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2017, SYZETESIS, vol. 4:1 (ISSN 1974-5044)
This paper aims to analyze the relationship existing between friendship and democracy in a text of Derrida's final thought: The Politics of Friendship. The purpose of the essay is, in particular, 1) to show how the link between democracy and friendship is built in Greek thought and 2) to problematize, through Levinasian notion of «hospitality», the question of «democracy- to-come» highlighted by Derrida in the final phase of his thought. https://www.syzetesis.it/rivista/2017/2017-1.html
.Derrida, Politiche dell'amicizia
Il saggio del filosofo algerino di famiglia ebraica Jacques Derrida (1930-2004) "Politiche dell'amicizia"(1994) non è un trattato sull'amicizia (come sono i libri VIII e IX dell'Etica Nicomachea di Aristotele o come il Laelius, de Amicitia di Cicerone) e non è una storia dell'amicizia, cioè un racconto di come, nel tempo, l'amicizia sia stata vissuta e rappresentata presso i diversi popoli, ma è un esame critico di alcune "testimonianze" che nella tradizione culturale occidentale, europea, sono pervenute a noi intorno all'amicizia (Platone, Aristotele, S.Agostino, Montaigne, Nietzsche, Carl Schmitt ecc,) alla ricerca della "struttura testimoniale" che, al di là delle differenze, accomuna il mondo greco, il mondo romano e il mondo cristiano/moderno. A questo scopo Derrida adopera il suo metodo della "decostruzione", che consiste nel risalire dal fenomeno alla struttura, allo "schema", sottostante e alla sua genesi storica, percorrendo il cammino inverso rispetto a quello attraverso cui i concetti si sono formati e il significato delle parole si è consolidato entrando nell'uso comune[1]. Derrida rintraccia, al di là delle differenze, uno stesso schema che è quello della "fratellanza", fondata sulla comune appartenenza ad una famiglia, ad una stirpe (ghenos), ad una nazione, ad un territorio e, quindi, sulla comunità di sangue o su caratteri affini ricondotti ad una radice comune. Anche quando, con il cristianesimo, compare il principio dell'amore del "prossimo", quando cioè il fratello diventa il "prossimo" senza altre qualificazioni e la fratellanza così si infinitizza, permane sempre un principio identitario, l'idea di una radice (in questo caso: Dio) che fonda la comunità dei fratelli ed esclude quelli che non appartengono a tale comunità. Ma persino quando, con la Rivoluzione Francese, la fratellanza si universalizza e diventa chiaro che non ci sono fondamenti ontologici di essa, essendo tale fratellanza un'aspirazione, un dover essere, un ideale, "fratello" è chi si identifica e viene identificato come tale, perché possiede caratteri 'comuni' Si tratta perciò di uno schema "logocentrico" dell'amicizia, basata sulla fratellanza, su un'identità che accomuna; o meglio di uno schema "fal-logo-centrico", che esclude le sorelle o assegna loro un ruolo subordinato. La ricerca di Derrida mira ad esplorare la possibilità di un'amicizia slegata dallo schema comunitario e identitario della "fratellanza", di un'amicizia tra diversi, tra "remoti" (come annunciava Nietzsche), cioè tra singolarità che non hanno niente di comune tra loro, ma che si rispettano, si amano e si riconoscono come assolutamente "altri". Di questo nuovo tipo di amicizia vi può essere solo l'annuncio, legato ad un "forse", che ne anticipa la possibilità, ma non la garantisce.
Filosofia e nuovi sentieri, 2021
Doctor Virtualis. Rivista online di filosofia medievale, n. 18, 2023
The article focuses on the analysis of the extended comparison between philosophy and friendship advanced by Dante in "Convivio" III, xi, interpreting it as a conscious analogy. Starting from a careful exegesis of the chapter, read as Dante’s peculiar "accessus ad philosophiam", the article goes through the stages of the analogy, and it highlights its main theoretical contents. In this way, it becomes possible to show the relevance of the topic of friendship (especially that between master and student) for a correct understanding of one of the fundamental (and most debated) aspects of philosophical practice as conceived by Dante, i.e., its intrinsically collective character. Moreover, the article underlines that friendship constitutes for Dante one of the essential instruments in order to broaden philosophical knowledge outside of university circles, something that the "Convivio" explicitly purports to do. Keywords: Dante; "Convivio"; Analogy; Philosophy; Friendship.
