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Volendo stilare la sequenza cronologica dell'affacciarsi del Liberty a Trieste ( 1 ) si potrebbe fare riferimento a quanto scrive Silvio Benco, quando afferma «che per un momento l'architetto Berlam pare voglia farsi il precursore del modern style» ( 2 ) e, pur senza citarli direttamente fa riferimento ai villini per Saul Modiano in via Rossetti ( 3 ) progettati nel 1900, data che segna il turning point e coincide in maniera emblematica con l'alba del XX secolo. Ma quello di Berlam è un approccio di breve durata e ne fornisce una motivazione Pietro Sticotti nella Commemorazione dell'architetto quando spiega che non ebbe fortuna il tentativo di
Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 2024
Elena Gianasso, "Liberty: la Bellezza di una città-capitale", in «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», n.s. a. 157 n. LXXVIII-1 giugno 2024, pp. 79-80, ISSN: 0004-7287 DOI DOI: 10.69100/A_RT.202401.11
Atti convegno di Studi "Gino Pavan 1921-2017" a cura di Roberto Cassanelli e Rossella Fabiani, Società di Minerva Trieste, 2023
L’architettura per il Territorio Libero di Trieste Abstract Al termine della seconda guerra mondiale la città di Trieste e la porzione di territorio denominata zona A – Free Territory of Trieste - vengono amministrate direttamente dalle forze alleate anglo-americane: il Governo Militare Alleato che nell’arco di nove anni (1945-1954) guiderà la città nella complicata fase della ricostruzione. Il compito del GMA è di far ripartire l’economia, creare occupazione, riparare strutture e infrastrutture, assicurare una casa a sfollati e profughi. Particolare attenzione viene posta ai temi sociali – edilizia popolare – e educativi – scuole e centri di aggregazione – oltre che alla ricostruzione delle infrastrutture industriali e portuali danneggiate, alla viabilità. Architetti e ingegneri contribuiscono a ripristinare la scena urbana e grazie all’appoggio del GMA una nuova generazione di progettisti ha la possibilità di impiegare il linguaggio architettonico improntato a innovazione, sia tecnica che formale. Una eco del dibattito in corso in Italia arriva a Trieste grazie alla presenza di Ernesto Nathan Rogers che celebrando la figura di Giuseppe Pagano, rivisita in chiave critica l’architettura del ventennio fascista. Accanto agli architetti della prima generazione – Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, Aldo Cervi – sono protagonisti quelli della seconda generazione – Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D’Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico – che segnano un deciso cambio di passo negli edifici costruiti o ideati per i concorsi. Un capitolo ancora poco esplorato è quello inerente all’influenza esercitata dalla cultura architettonica anglo-americana sugli edifici triestini, riscontrabile nelle costruzioni realizzate per alloggiare i militari. Architecture for the Free Territory of Trieste Abstract At the end of WWII the city of Trieste and the portion of the territory called Zone A - Free Territory of Trieste - were administered directly by the Anglo-American Allied Forces: the Allied Military Government over nine years (1945-1954) guided the city through the complicated phase of reconstruction. The task of the GMA is to restart the economy, create jobs, repair structures, and infrastructure, and secure a home for displaced people and refugees. Particular attention is paid to social issues - social housing - and educational - schools and aggregation centers - as well as to the reconstruction of industrial and port infrastructure damaged, roads. Architects and engineers help to restore the urban scene and thanks to the support of GMA a new generation of designers has the opportunity to use innovative architectural language, both technical and formal. An echo of the debate in progress in Italy arrives in Trieste thanks to the presence of Ernesto Nathan Rogers who celebrates the figure of Giuseppe Pagano and revisits in a critical key the architecture of the fascist period. Alongside the architects of the first generation - Umberto Nordio, Gustavo Pulitzer Finali, Vittorio Frandoli, and Aldo Cervi - are the protagonists of the second generation - Roberto Costa, Dino Tamburini, Marcello D'Olivo, Antonio Guacci, Lucio Arneri, Mario Zocconi, Romano Boico - marking a decisive change of pace in the buildings built or designed for competitions. A chapter still little explored is that inherent in the influence exerted by the Anglo-American architectural culture on the buildings of Trieste, especially in the houses
Possiamo individuare le due principali direttrici che caratterizzano il liberty architettonico a Trieste. Da un lato vi sono quegli edifici che coniugano l’eclettismo con le più recenti istanze decorative floreali. Figura di primo piano per queste elaborazioni è Giovanni Maria Mosco, a cui si accompagnano, seppure in maniera più episodica Ruggero Berlam e, in maniera più bizzarra, Romeo Depaoli. Dall’altro ritroviamo quegli edifici progettati da architetti direttamente legati alla Wagnerschule: Max Fabiani, Giorgio Zaninovich e Umberto Fonda. È proprio grazie all’opera di questi architetti che l’egemonia passatista del Berlam trovò un’alternativa che non fosse l’ennesima commistione di stili afferenti ad epoche diverse. Nonostante la loro presenza è comunque innegabile che, a Trieste, il liberty non riuscì ad affermarsi al pari degli stili storici e, forse, il motivo va ricercato nell’importanza che assunse Ruggero Berlam nello sviluppo edilizio di tutta la città. La figura dell’architetto è significativa perché, dal 1878, la sua biografia è strettamente connessa alla crescita edilizia di Trieste. Egli continuò la tradizione eclettica riproponendo il neo-fiorentino o lo stanco accademismo neo-cinquecentista accentuandone gli aspetti coloristici. Queste scelte stilistiche si prestano ad una lettura di tipo ideologico che bene viene esemplificata da due palazzi, l’uno di Ruggero Berlam (palazzo Vianello) e l’altro di Max Fabiani (Slovenski Narodni Domhotel Balkan) che, fronteggiandosi, riassunsero la sempiterna contrapposizione locale, non architettonica bensì culturale. L’eclettismo di Berlam, con le sue varianti neo-veneziane e neo-fiorentine, rappresentò l’italianità di Trieste, mentre le novità progettuali di Fabiani assunsero, loro malgrado, una connotazione estranea alle radici italiane tanto che i due edifici finirono per guardarsi in cagnesco anziché rappresentare la ricchezza propria della diversità.
