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Studi E Saggi Linguistici, 2009
e gli anonimi revisori. A Raffaele Simone sono riconoscente per le riflessioni e gli approfondimenti suggeritimi. 1 Sembra che la prima attestazione del termine (coniato in analogia ad anestesia e iperestesia) risalga al 1874 e sia ascrivibile al fisiologo Alfred Vulpian, che redasse la voce relativa alla fisiologia della moelle épinière nel 60° volume del monumentale Dictionnaire encyclopédique des sciences médicales pubblicato fra il 1864 e il 1899 e diretto da Amédèe Dechambre e altri. Descrivendo la sinestesia come lo stato di sensazione secondaria prodotta per influenza d'una sensazione primitiva, Vulpian (a p. 343 del vol. 60 del Dictionnaire) spiegava: «...dans cette même classe d'actions réflexes appropriées et défensives, auxquelles prend part la moelle épinière, … intervient un autre phénomène physiologique et une sensation produite par synesthésie et paraissant avoir pour point de départ, lorsqu'il s agit de la toux, l'arrière-gorge ou la partie supérieure de la cavité laryngienne, …». Che questa sia la prima attestazione della parola lo sostiene Ludwig Schrader, in un volume edito a Madrid nel 1975, col titolo Sensación y sinestesia (cfr. PIGNOTTI, 1993: 15). Bisogna precisare, comunque, che molto più influente del testo di Vulpian fu, per il dibattito successivo, la pubblicazione di Pedrono, che intitolò un suo noto articolo con un'espressione particolarmente suggestiva: "L'audition coloreé" (apparso sulla rivista «Annales d'Oculistique» del 1882, n. 88: 224-237). MARIA CATRICALÀ Fenomenologie sinestetiche tra retorica e pragmatica Le signe linguistique unit non une chose et un nom mais un concept et une image acoustique.
The paper explores the role of contact in shaping several aspects of the nominal syntax of Resian, a definitely endangered Slavic variety spoken in the Northeast Italy and in heavy contact with Romance (Friulan and Italian) for centuries. Though the contact has been traditionally invoked in some descriptive work on Resian (Skubic 2000, a.o.), its impact has not been grasped nor addressed by means of formal syntax. A closer inspection of the data shows that despite intense contact with Romance, nominal structure of Resian in its final analysis remains Slavic. It is proposed that the detected changes should be accounted for by devising a scenario based on the interplay between internal and external causes with the trigger of the change provided internally.
differences between semntica e pragmatica
2007
una catena anaforica e una clausola relativa (CR) sono due modi di costruire la coesione e di mantenere la continuità del topic. Il parlante sceglierebbe di codificare l'informazione come semplice catena anaforica o come sequenza di testa + clausola relativa in base al diverso grado di accessibilità che l'identità del referente avrebbe per l'ascoltatore. Quando il parlante considera l'identità del referente meno accessibile per chi ascolta, allora tenderebbe a realizzare una clausola relativa che modifica
Edizioni dell 'Orso, 2009, pp. 441-75] Emilio Manzotti (Università di Ginevra) Similarità e simmetrie tra stati di cose. Il caso di viceversa «La mode, le monde et vice versa» 1 «Allora io credo che il problema non sia tanto quello del tabù della gratuità oppure, invece, viceversa del fatto che si debba comunque mettere a pagamento un servizio ecc.» 2 1 Rubrica della rivista mensile «Edelweiss». Il titolo è seguíto, a modo di spiegazione, dalla didascalia «Où l'on se demande, chaque mois, comment le continent fashion entre en résonance avec l'agitation de la planète».
(Grad Student paper) La perlocuzione austiniana può dialogare con la Rhetorica? Partendo dal testo aristotelico, si analizza la possibilità di rintracciare delle regolarità nella retorica, a confronto con l'impossibilità di avere convenzionalità (e quindi prevedibilità) nella perlocuzione austiniana. Una sintesi è offerta dalla nozione di "campo perlocutorio" (perlocutionary field), come introdotta da Mason e Munro.
Gregorianum, 2015
The use of transcribing biblical quotations in the original Hebrew language is widespread in European art of the seventeenth century. This essay examines a painting by Antiveduto Grammatica which is an excellent example of the figurative exegesis of Isaiah 9,8.
