo e che, inoltre, non ha mai detto o scritto che essa si sarebbe conclusa al quarto volume. di essi. Nell'ultimo capitolo del libro, la "letteratura assoluta" viene presentata anzitutto come una nuova e inedita forma del sapere: Ma è accertato che cosa significa «letteratura»? Se oggi pronunciamo questa parola, avvertiamo subito che un abisso la separa da ciò che con essa poteva significare qualsiasi scrittore del Settecento, mentre già all'inizio dell'Ottocento aveva assunto certe connotazioni che oggi immediatamente vi riconosciamo: soprattutto le più azzardate e le più esigenti, che lasciano dietro di sé l'antica costruzione delle belles lettres, fuggendo verso un sapere che trova fondamento in se stesso e si espande ovunque come una nube, capace di avvolgere ogni profilo, incurante di ogni confine. Questo nuovo essere, che apparve un certo giorno imprecisato, e abita ancora tra noi si può definire letteratura assoluta. 2 Poco dopo si chiarisce il senso dell'accostamento dei due termini per designare «questo nuovo essere» chiamato «letteratura assoluta»:
Itinera, 2012
The epigram of the Greek Anthology IX 400 has generated an age-old debate. The discussion is about its attribution to the Alexandrine poet Palladas-the last great exponent of the Hellenic civil poetry-and its dedication to the philosopher Hypatia. If we read the epigram in the context of Palladas' poetics as well as in that of the Neo-platonic sources (in particular Synesius and Damascius) mentioning Hypatia, we are allowed to claim that this poem offers a precious evidence about the philosopher's teachings and her political relevance between the end of the IV and the beginning of the V century A.D. The epigram, in fact, is to be considered one of the poems that Palladas dedicated to the debate on the 'fair political practice' that inflamed the Hellenic milieu. In relation to the betrayal of the Platonic political ideal by Themistius, the true philosopher Hypatia rises into the Eastern sky, as the earthly embodiment of the heavenly Virgin. Anche nelle formiche e nei moschini c'è ira, dicono: l'ira c'è pure in esseri da niente, e inviti me a espormi a tutti senza mostrare ire, tanto da non ribattere con nude parole a chi è ingiusto a fatti? Dovrò cucirmi la bocca con un giunco, da adesso in poi, e non fiatare più! 1 Pallada, Antologia Palatina X 49 Attorno alla fine del quarto secolo d.C. negli ambienti intellettuali ellenici vi fu una vera e propria svolta rispetto alla tendenza del periodo precedente nel quale era arrivato alle sue più estreme espressioni il tema del contemptus mundi. In questa svolta e nell'ampiezza e profondità del dibattito che seppe suscitare, il filologo napoletano Antonio Garzya ha da tempo riconosciuto la "forza creativa" di cui fu ancora ca
Questa tesi si pone l’obiettivo di sondare i diversi tipi di temporalità individuabili all’interno di un testo letterario, nel caso specifico l’epistolario di Giacomo Leopardi, e di rileggerne le implicazioni alla luce di alcune delle più influenti teorie della critica letteraria del Novecento. In apertura saranno presentate le diverse temporalità proprie dell’opera; successivamente si entrerà nel merito della discussione, ponendo le basi per una lettura attraverso due visioni opposte che saranno poi mediate, nella parte finale, dalla teoria di Franco Brioschi: saranno introdotte la teoria strutturalista di Roland Barthes e l’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer. I due orizzonti teorici si fronteggiano riguardo al tema di una temporalità che tenga o meno conto della storicità dell’autore. Attraverso il tema della temporalità storica si arriverà, dunque, ad affrontare le modalità di lettura del testo in esame, attraverso le categorie di documento e monumento.
2018
The Promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati by the conceptual artist Emilio Isgrò was first exhibited in 2016. It is an artwork which gives the audience the opportunity to read and understand Alessandro Manzoni's novel in a new and unconventional way. Isgrò's erasures on 35 copies of the 1840 edition of I promessi sposi prove to be a way of making both words and the absence of words tell something unexpected.
Kepos Semestrale di letteratura italiana; Digital Humanities nell’italianistica: prospettive per una rinascita, 2020
Purpose of this essay is to analyze the occurrences of ‘paura’ in Giovanni Boccaccio’s ‘Decameron’ to show how the author contextualizes this sentiment in his novel and in medieval society. Boccaccio’s ‘fear’ has a polysemic meaning: it is an emotion that embraces every area of human life, in fact it often conveys the action and the inaction of the characters. This research highlights the interesting role assumed by ‘fear’ differently in men and women; and the various types of fear represented by Boccaccio’s tales, in which the dread of plague plays just a secondary role.