Dottoranda: Chiara Alice Pigozzo DATA CONSEGNA TESI 31 luglio 2011 INDICE INTRODUZIONE 1 CAPITOLO PRIMO LA DECOSTRUZIONE § 1.1 La strategia generale della decostruzione 11 § 1.2 Dal logocentrismo alla scrittura 17 § 1.3 Il quasi trascendentale 26 § 1.4 Aporie 30 § 1.5 La différance 37 § 1.6 La decostruzione 47 CAPITOLO SECONDO L'EVENTO § 2.1 Dalla scrittura all'evento 53 § 2.2 L'evento e il performativo 59 § 2.3 Evento, ex-appropriazione e avvenimento 62 § 2.4 L'evento come ospitalità incondizionata 65 § 2.5 Evento, venuta e invenzione 70 CAPITOLO TERZO DECOSTRUZIONE E POLITICA § 3.1 Il fallogocentrismo 77 § 3.2 La logica autoimmunitaria 79 § 3.3 L'avvento della tecnica 84 § 3.4 Il ritorno del religioso 94 § 3.5 La logica della spettralità 103 § 3.6 Il politico 109 § 3.7 L'ipsocentrismo e la decostruzione della sovranità 120 § 3.8 La democrazia a venire 129 CAPITOLO QUARTO FORZA DI LEGGE § 4.1 Dal diritto alla giustizia 145 § 4.2 La reazione di Schmitt e di Benjamin 158 § 4.3 Schmitt e l'eccezione della decisione sovrana 164 § 4.4 Benjamin e la giustizia al di là del diritto 179 CAPITOLO QUINTO DECOSTRUZIONE E ATTUALITÀ § 5.1 L'11 settembre 199 § 5.2 The time is out of joint 203 § 5.3 Autoimmunità dell'11 settembre 207 § 5.4 L'America e l'epoca degli Stati canaglia 212 § 5.5 L'Islam antidemocratico 223 § 5.6 Escatologie messianiche 226 § 5.7 Gli spettri di Marx 232 § 5.8 Il messianico senza messianismo 235 § 5.9 Lumi a venire 241 § 5.10 L'Europa a venire 254 CONCLUSIONI 265 Bibliografia 273 autocompiacentesi di pensiero, vacuo esercizio retorico. Un pensiero insomma parassitario, che non afferma nulla e non può nulla 1 . Tale posizione critica è parsa 1 Tra le maggiori polemiche intrattenute da Derrida ricordiamo quelle che hanno visto come protagonisti Foucault, Gadamer, Ricoeur, Searle, Rorty, Habermas e Marion.
in Parole e realtà dell’amicizia medievale, a cura di I. Lori Sanfilippo e A. Rigon, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 2012
Atti del convegno di studio svoltosi in occasione della XXII edizione del Premio internazionale Ascoli Piceno (Ascoli Piceno, Palazzo dei Capitani, 2-4 dicembre 2010) a cura di ISA LORI SANFILIPPO e ANTONIO RIGON ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO ROMA 2012 Ili serie diretta da Antonio Rigori FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI ASCOLI PICENO Il progetto è stato realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno Comune di Ascoli Piceno Istituto storico italiano per il medio evo © Copyright 2012 by Istituto Superiore di Studi Medievali "Cecco d'Ascoli" -Ascoli Piceno Coordinatore scientifico: ISA LORI SANFILIPPO Redazione: SILVIA GIULIANO, SALVATORE SANSONE ISBN 978-88-89190-97-5 Stabilimento Tipografico «Pliniana» -V.le F. Nardi, 12 -06016 Selci-Lama (Perugia) -2012 MARCO GENTILE Amicizia e fazione. A proposito di un'endiadi ricorrente nel lessico politico lombardo del tardo medioe
EPEKEINA. International Journal of Ontology. History and Critics, 2021
This article intends to analyze the link existing in Apel between ethics of communication, democracy and difference. In the German author, the argumentative reason is not circumventable. The communicative and intersubjective nature of human identity founds democracy as a form of life and just coexistence. Democracy allows the individual to discover himself as tied to a common history. The paradigm of communicative philosophy overcomes both social nihilism and the dogmatism of some versions of liberalism. This rediscovery of philosophy is connected to the possibility of a social ethics and a free, equal and democratic public discourse.The problems facing today's world cannot find an adequate answer in provisional syntheses of the Postmodern, nor in the deflation of the concept of truth.Apel’s Philosophy advocates linked to the public dimension, arises from the community affair and from human history. What sustains and normatively guides social interaction is a special solidarity,...