Studi Germanici, 2013
Valenze e costruzioni: alcune osservazioni su un approccio "ibrido" alla sintassi Fabio Mollica 1 Cfr. Hans-Werner Eroms, Die Grenzen der Valenzen, in Valenz, Konstruktion und Deutsch als Fremdsprache, a cura di Klaus Fischer e Fabio Mollica, Peter Lang, Frankfurt a.M. 2012, pp. 25-46. 2 Cfr. Christa Dürscheid, Syntax. Grundlagen und Theorien, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 2010 5 , p. 124. 3 Una breve descrizione che prenda in esame entrambi gli approcci ci appare necessaria per i seguenti motivi: 1) se da un lato il concetto di valenza è entrato ormai nella grammaticografia italiana, dall'altro però le grammatiche, non tenendo conto delle ricerche/acquisizioni avvenute in questo campo nei paesi di lingua tedesca, non lo utilizzano in maniera coerente, ad esempio nella descrizione sintattica dei complementi dell'italiano (cfr. Maria Teresa Bianco, Das italienische complemento: eine nur scheinbar benutzerfreundliche Kategorie. Der Beitrag der Valenztheorie zur Definition der Komplemente, in Dependenz, Valenz und mehr: Beiträge zum 80. Geburtstag von Ulrich Engel, a cura di Ludwig M. Eichinger et al., Groos, Tübingen 2011); 2) CxG è invece un modello ancora poco
2019
This work examines four Italian constructions which on the surface appear to resemble each other. In all these constructions, the noun mano ‘hand’ apparently functions as a direct object. Conducted from a functional perspective, the research outlined in this paper demonstrates how such constructions differ greatly from each other. Such an analytic result is achieved by virtue of a simple definition of the different values for mano based on the well-known “rapports syntagmatiques et rapports associatifs”. Thus, from a methodological standpoint these pages demonstrate how a realistic and rational approach to syntax obviates the need for the panoply of notions and tools which are currently used by many theoretical frameworks. KEYWORDS: method, syntax, Italian, hand, constructions
2011
Il confronto tra retorica e pragmatica è ormai diventato un confronto topico, ma non per questo facile e privo di rischi. Una prima difficoltà deriva dalla necessaria semplificazione che esso presuppone. Parlare di «retorica» e «pragmatica» come se si trattasse di due blocchi monolitici di saperi e dottrine unanimemente accettate non rende giustizia, infatti, della complessità di entrambe e rischia di far diventare il confronto semplicistico e riduttivo. A questo si aggiunga che si tratta di due discipline -sempre che sia corretto continuare a chiamarle così -nate e sviluppatesi in epoche storiche molto lontane e diverse tra loro. Antichissima la prima, e segnata da una storia accidentata di morti (più o meno apparenti) e (reali o presunte) resurrezioni; giovanissima, invece, la seconda, e ancora animata da vivaci dibattiti, che ne fanno una delle scienze del linguaggio più vitali del panorama contemporaneo. Tuttavia, la somiglianza tra le questioni affrontate e, talvolta anche delle soluzioni proposte, rende naturale l'accostamento. Ma qual è il modo più proficuo di mettere a confronto retorica e pragmatica?
Annali -sezione romanza LXI, 1 , 2019
Riassunto: L'articolo intende arricchire il profilo dell'italiano di Napoli descrivendo alcuni tratti pragmatici propri della varietà regionale. Si approfondisce dapprima la poli-funzionalità del marcatore di discorso mo ci vuole. In seguito, si descrivono le funzioni pragmatiche di altri tre tratti: la formula di scusa non mi dire niente; il segnale pragmatico ti trovi?, domanda coda che marca e mitiga un'interrogativa orientata positivamente; la locuzione avverbiale la verità, adoperata per mitigare un'asserzione o per segnalare la contrapposizione di una risposta rispetto ad altre risposte attese dall'interlocutore. Per questi tre tratti, inoltre, si forniscono notizie utili alla ricostruzione dello sviluppo diacronico. Il paragrafo conclusivo mette in rilievo altri tratti pragmatici della varietà che meritano di essere esaminati. Abstract: The article aims at enriching the profile of Neapolitan Italian by describing some pragmatic traits of the regional variety. Firstly the multi-functionality of the discourse marker mo ci vuole is analyzed in deep. Next, the author describes the pragmatic functions of other three traits: the excuse-formula non mi dire niente; the pragmatic marker ti trovi?, a question tag that marks a positively-oriented question; the adverbial la verità, used to mitigate an assertion or to signal the opposition of an answer towards other answers expected by the interlocutor. For these three traits useful notices about the diachronic development are provided. The concluding paragraph highlights other pragmatic traits of the variety that deserve to be examined.
