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2019, Cartagine. Studi e Ricerche
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Il repertorio sugli athyrmata fenici e punici in avorio rinvenuti nelle necropoli di Cartagine offerto da Lilia Khelifi costituisce un panorama dell’artigianato artistico e un utile strumento per l’individuazione e lo studio delle credenze magico-religiose presenti nella religiosita e nella superstizione della metropoli africana, i cui riflessi sono ampiamente attestati nel mondo punico del Mediterraneo centrale.
2014
Simona Feci I Cartari, una famiglia di giuristi nella Roma barocca. Le pagine che seguono costituiscono la prima elaborazione di un'indagine in corso sui giusdicenti della magistrature criminali dello Stato della Chiesa in età barocca. Il tema si collega a una tradizione di ricerca sugli ufficiali degli antichi stati italiani che negli anni Novanta ha conosciuto una stagione molto feconda 1 , ma che poi si è quasi del tutto arrestata malgrado nel frattempo si siano moltiplicati gli studi sull'amministrazione della «giustizia» in età moderna 2. Ritornare sul problema significa arricchire il questionario con ulteriori domande, le quali pongono in relazione due ambiti disciplinari: la storia sociale e la storiografia giuridica 3. Identificare i componenti delle magistrature, infatti, è solo il primo passo per riflettere in modo circostanziato sul profilo del giurista secentesco, lo stylus iudicandi delle magistrature criminali e le innovazioni concettuali che intervengono nella dottrina giuridica durante il XVII secolo 4. Mi pare, questo, un preludio necessario se vogliamo accogliere la suggestione proposta dal progetto ENBaCH e interrogarci sulla pertinenza (e sull'eventuale utilità di una applicazione) del concetto di «barocco» alla cultura giuridica secentesca. Anche una sommaria ricognizione bibliografica rivela che, nella storiografia giuridica, l'aggettivazione 'barocco' è impiegata perlopiù come indicatore cronologico, cioè 1 Sono emblematici i saggi raccolti in Grandi tribunali e rote nell'Italia di Antico regime, a cura di M. SBRICCOLI e A.
Le exterae gentes in Valerio Massimo, 2022
The paper aims to examine the role of the Carthaginians in the work of Valerius Maximus: the analysis of the exempla externa related to them shows how they represent an anti-model, a vicious people from whose comparison Rome is valued in its moral, political, military and cultural aspects. The negativity of the Carthaginian example, which finds its highest expression in Hannibal, not only has the function of enhancing, by contrast, the positivity of the Romans’attitudes, but also that of reducing the vicious and negative behaviors found within roman society, showing a greater presence of these vices in the Punic world. For this reason, within the work of Valerius Maximus, the negativity of the Carthaginian behavior, and of Hannibal in particular, is often exaggerated compared to previous sources, so that the contrast with the positive model of Rome is greater.
Gerión, 2006
RESUMEN La identidad política de Cartago se observa dentro de su repertorio figurativo como sucede con las navajas y los huevos de avestruz decorados. En los primeros se observan tanto figuraciones de tipo egipcio o vecino-orientales, como de tradición helenística portando mensajes de "regalità indotta" y una serie de claves para el mundo de ultratumba. Palabras clave: Artesanado púnico, religión púnica, navajas votivas, mundo funerario. RIASSUNTO L'identità politica di Cartagine si osserva attraverso il suo reperto figurativo come accade con i rasoi e le uova di struzzo decorate. Nei primi si propongono tanto le figurazione egittizzanti e vicino-orientale come quelle di tradizione ellenistica portando messaggi di regalità indotta e una serie di chiavi di lettura per il mondo funerario. Parole Chiave: Artigianato punico, religione punica, rasoi votivi, mondo funerario. Nella documentazione artigianale di contesto punico 1 , due "categorie" 2 registrano più di altre nel loro repertorio figurativo gli aspetti fondanti della cultura religiosa su cui Cartagine organizza la propria identità politica, affidandola ai cittadini dispersi nelle regioni sottoposte al suo controllo 3 : i rasoi votivi in bronzo e le uova di struzzo decorate. Su entrambe le categorie sono state condotte di recenti indagini archeometriche, che hanno chiarito alcuni aspetti tecnologici 4 e le potenzialità materiche connesse 5. La rilettura anche in questa chiave delle composizioni figurative che decorano i rasoi porta ad alcune considerazioni che sembra utile avanzare.