Una discussione sui significati di tolleranza e democrazia
Il Pequod, VII, 2023
L’attuale spoliticizzazione in corso, pur spaventosa poiché mette in discussione tutti i concetti filosofico-politici tradizionali, deve esser pensata come la chance per costruire un nuovo ordine internazionale, per quello che Jacques Derrida definisce un «nuovo pensiero del politico». Da sempre la relazione tra filosofia e politica è stata delineata sul modello platonico del filosofo-re, di colui che propone un ideale regolativo – dunque un modello teorico – su cui plasmare il reale per conferire alla prassi stabilità e sicurezza. È necessario, in modo differente, pensare una nuova alleanza tra filosofia e potere, oltre una logica binaria e conflittuale, coniugandole in nome di una democrazia sempre a-venire. La rilettura del Mito di Theuth proposto nel Fedro permette al filosofo algerino di rispondere responsabilmente al logocentrismo platonico in nome di una diffèrance condannata a non diventare mai “di casa”, ma ad ossessionare i confini di ogni pensiero – e di ogni politica – rimettendoli in discussione, aprendoli a quell’estraneità che da sempre li costituisce.
Contributo in G. BOTTARO (a cura di), Democrazia tra crisi e nuove sfide, Messina University Press, 2024
New York, 11 settembre 2001: l’indimenticabile crollo delle Twin Towers ha costituito un vulnus al cuore della democrazia americana, un sisma destinato a scuotere l’ordine planetario. Un evento che, nel presente contributo, J. Derrida aiuterà a rileggere: inanticipabile, improvviso, esso ha interrotto la pretesa continuità della storia, introducendovi la minaccia di un Nemico invisibile. Il messaggio simbolico dell’11 settembre è racchiuso nella caduta di entrambe le torri: i tratti del carnefice non sono più distinguibili da quelli delle vittime nella fossa comune del Ground Zero, né quelli dell’amico dal nemico. Resti umani indifferenti rievocano l’incubo di una violenza indifferenziata, pronta a riemergere quando le difese “immunitarie” dell’ordinamento statale entrano in crisi: il dispositivo politico moderno di protezione dalla violenza, volto ad espellere il nemico all’esterno, si è capovolto in terrorismo auto-immunitario. La sovranità dello Stato – e con essa l’integrità della democrazia – è stata messa in questione. Ma l’auto-immunità è solo un processo autodistruttivo? O in modo complementare – e tuttavia inscindibile – si può pensare un paradigma auto-immunitario che riesca persino a proteggere il politico, immunizzandolo dall’eccessiva immunità, la cui violenza estrema ha dato effetti devastanti nei suoi esiti totalitari? È su quanto l’intervento propone di riflettere in dialogo con J. Derrida. Se c’è un interrogativo che domina il percorso più direttamente politico del filosofo franco-maghrebino – a partire da Spettri di Marx (1994) sino ai seminari tenuti presso l’EHESS di Parigi dal titolo La Bestia e il Sovrano (2001-2003), per costituire infine il motore simbolico di Stati Canaglia (2003) – è proprio la sovranità nel suo legame strutturale con la logica auto-immunitaria della vita. Come il vivente, anche la comunità politica difende la propria vita rivolgendo i propri anticorpi a favore e contro se stessa, esponendosi al rischio dell’autodistruzione pur di sopravvivere. In modo quasi suicida, essa distrugge le proprie barriere per scoprire che solo l’apertura a ciò che minaccia la sua sicurezza le permette, paradossalmente, una chance di salvezza. La democrazia contemporanea ne costituisce un esempio paradigmatico: essa vincola la tensione verso un’auto-immunità “distruttiva” – come gli eventi dell’11 settembre hanno messo in scena – alla possibilità (forse impossibile) di un’auto-immunità “costruttiva”, intesa come istanza decostruente che, minacciando mortalmente ogni assetto stabile, ospita l’estraneo – partorisce il proprio nemico – e, con esso, si apre alla promessa dell’Av-venire. La fragilità e, al contempo, il diritto all’autocritica che caratterizzano il regime democratico costituiscono il terreno di un’autoimmunità costitutiva che ¬– secondo il pensiero derridiano – permette di inventare una politica dell’ospitalità senza riserve, una politica altra rispetto alla topolitica dell’ostilità. Essa ingiunge di assumere responsabilmente la scelta dell’abbattimento delle proprie frontiere, accogliendo persino il terrore che il peggio possa accadere, in nome di una Giustizia che, aldilà dell’orizzonte giuridico-politico, sollecita a fare, qui e ora, l’Impossibile. Fedele a uno dei molti spettri di Marx – all’urgenza messianica di un’apertura strutturale – Derrida confessa di non saper né poter pensare la democrazia. Eppure, attraverso una scrittura che apre varchi e fratture, che dice «Vieni!» all’Evento dell’Altro, insegna cosa resta da pensare nel vecchio nome, sempre nuovo di “democrazia”.
