Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2011
…
22 pages
1 file
2011
Note *. Siamo grati ad Alessandro Simoni che ha condiviso con noi l"idea di aprire un forum dedicato alle popolazioni rom e sinti e il cui contributo è stato fondamentale per l"organizzazione della discussione on line. *. Questo testo è un"anticipazione generosamente concessaci da Petrag Matvejević e fa parte di un suo libro di prossima pubblicazione, dal titolo: Pane nostro. Profano e sacro.
in Lunaria (a cura di), Cronache di ordinario razzismo. Terzo libro bianco sul razzismo in Italia, Lunaria, Roma 2014, 2014
In Italia, la fine dell’“emergenza nomadi” e l’avvio della Strategia Nazionale di inclusione avevano fatto sperare in un mutamento nelle politiche in materia di rom e sinti. In realtà, le politiche non sono cambiate, e lo stesso razzismo contro i rom – il cosiddetto “anti-ziganismo” – è tutt’altro che scomparso. Nell'articolo si ripercorrono le vicende che, tra il 2011 e il 2014, hanno caratterizzato le politiche in materia di rom e sinti in Italia
Patrizia Prando-Ivan Šuša: Persecuzione del diverso e propaganda razziale, 2013
Nel presente lavoro ci proponiamo di analizzare la rivista come organo di diffusione di teorie e pratiche discriminatorie dal punto di vista ideologico e del pensiero politico, focalizzando l’interesse su quegli articoli della rivista La Difesa della razza che meglio hanno saputo esprimere, a nostro parere, le idee fondamentali della dottrina della razza applicate, in tal caso, alla realtà di una rivista del periodo.
Nella settimana tra il 16 e il 22 febbraio 2009, è stato presentato a Roma il nuovo Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nel comune di Roma. Alcune delle norme in esso contenute stabiliscono un “doppio cordone di sicurezza 24 ore su 24, dentro e lungo il perimetro del campo nomadi”; l’obbligo di “identificare chiunque entri” – sia i residenti, a cui verrà rilasciato un tesserino con fotografia e dati anagrafici, sia i visitatori occasionali-; l’obbligo di “annotare tutti gli ingressi su due appositi registri”; divieto di accesso, parcheggio e transito di veicoli e motoveicoli, e, dulcis in fundo, l’assoluto divieto “di ospitare parenti o amici” dopo le dieci di sera. Messo a punto dal prefetto speciale Giuseppe Pecoraro, in qualità di neo-commissario per la cosiddetta “emergenza nomadi”, il nuovo regolamento intende rappresentare un vero e proprio Testo Unico dei campi nomadi sparsi sul territorio di Roma, ma la proposta è quella di allargarlo all’intero Paese. Nello stesso momento in cui le nostre autorità ed instituzioni si congratulano tra di loro per l’approvazione dell’ennesimo “regolamento nomadi”, specifici fattori quali l’inadeguatezza infrastrutturale, il sovraffollamento, l’impossibilità di gestire il proprio spazio, le crescenti condizioni di insalubrità e una lunga serie di circostanze obiettive e di questioni tutt’ora irrisolte all’interno dei campi, determinano delle vere e proprie patologie dell’esclusione e dell’emarginazione. In realtá, tale regolamento non farebbe altro che assecondare il bisogno dei gagé (i non-rom) di controllare e contenere la presenza “zingara” sul territorio, aumentando il malessere e le tensioni interne ed esterne ad ogni campo. I vari gruppi rom actualmente presenti nei differenti contesti locali del nostro Paese esprimono, non ha caso, un sentimento di esclusione dal territorio, di non appartenenza e di disagio nei confronti del campo, e contestualmente l’esigenza di stanzialità, stabilità ed “integrazione”. Per quanto mediati possano essere, i principali obiettivi della popolazione rom mirano alla possibilità di poter vivere in un alloggio appropriato, lavorare degnamente, autogestire la propria vita, i propri spazi e il proprio rapporto con il territorio, interagire con la società maggioritaria, godere pienamente dei diritti di cittadinanza e di pari opportunità...