Come altri tratti sintattici «in movimento» nell'italiano contemporaneo, la posizione adnominale dell'aggettivo è soggetta all'influenza reciproca di forze interne, ovvero fattori inerenti al sistema linguistico, e forze esterne, determinate dal contatto tra lingue. Si esaminerà qui un caso specifico dell'anteposizione dell'aggettivo al nome, concentrandosi sulla collocazione prenominale di sintagmi aggettivali complessi; vale a dire, di sintagmi aggettivali formati da uno o più aggettivi che abbiano dei modificatori o che reggano dei complementi. Si discuterà dell'esistenza di un modello esterno, rappresentato ragionevolmente dalla posizione normale dell'aggettivo in inglese, che possa esercitare un effetto di rinforzo sulla diffusione del tratto in italiano; e se ne verificherà il concorso con fattori interni attraverso un'indagine su corpora.
2019
In una prospettiva pragmatica e multidimensionale (cfr. Bazzanella 1997, 2005), che è quella che caratterizza l'unità di ricerca di Torino, verranno considerati rilevanti sia gli aspetti "locali" che "globali" del contesto (cfr. Bazzanella, Bosco 2001, Akman, Bazzanella 2003). I tratti contestuali individuati verranno quindi applicati all'analisi di alcuni testi di parlato italiano tratti dai corpora esistenti (cfr. Bazzanella, Baracco 2004 , Bazzanella 2006). Si analizzeranno le fasi del processo di comprensione (cfr. Bazzanella, Damiano 1999) ed interazionali (ad esempio, relativamente alle emozioni, cfr. Bazzanella e Kobau 2002, Gili, Bazzanella i.c.s.), attivati parallelamente nello sviluppo della struttura dialogica (cfr. Bazzanella i.c.s.). Ci si concentrerà su alcuni indicatori linguistici di processi cognitivi e conversazionali come i segnali discorsivi, visti anche nel loro sviluppo diacronico, (cfr. Bosco, Bazzanella 2005, Bazzanella et al. 2005...
Il presente contributo propone un’analisi sociolinguistica delle strutture di negazione postverbale nell’italiano contemporaneo. Nella prima parte si descrivono brevemente le funzioni delle forme coinvolte nella realizzazione della struttura, ovvero i pronomi indefiniti negativi e mica. In secondo luogo, dopo avere presentato risultati di alcuni studi di carattere linguistico e sociolinguistico riguardo alla negazione postverbale, ci si concentra sull’analisi di dati linguistici a cui è dedicato il terzo paragrafo. In particolare, si discuteranno gli esiti di due indagini sociolinguistiche: la prima, effettuata su LIP e CORIS, relativamente alla realizzazione di negazioni postverbali; la seconda, invece, operata su NUNC e CORIS, riguardo alla locuzione "fa niente". Nel quarto paragrafo si raccolgono alcune considerazioni conclusive riguardo al coinvolgimento di fatti di carattere linguistico ed extralinguistico nella realizzazione della struttura oggetto di analisi.
Studi di Estetica, vol. 22, n. 1 (2022), 2022
In this article I outline a conception of translation as a human practice that is dia- lectical, reasonable and not entirely governed by rules. In my contribution I use a concept of dialectics that is general and broad, not connected in a strict way to a single thinker or a single paradigm of dialectical thinking, and that is aimed to emphasize that a translation work is always characterized by dualities, by the simulta- neous presence of different or even opposite dimensions that a good translator must take into account and be aware of. Following a stimulating insight offered by the Italian historian of philosophy and translator Franco Volpi, I attempt to investigate the particular form of reasonableness that a good translator must have and that can be understood in terms of sensitivity, tactfulness, know-how and respect for the otherness of the translated text. On this basis, following the suggestions offered by such different thinkers as Quine, Davidson, Benjamin and Gadamer about the partial indeterminacy and incompleteness of every translation and about the role played by interpretive components, I finally propose to understand translation as a human practice that, while necessarily relying on the possession of certain norms, methods or techniques, at the same time cannot be simply reduced to a mechanical application of rules. This leads me, in the final section of my article, to take into account Wittgenstein’s so-called rule-following paradox and to see if, how and to what extent it also applies to the specific case of translation.
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