Il più antico ritratto di architetto è una statua acefala di diorite, conservata al Louvre e risalente al 2100 a.C.: è Gudea, il principe della città sumera di Lagash, rappresentato come progettista del tempio di Eninnu, consacrato al dio Ningirsu. Gudea tiene appoggiata sulle gambe una tavoletta da disegno, con riga e stilo, dove è tracciata la planimetria di una parte del tempio, probabilmente il recinto sacro: è un muro spesso, rinforzato da contrafforti, con sei porte difese da torri. Nel mondo antico, mesopotamico ed egizio, l'architetto è un aristocratico o un altissimo dignitario, di cui ci vengono tramandati nomi e volti: Imhotep (III Dinastia, 2649-2575 a.C.), il responsabile del complesso di Djoser a Saqquara, il cui nome inciso sulla base della perduta statua del faraone è la più antica testimonianza scritta del nome di un architetto; Hemiunu (IV Dinastia, 2575-2465 a.C.), della famiglia reale di Keope, «soprintendente a tutte le costruzioni e a tutti i progetti del re»; Senenmut (1479-1458 a.C.), il grande dignitario di Hatschepsut, spesso rappresentato con la figlia della regina, Nefrura, e con in mano la corda da architetto; Amenhotep (1440-1350 a.C.), figlio di Hapu e capo architetto reale di Amenophis III. Non conosciamo invece i volti di Iktino e Callicrate, o di Fidia, gli autori del Partenone, perché nella Grecia classica l'architetto non ha dignità sacerdotale, né discende più da lunghe genealogie che si tramandano i segreti dell'arte, ma è essenzialmente un capomastro, con un ruolo contiguo a quello dell'imprenditore. Nonostante la battaglia di Vitruvio per uno statuto intellettuale del mestiere dell'architetto, a cui corrisposero figure come Apollodoro di Damasco e Rabirio, non sono giunti fino a noi volti ufficiali dei grandi architetti romani, e il loro ricordo è affidato a testi o a iscrizioni, come quella del Vitruvio Cerdone sull'arco dei Gavi di Verona, del II secolo d.C. Per la maggior parte dell'età medievale, l'architettura è ricondotta al campo delle arti meccaniche e spesso la definizione architectus si riferisce al committente e non al costruttore in senso tecnico. Ma a partire dal XII secolo cominciano a emergere volti da associare a nomi: Lanfranco, autore del duomo di Modena rappresentato in una miniatura del XIII secolo all'Archivio Capitolare di Modena, o Peter Parler, il cui busto compare nel triforium della cattedrale di Praga alla fine degli anni Settanta del Trecento. Nel passaggio fra Medioevo e Primo Rinascimento, gli architetti italiani rivendicano un proprio status intellettuale, con un percorso formativo che non passa più attraverso i segreti del «mestiere», ma attraverso lo studio di aritmetica, geometria e soprattutto storia (da intendersi quest'ultima come studio di Vitruvio e della realtà dei monumenti antichi): ciò, in termini di rappresentazione, significa non esibire necessariamente gli strumenti dell'identità professionale, come la squadra e il compasso, che quando appaiono, come nel caso di Vignola o di Scamozzi, sono piuttosto da associare agli aspetti legati alla teoria dei moduli e degli ordini. Nella seconda metà del Cinquecento l'affermarsi delle accademie crea delle nuove aggregazioni e una nuova identità connessa alla professione e ai suoi simboli, che saranno scardinati solo due secoli più tardi, con l'emergere prepotente delle individualità personali. Questo libro raccoglie alcuni dei contributi al seminario internazionale Architetto: ruolo, volto, mito, realizzato dal CISA Andrea Palladio nel 2006, e ripercorre la storia millenaria dell'architetto e delle sue rappresentazioni, delle sue aspirazioni sociali e del suo ruolo nella società.