Derrida e le arti, 2018
Il confronto con le arti e la letteratura è una costante nell'evoluzione del pensiero di Derrida. Mallarmé, Ponge, Artaud, Jabès, Joyce, Valéry, Adami sono alcuni dei protagonisti di un dialogo ininterrotto, che segna i passi fondamentali del cammino filosofico derridiano. In questo libro l'autore propone un commento critico dei saggi più significativi che Derrida ha dedicato alle arti e alla letteratura. Confrontarsi con questi testi, spesso oscuri ed enigmatici, significa accettare una sfida ermeneutica e cercare di "decifrare" gli innumerevoli significati nascosti tra le righe. Questo lavoro d'interpretazione produce un risultato duplice. Da una parte emerge chiaramente che, nonostante la diffidenza di Derrida nei confronti dell'estetica, l'incontro tra estetica e decostruzione è non solo possibile, ma anzi necessario. Dall'altra parte un'analisi approfondita dei testi consente di evidenziare i problemi e le difficoltà che sembrano caratterizzare l'approccio decostruzionista alle arti e ai testi letterari.
SocietàMutamentoPolitica: Rivista Italiana di Sociologia, 2020
r i v i s t a i t a l i a n a d i s o c i o l o g i a
EUROMA Pubblicazione edita con il contributo di LAZIODISU (Agenzia per il Diritto agli Studi Universitari nel Lazio) Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale, del presente volume senza il consenso scritto dell'Editore
Historia Magistra. Rivista di Storia Critica (June 2018, Issue 27).
Le tendenze politiche Occidentali attuali sembrerebbero riscoprire il fascino dell'identità nazionale o locale come la maggiore garanzia di quello che Carl Schmitt definisce «massimo grado di intensità di un'unione» riferendosi a cosa distinguerebbe il legame politico entro una comunità "amica" rispetto ad altri tipi di rapporti. Eppure una realtà come quella Scozzese sembra individuare il "nemico politico" non in una figura politica precisa ma, piuttosto, in un modello socio-economico, quello neo-liberista, che sfavorisce il solidarismo, l'apertura all'Altro e la massimizzazione della reciprocità economica all'interno della società umana. Questo approccio valoriale nei confronti del "nemico", presente nell'indipendentismo Scozzese, viene messo in contrasto con quello tipico dell'autonomismo Veneto, per il quale l'obiettivo polemico coincide semplicisticamente con una parte della popolazione Italiana, alla quale occorrerebbe sottrarre parte del potere politico. Today's Western political tendencies appear to rediscover the appeal of national or local identity as a major guarantee of what Carl Schmitt defines as «the highest degree of intensity of a union». With this, he refers to what distinguishes a political bond within a "friendly" community from other kinds of relationships. Nevertheless, a reality such as the Scottish one seems to locate the "political enemy" not in a precise political figure but, rather, in a socioeconomic model. This model is the neo-liberal one, which disadvantages social solidarity, openness to the Other and maximization of economic reciprocity within human society. Such an approach against the "enemy" is about ethical values and is put in contrast with the typical approach of Veneto's claim to political autonomy. For this latter, the polemic target simplistically corresponds to a part of the Italian population, from which it would be necessary to remove some political power.