Doppiozero, 2020
Nel 2004, in un discorso per la Lewis Mumford Lecture, Jane Jacobs individuò nella «mentalità della piantagione» il male che la società americana non si è ancora lasciato alle spalle. La Plantation Age è stata lunga e duratura, affermava, e ha prodotto la schiavitù fisica e mentale che dal mondo rurale si è trasferita nella grande industria taylorista, in cui i lavoratori potevano essere usati come ingranaggi di una macchina o come peons on a plantation.
2016
Randazzo sorge tra il monte Etna e le propaggini meridionali dei monti Nebrodi, adagiata su un banco lavico preistorico in lieve declino, collocato nel punto di confluenza tra il fiume Alcantara e il torrente Annunziata 1 , di forma grosso modo triangolare, con i lati definiti da alte pareti a strapiombo, tranne sul lato meridionale, che fino al 1536, era lambito dal corso del fiume Piccolo. Questa particolare condizione naturale di difendibilità fu, in epoca antica, rafforzata con la costruzione delle mura urbiche. Le mura, fortificavano tutta l'area oggi occupata dal centro storico. Di esse rimangono visibili oggigiorno solo alcuni tratti consistenti, che necessitano al più presto di un intervento di restauro. 1 Nella cartografia ufficiale il torrente è indicato con l'idronimo Vallone del Gurrida. Il suo antico idronimo era Cantara, l'erudito Antonio Filoteo degli Omodei nella sua Descrizione della Sicilia, riporta che il fiume Cantara «Discende per due ruscelli, ambidue sopra Randazzo, dal sinistro lato dell'Appennino, e per il destro d'essa città; l'uno da esso Appennino, sopra la città circa tre miglia, al dritto quasi di Tortorice, in una valle profonda, da una fonte detta Saliciazzo, e lasciando nel sinistro lato le antiche ruine di Randazzo il vecchio, e dalla destra un paese detto Roccabellia, cala giù come un ruscello per quella valle; ed un altro, ma picciolo, dalla parte di ponente sopra la città di Randazzo, circa a tre altre miglia, cagionato da molti fonti, che da certi monti di là dalla città per la parte di tramontana vi discendono, che unitisi insieme fanno un rivo, che scendendo giù ed accostandosi alla città, vi passa sotto le mura ed il piano di San Giovanni; ed arrivando alle fontane vecchia e nuova della città circa un tiro di balestra, giù si congiunge con l'altro; e quivi, pigliando il nome di Randazzo, insieme arrivano al ponte grande di Randazzo», Omodei A. F., Descrizione della Sicilia nel secolo XVI, in «Biblioteca storica e letteraria di Sicilia», a cura di Gioacchino di Marzo, vol. XXIV, VI della seconda serie, Palermo, 1876, pp. 47-48. Nel XIX secolo era noto con l'idronimo Vallone, Plumari G., Storia di Randazzo trattata in seno ad alcuni cenni della Storia generale di Sicilia, voll. I-II, ms. del 1847-9, Biblioteca Comunale di Palermo, Qq G76-77, vol. II, Appendice V: Porte alle muraglie della città di Randazzo, p. 626. http://randazzosegreta.myblog.it/ Pagina 3 di 34
Le statistiche sui detenuti stranieri in Europa (1989Europa ( -2006 Nathalie Delgrande e Marcelo F. Aebi 21
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, 2012
a cura di Silvia Haia Antonucci, Pierina Ferrara, Marco Folin e Manola Ida Venzo
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Ilaria Possenti (a cura di), Intercultura, nuovi razzismi e migrazioni, Plus, Pisa 2009, 2009
Spacciati rabbiosi coatti. Periferia romana e costruzione del panico morale, 2021
Olivieri, C.; Ortega Santos, A. (Eds.), Decolonizando Identidades. Pertenencia y Rechazo desde el Sur Global. Granada: Instituto de Migraciones. ISBN: 978-84-921390-5-7., 2017
roots_routes. reserach on visual cultures, 2019
Le grammatiche del razzismo. Un'introduzione teorica e un percorso di ricerca, 2023
L’irredentismo armato: gli irredentismi europei davanti alla guerra, 2015
"Aquile sul Partenone. Grecia e Roma nel razzismo fascista", in "«Noi figli di Roma». Fascismo e mito della romanità", a cura di E. Migliario, G. Santucci, Mondadori-Le Monnier, Milano 2022, pp. 307-326, 2022
Sociologicamente, 2023