Tra i protagonisti dell'architettura Liberty a Trieste non ci sono soltanto i «viennesi» ma anche il milanese Giuseppe Sommaruga, uno dei tre architetti italiani di statura internazionale insieme a Raimondo D'Aronco e Ernesto Basile. L'edificio triestino commissionato dagli ingegneri Viviani e Giberti con funzioni di sala per spettacoli e appartamenti, costituisce un unicum nella produzione di Sommaruga, poiché oltre a sopravanzare con le sue dimensioni il celebre palazzo Castiglioni a Milano, conserva il ricco apparato decorativo originale, realizzato dal collaboratore storico di Sommaruga, Ambrogio Pirovano.
Architettura fantastica. Gli archetipi visionari del fumetto, 2014
This book explores the imaginative process of architecture design, intended as that ideational development allowing to foresee things and places not yet existing. To better highlight the nature of this process, the study uses the intangible essence of architecture from fantastic comics, putting no limits to imagination and allowing us to remain to a safe distance from the official architecture, although still remaining within the working limits of traditional design. Questo libro indaga il processo di fantasia nel disegno di architettura, inteso come quello sviluppo ideativo che permette di vedere cose e luoghi non ancora esistenti. Per meglio evidenziare la natura di questo processo si adopera la materia intangibile delle architetture fantastiche del fumetto, che non presentano limiti d’immaginazione e ci permettono di rimanere a distanza di sicurezza dall’architettura ufficiale, restando altresì nell’ambito disciplinare del disegno.
La differenza fra questo lato del comune intelletto umano e lo scetticismo consiste in ciò che l' uno dichiara : tutto è perituro ; mentre lo scetticismo , quando un fatto viene posto come certo , sa dimostrare che tale certezza è nulla . In questo modo Hegel 1 nel 1802 , delineava la differenza fra il comune intelletto umano e il vero scetticismo . Seppure siano passati più di duecento anni da quando Hegel scrisse queste righe , leggendo i passi basilari e importanti dell' opera di Sesto Empirico , fonte imprescindibile per la ricostruzione dello Scetticismo antico così come per il pensiero greco tout court , non sarebbe sbagliato riproporre la medesima affermazione hegeliana : lo scetticismo , quando un fatto viene posto come certo , sa dimostrare che tale certezza è nulla . Le parole di Hegel suggeriscono che la forza del vero scetticismo sia la sua capacità di poter dimostrare la nullità e , dunque , l'insussistenza di ogni affermazione di tipo dogmatica , assunta per certa ( senza mai dimenticare che , oltre alla pars destruens enfatizzata da Hegel , lo Scetticismo antico proponeva un' importante pars constuens ) ; pertanto la dimostrazione assume un ruolo portante nella polemica che Sesto compie contro i vari campi del sapere dogmatico , che hanno strutturato le fasi del pensiero antico , come nel caso del tempo . Queste prime pagine introduttive intendono giustificare , in buona sostanza , le ragioni di questo lavoro , nonché evidenziarne la struttura generale . La ragione sottostante il presente contributo è l' interesse maturato per lo studio del pensiero antico e , per questo motivo , volendo abbracciare la quasi totalità delle dottrine 1 G. W. F. HEGEL 1984, p. 93 ; sul rapporto fra Hegel e lo Scetticismo almeno N. MERKER 1984, pp. 7-41 e M. DAL PRA 1989 pp. 1-8 (anche per i rimandi interni all' opera hegeliana in riferimento allo Scetticismo antico) . Si segnala senz'altro M. BISCUSO 2005 , sp. pp. 225-264 .
in Costantino I. Una enciclopedia sulla figura e l’immagine dell’imperatore del cosiddetto editto di Milano, 313-2013, a cura di A. Melloni, P. Brown, J. Helmrath, E. Prinzivalli, S. Ronchey, N. Tanner (3 voll.), Roma 2013, vol. I, pp. 493-516.
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Art Nouveau week, 2024
I Lumi della Torre, atti delle giornate di studio (Torre Annunziata, 14-15 ottobre 2016) 2017, 2017
R. LIZZI TESTA – P. BROWN (edd.). Pagans and Christians in the Roman Empire: The Breaking of a Dialogue (IVth-VIth Century A.D.) Proceedings of the International Conference at the Monastery of Bose (October 2008), Münster , 2011
Annali di architettura, 2018
Brandi e l'architettura, 2012
Philosophy of Architecture
Firenze, modernizzazione e italianita', BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DI STUDI FIORENTINI, n.21, 2011
Architetti Vite Parallele – Colin Lucas • Pietro Barucci. ROMA:Nuova Cultura, ISBN: 9788833650043. Del Monaco.Vite Parallele-Colin Lucas-Pietro Barucci_2018, 2019
Francesco Malaguzzi Valeri (1867-1928). Tra storiografia artistica, museo e tutela, 2014
IN_BO - giugno 2011, 2011
Giorgio Grassi. Disegni scelti 1996-2004, 2016