disciplina delle Chiese, poiché corrispondevano a visioni ecclesiologiche contrastanti. Per un verso la Chiesa veniva raffigurata sul modello di un piccolo ed esclusivo gregge di eletti. Per altro verso si considerava la Chiesa come un popolo di santi e di peccatori, aperta all'accoglienza. Si evidenziarono due polarizzazioni dei vescovi, una rigorista e l'altra lassista, nella persuasione di poter offrire ai peccatori una nuova riconciliazione, un secondo battesimo per il perdono dei peccati e per la reintegrazione nella comunità. Questa possibilità, però, restava un'eccezione e non ripetibile. Testimoni della reiterabilità del perdono battesimale sono: a Roma "Il Pastore" di Erma (apparso intorno al 150) 5 ; a Cartagine il trattato di Tertulliano "De paenitentia" (203) 6 ; in Siria la "Didascalia Apostolorum" (220-230) 7. Seppure con sfumature differenti nella sua applicazione in Oriente e in Occidente, questa fu la prassi penitenziale finché iniziarono le violente persecuzioni contro i cristiani ordinate dagli imperatori Decio (250), Valeriano (257-259), Diocleziano (284-305) e Galerio (305-311). Decio intraprese una politica di restaurazione dell'Impero, per la quale andavano eliminati i pericoli che incombevano sulla sua sicurezza e stabilità, e fra questi erano annoverati i cristiani. Perciò l'imperatore ordinò che fosse compiuto formalmente un atto di culto da tutti i sudditi, una sorta di supplicatio straordinaria per il bene dell'impero. Non obbedire significava incorrere nel crimen di lesa maiestatis punito con la morte; in tal modo, secondo Decio, i cristiani avrebbero abbandonato la propria fede; scopo d'editto non era ottenere dei martiri ma l'apostasia dei cristiani. Diversi episcopi si salvarono fuggendo, fra questi lo stesso Cipriano, mentre a Roma moriva martire papa Fabiano 8. Durante la breve e violenta persecuzione di Decio, fu alto il numero degli apostati. Dopo la sua morte (251), innumerevoli apostati pentiti chiedesero di essere accolti nuovamente nelle comunione. Alcuni di essi avevano bruciato incenso agli idoli (thurificati), altri avevano offerto sacrifici (sacrificati) per ottenere il "libellus", cioè il certificato che attestava d'aver adempiuto all'ordine imperiale. Altri (libellatici), invece, erano entrati in possesso del libello corrompendo i funzionari, ma senza aver compiuto alcun sacrificio né rinnegato la fede. Nelle comunità cristiane si trovavano anche i confessores, coloro che avevano perseverato nella fede, subendo le vessazioni dei persecutori, ma erano sopravvissuti ed ora, forti della testimonianza resa, sostituendosi ai vescovi, rivendicavano il diritto di giudicare e interdire ai lapsi la reintegrazione. A Roma e a Cartagine si fronteggiavano posizioni opposte, che alimentarono un dibattito talora aspro. Nella Chiesa africana si diffondeva il movimento lassista rappresentato da Novato 9 , propenso a favorire il perdono degli apostati, mentre a Roma sia Novaziano 10 che i Montanisti 11 erano contrari ad usare indulgenza nei riguardi dei lapsi. Papa Callisto (217-222) si mostrò moderato e permise la riconciliazione degli
annuale studi originali, riguardanti la storia del Palazzo e le collezioni museali, e insieme rende nota l'attività del Museo nel campo della ricerca storica, della conservazione e dell'educazione. La rivista è coordinata e curata dallo staff del Museo ed è aperta a contributi esterni, da indirizzare alla redazione.
Un'iscrizione cartaginese, pubblicata per la prima volta nel 1951 1 , utilmente ripresa ed emendata in un contesto più ampio nel 2001 2 e toccata anche da me nel 2006 3 , merita forse un ulteriore esame ravvicinato e qualche altra considerazione meno cursoria, che mi è gradito offrire alla cara amica onorata.
2018
A cura di Ilaria Ciseri con testi di Benedetta Chiesi, Danielle Gaborit-Chopin e Silvia Armando, Giampaolo Distefano, Marta Moi, Francesco Morena, Fabrizio Paolucci. Fotografie di Antonio Quattrone Editore Officina Libraria, Milano
This paper resumes and completes the understudied topic of the relations among Carthaginians, Italiotes and Italics between the fourth and the third century B.C. The used sources show that the existing relations of philia, emporia and xenologia with the cities and the peoples of Megale Hellas, which has already begun at the time of Dionysius I and Dionysius II of Syracuse, were further strengthened in the second half of the fourth century; they influenced the military strategy of the basileus Agathocles against Brettians in an anti–Punic way. Some sourse also show that the relationship with Carthage still existed at the time of Pyrrhus military expedition in Italy and Sicily; this intervention had not only resulted in a closer link between the Romans and the Carthaginians, but it led, in an unforeseeable way, to an inevitable military encounter.
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Cartagine. Studi e Ricerche, 2017
Archeologia aerea: Studi di Aerotopografia Archeologica, 10, 2016
Teologia in regime di simboli. Scritti in onore di Cipriano Vagaggini, p. 39-55, 2011
I vetrai di Altare in Argentina. A cura di Alberto Saroldi e Giulia Musso, 2010