Non siamo forse in democratura?
Filosofare Politica E Societa, 2008
Pubblicato in Volpone A., a cura di, FilosoFare, Filosofia, politica e società, Liguori, Napoli 2008] Indubbiamente il nesso con la politica è connaturato alla filosofia a partire dai Sofisti. Socrate e Platone, in modi diversi, testimoniano come l'una non può prescindere dall'altra. Sappiamo anche che complessivamente, lungo il corso della tradizione, la mediazione privilegiata nel rapporto tra filosofia e politica è sempre stata l'etica. Quello che qui si vuole evidenziare, invece, è che, a ben guardare, c'è un legame non meno forte tra politica e teoria della conoscenza. Un legame, questo, che si mostra in tutta la sua influenza proprio in Platone, secondo il quale il filosofo -colui che conosce pienamente la verità -è il solo ad avere i titoli per governare lo stato. Gnoseologia e politica si intrecciano intimamente, tanto più se ripensiamo alle dichiarazioni espresse dall'autore nell'esordio della Lettera VII. Qui Platone riferisce della propria inclinazione ad occuparsi di politica ed esprime l'amarezza di non poterlo fare, se vuole restare onesto, date le condizioni in cui versava la politica del suo tempo. Sulla base di queste dichiarazioni, la filosofia è, per Platone, soltanto un altro modo di affrontare i problemi della politica, un impegno di rifondazione radicale della politica assolto interamente tramite la riflessione filosofica sulla questione della conoscenza e dei suoi fondamenti. 1 Se l'interpretazione platonica del nesso filosofia-politica va in direzione anti-democratica, la ragione è propriamente perché la sua teoria della conoscenza è basata su una prospettiva metafisica e sulla trascendenza del mondo delle idee. Conoscere la verità equivale alla capacità di ricevere la luce dell'Iperuranio e, in particolare, dell'idea di Bene. L'attività del soggetto, qui, è ridotta all'atto quasi eroico di sganciarsi dall'esperienza comune e sottoporsi alla catarsi dell'illuminazione. A questo schema epistemologico di tipo oggettivistico-metafisico corrisponde simmetricamente la concezione di uno stato predefinito nella sua struttura alla luce di un paradigma ideale, un'organizzazione la cui vita non dipende dalla dinamica delle relazioni e delle decisioni dei cittadini, ma è preesistente rispetto ad essi. Per quanto riguarda la posizione di Socrate nei confronti della democrazia ateniese il quadro delle considerazioni è più complesso ed anche più controverso. 2 Dal punto di vista della sua biografia, Socrate non sembra aver avuto buoni rapporti con i democratici del suo tempo. Basti pensare che il suo principale accusatore, Anito, era un democratico. Quel che sembra certo è il rifiuto socratico di farsi coinvolgere attivamente negli affari della politica. In questo senso l'agire socratico prefigura la scelta platonica di trasferire e riproporre l'impegno politico sul piano della filosofia, sebbene siano nettamente diversi i piani di riferimento. 3 In realtà la missione che Socrate assegna a se stesso nei confronti
DNA – Di Nulla Academia , 2021
Con la sua spiccata capacità di catturare e mantenere alta l’attenzione del pubblico sugli accordi del momento, Fedez sta creando nell’opinione pubblica un impaziente clima d’attesa attorno alla propria persona e alle prossime mosse del binomio che compone insieme a Chiara Ferragni. Quali sono le aspettative politiche e comunicative createsi attorno al racconto di una loro potenziale “discesa in campo”? Può l’influencers politics favorire nuovi scenari di partecipazione e di manifestazione del dissenso o si limita a costruire sterminati patrimoni personali di consenso, destinati a perpetuare la cultura consumistica e le disuguaglianze sociali? E cosa hanno a che fare retorica e strategie argomentative con tutto ciò? Partendo dagli studi che prendono in considerazione la celebrity politics, questo testo analizza l’uso degli accordi retorici e delle emozioni da parte della coppia, prestando particolare attenzione sia al tipo di consenso instaurato tra follower e influencer sia ai potenziali scenari di utilizzo del consenso virtuale a scopo politico.
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